Laura Iorio nasce a Frosinone il 14 giugno 1982. Capisce fin da subito che adora disegnare e che un giorno sarebbe diventata o una cantante jazz o una disegnatrice. Diventa una disegnatrice. Nel 2009, dopo aver frequentato la scuola internazionale di Comics a Roma, pubblica, in collaborazione con Roberto Ricci e Giancarlo Di Maggio, il suo primo albo a fumetto June Christy che, guarda caso, narra la storia di una cantante Jazz anni ‘50. La collaborazione con Roberto Ricci continua con Le Coeur de l'Ombre pubblicato ad aprile 2016 e co-sceneggiato insieme a Marco D’Amico. Ce ne parla in questa interessante intervista.
Partiamo da una recente e illustre esperienza. Che effetto fa ricevere un Manga Award e raffrontarsi con la realtà nipponica?
È stata un'emozione grandissima! Un vero e proprio shock. A volte mi capita di ripensarci ancora oggi e dubitare che sia mai successo! :) Il Giappone, il suo folclore e la sua cultura, hanno sempre esercitato grande fascino su di me. Ricevere un premio così prestigioso da un paese come quello, dove il fumetto gode di una grande considerazione e rispetto, è qualcosa di indescrivibile che difficilmente potrò dimenticare. Inoltre, per una che, come me, è cresciuta a pane manga e robottoni e che sognava di visitare il Giappone dall'età di 8 anni, non poteva esserci ricompensa più grande!
Rimanendo in ‘territorio manga’ cosa ti ha affascinato di più nella loro scoperta e come hanno influenzato il tuo modo di percepire il fumetto?
Nonostante il manga abbia un linguaggio e dei codici stilistici e narrativi molto particolari (propri della sua natura) che non ritroviamo nel fumetto occidentale (comics, fumetti, bd...) e che forse non comprendiamo fino in fondo, io ho cominciato a disegnare ispirandomi alle opere dei miei mangaka preferiti cercando di emulare il loro tratto e il loro stile narrativo. Questo perché mi sono avvicinata al fumetto proprio grazie ai manga. Gradualmente, però, la mia impostazione stilistico-narrativa è diventata sempre più occidentale e il mio gusto sempre più vicino alla bd (fumetto francese) piuttosto che al manga. Ad ogni modo resto tuttora un'accanita lettrice di manga e mi piace pensare che, da qualche parte nel mio disegno, questo amore ancora si riesca a leggere. Sono assolutamente affascinata dalla sensibilità degli autori giapponesi. Con pochi tratti e una narrazione lenta e perfetta riescono a emozionarmi come poco altro riesce a fare. Anche se non disegno manga, la mia ammirazione per questo tipo di linguaggio cresce costantemente e i miei autori preferiti continuano ad essere per la maggior parte dei mangaka.
Ci parli della tua collaborazione con Roberto Ricci?
La mia collaborazione con Roberto inizia nel 2007 quando abbiamo lavorato insieme al mio primo fumetto June Christy (su sceneggiatura di Giancarlo di Maggio). Subito dopo è arrivato Le Cœur de l’Ombre . Abbiamo iniziato quasi per gioco e abbiamo finito con il collaborare per anni. Non sempre è stato facile, ma è stato sicuramente arricchente per me. Ho imparato tantissimo lavorando spalla a spalla con lui e sono grata di aver avuto questa possibilità. Al momento sto lavorando a progetti miei personali, ma non manco mai di chiedergli consiglio perché so che il suo occhio acuto e la sua spietata onestà, sono oramai indispenzabili per la mia crescita professionale :D.
L’estero sembra ormai averti adottata a pieno titolo, trovi delle differenze sostanziali nell’attitudine verso il fumetto tra l’Italia e l’estero?
Ogni mercato ha le sue peculiarità. Il mercato italiano è diverso da quello francese come lo è da quello americano o giapponese. Il mio scopo è sempre stato quello di lavorare per il mercato francese, quindi ogni passo fatto, sin dall'inizio, l'ho fatto in quella direzione. Il mercato francese è un mercato che conosco senza dubbio meglio e posso dirti, per esempio, che pone particolare attenzione alla varietà stilistica e all’originalità degli albi pubblicati. La serialità non è particolarmente sviluppata (a parte titoli oramai storici), in media una serie conta dai 3 ai 5 albi. Generalmente si presta molta attenzione alla fabbricazione del libro in quanto oggetto, la qual cosa non è sempre necessariamente un bene perché alle volte si da più peso all’estetica che ai contenuti. Onestamente, quando mi sono affacciata al mestiere di fumettista, conoscevo poco il fumetto italiano e quel poco che conoscevo sentivo che non mi corrispondeva molto. Penso che all’epoca un progetto come Le Cœur de l’Ombre non avrebbe trovato posto tra gli scaffali delle fumetterie italiane. Oggi, però, le cose sono cambiate, trovo il mercato italiano più vivace e aperto. Il fumetto sta attirando sempre più lettori tra i giovani e molti bei titoli stranieri cominciano ad esser tradotti. Nuove realtà editoriali stanno affiancando quelle storiche e questo favorisce una maggiore varietà nei titoli pubblicati. Credo sia un bel momento per il fumetto in Italia.
Il tuo nuovo lavoro Il Cuore dell’Ombra è di rara maestria. Ci parli del processo che l’ha fatto nascere e lo svolgimento del progetto?
Il Cuore dell'Ombra nasce 9 anni fa. L'idea iniziale sulla quale si è basata in seguito la storia è stata di Roberto. Questa è la storia di Luc, un bambino italofrancese pieno di fobie, cresciuto da una mamma iperprotettiva, che, nell’incotro-scontro con l’Uomo Nero (creatura fantastica che popola i suoi incubi) affronta e vince tutte le sue paure, una alla volta. È un racconto fortemente ispirato all'universo di Burton e di Miyazaki, un’avventura ricca di incontri con il diverso, dove ciò che è spaventoso e spiazzante per gli adulti e i bambini, viene affrontato con leggerezza. Tutto sommato (in molti casi) la paura nasce dall’ignoto. Tutto ciò che non identifichiamo come familiare e rassicurante, ci spaventa. Il bambino è terrorizzato dai mostri e i mostri sono terrorizzati dal bambino. Ma alla fine scopriamo che il bene e il male coesistono ovunque. La storia ci porta in giro per il mondo, ma non è importante il luogo fisico, quanto invece il viaggio interiore che inconsapevolmente intraprendono sia Luc che l’Uomo Nero, che culminerà con il riscatto di Luc dalle proprie paure, dai condizionamenti della famiglia e della società, tramite l'incontro con il diverso e il fantastico. Sul piano pratico, la collaborazione con Roberto e Marco è stata molto vivace e stimolante. Roberto ha parlato della sua idea a Marco che l'ha fatta sua e ha sceneggiato l'intera storia. In seguito Roberto l'ha storyboardata completamente e solo dopo sono arrivata io con i disegni. Siccome la tecnica di colorazione è completamente pittorica (gouaches) e molto lenta, io e Roberto abbiamo deciso di realizzare i colori a quattro mani per velocizzarne l'esecuzione. Nel corso della lavorazione e sotto il consiglio e la guida del nostro editor, ho rimaneggiato parte della storia e quasi tutti i dialoghi. È stato un lavoro lungo e non privo di difficoltà, ma ad oggi sono convinta che ne sia valsa la pena.