Siamo sistemi perché possediamo un corpo, una mente, un’anima. Siamo sistemi complessi proprio per questo: ciascuna parte di noi dialoga in continuo con un’altra e con il tutto, ne è interdipendente, vive in un rapporto di intima connessione.
Il collegamento tra le parti talvolta è esplicito, immediatamente comprensibile, visibile al nostro sguardo, percepibile al nostro sentire. Quel collegamento talvolta è più nascosto, resta in ombra, bisogna togliere la polvere perché possa emergere alla consapevolezza.
Ogni nostra singola parte è in realtà essa stessa un sistema complesso, composto di più piccoli sottosistemi che a loro volta sono in relazione e in rapporto di interdipendenza tra di loro e con il tutto: osserviamoci una mano, visualizziamo il cuore, pensiamo al nostro meraviglioso cervello.
E noi in quanto individui a nostra volta creiamo sistemi ancora più complessi, che chiamiamo organizzazioni: la famiglia, le imprese, le città, i Paesi, la società degli esseri senzienti nel suo insieme più ampio. Tutto è sistema, tutto è complessità e noi allo stesso tempo siamo complessità e siamo immersi nella complessità.
Nei sistemi si collegano le parti
La parola sistema è un prestito latino di una parola greca. Il termine greco da cui origina è sýstema, che voleva dire ‘complesso organizzato’, ma anche ‘riunione’, ‘composto’, ‘totale’, ‘massa’. Andando a cercare ancora più lontano, questa parola sýstema deriva a sua volta da un verbo usato nell’Atene antica, synístemi, che significava ‘collego’, ‘unisco’, ‘associo’ e anche ‘produco’, ‘metto insieme’, ‘creo’.
Nel sistema si annida quindi l’idea del porre insieme, di unire i puntini, di percepire che ogni elemento è interdipendente con gli altri elementi: questa idea ci deriva dalla particella syn-, che in italiano ha come omologo ‘con-’. Nel sistema ci sono componenti che dialogano con e che stanno con. Già, perché il verbo hístemi ha proprio la stessa radice di stare, di Stato, di statua. Nel sistema gli elementi che lo compongono stanno. Evolvono ma stanno. Si trasformano ma stanno. Si modificano ma stanno.
Ovviamente esistono sistemi complessi e sistemi non complessi. Tra i primi ci sei tu, con la tua mente innamorata, con il tuo cuore pensante e con lo sguardo colorato che rivolgi a te e al tuo prossimo. Sono complessi i sistemi sociali, è complessa la tua famiglia, sono complesse le reti dei tuoi amici. Sono complesse le relazioni tra gli esseri umani, le relazioni degli esseri umani con le piante e con il mondo, le relazioni con l’ambiente. È complesso il clima, è complessa l’economia, è complessa, eccome se è complessa, la vita.
Poi esistono i sistemi non complessi, come ad esempio il sistema dei pedali di una bicicletta, i circuiti elettrici che si trovano nella torcia che usi per illuminare il cammino, l’orologio che porti al polso, il treno che prendi per andare dalla tua città a un’altra, il semaforo che ti dice procedi oppure fermati.
“L'uomo ha una tale passione per il sistema e la deduzione logica che è disposto ad alterare la verità per non vedere il vedibile, a non udire l'udibile pur di legittimare la propria logica”, a questi sistemi lineari, non complessi, tali per cui a un input corrisponde sempre un output certo e prevedibile, faceva riferimento con questa argomentazione lo scrittore russo Fëdor Dostoevskij. Sistema e deduzione logica utilizzati come meccanismo di conferma delle proprie fallaci logiche.
Insieme, con e nello stesso tempo
Sinonimo di sistema è insieme, che è allo stesso tempo avverbio e sostantivo. Come avverbio indica una situazione di contemporaneità (Scrive Dante: “Parlare e lagrimar vedrai insieme”) o di compagnia (Possiamo dire: “siamo usciti a cena insieme”). Come sostantivo rappresenta ciò che risulta dall’unione delle singole parti. Nonno di questa parola è il latino ĭnsĕmul. Cugino di ‘insieme’ è l’aggettivo ‘simultaneo’, che deriva dal latino medievale simultaneus, derivato a sua volta dal latino simul ‘insieme’, ‘nello stesso tempo’.
Quando pensiamo alla complessità, abbracciamo l’idea di insieme. Le cose di un sistema sono unite tra loro, si appartengono, rimangono nello stesso luogo, nello stesso tempo. Le possiamo osservare nel qui-e-ora e le possiamo vedere scorrere sequenza dopo sequenza, nel continuo fluire della vita. Nell’osservarle, le modifichiamo perché diventiamo noi stessi, osservatori e osservatrici, parte di quel tutto che si tiene insieme.