Da Los Angeles ai parchi nazionali di Sequoia, di Kings Canyon e di Yosemite, attraverso il massiccio della Sierra Nevada, poi giù dal Tioga Pass innevato verso la torrida Death Valley, con la strada che scende sotto al livello del mare, fino alla girandola di luci di Las Vegas, capitale mondiale dell’intrattenimento. Un giro in senso orario nella terra dei giganti, dei record della natura, tra gli alberi più grandi, il canyon più profondo, i monti più alti, le cascate e le rocce granitiche più maestose. Oltre a caverne, deserti e ghiacciai, uno accanto all’altro. Sette giorni intensi e duemila chilometri attraverso mutamenti climatici e paesaggistici tali da farci riflettere sulla contrastante e superba bellezza del nostro pianeta. Basti pensare che il Telescope Peack di 3368 metri, con alle spalle il Mount Whitney di 4418 metri, la vetta più alta degli States (Alaska e Hawaii a parte), in linea d’aria dista appena venti chilometri dalle Badwater, il punto più depresso del paese a meno (-) 86 metri. Un susseguirsi di parchi frequentati da visitatori gioviali, estroversi, amanti dell’open air e dell’easy going. Camper, roulotte e Harley Davidson dovunque: in quanto a cultura dello svago, della ricreazione e del divertimento gli americani non hanno rivali, sono imbattibili.
Dopo qualche giorno trascorso tra Huntington Beach, Venice e Hollywood Boulevard, tre realtà completamente distinte, i primi di settembre assieme a mio figlio Fabio (13 anni), mia sorella Rossana e ai suoi due ragazzi, Giacomo e Gabriele di 24 anni (gemelli), saliamo sul nuovo e scenico camper della Cruise America montato su meccanica Ford E-350: un comodo 25feet (7.60 m) prenotato nella zona di Carson, sulla 405 a sud dell’aeroporto. Lasciamo Los Angeles seguendo la highway 5, superiamo le prime afose colline a lato delle famigerate falde di San Andreas e al grande bivio imbocchiamo la 99 fino a Visalia, punto di transito per la 198, altresì nota come Generals Highway, la via meridionale che conduce al Sequoia e al Kings Canyon, due parchi contigui gestiti dal National Park Service come un’unica entità. Purtroppo, per lavori in corso, fino al 2011 la strada è chiusa ai veicoli che superano i 22 piedi (6.50 m), quindi non ci resta che seguire la 63 ed entrare nel parco da nord con la 180, unica alternativa possibile.
Dopo il paesaggio piatto ma per nulla monotono, coi polverosi ranch delle aride campagne che ci riportano all’epocale conquista del West, all’imbrunire passiamo l’ondulata Squaw Valley e senza problemi sostiamo accanto al piccolo e isolato Sierra Motel, gestito da Mrs. Gena, distante 17 miglia dal parco. E’ venerdì sera e la sala biliardi del Sierra si anima di ragazzi che ballano il genere country con musica dal vivo, tutti cantano a squarciagola, tanto da farci provare una sana invidia per la gioia che esprimono. Il mattino seguente saliamo le pendici della Sierra Nevada e troviamo la prima sequoia gigante in prossimità dei caselli d’ingresso (USD 20 per camper e passeggeri, valido 7 giorni per entrambi i parchi). Al bivio, la strada a destra per la Redwood Mountain e il Sherman Tree, il più grande albero della Terra (83.78 m d’altezza e 31.27 di circonferenza), è al momento chiusa, tuttavia, 500 metri dopo il Visitor Centre del vicino Grant Grove Village (2008 m d’altitudine), centro turistico fornito di campeggio e ogni genere di servizi moderni, si scende a sinistra per un paio di chilometri fino alla famosa foresta di sequoie del General Grant (81.50 x 32.80 m), l’albero master proclamato America’s Christmas Tree, che in definitiva è soltanto due metri più basso dello Sherman, ma in compenso il suo perimetro basale è più grande di un metro e mezzo. Dal piazzale del parcheggio in fondo alla strada partono ben 64 chilometri di sentieri che consentono di esplorare questa straordinaria foresta di giganti.
