Costruita a partire dal 214 a.C. circa per volere dell'imperatore Qin Shi Huang a scopo difensivo, la Grande Muraglia è uno dei monumenti più noti della Cina.
La visita di uno dei suoi tratti restaurati è un'escursione che si può fare in giornata da Pechino e, se ci si trova nella capitale cinese, non si può certo perdere l'occasione. Sveglia relativamente presto, ma non proibitiva, per salire su un bus che mi porta a Mutianyu. Da questo paesino si accede a una delle sezioni meglio restaurate e più interessanti dal punto di vista architettonico, nota soprattutto per le numerose torri di guardia riportate al loro aspetto originale e visitabili.
Il viaggio non è brevissimo, due ore circa. Dal finestrino si vede scorrere il paesaggio: la metropoli con gli alti edifici moderni del centro e il suo traffico congestionato lascia via via spazio alla periferia e poi alle piccole realtà dei villaggi e alla natura. Nel mentre la pioggia cade sempre più forte e, fra i miei compagni di viaggio, qualcuno si è pentito di aver lasciato Pechino.
Una volta arrivati a Mutianyu, si viene lasciati all'ingresso del centro visitatori. A piedi, ci si fa strada fra bancarelle e ristoranti di multinazionali fino ad arrivare alla fermata di una navetta, un breve viaggio di dieci minuti porta i turisti ai piedi di una piccola salita che conduce all'imbarco delle due funivie (una coperta e una scoperta) che servono questa sezione della muraglia. Dicono non sia obbligatorio prenderle, ma a meno che non vogliate abbarbicarvi e arrivare già stanchi alla Muraglia, lo consiglio caldamente. Ancora un paio di controlli di passaporto, normale routine in Cina, e guide chiacchierone, bancarelle, fast food e gift shop scompariranno dalla vostra vista.
Scendo dalla funivia, percorro una breve scalinata ed eccomi qui al cospetto della Grande Muraglia. Piove, o meglio diluvia, e qualcuno decide di desistere: fa una foto davanti al masso che ricorda che siamo in un sito dichiarato dall'Unesco, nel 1987, patrimonio dell'umanità e un'altra che, con una buona prospettiva, fa intravedere le prime due postazioni fortificate. Per scaturire l'invidia dei followers su Instagram e per aggiornare la propria lista delle meraviglie visitate è sufficiente. Per me no, per anni ho sognato di visitare questo luogo e niente mi fermerà. A valle ho capito che il mio equipaggiamento non sarebbe stato abbastanza adeguato così ho comprato, anzi sovrapagato, un grande impermeabile e delle galosce per le scarpe. Così bardata, salgo quei quattro impervi gradini e abbasso la testa per infilarmi in una piccola porticina. L'ingresso della muraglia non si può dire sia monumentale.
Parto per la camminata: un saliscendi che collega fortini disposti a intervalli regolari. Un serpentone che si srotola su crinali di pendii immersi in un paesaggio verdeggiante. Il percorso, in alcuni tratti è disconnesso e costellato di gradini decisamente alti ma, fortunatamente, la pavimentazione in pietra non lo rende troppo scivoloso. C'è meno gente di quanto mi aspettassi, ero pronta alla calca invece ci si può muovere con agilità e prendersi i propri spazi. Alcuni local mi avevano consigliato l'ingresso da Mutianyu, meno affollato di Bedaling o di Semetai. Per ora la scelta si è rivelata azzeccata.
Per l'acqua e per il vento, inizialmente avanzo a fatica ma sono determinata ad arrivare alla sesta torre di guardia (come consigliatoci all'ingresso). Il percorso non ammette deviazioni e conduce da un fortilizio all'altro. In alcuni si può entrare e visitare gli anfratti in cui si rifugiavano e riposavano le sentinelle, in altri la via porta direttamente sul tetto da cui si gode la vista sul paesaggio. Mentre si percorrono queste mura fortificate non si può non pensare alla moltitudine di guerrieri che si sono presentati al cospetto della Grande Muraglia e contro i suoi 8851 chilometri hanno infranto i loro sogni di conquista della Cina.
Fortunatamente la pioggia diminuisce e smette quando ormai sono in vista della quarta torretta. La raggiungo e all'interno trovo un singolare vecchietto che vende merendine occidentali da pagare rigorosamente con il bancomat. Assurdo ma la Cina è anche questo e, dopo dieci giorni in questo Stato, quasi non mi sorprende. Ormai si possono ripiegare i ponchi e, accompagnati da un timido raggio di sole, raggiungere la quinta torretta. Entro e mi metto in fila per salire una scaletta a pioli un po' arrugginita che porta sul tetto. Ciò che più mi stupisce è che questa non è una deviazione panoramica, ma il percorso principale! Arrivata alla sommità, la scoperta: davanti a me un'infinita scalinata e lì, alla fine di questa, il belvedere del sesto fortilizio.
Inizio l'ascesa, ho contato cinquecento scalini ma sicuramente erano di più. L'ultima parte si fa a quattro zampe, tanto è inclinata, e si passa uno alla volta. Dalla stessa scala si scende e si sale e questo di certo non aiuta il flusso. Qualcuno si spaventa e non sale ma io ormai vedo la meta, non mi tirerò di certo indietro e guadagnerò il belvedere.
Arrivata in cima, un masso con su scritto in cinese “il luogo degli eroi” ti accoglie. Davanti a me la muraglia sale ripida lungo il pendio ma una porta murata e un cartello “This is the undeveloped segment of the Great Wall. No crossing” fanno capire che più in là non ci si può spingere. Ma non c'è tempo per la delusione, voltandosi si vede tutto il percorso che si è fatto e non solo. Lo sguardo si perde a scrutare l'orizzonte fin dove si riescono a scorgere le fortificazioni e gli altri fortilizi. Molti scattano qualche foto ma tutti si prendono un momento per riflettere. Presi dal percorso ci si dimentica, infatti, che si sta visitando una delle sette meraviglie del mondo moderno. Arrivati al belvedere, però, la consapevolezza ti coglie e con lei un po' d'emozione.
Quell'emozione che si prova ogni volta che si visita un luogo studiato e visto sui libri o in foto e, che fino a qualche mese, fa non pensavi di poter mai vedere dal vivo in vita tua. Le nuvole basse post acquazzone e i versi di alcuni uccelli maestosi che sorvolano il monumento, rendono ancora più magico il momento.
Ora non resta che rifare il percorso al contrario e arrivare alla cabinovia. Un ultimo sguardo prima di ridiscendere a valle. Ormai splende il sole quando riprendo il bus per Pechino. Tornando penso che è proprio vero: la fortuna aiuta gli audaci. Se mi fossi fatta abbattere dal maltempo mi sarei persa una delle tappe più speciali del mio viaggio in Cina e, riguardando le foto, penso che senza la pioggia non sarebbero state così suggestive