Per il prossimo Giubileo del 2025, segno di rinascita dopo le sofferenze della pandemia, c’è grande attesa tra i fedeli di tutto il mondo che già stanno convogliando a Roma per recarsi soprattutto nella basilica di San Pietro. Pur se questa “visita” è prettamente religiosa, i pellegrini non possono astenersi dall'osservare le meraviglie artistiche che la “grande fabbrica” racchiude: il baldacchino, la Pietà di Michelangelo, le tombe, la scala regia, la cupola sono solo alcuni dei motivi di ammirazione.

L'attuale basilica di San Pietro è infatti frutto di più di due secoli di febbrili realizzazioni. Dalla metà del XV al XVII secolo si sono succeduti sulla cattedra potenti pontefici e i maggiori artisti del tempo, fino all’architetto del Canton Ticino, Carlo Maderno (1556-1629), progettista della facciata e Gian Lorenzo Bernini (1598 - 1680), autore del baldacchino e della piazza con il colonnato ellittico antistante la basilica realizzata tra il 1660 e il 1667 per volontà del papa Alessandro VII Chigi.

Le origini

Sullo stesso luogo ove ora sorge la chiesa madre della cristianità, fin dal IV sec. d.C., esisteva già una basilica dedicata all'apostolo Pietro, la quale, alla discutibile sensibilità del Rinascimento doveva sembrare superata, tanto che Nicolò V, nel 1451, decise di “abbellirla” affidandone la responsabilità al noto architetto fiorentino Bernardo Rossellino.

Di questo progetto si iniziò a costruire solo il coro e l'opera fu abbandonata l'anno successivo quando era giunta ad un'altezza di soli m 1,75. I lavori ripresero ad opera di Giuliano da Sangallo nel 1470, cioè nel periodo precedente l’edificazione della nuova fabbrica bramantesca.

Giulio II decise di non provvedere più ad un restauro della vecchia basilica di San Pietro ma di procedere al suo totale abbattimento al fine di ricostruirne una nuova, sullo stesso luogo. Il compito venne affidato ai due massimi architetti del tempo: Donato Bramante e Giuliano da Sangallo.

La nuova basilica di San Pietro

Giuliano progettò un sistema di contraffortatura della cupola centrale costituita da robusti muri divisori per le cappelle molto interessante. Bramante realizzò un disegno (ora agli Uffizi, noto come “piano su pergamena”) con un grande spazio centrale concluso da cupola. L'idea dell'urbinate necessitava però la rotazione della facciata da Est a Sud e lo spostamento, rispetto alla tomba dell'apostolo del centro geometrico dell'edificio il quale tra l'altro non copriva tutta l'area consacrata dell'antica basilica.

Questi inconvenienti sollevarono grandi obiezioni da parte del papa e fu indispensabile procedere ad un nuovo progetto. Anche questa seconda fase vide protagonisti Giuliano e Donato, che disegnarono una serie di elaborati che stanno facendo discutere da secoli gli storici dell'architettura. Di certo c'è la tendenza all'impianto longitudinale mentre compaiono intorno alle absidi, per la prima volta, i deambulatori.

Gli schemi a pianta centrale con copertura a cupola, più amati per la maggiore scenografia dagli architetti, e quelli longitudinali, più tradizionali e preferiti dalla Curia per la maggiore recettività, si alterneranno sempre nei due secoli della realizzazione.

Il 18 aprile 1506 comunque iniziano i lavori, anche se molte decisioni non erano ancora definite, in particolare rimaneva insoluto il problema della facciata.

Bramante morì l’11 aprile 1514 e il nuovo papa Leone X affidò l'incarico di “primo maestro” al suo conterraneo Raffaello Sanzio. Il grande pittore-architetto dimostrò un'immediata empatia con l'ultimo ideale bramantesco a schema longitudinale.

Anche se in posizione subordinata lavorò al nuovo San Pietro il senese Baldassare Peruzzi (autore di Palazzo Farnese) il quale alla morte di Raffaello avvenuta nel 1520 collaborerà con il nuovo primo architetto: Antonio da Sangallo il Giovane.

Il progetto di Antonio (visibile in Vaticano il grande modello in legno) riporta lo schema planimetrico alla croce greca, “inventando” un atrio - loggia delle benedizioni.

Michelangelo e la grande cupola

Alla morte del Sangallo (1546) assunse la sua carica Michelangelo Buonarroti. Questi ritornò allo schema centrico, alla Bramante prima maniera, progettando una grande cupola, solitaria, a doppia calotta poggiante su nervature. Alla morte del maestro la “terribile fabbrica” era giunta al solo tamburo e verrà realizzata al tempo di papa Sisto V (1585-1590) da Giacomo della Porta e Domenico Fontana, i quali non riuscirono ad interpretare totalmente l'idea originale.

Successivamente però la chiesa venne trasformata ancora nello schema che da centrico diventerà longitudinale, dal Maderno, il quale realizzerà anche la facciata nel 1612.

La gigantesca cupola che con la sua ombra doveva coprire tutti i popoli cristiani venne così sminuita a fondale prospettico. Il Bernini si impegnò a restituirle dignità, correggendo la facciata con due campanili laterali (costruito, ma poi abbattuto solo il sinistro) e con il colonnato ellittico che riprende la forma curva della cupola simboleggiando le braccia della Chiesa protese ad accogliere i suoi fedeli.

