Nonostante ci siano meno contagi, il virus passeggia ancora per l’Italia, sia nazionale che di esportazione.
20 Luglio – Lunedì
Circa 80 persone ballano all’interno di una discoteca, senza mascherine né distanziamento sociale. È solo un esempio dei tanti che si sono visti questo weekend nella movida romana, che hanno costretto l'assessore regionale alla sanità a un intervento insolitamente duro: “Se non useranno le mascherine, dovremmo rinchiuderci tutti!”. Fatto che dimostra la gravità della situazione, perché nonostante il virus stia frenando a livello nazionale, le ricadute che appaiono quotidianamente qua e là, più le informazioni drammatiche che arrivano da tutto il mondo, sono lontane anni luce da pensare che “la notte è rimasta indietro”, parafrasando il romanzo di Jan Valtin.
La paura che abbiamo tutti (in realtà non tutti dal momento che la gente della movida sembra non essere toccata da tali preoccupazioni) è che il relax generale che si nota nella popolazione, che in molti casi e sempre più frequentemente ignora le norme di distanziamento sociale e protezione individuale, possa provocare un inasprimento dei contagi, come è successo, per esempio, in Spagna.
21 Luglio – Martedì
Complice la visita della presidente del Senato al Foro Romano, abbiamo avuto la fortuna di fare un tour in questo stupendo monumento, che per gli Antichi Romani era l'essenza stessa della città, non solo nel suo aspetto materiale, l’Urbs (Urbe), ma anche in senso politico, la Civitas, ovvero la comunità organizzata in modo politico e giuridico. E ricordiamo che l’Urbe, com'era chiamata Roma, era il centro del mondo conosciuto: Roma Caput Mundi. Fino ai giorni nostri le bolle pontificie, i documenti e le benedizioni del Papa al mondo intero sono “Urbi et Orbi” ovvero dall'Urbe, cioè da Roma, a tutto il mondo, all'Orbe.
È veramente emozionante camminare in questi luoghi, soprattutto se si pensa che risale al quinto secolo avanti Cristo, ovvero a più di 2400 anni fa, quando venne posta la prima pietra del Tempio di Saturno che avrebbe dato origine al Foro Romano. Dalla sua fondazione e per più di quattro secoli, il Foro ha conservato un ruolo dominante nella città fino all'età imperiale, quando il potere si trasferì al Monte Palatino.
In seguito, il Foro perse definitivamente la propria identità con il crollo dell'Impero Romano e l’inizio del Medioevo: i suoi monumenti vennero abbandonati e il loro contenuto riciclato per fare una nuova città e la piazza, cuore della civiltà romana, totalmente coperta dalla vegetazione, divenne zona di pastorizia al punto da essere denominata Campo Vaccino, ovvero campo per le mucche.
Sarebbe risorto dall'oblio e dall'abbandono solo negli ultimi decenni del sec. XIX, quando iniziarono i lavori di scavo che hanno riscoperto la magnificenza di questo luogo ed il suo significato così come lo vediamo oggi. La cosa più incredibile era che fino a quel momento in tutta quella zona, che comprende un'ampia area che va dal Campidoglio fino al Colosseo, il livello della strada era niente meno che di 8 metri più su dell'attuale Foro!
Per la prima volta vedo qualcuno che usa una mascherina firmata: una ragazza di una qualche agenzia di stampa ne aveva una molto curiosa, argentata, che brillava con il sole del pomeriggio. E che naturalmente si intonava molto all'abbigliamento. La marca era situata sulla parte inferiore. Certo, non le ho chiesto quanto le fosse costata e nemmeno la maison, ma di una cosa sono sicura: era fashion al 100%.
22 Luglio – Mercoledì
Fino ad oggi tutti noi, abitanti di questo Paese, siamo stati sulle spine aspettando con ansia il risultato degli accordi dell'Unione Europea riguardo gli aiuti verso i Paesi più colpiti dalla pandemia. Il risultato è stato positivo, gli aiuti arriveranno e possiamo stare tutti un po' più tranquilli.
