L’arcipelago delle Langkawi è formato da un gruppo di 99 isole tropicali, di cui solo tre sono abitate. Ci troviamo a 30km al largo della costa di Kuala Perlis, nell’estremità nord-occidentale della penisola malese, al confine con la Thailandia. Circondate dall’Oceano Indiano, là dove questo confluisce nello Stretto di Malacca; da lontano l’arcipelago sembra un’unica isola sospesa nel vuoto ma, man mano il traghetto si avvicina, lentamente si aprono braccia di mare che moltiplicano scogli, faraglioni ricoperti di verde, isolotti, spiagge vergini e oasi marmoree ricoperte da un’antica vegetazione primaria, paradiso dei naturalisti. Langkawi, l’isola maggiore di 478kmq, ha un entroterra collinare sovrastato dalla cima del Gunung Raya (883m) e una costa ricca di arenili bianchissimi, ad eccezione del versante nord-orientale, dominato da falesie, giungla e mangrovie.
Inserito nel Regno di Langkasuka (“aquila dei desideri”), sorto nel primo secolo dopo Cristo, in epoca più recente Langkawi divenne un arcipelago del Sultanato di Kedah, conquistato poi dal Siam nel 1821. Il trattato anglo-siamese del 1909 passò i poteri ai britannici, i quali gestirono le isole fino al giorno dell’indipendenza, ma l’influenza Thai rimane visibile tuttora nella cultura e nel cibo. Da antico rifugio di pirati a santuario turistico divenuto celebre soltanto nel 1986, quando Langkawi fu dichiarata esentasse, “duty-free”.
Da allora si è costruito un aeroporto internazionale, un adeguato ferry-terminal, principeschi resort e diverse altre strutture ricettive atte a soddisfare le esigenze di un turismo moderno, nel rispetto di una pianificazione improntata a criteri di tutela ambientale. La vita dei suoi ventimila abitanti, in prevalenza pescatori di origine malese concentrati soprattutto nel capoluogo Kuah, continua a scorrere serena e in maniera tradizionale: pescano, stendono il pesce ad essiccare nei campi o lavorano nelle risaie di fango aiutati da bufali, e nelle ore libere giocano a dama coi tappi di bottiglia, mentre i bambini vanno a caccia di conchiglie e di grossi granchi, come sempre. Una destinazione incantevole, ideale per il relax e il divertimento, tappa obbligata per i croceristi d’elité.
La maggior parte dei vacanzieri ama trascorrere le giornate tra nuotate e bagni di sole, attratti da una barriera corallina praticamente intatta nella quale immergersi. Tuttavia, l’arcipelago offre infinite altre possibilità d’interesse e di svago. Oltre alla miriade di sport acquatici, qui si può praticare trekking in un habitat ricco di flora e di fauna esotica, cavalcare su sentieri equestri, passeggiare in antichi kampung, veleggiare in panfilo tra isole disabitate e parchi marini integri, giocare in un campo da golf a 18 buche o girare per negozi a fare shopping. Fascino e poesia di Lang-kawi (“aquila-arcaica”) sono alimentati da numerose leggende non scritte, come la maledizione per sette generazioni scagliata su tutto l’arcipelago da Mahsuri, una principessa ingiustamente accusata di adulterio e condannata a morte.
Il modo migliore per visitare l’isola, su cui si snodano 120km di strade asfaltate, è noleggiare uno scooter o una bicicletta che permettono di andare alla scoperta di laghi immersi nella foresta, sorgenti termali, grotte e cascate, circondati da un alone di mistero. Quasi ogni villaggio ha il proprio nome legato a episodi mitologici: Kuah (“sugo-salsa”), Kisap (“rovesciato”), Air Hangat (“acqua calda”), Belanga Perak (“pentola e argento”). Sulla costa occidentale a una ventina di chilometri da Kuah, punto d’arrivo dei traghetti, trovate le tre spiagge più note e attrezzate dell’isola: la commercializzata Pantai Cenang, la sua discreta estensione meridionale Pantai Tengah e più a nord la bella ed esclusiva Pantai Kok. Nella costa settentrionale, l’edilizia turistica si è concentrata attorno alle più recenti località balneari di Pantai Datai e Tanjung Rhu, caratterizzate da resort di lusso. Tenete presente che Kuah e Cenang sono gli unici centri in grado di offrire soluzioni alberghiere a chi viaggia con un budget limitato. L’alta stagione va da novembre a marzo (- piccolo dizionario: pantai – spiaggia; tanjung – capo, punta; teluk – baia).
