La cosa più preziosa che puoi ricevere da chi ami è il suo tempo.
Non sono le parole, non sono i fiori, i regali. È il tempo.
Perché quello non torna indietro e quello che ha dato a te è solo tuo, non importa se è stata un’ora o una vita.(David Grossman)
Donare il proprio tempo, questo è il regalo più grande che si possa fare e ricevere, donare qualcosa che è prezioso, perché solo tuo, unico e che non torna più.
Donarlo agli altri e a sé stessi. Ma come abbiamo fatto a ridurci a tale stato di abnegazione, ad un correre incessante, affannato e inutile che non lascia spazio a nulla e soprattutto a nessuno?
Troppe cose da incasellare, da ordinare, da gestire, i conti devono sempre tornare. Ma oggi siamo alla resa dei conti, di tanti conti che non tornano. Ora che stiamo per tornare alla vita normale, ci rendiamo conto che quella vita di prima tanto normale poi non era e che, almeno io, non la vogliamo più così com’era.
Il tempo sospetto dell’emergenza sanitaria ci ha fatto fermare, ritrovare il contatto con ciò che veramente conta, con gli amici di sempre, quelli ritrovati, con l’infanzia che ci è rimasta addosso come un gentile tatuaggio colorato, con noi stessi dimenticati. Con il bosco delle fiabe.
L’amicizia e l’amore non si chiedono come l’acqua, ma si offrono come il tè.
(Proverbio giapponese)
Abbiamo riscoperto la bellezza di un amico che trova il tempo per una telefonata, per un saluto non più tanto veloce per quanto distante, abbiamo compreso il valore di un abbraccio, di quelli caldi e avvolgenti che accolgono e rincuorano. Abbiamo ritrovato la bellezza di un borgo, di un giardino, di un tramonto rosato o di una stella. La pazienza di ascoltare un racconto antico o una confessione moderna. La potenza di essere nomadi dell’etere, di leggere un libro all’ombra di un’immensa quercia, di passeggiare, soli, lungo i fianchi sinuosi di una verde collina, di cogliere una margherita.
Oggi torniamo a correre, va trovato il tempo veloce per fare la spesa, per andare in banca, per accaparrarsi un posto per un parcheggio magari in doppia fila, per salire su e giù da autobus e metropolitane affollati dove il contatto ancora spaventa, per spostamenti rapidi come blitz, per riunioni fiume che portano a poco, per la rincorsa all’ennesimo oggetto del desiderio; tutto ricomincia frenetico e potrebbe già essere tardi. Tardi per rinunciare a qualcosa, per capire che il tempo è prezioso, per comprendere quello che conta davvero. Non sia mai tardi.
Un uomo che osa sprecare un’ora del suo tempo non ha scoperto il valore della vita.
(Charles Darwin)
Questo tempo di faticosa, forzata, burrascosa ed estenuante attesa e sospensione ci ha guidato a rinunciare a qualcosa, almeno al superfluo. Impossibile far entrare troppe cose o, per lo meno, inutile.
È giunto il tempo di selezionare, di scartare quanto non serve, di limitarsi all’essenziale, di lasciare lo spazio all’essenza della vita, l’amore, la tolleranza e la pazienza. Di non vivere più alla superficie delle cose e delle persone. È il momento di guardarsi, di riscoprirsi, di ritrovarsi.
Era tempo e odore di rose e gelsomini, ora i centri storici delle nostre città ritornano a sapere di fritto, di cibo e spazzatura. È tempo di dire basta, di capire che la normalità non era quella.
Il tempo scivola via, il momento di rottura dato da questa crisi segna il pericolo e l’opportunità, lo sguardo deve rivolgersi al momento presente, alla ricerca di un equilibrio, fatto da noi. Da noi con gli altri. Speriamo di aver imparato la lezione, anche se non ne vediamo troppi segni incoraggianti.
È ciò che accade nella vita che ci rende migliori.
Solo un io in equilibrio può sopportare e supportare il mondo. Il bersaglio attira sempre la freccia.
La nostra fragilità è emersa, se prima non ci pensavamo ora è, nuda, davanti agli occhi, non possiamo non tenerne conto. Va trovato il pezzo superfluo del puzzle, quello che può non far tornare il tutto.
Capiamo i passi da intraprendere, quelli che ci restano non devono essere incerti e, se il dubbio arriva, forziamolo per farci dare la direzione. Nulla è sbagliato, nelle scelte di ciascuno, sempre che, con coerenza, si tenga la traiettoria, nel rispetto del tempo e dello spazio, da lasciare all’empatia e al sentimento. Ora abbiamo la possibilità di scegliere, di optare, per sempre, per qualcosa di meglio. Di tirare fuori dal cassetto i nostri sogni e progetti più dormienti. Alla ricerca di radici e leggerezza, di nuove ispirazioni e aspirazioni. Senza mete e percorsi predefiniti e perfettamente organizzati.
Scegliete, allora, fate tesoro della vita e delle sue lezioni, donate il vostro tempo e voi stessi e agli altri, trovate il momento e l’occasione di ridere e sorridere, di prendervi per mano, di accarezzarvi, di guardarvi semplicemente negli occhi, di sussurrare, valorizzate chi vi sta vicino. Perché ognuno vale e ha il suo posto nel mondo un po’ storto, ma tanto affascinante, perché la storia si ripete. Perché non si continuino a commettere sempre gli stessi errori (e spesso orrori). Si può sempre cambiare strada.
Domenica saremo insieme, cinque, sei ore, troppo poche per parlare, abbastanza per tacere, per tenerci per mano, per guardarci negli occhi.
(Franz Kafka, Lettere a Milena)