A proposito di questa situazione, mi sono ricordata dell'ultimo film di Costa-Gavras Adults in the Room, vista a Venezia in occasione dell'ultimo Festival (era 10 mesi fa ma è già un'altra era). Il film è basato sulle memorie dell'ex ministro dell'Economia Yanis Varoufakis, e narra i suoi 162 giorni come capo della delegazione economica durante il primo governo di Alexis Tsipras, quando dovette negoziare con i burocrati di Bruxelles le condizioni dell'aiuto alla Grecia.
In Adults in the Room troviamo tutti gli ingredienti di una tragedia greca, con i desideri e le speranze del nuovo governo di sinistra del partito Syriza, che avrebbe affrontato quel muro di gomma felpato, e non per questo meno crudele, delle istituzioni europee, la loro ipocrisia, la crudele logica della troika (l'insieme dei creditori ufficiali durante i negoziati con i Paesi), il crollo finale delle speranze di un popolo e, alla fine, i terribili provvedimenti di austerity che hanno messo in ginocchio la popolazione greca.
Nonostante il film non abbia la forza drammatica di Zeta, l’orgia del potere, sul regime dei colonnelli greci, descrive il potere meno violento, ma non per questo meno spietato, delle grandi istituzioni finanziarie europee. Il nome del film si deve ad una frase dell'allora ministro dell'Economia tedesco, l'intransigente Wolfgang Schäuble, che molto irritato davanti all'impossibilità di obbligare ad accettare le sue rigide regole, e alludendo alla giovane età dei ministri greci, sbottò dicendo “sarebbe meglio che in questa stanza ci fossero degli adulti”.
È una storia senza lieto fine, e nonostante sia molto nota fa sempre bene ricordarla: il popolo greco era stato chiamato a un referendum per accettare o no il piano di ultra-austerity della troika, e nonostante la maggioranza avesse votato NO, Tsipras si vide obbligato ad accettare il piano. Varoufakis in quel momento si dimise.
Le istituzioni europee approvarono tre programmi d'aiuto: dei 241 miliardi di euro che sarebbero stati consegnati tra il 2010 e il 2017, il 95% di quella somma andò alle banche europee, soprattutto tedesche e francesi; e solo il 5% sarebbe entrato nelle banche greche. Da lì, il terrore italiano che al momento sembra infondato.
23 Luglio – Giovedì
Oltre al disastro dei settori del turismo e i suoi derivati, il virus ha contagiato anche, nel suo letale cammino, altri settori, ad esempio, quello dei trasporti pubblici: secondo un'inchiesta, i romani stanno usando poco il trasporto pubblico... e molto meno la metro. Quindi, come simbolo di speranza oggi ricominciano i lavori delle nuove gallerie della linea C di Roma, che uniranno via dei Fori Imperiali con piazza Venezia.
Quando sono arrivata in questa città più di 40 anni fa c'era solamente una linea della metro, la “B” (chissà perché era B... i misteri italiani o, in questo caso, romani!) inaugurata nel 1955; nel 1980 venne inaugurata una parte della linea A. E appena sei anni fa, nel 2014, un settore della linea C. Ai miei lettori non del luogo vorrei sottolineare che il fatto che ci siano solamente tre linee e che ci abbiano messo così tanto per costruirle non si collega alla capacità di lavoro dei romani: il fatto è che ogni volta che si scava, si trovano rovine e quindi è necessario fermare i lavori... e pensate che c'è anche gente che addirittura è arrivata ad occultare o addirittura distruggere i reperti pur di finire i lavori nel tempo previsto!
Col passare degli anni e l'evoluzione delle nuove tecnologie, questo problema ha trovato soluzione e ciò che prima era un ostacolo, ovvero la scoperta di elementi architettonici, si è armonizzato con le attuali necessità. Per esempio, nell'atrio della stazione della metro C “San Giovanni”, fino adesso il capolinea della linea C, c'è un museo con gran parte degli oggetti trovati in questa zona che, appartengono a diverse epoche.
Questo Museo si trova a 5,80 metri sotto terra e su vetrine attaccate ai muri sono esposti resti di statue romane, tra le quali un piede perfettamente integro insieme allo zoccolo di un cavallo, anche un anellino del dito mignolo in cui grazie ad una lente si riesce a leggere “…Abia Pacis”.
