Per apprezzare e godersi Mahé, il noleggio di una jeep mini-moke a 10 dollari al giorno è indispensabile. Dopo una sana nuotata nell’oceano, Valentina ci porta a far conoscere Pinuccia e Franco Boldrini, la bella coppia di sposini milanesi con figlio piccolo che da cinque anni abitano in una grande casa colonica circondata da un ampio giardino e affacciata sul mare oltre la strada. Abitazione isolata, nel sud dell’isola, in cui vivono assieme a gatti, cani, tacchini e animali vari. Franco fa il falegname e, da tempo, sta preparando una barca da dieci metri per fare charter oppure mollare di nuovo tutto e ripartire per mare. Racconta di un loro amico che ha vissuto per otto mesi alle isole Amirante, 250 km a sudovest di Mahé, tra grande accoglienza di bella gente che vive della natura e zero spese. Questo amico gli ha riferito che le isole ancora più a sud, le Aldabra, sono piene di preziosi gusci di tartarughe morte: “Quelle che hanno al centro le squame un po' bianche, sono preziose. Se hanno invece delle scaglie gialle in mezzo al marrone sono ancora più rare e di valore”.

Parlando del nostro itinerario, Franco dice che il Malawi è un paese bellissimo, purtroppo è conosciuto in Africa solo per il grande commercio di avorio. Bella gente e la vita costa pochissimo: “Ha però un governo reazionario ed i cartelli alle frontiere avvisano, a caratteri cubitali, che è proibito l’ingresso a ‘capelloni’ ed ‘hippy’. Non ti fanno entrare neppure se sul passaporto c’è timbrato il visto di un paese socialista. Invece in Sudafrica si può andare ugualmente. Il fatto è che, a causa della politica dell’Apartheid, l’unico paese in questa parte di mondo in cui è possibile ottenere il visto del Sudafrica è proprio il Malawi”. Noi abbiamo già i visti di Somalia e Seychelles, due modi diversi di interpretare il socialismo. Speriamo non ci creino problemi alle frontiere future. Ci vorrebbe un passaporto nuovo, vergine.

Pinuccia è turbata, racconta che il postino spaventato dai suoi cani, le ha detto in tono minaccioso: “Se non li date via faccio cacciare voi dalle Seychelles”. Cosa impensabile solo poco tempo prima. Con questa nuova politica nazionalistica del nuovo presidente, i residenti sono ora trattati senza più tanto riguardo, molti nativi amano ripetere: “I am a Seychelles!". Orgoglio nazionale che nasconde un enorme complesso, ma questo è ciò che vivono i residenti, gli altri, i turisti, non se ne accorgono. I più arroganti sono quelli di scuola francese, che sono sempre scontrosi e nervosi proprio come i francesi. Pinuccia completa il concetto: “Seychelles, clima caldo e ambiente sociale freddo. I seicellesi una volta calorosi, non lo sono più. Questo regime ha messo in paranoia un po' tutti togliendo il sorriso alla gente, così si dice in giro ed è vero. Dal colpo di stato tutto è cambiato, adesso pensano che ogni straniero sia una spia, paranoici in stile sovietico”.

Franco definisce i seicellesi “childness people”, popolo infantile, e non è però così estremo nei confronti del nuovo governo che, a suo parere, dimostra di avere dei principi, dei riferimenti ideologici precisi: “I nativi restano dei bambini tutta la vita e questo governo cerca di educarli a non sperperare tutti i soldi dello stipendio in una sera a bere birra e non portare così niente a casa a moglie e figli, cerca di trasmettergli il senso della famiglia. Evitare di mettere al mondo delle creature per poi fregarsene. L’intento è quello di dare più coscienza alla popolazione”. Parlando di nuovo degli italiani, Franco conferma ciò che ha detto ieri Mauro del Blu Safari: “Gli italiani residenti sono in gran parte gelosi tra loro e delle malelingue, si sentono superiori perché sono ormai inseriti e ai nuovi arrivati non spiegano come stanno le cose, non li aiutano. A Praslin è uguale ma la vita è più isolana e autentica. Alle Seychelles tra i residenti regna un clima chiacchiericcio come nei paesi di provincia”.