Questi alberi multimillenari sono i più grandi al mondo in termini di volume, il loro legno è molto resistente alla decomposizione, ma è fibroso e fragile, per sua e nostra fortuna inadatto all’edilizia. Cadendo al suolo si frantuma. In passato veniva utilizzato per staccionate e fiammiferi, un destino umile per tale meraviglia che spinse l’opinione pubblica a chiederne la protezione. Non perdetevi i video di orientamento presenti in tutti i Visitor Centre. Dopo il pranzo nella valle panoramica dell’Hume Lake, coi fumi di un vasto incendio in lontananza, riprendiamo la 180 verso il Kings Canyon, che si rivela più stretto e scenografico nella sua parte iniziale, Yucca Point e Horseshoe Bend, punto in cui si guadagna il titolo di canyon più profondo d’America con 2500 m di dislivello. Eppure, non sembra visivamente più alto del gran canyon in Arizona. Continuando oltre la Boyden Cave e le Grizzly Falls, la valle lungo il Kings River si allarga in un lussureggiante paesaggio da fiaba fino al Cedar Grove Village e al capolinea della 180, che termina nel parco. Per continuare il viaggio verso nord ripercorriamo la 180 nel senso inverso fino a Fresno, distante 90 miglia, e seguiamo poi la 41 che in altre 60 miglia ci conduce dentro al Yosemite National Park, altro superbo lascito della natura designato come patrimonio dell’umanità dall’Unesco, per le sue spettacolari cime granitiche, le sue cascate, le sequoie giganti e la preziosa biodiversità vegetale e animale. E’ uno dei parchi più frequentati degli USA, con oltre 3.5 milioni di visitatori l’anno.
Di fronte al ticket office (USD 20) troviamo l’accesso al Mariposa Grove, un’area boschiva di sequoie enormi datate attorno ai duemila anni. In breve si giunge al piacevole Pioneer History Centre di Wawona, una fedele ricostruzione del passato, con saloon, stalle, cavalli, ponte coperto, diligenza, costumi d’epoca e antichi attrezzi, che merita la sosta di qualche ora. Essendo domenica, non riusciamo ad apprezzare la decantata Yosemite Valley come vorremmo, a causa dell’inaspettato traffico, incolonnati per ore lungo la strada che fa il giro della valle a senso unico. Impossibile parcheggiare, coi ranger che ci obbligano a proseguire, tuttavia, è pure impossibile non vedere le due principali attrattive della valle, poste lungo strada: le Yosemite Falls (730 m), tra le cascate più alte al mondo, e la parete rocciosa di El Capitan ( ), sacra ai pellerossa, meta ambita dai lanciatori di base jumping, diventando così anche il luogo di fatali incidenti. Lasciamo la turistica valle, chiusa tra monti e percorsa da un fiume che forma laghetti d’acqua limpida dove la gente si bagna, e imbocchiamo la 120 (chiusa da novembre a maggio), la via che in 58 miglia attraversa la Sierra Nevada, con la vegetazione che torna allo stato brado e il traffico inesistente.
Il cartello giallo recita ”Speeding Kills Bears”, esortando a guidare piano per non investire orsi. La prima parte è caratterizzata da distese di monconi d’albero bruciati dai numerosi incendi che da sempre incombono sulla regione, mentre salendo in alta montagna il paesaggio diventa vario e particolarmente affascinante, a cominciare dal belvedere dell’Olmsted Point, che si trova circa a metà percorso. Sulla destra, indorato dal sole obliquo all’orizzonte, spicca netto l’Half Dome (2700 m), la più grande roccia granitica del pianeta, diventata l’icona simbolo del parco. Idilliaco anche il Tenaka Lake subito dopo, ed eccezionali gli enormi macigni bianchi che sbucano dal verde come isole tropicali, così la stessa Sierra Nevada ci appare come una grande isola che emerge da un mare di sabbia, ma è in arrivo il buio della sera e per oggi dobbiamo accontentarci. Ripariamo nel parcheggio del Tuolumne Lodge, tra monti innevati, avventori che cuociono i dolci mashmallow seduti in cerchio attorno ai falò, e una nitida via lattea, che ipnotizza e pare toccarsi. Notte gelida, in netto contrasto coi climi a volte torridi dei giorni passati; alle 5 accendo il motore e giungiamo al Tioga Pass (3031 m) assieme ai primi bagliori dell’alba. Qualche miglio in discesa e siamo subito fermi, incantati dai giochi di luci sul piatto Tioga Lake, poi un caffè al primo rustico resort e le foto all’Ellery Lake, dove fraternizziamo con un gruppo di attempati motociclisti arrivati dall’Alaska su splendide Harley Davidson a tre ruote.
