L'Africa è la terra dei “salvatori bianchi”. Hanno in comune l'essere ricchi, abbastanza istruiti, relativamente potenti, loquaci, di fretta, seduti, connessi, bianchi.

Ricchi

La solidarietà internazionale viene fatta per lo più dai figli dei borghesi. Sono ancor poche le modalità che permettono le pari opportunità nel Nord del mondo e, quindi, ai figli bianchi di famiglie meno agiate di oltrepassare i mari. Tra questi pochi strumenti sopravvissuti c'è lo SCI (Servizio Civile Internazionale).

Istruiti

Mamma Africa sviluppa soprattutto l'emisfero sinistro che è quello della parola. La controparte africana sa come minimo il doppio delle lingue del white savior. L'asimetria avviene spesso nell'emisfero destro. E, quindi, nei numeri, nel tenere in ordine un bilancio, nell'organizzare un ufficio, nel raccoglier fondi. Proviamo a vedere le vacancies dei volontari/cooperanti che vengono ricercati dal portale “lavorare nel mondo” nelle zone rurali. Si cercano persone che sappiano far di conto. Forse ci si potrebbe concentrare sul campo transmigrando, con opportune agevolazioni, indigeni dalla città, dove ci sono ottime scuole di calcolo, alla periferia.

I white savior fanno il paio con i migranti che arrivano da noi. Siamo e sono “relativamente istruiti” perché il bagaglio nozionistico del paese d'origine ha poco a che fare con il bagaglio nozionistico necessario per vivere oltremare. E qui parlo di storia, geografia, scienze, educazione civica (conoscenza non solo della legge ma degli usi e costumi al fine di velocizzare l'integrazione) come scienze di base.

Potenti

A casa, spesso, non son nessuno. Anzi: stanno a comando. In Africa sfogano la loro presunta superiorità perché hanno un minimo di budget d'amministrare; un po’ come i parcheggiatori che vengono utilizzati dai ristoratori più benevoli a dirigere il traffico che si mettono “un berretto” in testa per comandare.

Loquaci

Nel libro Dio d'acqua il saggio Ogotemmêli sente che in città, a Bamako, c'è un uomo bianco in grado di ascoltare. Marcel Griaule, antropologo. Sì, perché l'uomo bianco spiega, insegna, detta, progetta, rendiconta ma non ascolta. Eppure in tutti i mercati improvvisati vicino alle stazioni dei bus/matatu/mototaxi delle zone rurali, ma non solo, vi sono bettole dove si narrano le storie più disparate. Tra invenzione e realtà. Peccato non conoscere la lingua locale ma solo ed un po' quella coloniale con la perdita di un universo orale.

Di fretta

Ma per ascoltare bisogna dare tempo. E per l'homo oeconomicus il tempo è denaro. Gli sfugge. Ne ho incontrati di white savior che sbarcati in capitale dovevano raggiungere quanto prima la missione e, una volta raggiunta, bando ai convenevoli, ai lunghi saluti, autorità e discorsi. C'è da fare.

Ricordo una milanese che mi si avvicinò e mi chiese a voce alta: “Tu che sei qui già da un paio d'anni cosa stai facendo?” La mia risposta era già preconfezionata: “Meno danni possibili!” Insomma niente! (proprio niente, no… qualche guaio l'avevo già combinato). Continua: “Son qui da appena due settimane ed ho già fatto 10 progetti”.

Seduti

In ufficio o in auto. Ma seduti. C'è da chiedersi se sono animali bipedi. E che auto. Fuoristrada con antenna fallica per rimanere sempre in contatto. The white savior deve salvare il mondo e il mondo non può fare a meno di lui.

Connessi

Ufficio e Auto devono, per l'appunto, avere campo. Sì, ma siamo in Africa; nel Serengeti. Anche se non c'è campo… rilassati. Se per un giorno non posti la tua azione di cui ne beneficia l'umanità intera e rimarrai ricordato saecula saeculorum si può vivere lo stesso.

Bianchi

Ma se quel poco di tempo libero che ti concedi lo passi con i bianchi creando una sorta di apartheid dove tu frequenti pizzerie, circoli, locali e persino chiese dove predomina la tua razza perché non te ne sei rimasto tranquillo in occidente?

Il Coronavirus ha un po' ribaltato il paradigma del white savior. Abbiamo iniziato con il vedere foto e video di scuole africane dove i bambini urlavano “Coraggio Italia”! Non ricordo scuole europee che incoraggiassero Paesi sotto Ebola. Abbiamo visto equipe di medici da Cuba, Russia, Somalia venire in soccorso nei nostri ospedali. Le tanto odiate Ong come Emergency o Medici senza Frontiere sono rientrare dai territori oltremare per dare manforte in Italia nei reparti più a rischio.

Abbiamo visto professioni, per dirla con Papa Francesco, come medici, infermieri, religiosi, commessi, addetti alle pulizie e alla raccolta rifiuti essere essenziali mentre altri white manager, abituati a stare sotto i riflettori, non essere tra i salvatori.