Kuah
Kuah, principale centro abitato dell’arcipelago, sorge su un’ampia baia a mezzaluna nella parte meridionale dell’isola, dove approdano turisti e pendolari del duty-free. Ancora negli anni ’70 era poco più di un rustico villaggio articolato in poche strade a ovest del fiume, oggi è una fiorente cittadina di sedicimila abitanti, con un moderno borgo commerciale che raduna hotel, banche, agenzie di viaggio, shopping centre e una serie di negozi ricolmi di stoffe, vestiti, articoli sportivi e in pelle, cosmetici, liquori, tabacchi, orologi, gioielli, apparecchi elettronici, computer, video-foto digitali, utensili e mercanzie a buon mercato d’importazione tailandese. Al Sun Shine Art Shop in Jalan Pandak Mayah 5, accanto ai magazzini Sime Darby, trovate una vasta scelta di souvenir e oggetti artigianali fatti con conchiglie e marmo locale, mentre sulla sponda orientale del fiume, collegato dal ponte centrale, c’è l’esteso spiazzo riservato all’attrazione più originale e autentica del capoluogo: il pittoresco mercato notturno, che si svolge ogni mercoledì e sabato. Si può inoltre cenare all’aperto ogni sera, nelle bancarelle che aprono i battenti a lato del parcheggio in riva al mare. Anche Kuah ha la propria Chinatown, un paio di incroci alle spalle del Sime Langkawi Duty-free Complex, dove si radunano i kedai kopi (caffetterie) gestiti da immigranti cinesi.
L’arteria più movimentata è certamente Jalan Persiaran Putra, nel paio di chilometri che dalla stazione dei taxi sul lungomare conducono al molo, facilmente percorribili in 40 minuti a piedi. Appena fuori città, nel piazzale dalla parte del mare, è impossibile non notare il grazioso edificio del Tourist Information Centre, dove si può fare incetta di pieghevoli ottimamente illustrati, mappette e utili indicazioni. Appresso, avvolta dalle alte palme da cocco dei giardini pubblici del CHOGM Park, si erge la suggestiva moschea moresca di Masjid Al-Hana, con la sua cupola a cipolla dorata che brilla sull’unico tratto sabbioso della baia.
Poco oltre, superato l’alto edificio del LADA Complex, sede della posta centrale, e il fast-food McDonald’s, nell’esteso Langkawi Fair Shopping Complex, trovate l’ingresso al rilassante e fantasioso Taman Lagenda, un grande e curato parco tematico disseminato di opere ispirate alla mitologia locale. L’area del parco è confinante con quella della scenica Dataram Lang (“piazza dell’aquila”), dominata da una gigantesca scultura di aquila alta 18 metri intenta a spiccare il volo. Il maestoso simbolo di Langkawi poggia su una piattaforma a stella che si estende oltre la riva ed è ben visibile dal mare, in particolare di sera con le luci studiate ad arte per rendere la scenografia indimenticabile. Il complesso della piazza, costruito nel 1996, è inserito in un piacevole paesaggio fatto di laghetti, ponti, terrazze e ristoranti. A pochi metri si vede il lungo jetty del ferry-terminal, alle spalle del quale la strada passa per il Royal Langkawi Yacht Club e termina poco oltre la punta, a 3km dal centro, davanti all’esclusivo Sheraton Perdana Resort, con piscine, spiaggetta privata racchiusa da palme e rocce e un magnifico panorama. Dopo cena, danze e musica dal vivo di quotate band malesi nel salone del Someplace Else. All’Eastmarine Holiday del vicino Yacht Club, che ospita mega-panfili di 50 metri e una stupenda clubhouse, organizzano charter a vela, pesca subacquea e il giro delle isole sul battello Puteri Maimunah. Al ritorno, godetevi il tramonto dal ristorante della marina Charlie’s Place, seduti nei tavoli a bordo spiaggia.