Arriva in visita anche Giuliana, appena giunta dall’isola di Nosy Be in Madagascar, per raccontare che il governo malgascio filosovietico ha confiscato un grande hotel al suo compagno che ora, assieme ad un socio locale, ha preso in gestione il Club Nautico di Victoria: noleggia barche e fa charter per i turisti. Dalla descrizione se ne deduce che è un giovane brillante, dinamico, pieno di iniziative e senza problemi economici. Nel cortile d’ingresso c’è una giovane donna locale che aiuta Pinuccia nelle faccende di casa: “Questa casa è grande, c’è molto da fare, ci aiuta una domestica che viene ogni giorno per 3 ore”.

La paga è di 100 rupie ogni 15 giorni, pari a 32 dollari al mese e a 0.35 centesimi di dollaro all’ora. Pinuccia precisa: “Per chi arriva dall’estero è una cifra irrisoria ma qui non si ragiona così. Il nostro è un rapporto di lavoro normale per quel genere di servizio”. E aggiunge: “La tariffa ufficiale per una in grado di fare le pulizie, lavare, stirare e cucinare per 8 ore al giorno, è di 450 rupie al mese. Le Seychelles sono un paese caro per le merci e per il turismo, ma se ci abiti e ti adegui trovi il modo di risparmiare, dipende sempre dal tipo di vita che intendi fare”. Basta avere un fornello per cucinare e fare la spesa al mercato che già si risparmia tantissimo: “Considera che il turista in un paio d’ore al pub spende quello che un operaio delle Seychelles guadagna in un mese”.

La casa di Pinuccia e Franco, come quella di Lorenzo Appiani, è un altro punto d’incontri, probabilmente perché anche i due milanesi sono persone socievoli e soprattutto affidabili nei commenti. Personalmente, sono giunto alle Seychelles con l’idea di un lavoro col turismo e mi ero riproposto, una volta giunto qui, di informarmi per capire come funziona per avere il permesso ad aprire un’attività alle Seychelles. Ed eventualmente ritornare se ne valesse la pena. Mostro così a Franco le foto del mio progetto di ritratti stampati su tessuto tramite un tele-computer speciale made in Germany. Mi consiglia di andare a parlare direttamente con il Presidente della Repubblica: “Qui si usa fare anche così, chiedendo che mi diano una risposta subito sul permesso per evitare di attendere tre o anche sei mesi per nulla. Magari con appuntamento preso dal console Corrias”.

Il fatto che un perfetto sconosciuto qualsiasi possa andare a trattare un affare di relativa importanza personalmente col presidente delle Seychelles mi stupisce. Credo sia dovuto al fatto che qui si conoscono un po’ tutti, come in un piccolo paese. Inoltre, tra i seicellesi abbienti e i residenti stranieri c’è spesso un rapporto di interessi e di amicizia precedente alla assunzione di qualcuno a ruoli importanti e decisivi per il destino delle isole, per cui sono molto curioso di fare questa esperienza, comunque vada.

Dice che c’è un altro giovane con pressa che fa stampi sulle magliette ma lavora poco. Gli hanno dato il permesso poco tempo fa. Il mio sistema è però sofisticato ed innovativo, diverso. Tuttavia, Franco sembra sconsigliarmi: “Alle Seychelles ci sono quattro gatti, non c’è molto turismo e comunque meno dell’anno scorso per le voci del colpo di stato e la crisi economica in Europa, inoltre vivere qui costa una pazzia, se non ti organizzi da casalingo”. In effetti, per le vie di Mahé non c’è molta gente. Franco già un anno fa voleva mollare tutto deluso dalle Seychelles: “Qui, se sei odontotecnico come potresti essere tu, lavori per il governo quattro ore al giorno e ti danno casa e stai da re senza pensieri. Oppure, se sei pittore, come tanti, è meglio che lavori in Italia e forse là puoi fare milioni, l’Italia è l’America non qui”. Il mio lavoro con computer non lo vede male, ma mi consiglia di scegliere un altro luogo, come il Sudafrica dove il denaro scorre, c’è molta gente e favoriscono le attività commerciali.

Arriva per un saluto al volo Roy Garden, ingegnere scozzese nato nel Malawi e residente alle Seychelles da dodici anni. È in compagnia di Angelo Bertoloni e Murrey, che sanno ogni cosa e si offrono di aiutarmi in caso decidessi di avviare una qualsiasi attività alle Seychelles. Cosa rara, dicono, poiché in genere gli italiani residenti non sono molto propensi ad aiutare i nuovi arrivati. Per chiedere i dovuti permessi, Murrey si offre di portarmi negli uffici giusti. Parlano poi con stupore di un signore mandato dal governo italiano per acquistare granito seychelliano che è molto più scadente del nostro italiano.

