L’origine ufficiale delle carte da gioco è praticamente ignota, alcuni la fanno risalire alla Cina, conseguentemente all’invenzione e al successivo diffondersi della carta; già intorno al X secolo d.C. la carta utilizzata come moneta annoverava diversi valori e segni, rispettando quella che era la scrittura cinese basata sugli ideogrammi. È stato ipotizzato per questo motivo che la stessa carta moneta fosse utilizzata per giocare e che le carte stesse fossero la posta o il premio per chi vinceva.
Ancora più incerta è l’introduzione in Europa di questa usanza, molti affermano che le carte da gioco fossero già diffuse in Inghilterra, in Francia e in Italia intorno al 1300, ma non vi è un solo riferimento certo fino alla fine del XIV secolo, quando le carte avevano più o meno assunto l’attuale forma moderna, come nel famoso mazzo dei Mammelucchi che conteneva 52 carte, a formare quattro semi: Jawkân (bastoni da polo), Darâhim (denari), Suyûf (spade) e Tûmân (coppe); il mazzo fu ritrovato nel 1939.
La diffusione in Europa fu, per usare un termine moderno, "virale" e le citazioni su libri di storia, narrativa e varia sono più che abbondanti, tuttavia gli europei cambiarono la forma, il disegno e i colori delle carte originali, adattandoli di volta in volta, ora a una famiglia reale, ora a una tradizione del posto, ora a una credenza religiosa. Conosciamo bene l’uso esoterico che viene fatto delle carte, i famosi Tarocchi, e conosciamo i quattro segni, cuori, quadri, fiori e picche che ebbero origine in Francia; ma in Italia la tradizione raggiunse il massimo dell’espressione e della fantasia con molteplici mazzi di carte, differenti da zona a zona, che utilizzavano a volte segni di origine francese, a volte segni di origine spagnola e la rivisitazione di figure adattate alla cultura popolare e alla storia; esistono carte piacentine, napoletane, romagnole, sarde, siciliane, con una varietà di colori e di tradizioni incredibili.
La Briscola, insieme alla Scopa, è uno dei giochi che quasi tutti conoscono in Italia, ha praticamente una diffusione nazionale, per non dire internazionale, considerando tutti gli emigranti italiani che hanno portato i giochi di carte all’estero; è facile da imparare, anche per i bambini, e forse per questo motivo risulta essere un divertente passatempo sia per giornate piovose, sia per lunghi pomeriggi sul lettino al mare tra gli amici. Entrambi i giochi si possono definire dei passatempi imbattibili. In Italia si gioca a carte praticamente ovunque, spesso infatti si vedono i pendolari giocare in treno, oppure nei bar dopo un lavoro faticoso, oppure per riposarsi e scherzare davanti a un buon vino; nei centri anziani il gioco delle carte è utilizzato anche come metodo terapeutico per stimolare la memoria a breve termine, insomma le carte e soprattutto giochi come Briscola e Scopa sono insostituibili. Lo scopo dei due giochi è fare più punti possibili, giocando individualmente o in coppia: i punti variano a seconda dei segni in entrambi i giochi, nella briscola hanno più valore l’asso e il tre, poi il re, il cavallo e il fante, mentre nella scopa i punti si fanno con il numero delle carte raccolte, con il segno dei denari, con i sette e con il sette di denari, detto appunto per il suo colore e il suo valore, "sette bello".
La scopa prende il nome da un modo di fare punti durante il gioco, di fatti il gioco consiste nel dare tre carte per ogni giocatore, lasciandone quattro sul tavolo, poi pescandone una nuova a turno e cercando di prendere più carte possibile dal tavolo: si prendono le carte facendo la somma del valore sui segni e se dopo la fase iniziale di quattro carte poste sul tavolo ne rimane solo una, e il giocatore ha un valore di segno uguale, dichiara "scopa" assegnandosi un punto.
La briscola invece dichiara un segno di gioco iniziale e quindi tutte le carte di quel segno acquisiscono lo stesso valore e si deve sfruttare questo valore durante il gioco per prendere più carte che danno punti durante ogni turno; la memoria in questo modo diventa essenziale per poter ricordare le carte che sono uscite e poter quindi sfruttare al meglio gli ultimi turni del gioco.
Il gioco del tresette, giocandosi da due a otto giocatori e con regole leggermente più complesse rispetto agli altri due, anche se popolare allo stesso modo non è cosi largamente praticato, inoltre non è condiviso su tutto il territorio nazionale allo stesso modo: paese che vai regole che trovi, la sua natura fortemente regionale comporta che il tresette non abbia regole universalmente riconosciute, quindi è buona norma che i giocatori prima di iniziare a giocare concordino le regole e le varianti da utilizzare.
Anche il gioco della scopa ha una variante famosa chiamata "scopone scientifico", questa variante differisce perché si gioca necessariamente in quattro giocatori divisi in squadre da due e si distribuiscono tutte le carte del mazzo, nove a persona, lasciandone quattro sul tavolo. Lo scopone scientifico è stato reso famoso da un celebre film che porta lo stesso nome, girato dal regista Luigi Comencini nel 1972, e che oltre a raccontare il gioco di carte, dipinge lo scontro di classe tra ricchi e poveri tipico di quel periodo.
Possiamo affermare che i giochi non sono solo un passatempo, ma un fenomeno sociale che persiste con il passare degli anni e utile soprattutto come mezzo di scambio di idee e come modo di sano confronto. È un gioco in evoluzione, basti pensare a tutti i nuovi giochi che popolano la rete e che spesso sono ispirati da un semplice mazzo di carte. A chi si volesse informare su tutti i giochi tradizionali italiani, che sono molti e assai variegati, consiglio una buona dose di tempo e di dedizione.