Festeggiamo il 200° anniversario dalla nascita di Charles Baudelaire con una graphic novel biografica d’eccezione, edita da Lisciani. Discutendone con gli autori, Laprovitera e De Francisco, scopriamo lati inediti di uno dei più importanti poeti di sempre, compiendo un viaggio intimo, oltre I Fiori del Male.
Parto col chiedervi qualcosa in più sulla genesi della vostra graphic novel e sulla scelta di un protagonista (ed un narratore!), davvero, d’eccezione. Cosa vi ha spinti a scegliere Baudelaire?
Andrea Laprovitera. Per prima cosa mi permetto di salutare e ringraziare il Wall Street International per queste quattro chiacchiere da scambiare insieme a voi e tramite le domande della gentilissima Emanuela. Per quanto riguarda la prima domanda il contatto è avvenuto tramite l’amico e editor Giuseppe Guida che stava portando avanti questo nuovo discorso con la Lisciani Libri. Scrivere delle bio illustrate su grandi nomi della nostra storia recente, destinate a un pubblico “giovane”. I nomi sono stati scelti direttamente dalla casa editrice, io ho solo risposto dando la mia disponibilità al progetto, che mi è sembrato sin da subito molto interessante e indicando, come possibile partner grafico, l’amico e validissimo collega Gian Marco de Francisco. I nomi dei personaggi sono stati però assegnati” dalla casa editrice e da Giuseppe Guida, quindi non siamo entrati nel merito della scelta della bio da trattare. Posso solo dire di essere stato parecchio fortunato in questa scelta essendo un lettore onnivoro e un appassionato di letteratura, narrativa e poesia.
Gian Marco De Francisco. Mi accodo ad Andrea nei ringraziamenti al Wall Street International nella persona di Emanuela, per l’attenzione al nostro lavoro. Per quanto mi riguarda lavorare su Baudelaire è stato come una piccola vincita inaspettata estratta dal “bussolotto” metaforico che la casa editrice Lisciani ha usato per assegnare un personaggio storico, ad ogni coppia di autori. Disegnare e narrare una figura come il “poeta maledetto” per eccellenza, ci ha permesso di lavorare su una vita umana e professionale che di suo possiede un fascino innegabile e magnetico sui lettori senza dover impiegare stratagemmi narrativi o artifizi visivi per renderlo più appetibile.
Da lettrice accanita di Baudelaire, mi permetto di dirvi che mi ha estremamente colpita il modo in cui avete deciso di rappresentarlo, evidenziando sfaccettature inedite di quelli che sono stati i suoi moti interiori più reconditi. Come vi siete mossi dal punto di vista della ricostruzione biografica e come avete scelto quali aspetti analizzare?
Andrea Laprovitera. Come dicevo sono un appassionato lettore e conoscevo, seppur sommariamente la poesia di Baudelaire, ma non mi ero mai addentrato troppo nel mondo personale del poeta. Non posso nemmeno spiegare il grande lavoro di documentazione che c’è dietro questa piccola opera, ma vi assicuro che ho letto davvero molto. Testi, poesie, saggi, contesti storici… tutto questo per crearmi un’idea della persona, non della poesia, quella è una cosa che sarebbe venuta dopo. E proprio da lì sono partito, dalla “persona” perché se vuoi conoscere davvero un autore e la sua opera, non puoi partire (solo) da suoi testi, ma devi capire chi era, che faceva, come viveva, cosa sentiva, quello che provava… l’uomo viene prima di tutto.
Gian Marco De Francisco. Per un disegnatore parte di un gruppo a quattro mani (testi e disegni) il lavoro consta nel recuperare una documentazione visiva analoga a quella che lo sceneggiatore è tenuto ad approntare per dar vita all’ossatura della storia. Potremmo dire che il fumettista si occupa poi dell’impalcato visivo che rende verosimile il lavoro del collega scrittore perché le immagini sono il fronte nella “battaglia per la credibilità” che si instaura tra noi ed il lettore. Quando ci si occupa di un personaggio realmente esistito e non di fantasia, con una richiesta precisa da parte della Casa Editrice di trarne un biopic a mio avviso è un obbligo professionale per gli autori, essere quanto più filologici possibili nella narrazione tout court.
Il testo di Laprovitera si amalgama perfettamente alle tavole di De Francisco. In che modo avete lavorato, insieme, allo sviluppo della graphic novel?
Andrea Laprovitera. Io mi sono occupato di scrivere la bio, di individuare il giusto narratore esterno (il fotografo Nadar, amico di Charles e precursore della fotografia), di suggerire location e qualche riferimento grafico. La parte grafica in senso stretto e visiva è stata poi tutta strutturata da Gian Marco che ha saputo cogliere riferimenti (anche quelli non scritti ma che venivano fuori dai nostri dialoghi privati) dando vita a illustrazioni che io definisco “parlanti” per la loro capacità comunicativa. In senso prettamente pratico ho scritto prima io la scaletta, quindi la storia vera e propria e poi ho passato la palla a Gian Marco, da lì è nato un gioco di continui rimandi che ha permesso a tutti e due di equilibrare testo e illustrazioni in funzione della narrazione.
