La vera casa dell'uomo non è una casa è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.
(B. Chatwin, Le vie dei canti)
È aperto al pubblico il nuovo allestimento del museo Anima Mundi dei Musei Vaticani, un primo spazio dedicato all’Australia e all’Oceania, una casa comune, che spalanca le porte ai popoli del mondo intero, inaugurato dal Santo Padre nel 2019.
Già nel 2010, Padre Nicola Mapelli, curatore del museo, si trovava in viaggio con i suoi amici Aborigeni nel Nord dell’Australia, da subito rimase affascinato da questa terra dove arte, natura e spiritualità vivono strettamente correlati in una comunione profonda. Una terra antica, ricca di paesaggi selvaggi con orizzonti sterminati e notti animate dalla luce di miriadi di stelle e dal suono misterioso del didgeridoo. Una realtà spirituale dove ogni cosa comunica con l’altra in un senso profondo di armonia, e dove l’Arte è testimonianza viva della sapienza del popolo che da decine di migliaia di anni abita quelle terre.
Ciò che a un primo sguardo è un paesaggio arido e senza vita si trasforma tramite i canti, le danze, le storie e l’arte degli Aborigeni in un pianeta vivente. Ogni roccia, ogni albero, ogni monte e corso d’acqua prendeva vita grazie all’arte e alla cultura degli Aborigeni, che fosse quella dei dipinti su roccia che stavo ammirando nel Kimberley, o dei pali scolpiti e dipinti che avevo visto nelle Isole Tiwi, o delle tele e delle opere d’arte che avevo ammirato un po’ ovunque in Australia, non solo nei villaggi degli Aborigeni, ma anche nelle sale dei più prestigiosi musei. Per gli Aborigeni australiani, la natura è molto importante, non rappresenta solo terra e acqua, ma l’antenato stesso; il quale viene estirpato e dissacrato con i soprusi ambientali per questo motivo gli Aborigeni lottano fortemente contro le attività che creano danni ai luoghi per loro sacri.
Da lì la scelta lungimirante di riconnettere con i discendenti di chi aveva realizzato le opere d’arte custodite nelle collezioni indigene dei Musei Vaticani, affinché quelle persone ci potessero restituire la voce delle opere d’arte stesse, e con quella il suono dei torrenti, il sussurro delle preghiere e della spiritualità, la vita quotidiana e le lotte dei popoli.
(P. Nicola Mapelli, Australia 2017)
Questa filosofia di riconnessione è ben espressa nel nuovo allestimento permanente dedicato all’Australia e all’Oceania, un vero e proprio viaggio, dalla Polinesia alla Melanesia, dalla Micronesia alla Nuova Guinea e dall’Australia all’Aotearoa Nuova Zelanda. Trasparenza, inclusività e accessibilità sono le parole d’ordine del nuovo allestimento che esprime con forza quanto i Musei Vaticani siano onorati di essere custodi di questo patrimonio di arte e spiritualità, e di essere aperti al dialogo con una delle culture più antiche del pianeta.
Il museo infatti, custodisce, in un ampio spazio aperto e luminoso, un importante collezione delle popolazioni Aborigene e degli Isolani dello Stretto di Torres. Le opere provengono principalmente da tre aree in Australia, Kimberley, New Norcia e le Isole Tiwi, in esposizione si può ammirare il più antico gruppo di pali Pukumani dalle isole di Melville e di Bathurst, accanto a più recenti contributi di opere d’arte e oggetti culturali.
Tutti i lavori nella collezione etnologica vaticana collegano le persone alla loro eredità e alla loro storia. Ciò che è particolarmente significativo di questo lavoro è il processo compiuto per riconnettere queste forme culturali alle loro comunità di origine e quindi creando in questo modo spazi per un dialogo intergenerazionale sulle connessioni e tradizioni culturali.