North of Little Italy, appunto NoLita, è il nomignolo che hanno dato gli Italo-Americani a una particolare zona di Manhattan, subito prima di Chinatown, è a tutti gli effetti parte del quartiere italiano anche se ultimamente ha perso un po’ del suo caratteristico aspetto visto il migrare dei residenti verso altre aree della grande mela.
Le guide turistiche definiscono NoLita ‘il quartiere trendy’, ‘il quartiere chic’, questo vi fa capire fin da subito, che stiamo parlando di una delle zone più belle di New York nel distretto di Manhattan. NoLita è ideale per una camminata; la Vecchia Cattedrale di San Patrizio, la più antica cattedrale cristiana della città (1809), anche famosa perché presente come set di scena nel famoso film Il Padrino, è una vera icona, ma lo sono anche gli innumerevoli negozi alla moda, ristoranti, locali, bistro, gallerie d’arte e openspace d’arte contemporanea.
Proprio in un openspace sulla via detta ‘the Bowery’ troviamo in una Solo Exhibition l’artista italiano Francesco Bertucci, che per la prima volta porta la sua arte e la sua corrente artistica ‘Webinstrospections’ negli States, dopo aver esposto sia in solitaria, sia in collettiva, in molte località italiane, ma soprattutto a Londra, sua città preferita per le performance artistiche, oltre che nella megalopoli cinese di Shanghai.
Francesco ci spiega che la tappa newyorkese è quasi obbligatoria per avere un curriculum completo anche se magari le aspettative di vendita sono solo occasionali, un po’ per la ridotta visibilità, limitata a soli sette giorni, e poi perché oramai le vendite si fanno soprattutto in rete, ovviamente presentarsi con un biglietto da visita pieno di location e di date, fa la differenza.
Accompagnati con un Pistachio Rouge al Sel Rrose, un particolare locale nelle vicinanze, frequentato da newyorkesi, italo-americani, artisti e turisti, parliamo di come ci sia stata una risposta positiva all’iniziativa, soprattutto grazie agli innumerevoli contatti premostra consolidati nel tempo sui social, ma anche per gli inaspettati visitatori provenienti dalla vicina Chinatown e per i tanti viaggiatori che passano il weekend tra le strade affollatissime di Manhattan.
Ci soffermiamo su alcune opere che sono state notate e interrogate nelle iniziali 72 ore, prima fra tutte OverSky, eseguita nel 2012 e che rappresenta una visione dall’alto dello skyline della città di Dubai, e forse per una somiglianza di propensione verso l’alto rispetto alla Grande Mela, è stata maggiormente quotata; le luci colorate penetrano la coltre di nebbia mattutina dal basso, e le punte dei grattacieli si ergono come monoliti su un deserto bianco. Sono molte le sensazioni e le testimonianze raccolte tra gli osservatori, disparate e variegate, concordi nel definire la composizione come moderna, interessante e innovativa.
TreeKnight del 2014, con una forte simbologia e molto variegata, anche e soprattutto nei colori, oltretutto nelle opposizioni del significato, nella sequenza storica tra un ultra passato e un ultra moderno, dall’antico nell’albero della vita al blu e rosso delle pastiglie di Matrix, fino ad arrivare al simbolo matematico che rappresenta l’infinito. L’obiettivo, ci dice l’artista, è proprio quello di suscitare interrogativo e interesse in persone di differenti culture, oltre che rendere immediatamente confidenziale l’opera attraverso una simbologia riconosciuta come universale. Le tinte, i toni, le sfumature, si protendono verso l’esterno circondate dalla forza della luce blu e rossa che proviene da dietro.
Quando la luce inizia a rompere il buio, squarciando letteralmente la tela, allo stesso modo in cui le idee dirompono nella mente quando si ha l’intuizione giusta che esplode dopo un momento di stallo, dopo un buio categorico, il momento esatto in cui il pensiero positivo nasce e inizia a portare la presenza di luce dove prima vi era solo desolazione, in modo lineare, in cui il raggio diviene squarcio, tutto questo rappresenta The Rip o semplicemente Rip, squarcio, anche questo lavoro del 2014.
Francesco ci racconta che ha voluto titolare la sua esibizione Inside NoLita, in primis per il fatto che effettivamente l’aera rappresenta una punta di diamante nel cuore di Manhattan e poi per un omaggio a tutti i connazionali che sono sbarcati nel tempo sul nuovo continente e hanno contribuito a fare grande l’America, anche se l’attuale Little Italy è quasi un surrogato artificiale di quello che è stata, NoLita rappresenta ancora in alcuni angoli nascosti, in scorci, facciate e negozi particolari, quello che è sempre stata.
Lontano dalle frenesie delle strade della Upper Manhattan pochi chilometri più a nord, passeggiando in queste zone si notano i cambiamenti di cultura, l’influenza di paesi lontani, e lo scambio di idee e di opinioni che sono l’essenza stessa di New York, solo percorrendo qualche centinaio di metri si passa da Chinatown, a Soho, a Tribeca, al Financial District e a NoLita appunto, pochi isolati in una o nell’altra direzione, ma molte migliaia di chilometri riferendoci ai paesi di origine dei residenti.
La mostra Inside NoLita è aperta fino all’11 Aprile al 263 del Bowery; ci sono in totale 27 opere esposte, tra cui quelle menzionate. Francesco Bertucci solitamente utilizza un formato 50x50, a suo dire un formato ideale per le mostre internazionali, dove occorre trasportare le opere a basso costo a volte da un continente all’altro.
Il nostro Pistachio Rouge è ormai terminato, ci salutiamo, e mi incammino verso la Bowery Station per prendere la metro, consiglio a tutti ovviamente un giro a New York soprattutto in primavera, quando il tempo è più favorevole per questo tipo di esperienze, e se vi piace l’arte e soprattutto l’arte contemporanea non perdetevi sicuramente il Moma, ma fate anche un giro tra le strade di NoLita, negli open space di artisti emergenti.