Molto interessanti gli articoli di cosmesi ed uso quotidiano come pettini, forcine, un compasso, lucerne, resti di ceste e persino la tomaia di una scarpa quasi completa. Vediamo anche noccioli di pesche, che dimostra che già al tempo dei Romani questo frutto, originario della Persia, non solo era arrivato in questa città ma veniva anche coltivato.
Perché circa 2000 anni fa, in questo stesso sito, sorgeva una fattoria con un'enorme vasca che serviva per uno spettacolare sistema di irrigazione: vengono esposti enormi tubi di terracotta, la cui tecnologia è simile a quella che usiamo oggi; inoltre, i resti di una ruota idraulica hanno dimostrato l'esistenza dei mulini in questo specchio d'acqua.
Man mano che si scende, si ripercorrono indietro nel tempo 21 fasi della storia di Roma e ognuna di esse molto importante. Mentre scendiamo, scritte luminose ai muri, di colore diverso, illustrano il cambio d'epoca, gli eventi storici e sociali che hanno delineato i cambiamenti infrastrutturali della città: Età moderna, Rinascimento, Medioevo, invasioni barbariche, Impero Romano... fino ad arrivare ai binari, dove enormi pannelli indicano che siamo andati indietro nel tempo da 120 a 200.000 anni fa, quando in questi stessi luoghi giravano elefanti, ippopotami, rinoceronti e anche lui: il pitecantropo, alias “uomo scimmia”, denominato più comunemente homo erectus, il nostro nonno evolutivo.
Gli ultimi elementi sono stati trovati l'anno scorso: un reggimento con la casa del comandante (300 m2), edifici costruiti quasi sicuramente nel primo secolo dopo Cristo, i cui resti si potranno ammirare grazie a una passerella nella stazione Amba Aradam, che verrà inaugurata tra qualche mese. Come si può apprezzare, Roma continua a offrire al mondo innumerevoli tesori archeologici.
Un giorno di 91 anni fa Benito Mussolini, il Duce, promulgava una legge per l'italianizzazione, ovvero proibiva gli anglicismi, cosa che ha dato seguito a curiosi termini, come il fatto che non si poteva chiedere un cocktail, ma una “bevanda arlecchina”, mentre il sandwich bisognava chiamarlo “tramezzino” (termine coniato da Gabriele D'Annunzio), il rimmel era diventato il Mascara mentre l'Hamlet di Shakespeare era diventato Amleto.
I moderni seguaci del Duce, perché anche se negano ci sono, dovrebbero ricordare questo fatto quando usano degli anglicismi. Uno dei grandi meriti della televisione italiana è stato aver omogeneizzato la lingua italiana da Nord a Sud, dal momento che quando nacque la RAI nel lontano 1954, la maggior parte della gente parlava in dialetto. Invece oggi, vedendo i telegiornali e leggendo i giornali, almeno 4 parole su 10 sono in inglese... nonostante ci sia il termine in italiano! E nel caso della tv, la pronuncia lascia alquanto a desiderare!
24 Luglio – Venerdì
Giorno di mercato. Meno mascherine, persino tra i negozianti. E nonostante a livello nazionale i contagi e i decessi diminuiscano, il virus non solo continua a circolare, ma arriva “d'importazione”, quindi da oggi tutte le persone che vengano da Bulgaria o Romania dovranno fare quarantena obbligatoria. Inoltre, le regioni cominceranno a prendere provvedimenti più drastici: per esempio, in Campania si sta studiando la possibilità di inasprire i controlli, come erogare multe salatissime ai negozianti che non useranno la mascherina, e chiusura di pub e discoteche se non riusciranno a rispettare i protocolli di sicurezza individuale e distanziamento sociale, e soprattutto obbligare i clienti a rispettarle.
25 Luglio – Sabato
“Imagine there’s no country” (Immagina che non ci siano più Paesi): probabilmente quando la irruente leader del partito post fascista “Fratelli d'Italia”, Giorgia Meloni, cantava sotto la doccia la canzone Imagine, una delle migliori interpretazioni di John Lennon da solista (“una canzone bellissima”, secondo testuali parole della Meloni), non sapendo molto bene l'inglese, non capiva ciò che stava cantando. Qualcuno dei suoi seguaci, un pochino più ferrato sulla lingua della “perfida Albione”, deve averle sussurrato: “Giorgia... guarda che è una canzone politicamente scorretta per noi, dato che parla perfino di non avere religioni e neppure Paesi!”, riferendosi a frasi come “no religion too” (“e neanche religioni”) e “all the people sharing all the world” (“tutte le persone condividere il mondo”).
