Parlo e descrivo con immagini tutto il visibile.
Parlo e descrivo con i suoni tutto l'invisibile.
In ogni modo descrivo e nel compiere questa azione costruisco. Se la struttura ha un senso io ne devo essere un eccellente interprete.
La narrazione avviene sempre per immagini e l'emozione è tonale. Il tono è il colore del suono e timbro della vocalità che è relazione tra chi vede e chi no, tra chi contiene ed esprime e chi accoglie.
Se dovessi mostrare la bellezza e la profondità di un progetto artistico, figurativo o meno, a chi non ne fruisce con la vista, dovrei descriverlo creando per primo un senso nuovo di quanto ho sempre visto.
Questo è lo scopo di un esprimere nuovo.
Esperire quanto non si conosce per dare ciò che si conosce.
Se mi trovassi dinanzi un cieco che non ha mai visto una forma come io la vedo, la dovrei tradurre nella logica della funzione che per me ha e che per lui potrebbe avere.
La risposta sta nel cercare la forza che, a chi non vede, arriva.
Questa forza segue d'istinto un tragitto inedito ed è portatrice di bellezza.
La forma può avere suono e tratteggio olfattivo, è tangibile. Può penetrare lo sguardo ma anche essere assenza di significato di fronte a un non vedente.
Raccontare, a quest'ultimo, una corrente estetica figurativa significa tradurre il lessico delle forme in immagini a lui affini. È necessario comprendere quanto chi non le vede le porta in sé senza “maniere” ed il tipo di funzione emotiva che per esso hanno.
La maniera di cui parlo è la vista, la funzione emotiva è la visione fuori dai canoni della vista, dentro i canoni della percezione del dritto e del rovescio, del ruvido e del liscio, del grave e dell'acuto.
Interviene in tale contesto suono e natura olfattiva, tatto per il corpo e per gli organi interni.
Se volessi andare oltre dovrei chiedere ad un cieco di descrivere ciò che ricerca quando vuole emozione...
Se la domanda è rendere visibile l'invisibile siamo di fronte al quesito che soggiace e alimenta l'Arte da sempre.
L'emozione arriva e traspare nel momento in cui colpisce i sensi.
La cecità è un problema, ma è anche uno stato d'essere.
Stato di vita corrente che raggiunge l'immagine e l'Arte, nella sua totalità, attraverso altri strumenti percettivi.
Nella società dell'immagine, la rapidità della diffusione della stessa, sembra essere la sostanza delle relazioni umane e dell'impaginazione del proprio atteggiamento di vivere.
Nel concetto di maggioranza dominante non si esprime a sufficienza l'estetica della cecità.
Si parla di problemi legati alla menomazione visiva, ma non degli aspetti di pura relazione con il bello e di come sia questo bello.
Dare per scontato il dominio della vista è congestionare il senso stesso di questo senso.
Si ha il dovere d'intraprendere la strada di chi, questo senso, lo sviluppa nella sua assenza.