Arriva anche Fernando Antivalle, cinquantenne direttore della Somali Airlines a Roma che è appena arrivato da Mogadiscio dove dice di esserci stato per la 34ma volta. È in compagnia di Fatima, una bella ragazza creola di carnagione olivastra che frequenta da due anni. Lei parla bene l’italiano, è divorziata da un marito italiano. Conversando sul brevetto aereo, argomento che mi interessa a causa del corso piloti interrotto a Modena nel ’72, Fernando conferma che conviene prenderlo alle Seychelles perché è un brevetto internazionale. Il corso propedeutico si svolge direttamente in inglese ed è più celere ed economico che in Italia: “Qui in 40 ore di volo si ottiene il PPI, Private Pilot License, per voli internazionali. Si usano solo aerei con un motore, per aerei con due motori non fanno il corso. Volando quattro volte alla settimana in circa 3 mesi si ottiene il brevetto che è la stessa istruttrice a consegnarlo quando ritiene l’alunno pronto. Ci sono solo due tipi d’aereo, il Cessna 150 a 2 posti e il Cessna 172 a 4 posti.

Ogni singolo allievo ha lezioni a parte, non in gruppo ma a quattr’occhi con l’insegnante, e la teoria si svolge 30 minuti prima di salire sull’aereo. Si vola per un'ora. I testi sono in inglese ma è importante imparare i termini aeronautici. Occorrono poi cinque ore di volo all’anno per conservare il brevetto”. Fernando è un bel tipo solare, sempre sorridente, ci siamo divertiti nel raccontare a Pinuccia e Franco il fascino della vita a Mogadiscio, dalle “sormute”, prostitute locali, alle retate della polizia e le liti spassose e a volte ridicole di ogni notte. Anche lui è innamorato di Mogadiscio dove ormai si sente a casa e dice di starci da re: “Là vado a caccia di facoceri e faccio la bella vita”. Insieme abbiamo succhiato i rami di kat e Franco si è scandalizzato perché li considera una droga. Fernando parla anche della corruzione esagerata che regna in Somalia: “Tutti vogliono mangiarci sopra con case, auto, mobilio e un po' di tutto”. Promette di farmi lo sconto aereo se mi presento a Roma o a Mogadiscio, dove alloggia sempre alla Croce del Sud. Precisa che Corrias, il console italiano, non è azionista della Somali Airlines, come in molti credono, ma direttore alle Seychelles. Con Fernando, da casa di Pinuccia e Franco, andiamo alla spiaggia di Beau Vallon per salutare Lorenzo Appiani nella sua nuova lussuosa villa che funge da abitazione e da galleria per i suoi quadri.

Lorenzo si entusiasma tantissimo del mio progetto di lavoro con il tele-computer a circuito chiuso e propone di farlo in società. Dice l’esatto contrario di ciò che sostiene Franco. Piazzerebbe lo strumento nella sua galleria e in un baleno sforma mille ipotesi di utilizzo, accordandosi anche con le principali agenzie turistiche. Pensa fortemente a come utilizzare al meglio il progetto dell’apparecchiatura: qualsiasi immagine che la telecamera mette a fuoco, in un minuto la trasmette al computer che la stampa su carta o tessuti, come maglie, abiti, tovaglie, bandiere, asciugamani, cuscini, calendari, disegni ed altro ancora in modo innovativo. In pratica, nell’utilizzo principale, la telecamera inquadra il volto del turista e ne stampa il ritratto su di una qualsiasi maglietta o tessuto. Novità assoluta. Ma Lorenzo ne estende il raggio: “Si può utilizzare anche per ricorrenze, anniversari, con sfondo di palme o di dipinti”.

Già propone l’assunzione di due operaie. Per i permessi, Lorenzo conosce un po’ tutti e assicura anche di riuscire ad evitare la dogana, quando arriva l’attrezzatura, che sarebbe il 40% di tasse sulla fattura. Per certo, Lorenzo sarebbe un socio perfetto, tra l’altro, a breve riceverà la cittadinanza e diventa seicellese, grazie anche al suo enorme monumento donato al governo, montato sulla rotatoria vicino al Pirata Arms. Inoltre, Lorenzo ha acquistato questa villa in un’area dove stanno costruendo un lussuoso resort per turisti e lui si trova al centro del complesso.