Un po' troppo per le orecchie “sovraniste” e molto astute di Giorgia, che immediatamente ha cominciato una crociata contro questa canzone affermando che non aveva niente a che fare con i valori che lei professava: identità, patria, religione. Inoltre, c'è da dire che il fatto di dissotterrare l'ascia di guerra contro Imagine le è servito questa settimana per avere grande presenza mediatica. E non è la prima volta.
E non è finita qui. Susanna Ceccardi, europarlamentare, ex sindaca del paesino toscano di Cascina e candidata alla presidenza della Regione Toscana con la xenofoba Lega, è andata oltre arrivando a dichiarare che Imagine era un “inno marxista” e quindi chiedeva ai giovani di non cantarla. Ma davvero la signora Ceccardi, che nel suo ruolo di europarlamentare dovrebbe conoscere le lingue, crede a quello che ha detto o le sue dichiarazioni sono state provocatorie per prendere qualche spazio mediatico? In verità, non so cosa sia peggio.
26 Luglio – Domenica
Per molte persone della mia generazione, nate alla fine degli anni '40, nonché negli anni '50, oggi è un giorno speciale: alle 05:12 del mattino del 26 luglio del 1952, un gruppo di giovani capeggiato dal giovane avvocato Fidel Castro, appena 25enne, prese d'assalto la Caserma Moncada, a Santiago de Cuba. Nonostante sia stata una sconfitta per la disparità delle forze, questo fatto in realtà viene considerato la scintilla che avrebbe acceso la miccia della Rivoluzione Cubana, che sarebbe culminata nel 1959 con l'ingresso all'Avana dei sopravvissuti del Moncada, con in testa Castro.
Assieme a un gruppo ridotto, Fidel Castro riuscì a scappare in quel momento, ma venne catturato meno di una settimana dopo, il 1° agosto. Nel processo, si difese lui stesso e la sua arringa La Storia mi assolverà fu un duro atto d'accusa contra il governo di Fulgencio Batista, il cocco degli Stati Uniti, di Cosa Nostra e di ampli settori della sua élite politica, tra questi il patriarca dei Kennedy, Joseph, come spiega l'ultimo e stupendo film di Martin Scorsese, The Irishman, con i formidabili Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, che sono riuscita a vedere a Roma poco prima della quarantena.
Da Cuba e da quel 26 luglio, a partire dal quale tante speranze sono nate in una generazione, ritorno ai giorni nostri e alla nostra pandemia. Questa mattina sono passata per il capolinea degli autobus della stazione Tiburtina, dove arrivano soprattutto viaggiatori stranieri, prevalentemente dai Paesi dell’Est, dove il virus impazza, ragion per cui, come vi raccontavo prima, sono vietati i voli dalla Romania e dalla Bulgaria. I voli, ma non gli autobus.
Vedo con sorpresa che non c'è nessun tipo di controllo né per gli italiani, né per gli stranieri che arrivano a Roma in questi autobus. “Gli prendiamo la temperatura quando salgono, ma non c'è nessun tipo di controllo quando arrivano a destinazione” mi spiega un ausiliario. “Neanche a chi viene da Romania o Bulgaria?” domando. “Neanche” mi risponde, un po' irritato dalla mia insistenza.
Attraverso la strada ed entro alla stazione. Qui mi prendono la temperatura, perché si presume che prenderò un treno, ma non gliela prendono a chi arriva. “È assurdo”, si sfoga un addetto alla sicurezza che chiede che il suo nome venga omesso: “Stiamo più che attenti a chi parte, e quelli che arrivano escono tranquillamente dalla stazione e dal capolinea degli autobus e poi non si sa più niente, a meno che la situazione non sia molto grave. E quelli che hanno viaggiato sullo stesso autobus?”. Situazioni complicate che richiedono risposte non solo precise ma, soprattutto, rassicuranti.