La Fabbrica di San Pietro nelle incisioni del XVI e XVII secolo

Il Museo Civico Archeologico di Anzio, ospitato nella celebre Villa Adele, allestisce con continuità Mostre rilevanti, tra queste Le “Grottesche” in mostra. Domus Aurea Neronis, allestita nell’estate-autunno 2022 e La Fabbrica di San Pietro nelle incisioni del XVI e XVII secolo allestita nell’estate 2023, entrambe ideate e curate dall’insigne studioso Clemente Marigliani che ha fornito anche le incisioni provenienti dalla Biblioteca Clementina di sua proprietà.

Quest’ultima esposizione si colloca nel solco della prestigiosa tradizione del Museo che nel corso degli anni ha proposto esposizioni di alto profilo. L'evento in trattazione è di particolare interesse perché incontra la storia dei due imperatori romani nati ad Antium: Caligola, imperatore dal 34 al 41 d.C. e Nerone, imperatore dal 54 al 68 d.C.

L'antica basilica Vaticana venne edificata, infatti, nel IV secolo da Costantino, proprio dove sorgeva il Circo di Caligola e Nerone, precisamente era collocata sul fianco sinistro del Circo. L'obelisco che attualmente svetta maestoso al centro di Piazza San Pietro, il secondo per altezza a Roma, venne fatto trasportare dall' Egitto a Roma da Caligola, come descritto da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia, XVI, 201), con una nave speciale appositamente costruita e successivamente fatta affondare ad Ostia da Claudio per fondarvi sopra il molo del suo porto artificiale. Quanto affermato da Plinio è stato confermato da scavi archeologici recenti.

L' obelisco di Caligola fu l'unico che tra tante invasioni e saccheggi rimase integro, sempre in piedi e al suo posto, sino a quando, su ordine di Sisto V nel 1586 venne trasferito dall’architetto Domenico Fontana al centro di Piazza San Pietro.

Le stampe allestite in mostra documentano i progetti degli architetti che si sono succeduti nel difficile incarico, tra questi quelli di Donato Bramante, Antonio da Sangallo, Raffaello Sanzio, Michelangelo, sino al progetto di Carlo Maderno. Inoltre, varie incisioni evidenziano lo stato dei lavori in anni di sospensione e repentine riprese. Singolari sono le infrastrutture e gli apparati predisposti nell'arco degli anni. Piante particolareggiate illustrano il confronto tra il vecchio e il nuovo San Pietro e la pianta delle Grotte Vaticane.

Altre stampe raccontano gli eventi nella Sala Regia, nella Cappella Sistina e, due rarissime incisioni degli Anni Santi, mettono in evidenza la visita alle Sette Chiese (San Pietro, San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore, San Paolo, San Sebastiano, Santa Croce in Gerusalemme e San Lorenzo fuori le Mura).

Da segnalare i lavori di I. Tienen (disegnatore) e Hieronymus Cock (incisore) che nel sec. XVI realizzano l’acquaforte con Veduta della basilica di San Pietro in costruzione; Baldo Perogino (incisore, attr. o Mario Labacco) che realizza a Bulino (mm 337 x 510) la Sezione principale del progetto per San Pietro (1548, prima versione) di Antonio da Sangallo; di Giovanni Battista De’ Cavalieri che delinea la Benedizione Pasquale a San Pietro del XVI secolo.

Esemplare rarissimo primo stato, di due, l’acquaforte di Giovanni Battista Falda, La Basilica di San Pietro e la piazza con il colonnato del Bernini, nella quale, sulla base della lunga iscrizione si deduce che Alessandro VII, al secolo Fabio Chigi (Siena, 13 febbraio 1599 – Roma 22 maggio 1667), non era più in vita, dandoci la possibilità di datare l’incisione post 22 maggio 1667.

Agostino Veneziano, nel 1517 realizza la Raffigurazione della medaglia coniata per la posa della prima pietra della nuova erigenda basilica di San Pietro, Bulino, mm 195 x 195.

Il 18 aprile 1506 Giulio II (1503-1513) depose in un vaso di terracotta due esemplari di monete in oro e dieci in bronzo nelle fondamenta della fabbrica di San Pietro riproducenti il progetto per la nuova basilica vaticana. Le monete rappresentavano la progettazione concepita nell’estate del 1505. L’incisione possiede un valore ideale, esprime la volontà di procedere nel rinnovamento della nuova chiesa. Stampata su incisione di Agostino Veneziano per i tipi del Salamanca nel 1517 evidenzia il vecchio progetto di Donato Bramante inciso nella moneta coniata da Cristoforo Foppa detto il Caradosso (1452-1527) quando ebbero inizio i lavori nel 1506.

Epilogo

Senza le incisioni dei grandi maestri incisori del XVI e XVII secolo, poco sapremmo dell’evoluzione delle imprese architettoniche di quegli anni e in particolare della fabbrica di San Pietro. Ma, fortunatamente, l’enorme passione per la Roma dei papi e degli imperatori che ha portato nell’Urbe stampatori e incisori da tutta Europa, ancora oggi ci consente di ammirare quella stagione straordinaria. E questa mostra ne è la prova.