Giunti a valle, percorriamo verso sud il versante orientate della Sierra seguendo l’arida 395, che taglia l’lnyo Forest, fino a Lone Pine, cittadina dominata dal monte Whitney. Fuori abitato, si gira a sinistra per la 136 e subito c’è la sosta d’obbligo al moderno Visitor Centre, con plastici, video e info che ci introducono alla famigerata Death Valley. Da qui in poi è tutto accecante deserto. Sulla via, a una ventina di chilometri, perlustriamo il curioso abitato di Keeler, un villaggio in gran parte disabitato posto sul ciglio del lago secco Owens. Officina, case, camper, auto, persino una gloriosa Chevrolet Impala del ‘58, tutto abbandonato. Entriamo nella 190, la provinciale che attraversa la “valle della morte”, e in breve ci troviamo davanti alla mega insegna d’ingresso al parco. Saliamo in cima al cangiante Rainbow Canyon, d’origine vulcanica, osserviamo la veranda del Panamint Spring Restaurant senza fermarci e ai piedi della ripida salita del Towne Pass (1511m) troviamo il cartello che ci avvisa di spegnere il condizionatore per attenuare la forte pressione del motore causata dall’alta temperatura, che oggi supera i 47°C (può bruciare la testata). Ma è un caldo secco che non ci disturba più di tanto, un po’ come essere sotto a un grande phon per capelli. Prima di partire in tanti ci hanno sconsigliato di venirci, per serpenti, scorpioni, e soprattutto per il calore, ma in camper (a/c, frigo e scorta d’acqua) rimane una stupenda passeggiata, col deserto praticamente in vetrina. In verità il panorama è tutt’altro che piatto o noioso: alte montagne, ampie distese salate, laghi prosciugati, profondi e variopinti canyon, popolato inoltre da grossi mammiferi, come bighorn (ovino dalle grandi corna), coyote e roadrunner (“bip-bip”), oltre a un’infinità di altri animali adatti ai climi estremi.
Dopo il cono gelato al Stovepipe Wells Village troviamo le dune di sabbia tipiche dei deserti africani e l’inizio del tratto che scende nella bianca vallata concava, affossata a diverse decine di metri sotto il livello del mare. Arriviamo al villaggio di Furnace Creek nel tardo pomeriggio, luogo in cui in passato il termometro toccò i 57°C, la seconda temperatura più alta mai registrata sul pianeta. In effetti, questa conformazione geologica può scatenare un clima al limite della sopportazione umana. Da non perdere il museo all’interno del Visitor Centre, che spiega i vari aspetti storici e climatici della regione. Ancora poche miglia ed eccoci finalmente al “nostro” Zabrieskie Point, il luogo che deve la sua fama al celebre film di Antonioni. E’ anche il fenomeno geologico più bello del parco, grazie alle sue rocce erose che assumono colorazioni uniche e suggestive. Saliamo sulla collina per ammirarlo nel momento migliore della giornata, quando il sole è inclinato all’orizzonte. Un bellissimo sentiero denominato twenty mule canyon si snoda all’interno delle rocce, ma è ormai tardi e non riusciamo neppure a salire sulla Dante’s View o percorrere l’Artists Drive.
Lasciamo il paesaggio lunare della Valle e cambiamo completamente “clima”: casinò e slot machine. Dopo la notte nel vasto parcheggio dell’Albertsons a Pahrump, dove già si respira l’aria libertina del Nevada, l’indomani alle 10 siamo a Las Vegas, famosa capitale del divertimento e del gioco d’azzardo, licenza che gli ha valso il nomignolo di Sin City (città del peccato). Dalla statua della Libertà di Tropicana Av. saliamo lungo la “The Strip”, in cui si allineano i casinò e gli alberghi più famosi, in cerca di un posto dove lasciare il camper senza problemi. Lo troviamo in angolo con Riviera Blvd, in cima a 5 miglia, ma le cose da vedere sono talmente tante e strabilianti che camminiamo rapiti fino a notte fonda senza mai avvertire la fatica. Da non perdere gli interni dell’Hard Rock Cafè e dell’Harley Davidson, The Venetian e un po’ tutto. Pacchiano, sfacciato, sfarzoso, tuttavia unico, nel suo genere geniale, e almeno una volta nella vita merita di essere visto. E pensare che soltanto dal 1946, con l’apertura del Flamingo, primo hotel-casinò della città, ebbe inizio questa proficua industria della vida alegre. Rientriamo a Los Angeles seguendo la 15 per 500 comodi chilometri, con l’unica pausa a metà via per vedere la romantica Ghost Town di Calico, un vecchio villaggio del mitico Far West.
Notizie utili
Enti Turismo - i quattro parchi visitati in questo servizio sono amministrati dal National Park Service: www.nps.gov. Ulteriori informazioni nel sito dei ranger: www.OhRanger.com
Documenti - passaporto a lettura ottica. Per informazioni: italian.italy.usembassy.gov
Prefisso internazionale - dall’Italia 001 e dagli USA 011-39; per informazioni premere “0” (Operator) da qualsiasi telefono.
Emergenza - polizia, ambulanza, tel. 911.
Assicurazione - l’assistenza medica negli USA è costosissima, noi ci siamo assicurati con Europe Assistence (tel. 800443322) per un massimale pari a euro 70.000 spendendo 42 euro a testa. L’assicurazione in camper è compresa nel noleggio.
