Le elezioni austriache mostrano chiaramente che i media hanno rinunciato a contestualizzare gli eventi. Per fare ciò sarebbe necessario porre attenzione al futuro dell'Europa, come veicolo dei valori europei. L'Europa è uscita indebolita da tutte le recenti elezioni, con la significativa eccezione della Francia. Comuni a tutti, inclusa la Francia, erano alcune tendenze chiare, che brevemente, e quindi forse imperfettamente, esamineremo.
Il declino dei partiti tradizionali
In tutte le elezioni, a partire dalla crisi finanziaria del 2009, si conferma il declino dei partiti che sono stati al potere dalla fine della Seconda guerra mondiale (o stanno in pratica scomparendo, come si è visto nelle ultime elezioni francesi). Nelle ultime, quelle della repubblica Ceca, un milionario indiziato per corruzione, con una piattaforma populista e xenofoba, ha vinto largamente sui partiti tradizionali. Poco prima c’erano state le elezioni austriache, dove egualmente l'altro partito tradizionale, il Partito popolare austriaco (ÖVP), ha vinto le elezioni con il 31,5%. Insieme i due partiti hanno avuto più del 55% dei voti. L'Austria è il miglior esempio per capire come le politiche nazionali siano cambiate in Europa. È importante notare che, prima della crisi finanziaria del 2009, nessun partito di destra era veramente visibile in Europa (tranne Le Pen in Francia).
La crisi del 2009 ha portato insicurezza e paura. Nello stesso anno la destra austriaca, sotto la guida carismatica di Jörg Haider, ottenne la stessa percentuale di voti di oggi. Il primo ministro conservatore di allora, Wolfgang Schüssel, ruppe un tabù portando il Partito della Libertà al governo. Tutti in Europa reagirono con orrore, praticamente isolando l'Austria. Il Partito della Libertà nel governo perse tutto il suo splendore, scendendo al 5%, e con la morte di Haider ancora più giù. Ora però non ci sono più grida di orrore in quando un partito di destra va al governo.
Cosa ha alimentato il declino dei partiti tradizionali?
Già alla fine del secolo scorso i partiti tradizionali avevano subito una perdita di partecipazione e fiducia da parte degli elettori, ma nel 2009 l'Europa ha importato la crisi finanziaria che aveva afflitto gli Stati Uniti nel 2006. Così il 2009 ha portato la crisi e la disoccupazione in tutta Europa. In quell'anno la Grecia è diventata il campo di scontro tra due visioni di Europa. I paesi del sud volevano superare la crisi con investimenti e aiuti sociali, mentre il blocco dei paesi del nord, guidato dalla Germania, vedeva l'austerità come unica risposta.
La Germania voleva esportare la sua esperienza positiva di austerità, basata su una riforma interna di austerità, avviata da Schroeder nel 2003, e non ha accettato altre riforme a nessun costo. La Grecia rappresentava solo il 4% dell'economia europea e la si sarebbe potuta salvare senza problemi. Ma la linea tedesca vinse e oggi la Grecia ha perso il 25% dei suoi possedimenti; le pensioni sono diminuite del 17% e si è creata una disoccupazione enorme. L'austerità era la risposta alla crisi per tutta l'Europa, aggravata da paura e insicurezza. È anche importante ricordare che fino all'invasione della Libia, dell'Iraq e della Siria, in cui l'Europa ha svolto un ruolo chiave (2011-2014), c'erano pochi rifugiati e non costituivano un problema.
Nel 2010, i rifugiati erano 215.000, in una regione di 400 milioni di abitanti. I conflitti in Medio Oriente e la creazione di ISIS nel 2015 hanno spinto molti a cercare di raggiungere l'Europa per sfuggire alle guerre civili. Nel 2015 più di 1,2 milioni di rifugiati, in maggioranza provenienti da paesi in conflitto, sono arrivati in Europa, che non era pronta per un afflusso così massiccio. Se analizziamo le elezioni prima di allora, possiamo vedere che i partiti di destra non erano rilevanti quanto oggi. Pertanto, dovrebbe essere chiaro che l'austerità e l'immigrazione sono stati i due principali fattori per la crescita della destra, le statistiche e i dati lo mostrano chiaramente. Le statistiche mostrano anche che gli immigrati, ovviamente con eccezioni (che i media e il populismo gonfiano), vogliono fondamentalmente integrarsi, accettare qualsiasi tipo di lavoro, rispettare la legge e pagare i loro contributi, cose che sono nel loro interesse.