Gian Marco De Francisco. Operare in coppia è quasi sempre divertente e soprattutto stimolante, perché dal confronto con il/la collega nascono dei pungoli creativi interessanti reciproci. È una modalità che ho sempre apprezzato. Spesso i lettori non colgono quale sinergia ci sia dietro ogni singola tavola. Dalle parole della sceneggiatura, con i suoi accadimenti storici, battute da far esprimere e contestualizzazioni, il disegnatore deve ricostruire uno scenario quasi cinematografico fatto di ambienti, costumi dell’epoca, recitazione degli “interpreti”. Ma deve soprattutto mantenere un costante d’interesse per gli occhi di chi legge che si accompagni e rafforzi il racconto strutturato dallo sceneggiatore (in questo caso il bravo e scrupoloso Andrea). Ora questo porterebbe a pensare a flusso di lavorazione a cascata, unidirezionale, dal testo al disegno ma non è sempre vero. Proprio perché le immagini sono il fronte ultimo può accadere che il disegnatore in quanto regista chieda di interpretare (o far interpretare) la scena in modo più funzionale/accattivante senza far perdere il senso voluto dal collega. È questa la sinergia cui accennavo all’inizio della risposta.
Quali spunti di ricerca e riflessione, su Baudelaire, vorreste fossero colti dai lettori della vostra opera?
Andrea Laprovitera. Mi basta che anche un solo lettore provi una bella sensazione per essere soddisfatto. Il libro è stato scritto e illustrato per i lettori giovani, ma anche per gli adulti e, se vorrete, all’interno troverete riferimenti particolari che aprono il discorso anche ai rapporti padre/figlio visti attraverso l’epica e con l’aiuto di testi psicologici. Dico questo perché per scrivere un passaggio particolare mi sono rifatto a Omero e al gesto di Ettore che solleva il figlio al cielo tratto dall’Iliade. Questo gesto è alla base di un bellissimo testo di Luigi Zoja, psicoanalista e sociologo, che parla del ruolo del padre e della sua evoluzione. Tutto questo per dire, a volte, quanto lavoro ci sia dietro per arrivare poi a scrivere dieci righe di testo. Se un lettore riesce a capire e ad apprezzare questo… allora, per quanto mi riguarda, hai colpito nel segno.
Gian Marco De Francisco. Per parte mia la risposta è semplice: la forza iconica di ogni singolo personaggio del libro. Spesso ci si sofferma sulla celebrità protagonista. Ma ogni uomo o donna è frutto di costanti interazioni positive o meno con altre figure che costellano le rispettive vite. Nel caso di Baudelaire la madre, il padre adottivo, l’amante distruttiva sono tutti pezzi di quel puzzle fantastico ed enigmatico che è l’uomo Charles. E nel libro sono tratteggiati con tinte accese, vivaci per marcarle agli occhi dei lettori.
Posso chiedervi se avete in progetto altre collaborazioni future?
Andrea Laprovitera. La voglia di scrivere non si ferma mai e quando riusciremo a ripartire (perché ripartiremo questo è certo e lo dico da persona esposta che per lavoro svolge la sua attività come tecnico radiologo in ospedale) usciranno altri libri. Per quanto mi riguarda nel 2021 oltre a Baudelaire dovrebbero uscire altri quattro libri con editori vari di fumetti e narrativa. Con Gian Marco invece, ho in cantiere altri due progetti che potrebbero anche trovare la strada della pubblicazione proprio in questo prossimo futuro. Sono due storie che si innestano su accadimenti reali e persone realmente esistite e che hanno visto, vissuto e condizionato parte della storia moderna. Non dico di più, ma credo davvero siano due storie che varrebbe la pena di raccontare. Del resto conoscere il passato è il miglior modo per progettare il futuro.
Gian Marco De Francisco. Sulle collaborazioni ha già accennato Andrea a due progetti in attesa di approvazione, con tematiche che sono molto a cuore ad entrambi: persone realmente esistite che con le loro vite sono state un valore aggiunto per altri. Per quanto mi riguarda singolarmente, ora sono a lavoro su diversi fronti: come disegnatore sto lavorando su una nuova storia a fumetti che riguarda Taranto, la mia città natale, con un possibile exploit che potrebbe sfociare in un plot su qualche piattaforma streaming famosa. Ma su questo mi inserisco nella scia di Andrea, nel non voler aggiungere nulla di più. Come socio di una neonata casa editrice di fumetti “Ottocervo”, sono immerso nella ricerca di giovani emergenti da valorizzare e far conoscere al grande pubblico. Mi piace pensare sia un altro buon modo per impiegare quasi quattordici anni di esperienza nel settore.