Soccorso stradale - in qualsiasi luogo e momento (servizio 24h) telefonate al Cruise America Traveler’s Assistence: 1-800-334-4110. GPS molto utile nelle aree metropolitane, soprattutto a Los Angeles.
Misure - 1 feet (piede) = 0.30.48 m; 1 miglio = 1609 m.
Consolati d’Italia - Los Angeles, tel. 310-8200622 - www.conslosangeles.esteri.it
Las Vegas, console onorario Stefano Ripamonti, tel. 702-5385162; e-mail: montivegas@aol.com
Death Valley – date le elevate temperature la ventola fatica a raffreddare il motore, specie di un mezzo pesante come il camper, in quanto il calore al suolo è ancor più forte. E’ perciò importante spegnere il condizionatore nelle salite e comunque toglierlo ogni tanto per evitare il rischio di bruciare la testata. Nei mesi di luglio e agosto la valle della morte è proibita dalle compagnie di noleggio RV, mentre a giugno e settembre è acconsentito attraversala sotto la propria responsabilità, ma non a soffermarsi per girarla al suo interno. In caso di avaria o incidente l’assicurazione stipulata qui perde di validità. Tenete presente che nella parte bassa della Death Valley il cellulare non funziona. Inoltre, nonostante sia un ambiente desertico, anche d’estate è possibile imbattersi in violenti temporali, detti flash flooding, capaci di creare profonde voragini nel manto stradale, che poggia su un fragile fondo sabbioso. Prima di partire controllate il livello dell’acqua nel radiatore, fonte principale di guasti, ed è consigliabile contattare il numero verde gratuito 760 786 3200: un nastro registrato informa sulle condizioni generali e di transito del parco. Al suo interno, sulla 190 trovate tre distributori (Panamint Spring, Stovepipe Wells, Furnace Creek), col prezzo del carburante raddoppiato, oltre a svariati punti dove poter fare scorta d’acqua per il radiatore (non potabile). A differenza di altri parchi dove l’ingresso si paga a un apposito casello con barra, posto sul confine geografico del parco, nella valle della morte questi si trova soltanto a Furnace Creek, giù dalla strada maestra, indicato da un cartello (USD 20).
Noleggio Camper
Tutti i tipi di camper, caravan, luoghi e materiali attinenti, sono indicati con la sigla “RV” (pron. ar-vi = Recreational Vehicle).
Cruise America, 2233 223 Road, Carson (LAX) - tel. 310-5223870; www.cruiseamerica.com
Per il noleggio occorre la carta di credito, non pre-pagata, la patente di guida italiana e il passaporto. Al momento della prenotazione bisogna versare US$ 300 di deposito tramite Internet, più altri 200 sul posto alla partenza, che verranno restituiti alla consegna del mezzo. Attenzione a non confondersi: i camper della Cruise America sono tutti a benzina normale: “regular unleaded” a 87 ottani.
Sosta
Al momento del noleggio chiedete le riviste Camp California e KAO Directory, con la mappa dei campeggi. Vedrete che Camping RV ve ne sono dovunque. La categoria varia da 1 a 5 “W” (Welcome), riferite a servizi “F” (facilities) e svaghi “R” (recreation). Informazioni dettagliate e prenotazioni online nel sito www.camp-california.com (tel. 1-888.782.9287). Nei centri abitati abbiamo sempre parcheggiato in normali spazi per auto, sufficientemente ampi. Per le acque nere chiedete della “dump station”.
Numerosi i camping anche all’interno dei parchi, sappiamo però che nei fine settimana può essere problematico trovare una sistemazione lungo la Yosemite Valley. L’unica dump station sul percorso della Death Valley, con acqua gratuita, la trovate sulla via principale a Furnace Creek, sul lato opposto all’oasi di palme del Golf Course.
A Los Angeles il Dockweiler RV Park (W: F3-R3) è l’unico camping sulla spiaggia nell’area metropolitana, nei pressi dell’aeroporto e del deposito Cruise America di Carson: 12001 Vista del Mar, in fondo alla Imperial Hwy, sulla Playa del Rey.
Tel. 310-322.4951; www.labeaches.info
Servizi interni: tavolo e BBQ in ogni piazzola, docce calde, lavanderia, volleyball, surf-fishing. Ciclabile lungo 35 km di costa.
Anaheim Harbor RV Park (W: F3-R1) è, invece, quello più vicino a Disneyland, raggiungibile anche a piedi, e anche il meno costoso dell’area. Dalla Hwy 5 uscite a Harbour Blvd, andate a nord di un blocco, superate l’incrocio con Ball Rd e sulla sinistra, al numero 1009, c’è il campeggio.
Tel. 714-5356495; www.anaheimharborrvpark.com
Servizi interni: docce calde e servizio shuttle-bus con Disneyland. Ben visibile lo show notturno dei fuochi pirotecnici.