Massimo Lunardon opera nella trasparenza molecolare che ottiene per l'uomo e i suoi contenuti attraverso il vetro. Artista e soffiatore d'idee e forze che si esprimono attraverso il fragile ha fatto della professione di maestro soffiatore il pretesto per supportare e sostanziare la forma dell'intuizione che si processa nell'immateriale trasparenza fluida delle sue esperienze visive. Il fruitore dell'opera di Lunardon vive nello stupore della cristallizzazione espressiva di tracce che altrimenti sarebbero oniriche. Surreale quanto Magritte nel disvelare posizioni della mente, extracorporee, si lascia praticare dalle materie dense delle cose del quotidiano e dal valore del riflettente e permeante per originare l'acquisizione del fisico. Da un dardo di luce incandescente origina l'equazione che da esso si ricava nell'isolare un concetto in una forma la cui qualità comunicativa trascenda la mera funzione e l'uso per entrare nell'espressione artistica.
Lunardon plasma le affermazioni e le narrazioni di una mente libera per la forza che la gioia del fuoco esprime nel mescolare forme e apparenze del bello. Ancora l'aria e la sua valenza modellante spinge verso approdi lavici che del vetro fanno il perimetro e il suo cromatico manifesto: trasparenza che copula col fuoco attraverso il calore che si evolve al suo contatto. Torrido processo creativo per dare trascendenza al lezioso in favore di una pertinenza con il senso della vita e le sue derive. Massimo Lunardon ha la poetica pertinente alla natura e al dettato creativo di chi a lui si affida, capace interprete delle esigenze dei maestri internazionali dell'arte e del design, ha fatto dell'ironia una chiave di lettura, personale, del sociale per la sua produzione. Da Marostica a Venezia ha stabilito il suo approccio al vetro e al suo fluido costrutto integrandolo con oggetti e materiali che si pongono nella narrazione come segnali. Mozziconi di sigarette, pastiglie, gomme, posate... inclusi e sospesi nel ventre del vetro, nel corpo dell'opera. Il gioco del racconto per forme, di questo maestro soffiatore, salta all'occhio nella sospensione aerea della trasparenza neutra delle sue creature zoomorfe, vegetali o umanoidi.
Il vetro come rima per canzoni materiali in forza della ragione analitica delle tematiche sociali che più rappresentano l'oggi: demoni o alieni, forme totemiche o tribali di una socialità costruita sul lessico della poetica del corpo che sempre sorride e si esprime con leggerezza apparente, ma con segni evidenti delle forzature psichiche. Le forme da Lunardon prodotte si applicano alla visione della mente per l'identità creativa del soffiatore, ma anche per la forza dell'incontro con diversi autori dell'arte e del design. Nel mutuo scambio le forze generano i contrafforti di edificazioni vitree che si penetrano e vestono dell' “Altro” fragile del vetro. Le sue collaborazioni legate alle esperienze funzionali al quotidiano, per le imprese del design, o semplicemente legate all'esperienza del bello dell'Arte, sono aeree e spaziali di quello spazialismo che sfugge al luogo nella sua geometria e lo dilata verso universi interni e uterini. L'occhio legge attraverso per la concezione stessa della superficie vitrea come bolla contenitore e germinante riflessi e riflessioni, trasfiguranti le dinamiche esperite del pensiero il cui contenuto, per sua natura, è immateriale alla conoscenza tridimensionale se non attraverso le manifestazioni del fisico.
L'Arte di Lunardon diviene interstiziale e raggiunge il suo punto apicale nelle inclusioni fisiche che divengono dissertazioni critiche sulla contemporaneità sociale. La straordinaria padronanza del vetro fa di Lunardon uno dei massimi esponenti della sintassi della trasparenza e solidificatore del fragile emotivo a livello internazionale. Il suo lessico privato è codifica di nuovi lemmi del fraseggio dell'arte. I cicli scultorei come le Storie di Mazanendaba o gli Alieni di matrice Manga sono esempio di una capacità critica potente nella lettura della diversità ed eterogeneità collettiva rispetto al sé dell'uomo e rispetto al potenziale integrativo che si genera nella comunione d'intenti insita in ognuno di noi. Il vetro è per Lunardon la placenta generativa di una lirica dall'immagine curvilinea e al contempo abrasiva della condizione umana. Fragilità del vetro e uomini di vetro che permeano la propria inconsistenza di mille tracce esterne e supporti per un benessere differito in un domani che non è mai oggi, per l'occhio della coscienza critica e della stabilizzazione tra parentesi di un principio esposto sotto vetro e fuori luogo per il luogo dell'anima.
L'Arte è esperienza “Fuori Luogo” nelle corde di Lunardon che di coscienza e sua esperienza traccia dal vetro la sua impronta. La sua arte fuori corpo per un corpo traslato di geometrie attraversabili e percorribili dal di dentro entra in campo come radiografia del sentimento globale del nostro tempo. Le sculture di vetro sono totemiche e relazionali all'anima di un tempo della trasparenza e della riflessione archetipica dell'uomo sull'uomo e la sua natura. Il tempo si manifesta negli spazi dilatati dal nitore luministico del trasparente per la forza delle tracce che attraverso la grazia del gioco e della forma regalano alla vista del cuore. Dallo spazio vuoto di un perimetro fragile, alla sua raccolta narrativa di forme e sostanze impossibili alla logica umana dell'esistere, si arriva allo stupore e alla sorpresa della scoperta che l'inclusione del soffiatore è vita nel vetro delle teche dell'anima. Massimo Lunardon regala un virgolettato alla trasparenza dell'opinione e il suo operato è il giustapposto del poeta... Lunardon è l'allunaggio dell'anima con l'occhio alla terra dal “fuori luogo” spaziale di un'atmosfera sotto vetro.
Massimo Lunardon, di origini vicentine (vive a Marostica), diplomato in Industrial Design alla Domus Academy nel 1991, ha fatto del vetro soffiato l'elemento espressivo della sua arte. Si dedica alla ricerca e alla progettazione nel campo dell'arte e del design attraverso la soffiatura del vetro realizzando da piccoli complementi di arredo, oggetti decorativi e lampade, sino a vere e proprie produzioni artistiche a suo nome, progetti scultorei e collaborazioni con gallerie d'arte, artisti e designer. Come designer/soffiatore ha al suo attivo collaborazioni con marchi del calibro di Artemide, Driade, Flos, Menphis, Bisazza, Tag Heuer, Mont Blanc, Zani & Zani, e con artisti e designer del calibro di Ron Arad, Aldo Cibic, Javier Mariscal, Marc Newson, Denis Santachiara, Matteo Thun, Bob Wilson, Martino Gamper, Nicola Salvatore... Dal 1998 è, inoltre, docente di soffiatura a lume presso la scuola Vetroricerche di Bolzano e ogni anno partecipa a numerose mostre (individuali e collettive) sia in Italia che all’estero.