Il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel possedere altri occhi, vedere l’universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d’altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è.
(Marcel Proust)
È uno degli artisti più originali degli ultimi decenni, espressione di una tendenza che rifiuta l'assolutismo della cultura occidentale a favore di confini porosi, permeabili, aperti a influenze che provengono da tutte le parti del mondo, da tutti gli ambiti nei quali si esprime o si è espressa o si potrebbe esprimere l'attività umana.
Dalla fine degli anni '70 ad oggi Maurizio Cannavacciuolo ha tenuto numerosissime personali in gallerie e istituzioni italiane e internazionali dando forma a una sorta di multiculturalismo prima ancora che questo termine e questa tematica entrassero nell'uso comune alla fine degli anni '80 a seguito della caduta del Muro di Berlino, della Guerra Fredda e dello sviluppo di quello che diventerà l'Unione Europea. Osservare le sue opere, sospese tra horror vacui e humor del Teatro dell'Assurdo, è un vagabondare nella complessità dell'esistenza contemporanea, nella sua storia, nella sua cultura, nella sua razionalità o irrazionalità.
È, come ho già affermato, l’espressione contemporanea della meraviglia intesa nel senso proprio del mondo antico dove era causa del filosofare. Lo stupore di fronte alle cose, la capacità di sorprenderci, di farci scoprire qualcosa che prima non conoscevamo e di spingerci a osservare con maggiore attenzione, a interrogarci, a svegliare uno stato d’animo dormiente perché nel nostro essere ordinari, comuni, omologati abbiamo perso l’importanza di meravigliarci e con essa il piacere di scoprire.
“Machine à penser o enigma sono le definizioni più utilizzate per queste opere al contempo immediate eppure difficilissime da interpretare, che richiedono tempo e pazienza per essere lette in ogni dettaglio. I riferimenti iconografici spaziano dalle anfore greche, ai bassorilievi egizi fino alle stilizzazioni da cartoon dei giorni nostri, con alcuni elementi ricorrenti, come gli insetti, le rane, le rappresentazioni di corpi come studi di autonomia e l’autoritratto dell’artista”. Osservare le opere di Cannavacciuolo è un’esperienza totalizzante: da un alto c’è la bellezza dei colori o del bianco e nero, dei pattern che diventano figure o delle figure che diventano pattern attraverso la permeabilità dei confini, dall’altro lato ci sono le citazioni, i riferimenti reconditi o palesi vuoi al privato dell’artista vuoi al mondo che ci circonda, in tutte le sue accezioni, in tutte le sue potenzialità. In questo, le opere di Cannavacciuolo esprimono al meglio l’equilibrio tra etica ed estetica, tra concettuale e pratico.
Possiamo avere un assaggio generoso della straordinarietà della sua pratica artistica nella personale inaugurata a fine gennaio a Milano, strutturata su due gallerie: Galleria Giovanni Bonelli dove fino al 23 febbraio ci saranno opere realizzate negli ultimi anni insieme a lavori concepiti proprio per lo spazio di Milano e Galleria Pack dove fino al 26 marzo troveremo Three Large Black and White Paintings, tra grandi opere in bianco e nero (due lavori di due metri per tre e uno di due metri per dieci) appositamente concepiti per gli spazi della galleria.
Se è vero come afferma Jostein Gaarder che “crescendo noi non ci abituiamo solo alla legge di gravità bensì al mondo così com’è; perdiamo a poco a poco la capacità di stupirci per quello che il mondo ci offre” la mostra di Maurizio Cannavacciuolo è l’occasione giusta per ritrovare quella capacità mettendola nuovamente in pratica.