Il lato B è la manutenzione, in caso di guasti, ma soprattutto resto perplesso quando mi dice che io non devo risultare come socio: “Per semplificare le cose”. E precisa: “Se vai dal Presidente della Repubblica lui ti dice di sì ma poi c’è tutta la trafila burocratica di tre mesi e se magari trovi un ufficiale poco disponibile, anche se il Presidente a voce ti ha detto sì, alla fine può essere un no”. Per regolarità morale e penale, spiega, la nostra società risulterà da uno scritto privato che Lorenzo ritiene essere validissimo alle Seychelles. Ora però è impegolato nel pagare la villa e dice che per la metà del costo del tele-computer non ha i soldi, dovrei anticiparli io. Lorenzo è una persona a posto e sarebbe il socio ideale ma io non amo le società in genere. Se ci sono le condizioni, preferisco avventurarmi da solo.

Lorenzo ha un hotel sull’isola di Praslin e m’incanta quando con gioia e vanto racconta di suo figlio che ancora piccolo frequentò le scuole elementari: “Con i compagni di scuola creoli faceva 6 km a piedi scalzi in un sentiero pieno di buche e 6 km al ritorno, un esperienza molto formativa”. E aggiunge un dettaglio del costume locale: “Quando però arrivano le navi in porto, ancora adesso le maestre vanno ad amoreggiare coi marinai e le scuole rimangono chiuse”.

Lorenzo e amici ci consigliano di fare una scarpinata di mezzora per andare a visitare la spiaggia di Anse Major, in un percorso montano da scarpe da ginnastica, e noi eseguiamo. Dal ristorante La Scala, sulla parte ovest di Beau Vallon, seguiamo la strada panoramica che sale lungo la costa fino alla barra che ci obbliga ad abbandonare la macchina e proseguire a piedi. Il sentiero è abbastanza impegnativo, con salite e discese ripide su rocce appuntite, tuttavia regala scorci davvero suggestivi. La due spiagge attigue sono belle, deserte e selvagge, come però tante altre in giro per l’isola. Il mare è subito profondo e nel fare snorkeling vediamo molte varietà di pesce e anche razze e famiglie di delfini, sempre prestando attenzione alla corrente marina. Da tener presente che l’oceano qua attorno è pieno di squali, anche fino a riva. Basta chiedere ai locali, tutti sanno di marinai senza un piede o un braccio a causa di uno squalo.

Dopo il sudatissimo ritorno alla jeep, andiamo a mangiare al King Wah dall’amico YanYan, nome che dice significare "uomo elegante, bello e nobile d'animo". Qui un signore svizzero ci parla di Rhodesia e Sudafrica, sostiene che in entrambi i paesi si sta benissimo: “C’è una vita sociale intensa, si fanno molti party e ci sono molte donne”. E aggiunge: “Non è vero che i neri non amano i bianchi, è solo una minoranza nera che protesta”. Sarà vero? A noi risulta, invece, che da Salisbury a Johannesburg ci si muove solo sotto scorta militare. Parlando di razzismo e di bianchi, YanYan tiene a precisare che anche i bianchi residenti alle Seychelles sono molto razzisti, da loro sente spesso dire: “Sporchi negri, non hanno voglia di fare un cazzo! Piuttosto scopo una di 80 anni ma che sia bianca”. Interviene lo svizzero: “Sono totalmente idioti, le donne qui sono simpatiche e belle e riguardo all’igiene, le Seychelles sono più sane che tutta l’Europa”.

Conclude: “I residenti bianchi si sentono i padroni dell’isola anche se temono, da un giorno all’altro, di essere sbattuti fuori dal nuovo governo socialista”. Inoltre, YanYan rammenta: “Il presidente delle Seychelles è bianco e anche molti seicellesi lo sono”. In effetti, pure noi abbiamo notato che i nativi creoli sembrano non esistere, figure come ombre. Tutto si muove attorno ai bianchi e ai loro interessi. Questa tipologia di turismo edonista, votato al lusso e al piacere, non lega con i seicellesi, i quali lo subiscono inermi: “Assistono, assenti, alla massa di stranieri che girano da padroni per l’isola”. Io pure non avevo mai visto un fatto del genere, sensazione nuova anche per me. I cittadini locali, in genere, sono riservati e schivi, ad eccezione di alcuni dei così definiti “playboy creoli”, molto gettonati dalle turiste in cerca di emozioni esotiche.