La stazione di polizia, di fronte al Garden Hotel e al distributore di benzina, la trovate sulla Jalan Air Hangat, la via che conduce a Tanjung Rhu, nel nord dell’isola. Ad ovest di Kuah, invece, è Jalan Kelebang a inoltrarsi nel quartiere residenziale gremito anch’esso di negozi, alberghi e ristoranti, compreso l’onnipresente Kentucky Fried Chicken. Continuando verso l’aeroporto la strada diventa Jalan Padang Matsirat. Per una breve escursione nei dintorni, superate l’ospedale e al bivio del Langkawi Golf Club seguite a destra le indicazioni per il Kampung Tok Senik Resort, con al suo interno il nuovo Snake Sanctuary, che ospita migliaia di serpenti tipici della Malaysia. Si sale poi al sepolcro che custodisce l’antica credenza più famosa dell’isola: il Makam Mahsuri, distante 12km dalla città.
La popolare leggenda, sorta nel XVIII secolo, racconta della fanciulla Mahsuri che rimase incinta bevendo l’acqua del Tasik Dayang Bunting (“lago della vergine incinta”), mentre il suo eroico marito era in guerra contro i siamesi. Condannata a morte con l’accusa di adulterio istigata dalla matrigna, invidiosa della sua bellezza, prima dell’esecuzione la giovane principessa maledì la popolazione dell’arcipelago per sette generazioni. La prova della sua innocenza fu tangibile quando, secondo la leggenda, dalle vene le uscì del sangue di colore bianco, prerogativa dei santi. Dopo la sua morte, di fatto, i soldati thai invasero l'isola e nei villaggi furono costretti a bruciare interi campi di riso per non lasciarli al nemico. Ancora oggi tracce di riso bruciato emergono dalla sabbia di Padang Matsirat, soprattutto dopo piogge abbondanti. È un luogo d’atmosfera e di pellegrinaggio, incentrato su una semplice lastra tombale di marmo bianco e una piccola casa malese in cui sono esposte le foto dei suoi discendenti assieme ad antichi manufatti. All’esterno del mausoleo, negozi e bancarelle propongono souvenir ai turisti in visita. Aperto dalle 8 alle 18. In quest’area merita di essere visto il pasar malam domenicale che si svolge a Padang Matsirat. Kuah rimane un punto base, per visitare i dintorni via terra, quale jumping point per l’escursione alle isole e per fare shopping.
Come arrivarci
Da Penang in 2.30 ore di viaggio gli affilati traghetti della Ekspres Bahagia e della Langkawi Ferry Service vi conducono a Langkawi, 100km più a nord, via Pulau Payar. C’è anche un volo MAS che collega le due isole quotidianamente. Tuttavia, le porte d’accesso più comunemente usate sono via Kuala Kedah e Kuala Perlis, lo stupendo kampung ayer adiacente al confine Thai. Da entrambe le località, una decina di comode e veloci lance fanno la spola ogni giorno con l’arcipelago a partire dalle 8. Il viaggio dura rispettivamente 75 e 45 minuti; scegliendo un mezzo privo d’aria condizionata onde evitare il congelamento. Per raggiungere le due località, da Penang si deve prima attraversare lo Stato del Kedah, definito “la scodella di riso della Malesia” grazie alle sconfinate risaie che si perdono all’orizzonte. Infine, sulla via del nord merita una visita Alor Setar (pronuncia “Alor Star”), per il museo DiRaja (1936) e il Balai Besar (1898), entrambi costruiti fondendo gli stili britannico e thai, la moschea Zahir e il mercato del Pekan Rabu Bazar.
Continua il 17 Ottobre...