Il 1887 è un anno fatidico per la letteratura poliziesca: il giovane medico con ambizioni letterarie Arthur Conan Doyle pubblica A Study in Scarlet il primo romanzo in cui appare il leggendario investigatore Sherlock Holmes, forse il primo e più grande mito del mondo contemporaneo. Conan Doyle ebbe mano così felice nel disegnare la sua creatura di carta che diverse persone sino ad oggi sono convinte che Holmes sia un personaggio realmente esistito o addirittura tuttora vivente, dato che al mitico indirizzo londinese di Baker Street arrivano tuttora lettere indirizzate al detective. In un certo senso chi crede che Sherlock Holmes sia realmente esistito non ha del tutto torto, in quanto Conan Doyle ha preso il suo personaggio da un modello reale.
Il dottor Joseph Bell non è noto quanto Sherlock Holmes. Nato a Edimburgo il 2 dicembre 1837 e ivi morto il 4 ottobre 1911 fu chirurgo e insegnante di medicina dello stesso Conan Doyle, che fu uno degli allievi prediletti del dottor Bell che lo scelse come suo assistente: se Bell fu Holmes, Conan Doyle fu Watson.
Il giovane Doyle, quindi, ebbe così l’opportunità di osservare i metodi stupefacenti del suo insegnante, che descrisse nella propria autobiografia. Eccone un saggio.
"Certo, voi siete un militare, e più precisamente un sottufficiale", disse il dottor Bell ad un suo paziente, "e avete prestato servizio alle Bermude. Ora, Signori, come faccio a saperlo? È entrato nella stanza senza togliersi il cappello, come se entrasse in fureria, da cui ne ho dedotto che era un militare. L'aria leggermente autoritaria, abbinata all'età, mi ha fatto supporre che fosse un sottufficiale. Per finire, l'eruzione cutanea sulla fronte mi ha indicato che era stato alle Bermude, in quanto quel tipo di infezione della pelle colpisce solo in quel luogo".
Gli appassionati di Sherlock Holmes avranno riconosciuto il prototipo del primo incontro con Watson: la deduzione con cui Bell individua il fatto che il militare è stato alle Bermude ricorda molto la deduzione con cui Holmes comprende che Watson era un medico militare reduce dall’Afghanistan.
Conan Doyle si era certo ispirato al chevalier Auguste Dupin ideato da Edgar Allan Poe per la professione del suo segugio: investigatore, e non medico. Ma quello che ha reso Holmes il più indimenticabile fra i vari investigatori letterari pur non essendo stato il primo è questo calco dal vero.
L’anno seguente l’uscita del primo racconto di Holmes Londra fu sconvolta dal più famoso serial killer della Storia: Jack lo Squartatore, il mostro di Whitechapel. Conan Doyle non oppose mai, per ovvi motivi di buongusto il suo eroe al feroce assassino di prostitute: decenni dopo, quando la questione lasciò la cronaca per diventare storia, diversi scrittori e cineasti opposero Holmes allo Squartatore: la cosa era troppo ghiotta.
Eppure, questo scontro, in un certo senso, ci fu davvero. Perché Joseph Bell, come Holmes, fu anche consulente di Scotland Yard e venne interpellato proprio sul caso di Jack lo Squartatore.
Bell non era solo un genio deduttivo, ma era anche un chirurgo di chiara fama e fu incaricato delle indagini medico-legali. Tutti sanno che dopo cinque efferati delitti Jack scomparve d’improvviso. La cosa è sempre risultata strana agli studiosi del caso: come mai ha smesso improvvisamente di uccidere?
I delitti di Whitechapel cessarono proprio quando Bell prese in mano il caso. Perché non pensare che Bell abbia effettivamente trovato l’assassino?
Sappiamo che tra i principali sospetti vi erano il medico di corte Sir William Gull o addirittura il duca di Clarence. E forse Scotland Yard potrebbe aver chiesto a Bell di tacere il fatto che l’orrendo assassino di prostitute fosse un personaggio vicino alla monarchia. Fantasia? Non esattamente: Bell fece il nome del killer, che Scotland Yard non rese mai pubblico.
Bell era un uomo coltissimo, profondamente religioso e conservatore in politica. Era consapevole di essere stato fonte di ispirazione del suo allievo prediletto, ma non ne fu entusiasta: “Spero che le persone che mi conoscono vedano un altro lato migliore di quello che ha visto Doyle” soleva dire. Eppure, oggi, a oltre un secolo dalla sua morte, noi non possiamo che ringraziare il dottor Bell per essere stato la fonte di ispirazione del grande detective.