Ho appena letto cosa scriveva Bruno Ruffilli nel 2024 presentando Copilot, la funzionalità di Intelligenza Artificiale Generativa collegata al pacchetto di Office di Microsoft. Scriveva Ruffilli:

Quello che si può fare con PowerPoint è inquietante: non è necessario sapere nulla, né dell'argomento trattato, né di come si usa il programma, per avere presentazioni ricche di contenuto e visivamente stimolanti.

Non è necessario sapere nulla. Finalmente la Macchina Intelligente realizza la distopia populista "uno vale uno", cioè niente. L'uguaglianza, impossibile da realizzare verso l’alto (troppo sforzo!), viene più realisticamente ottenuta verso il basso, nel punto zero assoluto, dove non è necessario saper alcunché. Nel punto zero tutti saremo uguali, non difronte a Dio, né difronte alla Legge, ma difronte alla Tecnologia. D'un sol colpo viene riavvolto all'indietro il filo della storia, su su fino all’innocente primate, prima che diventi homo habilis, poi homo sapiens, e infine sapiens sapiens.

Non è necessario sapere nulla è il ritorno al Paradiso Terrestre, allo stato di natura, così caro negli anni Sessanta del Novecento ai figli dei fiori (e dei frutti maturi del capitalismo). La mela della conoscenza è mangiata dalla Tecnologia, e tanto basta. I figli di Adamo ed Eva non correranno più pericoli.

Improvvisamente, diventano rozzi e grotteschi i roghi di libri di Goebbels, con tutte quelle folle esagitate di gerarchi e funzionari nazisti. Diventa barbarica preistoria l’istruzione proibita alle donne dai talebani. Che inutile violenza! Per eliminare i rischi per il potere di un cittadino acculturato, è sufficiente rendere la cultura non più necessaria. Sarà la legge del mercato a fare il lavoro sporco, a eliminare i libri e chiudere le scuole, e, per mancanza di domanda, eliminare anche i produttori di cultura, con quel loro odioso pensiero critico.

Il post-umano, o come diavolo si chiamerà quell’essere beota che ci assomiglierà, non perderà alcun beneficio per l’assenza di cultura, perché tutto ciò che è necessario sapere lo sa già la Macchina. Quel giorno, per decidere cosa fare, il post-umano porrà una domanda alla sua Macchina onnisciente e onnipresente, ed essa, con voce suadente e con la consueta cortesia, lo consiglierà per il meglio. Sarà la Grande Sorella, l'Angelo Protettore, la Madre e la Nutrice, la Confidente e, forse, anche l’Amante. Conoscerà così a fondo i suoi desideri, le sue paure, le sue ossessioni e i suoi modi fare, che sarà in grado di sostituirlo non solo nei compiti più noiosi e gravosi, ma anche nelle interlocuzioni sociali. Pensate, che bellezza poter sembrare intelligente senza esserlo!

Chi mi sveglierà da questo incubo?

Una riflessione di Dante mi può venire in soccorso:

Vero è che, come forma non s’accorda
molte fiate all’intenzion dell’arte,
perch’a risponder la materia è sorda
così...

(Paradiso, I, 127-129)

In parafrasi: tuttavia (vero è che), come la forma di un’opera spesso (molte fiate) non corrisponde alle intenzioni dell’artefice, perché la materia è restia a essere plasmata, così…

Dante utilizza l’immagine della materia che resiste alle intenzioni dell’artista per evocare il libero arbitrio dell’uomo che non asseconda le intenzioni dell’artefice divino. L’idea della materia che resiste mi suggerisce una possibile via d’uscita dall’incubo. Se la materia del mondo non fosse così docile? Se eccedesse le pur mirabili capacità computazionali della macchina? Forse, in questo caso, l’umano potrebbe ancora aspirare a un ruolo dignitoso nella storia che verrà.

Mettiamo in ordine le idee. Ciò che fa un programma di Intelligenza Artificiale è cercare a ogni costo un pattern (una struttura, un criterio d’ordine) nelle informazioni che gli vengono fornite. Lo fa anche la GenAI che interagisce con noi mediante la lingua naturale: analizza le espressioni verbali che gli forniamo e produce enunciati ben formati sintatticamente e semanticamente su cui l’utente può esercitare una attività interpretativa.