Il livello di istruzione ha un ruolo cruciale, ma i siriani che vengono da noi sono sostanzialmente della classe media. È una sconveniente verità che se l'Europa non fosse intervenuta in nome della democrazia, la situazione sarebbe diversa. La NATO stima che più di 30 miliardi di dollari siano stati spesi per la guerra in Siria. Oggi si contano 6 milioni di rifugiati e 400mila morti. E Assad è ancora lì. La democrazia ha un valore diverso in paesi vicini e ricchi di benzina.
Come l'estrema destra sta cambiando l'Europa
Nigel Farage è il populista che ha guidato un partito di destra, il UK Independence Party (UKIP) che si è battuto per uscire dell’Europa. Il UKIP ha ricevuto il maggior numero di voti (27,49%) di qualsiasi partito britannico nelle elezioni del Parlamento Europeo del 2014 ed è cresciuto di 11 deputati per un totale di 24. Il partito prese allora seggi in ogni regione della Gran Bretagna, compresa la Scozia, dove si presentava per la prima volta. Per la prima volta in un secolo un partito diverso dal Labour o dai Conservatori ha preso tanti voti in un'elezione britannica. Ma Farage ha perso le elezioni appena prima di Brexit, nel giugno del 2016. La sua dichiarazione ai media è stata: "In realtà sono io il vero vincitore, perché ora il mio programma contro l'Europa è la base della politica in tutti i partiti tradizionali". Subito dopo c’è stata la Brexit.
Questo è ciò che ora sta succedendo ovunque. Le elezioni austriache non hanno visto solo la scalata della FPÖ. Hanno anche visto i conservatori della ÖVP inserire nell'agenda populista nella campagna elettorale l'immigrazione, la sicurezza, i confini e altri temi dell'estrema destra. Un pieno di voti, il 58%, è andato all'estrema destra o alla destra, con i socialdemocratici che si spostano ancor più al centro. Il nuovo governo olandese ha fatto una svolta a destra, riducendo le tasse a ricchi, persone e imprese. La stessa svolta a destra ce la si può aspettare dalla nuova coalizione guidata da Merkel, con i liberali che vogliono il ministero delle Finanze. Il loro leader, Christian Lindner, è un nazionalista che ha dichiarato più volte la sua avversione all'Europa. In quel senso, sarà peggio dell'inflessibile Schäuble, che voleva solo germanizzare l'Europa, ma era un europeista convinto.
È’ interessante notare che il voto principale a favore dell'AfD di estrema destra è stato quello della Germania orientale, dove gli immigrati sono pochi. Nonostante l'investimento di 1300 miliardi di euro nello sviluppo della Germania orientale, rimangono importanti differenze con la Germania occidentale su occupazione e ricchezza. È sulla base di questa esperienza, che la Corea del Sud non vuole il collasso della Corea del Nord, perché sa di non avere i fondi per una riunificazione che metta le due Coree sullo stesso livello. E ora la Corea del Nord, dopo la decertificazione fatta da Trump, che annulla l’accordo nucleare con l’Iran, dà ragione all’uomo razzo (come Trump chiama Kim): la sola garanzia di sicurezza, con gli Stati Uniti che non rispettano gli accordi internazionali, è quella di avere armi atomiche che servano da dissuasione contro interventi americani.
Fatte queste considerazioni, il modello è chiaro ovunque. I temi politici della destra sono stati inseriti nei partiti tradizionali; essi conducono alla coalizione governativa, come in Norvegia, o cercano di isolarli, come ha fatto la Svezia. Questo non cambia il fatto che tutti si muovano verso destra. L'Austria si sposterà ora verso il gruppo di Visegrad, formato da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, che sfidano l'Europa e vedono in Putin il modello politico (come fa tutta la destra). L'unica voce europea attiva è Macron, che chiaramente non è un progressista. Il vero progressista, Corbyn, è ambiguo sull'Europa, perché il Partito Laburista ha una buona dose di euroscetticismo. Il nuovo governo tedesco ha già chiarito che molte delle proposte di Macron per un'Europa più forte non sono all'ordine del giorno e l'austerità rimane la strada maestra. A meno che non arrivi presto una forte crescita (e il FMI ne dubita), i problemi sociali aumenteranno. Il nazionalismo non ha mai favorito la pace, lo sviluppo e la cooperazione.
Probabilmente, abbiamo bisogno che un movimento populista vada al governo per dimostrare che non ha risposte reali ai problemi. La vittoria dei 5 stelle in Italia probabilmente lo farà. Ma questa teoria è la stessa dell'Egitto: “Lasciate che la Fratellanza Musulmana prenda il governo e sarà un fallimento”. Peccato che il generale Al Sisi non lo abbia consentito. La nostra speranza è che non vi sia nessun Al Sisi in Europa. Se solo i giovani tornassero a votare, ciò cambierebbe la situazione in Europa... questa è la vera perdita storica della sinistra europea.
Traduzione di Massimo Predieri