Se i fatti non hanno alcun legame tra loro niente paura: grazie all’enorme capitale semantico di cui dispone, la GenAI comunque inventerà qualcosa. Un esempio: ho chiesto a ChatGPT di fornirmi i vari significati del termine Marte. Ecco la risposta.

Astronomico: Marte è il quarto pianeta del Sistema Solare, noto come "pianeta rosso" per il suo aspetto dovuto alla presenza di ossido di ferro sulla superficie.

Mitologico: Nella mitologia romana, Marte è il dio della guerra, corrispondente all’Ares della mitologia greca. Era anche associato all’agricoltura nelle sue origini più antiche.

Calendario: In italiano, "marte" si trova nel nome del giorno della settimana "martedì", dedicato al dio Marte.

Astrologico: In astrologia, Marte è uno dei pianeti personali, associato all’energia, all’azione, alla passione e all’aggressività.

Chimico: Nel passato, "marte" era un termine alchemico per indicare il ferro.

Poi gli ho chiesto di inventare per ognuno dei casi una breve e sensata narrativa in cui ci fossero tre parole: Marte, bicchiere e cervo. Ecco cosa ha inventato la Macchina:

Astronomico: Su Marte, il rover si fermò accanto a un bicchiere rotto di vetro, incastrato tra le rocce, segno che non era il primo esploratore in quel deserto alieno.

Mitologico: Nel tempio dedicato a Marte, un sacerdote sollevò un bicchiere colmo di vino, offrendo il sacrificio mentre un cervo scolpito sul marmo sembrava scrutarlo in silenzio.

Calendario: Era un martedì d’inverno quando, davanti a un camino, sollevò un bicchiere di vino rosso e raccontò di come una volta avesse incontrato un cervo nella foresta.

Astrologico: “Marte in Ariete,” disse l’astrologa, fissando il bicchiere mezzo vuoto sul tavolo, “ti darà il coraggio di affrontare quel cervo gigante dei tuoi problemi.”

Chimico/alchemico: L’alchimista osservò il pezzo di ferro, simbolo di Marte, cadere nel bicchiere di acido fumante, chiedendosi se avrebbe mai trovato il modo di trasformarlo in oro, mentre un cervo dorato ornava la copertina del suo libro.

ChatGPT non difetta certo di creatività né di capacità narrativa (solo nel primo caso si è dimenticato il cervo). Ma queste doti sono anche il suo tallone d’Achille. Al contrario di noi umani, la GenAI non riesce a convivere col caso, il disordine e la complessità del mondo umano e naturale. Non è in grado stare in silenzio e di fermarsi difronte ad un disordine incomprensibile. Deve comunque costruire un mondo in cui quel disordine abbia un senso.

Il fatto è che la GenAI vive prigioniera nel mondo del vocabolario, come il protagonista del film Truman Show nella sua isola. L’unica cosa che la GenAI può fare è generare interpretazioni secondo calcoli probabilistici. Ogni sua significazione comincia e finisce nel suo mondo virtuale. Noi umani, al contrario, siamo dotati di corpi materiali che interagiscono con un mondo materiale. Ed è la qualità dell’interazione col mondo materiale il sigillo che dà senso al processo di significazione.

Dovendo vivere sul confine dove si incontrano mondo mentale e mondo materiale, noi umani abbiamo imparato che non sempre siamo in grado di padroneggiare gli eventi fisici, perché la complessità del mondo soverchia di gran lunga i saperi di cui disponiamo. Abbiamo imparato che gli eventi talvolta sono così intricati che bisogna saper aspettare che una soluzione maturi da sola, che non sempre una domanda richiede una risposta, e che ci sono domande di cui non vogliamo sapere le risposte. Sappiamo perfino mentire per mantenere in piedi i rapporti sociali. È questa competenza empirica, contestuale, specifica, situazionale, relazionale la materia sorda che resiste alle intenzioni egemoniche della Macchina. E che bisogna saper mettere in gioco.

È facili lasciarsi sedurre dalla Macchina che ci dice ‘riposati, farò io il lavoro per te, non è necessario che tu sappia’. Ma devo saper che dietro questo messaggio suadente se ne cela un altro ben più inquietante: ‘se oggi, caro umano, ti convinco a non mettere in gioco i tuoi saperi, tu mi costruirai un mondo in cui domani posso fare a meno di te.’ Valorizzare l’umano nel nuovo mondo delle macchine intelligenti (e dei loro padroni) sarà la sfida decisiva dei prossimi anni.