A ottobre del 2007 l’umanità passava da un mondo essenzialmente rurale ad un mondo urbano: per la prima volta, eravamo più numerosi nelle città che nelle campagne! Questo evento non è capitato senza una rivoluzione sociale nei paesi africani, asiatici e dell’America Latina. L’umano si agglutina nelle città che diventano delle vere e proprie megalopoli. La maggior parte di esse si situano vicino al mare: più della metà dell’umanità vive oggi a meno di 50 km dell’oceano.
(Gilles Boeuf)
Gilles Boeuf che ha scritto l’introduzione al libro di Micahel Pawlyn pubblicato in Francia nel 2019, è professore alla Sorbonne di Parigi, Presidente del Consiglio scientifico dell’Agenzia Francese per la Biodiversità, Ex presidente del Museo Nazionale di Storia naturale ed ex Consigliere scientifico al Ministero dell’Ambiente, dell’Energia e del Mare.
Ho scelto di analizzare il presente testo per enfatizzare l'importanza di una rivoluzione di paradigma nell'approccio all'urbanizzazione crescente, sia nei paesi industrializzati che in quelli attualmente in fase di industrializzazione e, conseguentemente, di rapida urbanizzazione. Particolarmente in quest'ultimo caso, vi è la possibilità di introdurre nuovi modelli di sviluppo urbano che siano rispettosi dell'ambiente e delle comunità che lo abitano. Se tali nazioni riescono a proiettarsi verso il futuro senza ripetere gli stessi errori del mondo industrializzato e senza emulare i modelli occidentali, i quali hanno esaurito le risorse naturali, potrebbero invece tracciare nuove strategie verso una vita in città che sia armoniosa con la natura, inclusiva e salutare.
Il fulcro dell'opera di Michael Pawlyn è la ricerca di un rapporto rinnovato e sinergico tra architettura e ambiente naturale, al fine di evitare la possibilità che l'essere umano si veda emarginato dalla sua stessa natura. In questo contesto, Gilles Boeuf, nell'introduzione del volume, si interroga su quale aspetto avranno le città future e quale ambiente vorremmo che queste ci offrissero. L'urbanizzazione ha creato una netta frattura tra gli individui e la natura circostante: molti giovani non sono più in grado di riconoscere una spiaggia o una foresta e spesso ignorano l'origine dei cibi che quotidianamente li nutrono.
Come siamo giunti a questo punto? E, soprattutto, è possibile evitare che questa situazione si estenda ulteriormente, sfavorendo il mondo naturale, considerando il repentino aumento demografico? Possiamo prevenire il progressivo cementificarsi del suolo e la sua trasformazione artificiale? Quali strategie potrebbero essere adottate per controllare e gestire efficacemente il flusso costante di prodotti alimentari dalla campagna alle aree urbane? Tuttavia, la domanda cruciale per noi professionisti riguarda la comprensione di come architettura e città possano rispondere a queste sfide.
Considerando i mutamenti climatici in corso, che prevedono un notevole aumento delle temperature nelle zone urbane, ci poniamo la questione: come affronteremo l'eventuale formazione di isole di calore entro il 2050?Queste sono le domande a cui il libro vuole rispondere dando all’architettura delle missioni specifiche e chiare:
- conservare il Patrimonio materiale che ci è stato affidato dal passato, nostra memoria storica e identitaria,
- sviluppare un habitat sano e gradevole, sostenibile, evitando gli errori del passato,
- contribuire alle economie d’energia grazie alla scelta di materiali, all’uso d’isolamento termico, alla decarbonizzazione dell’atmosfera e forse, come nel lavoro dell’architetto visionario Liam Young, allo stoccaggio di CO2,
- armonizzare residenze e attività economiche diverse,
- favorire la verticalità in ambito urbano per evitare di cementificare il suolo all’infinito,
- moltiplicare le iniziative perché il mondo naturale torni nelle città.
La questione centrale rimane come l'architettura possa contribuire in modo significativo a reintegrare l'elemento naturale all'interno delle città, ristabilendo un'armoniosa relazione tra l'ambiente costruito e l'ambiente naturale stesso. Questo processo può avvenire attraverso la creazione di trame "verdi" e "blu", che sfruttino le risorse dei fiumi e delle foreste, restituendo alle città un tocco di "selvatico".
L'emergere della pandemia di Covid-19 ha messo in luce come il semplice atto di passeggiare nei parchi abbia comportato un significativo miglioramento dello stato di salute degli abitanti delle città, oltre a contribuire parzialmente alla riduzione delle disparità sociali tra i cittadini. Ha fornito una possibilità di benessere naturale anche a coloro che non potevano permettersi una vacanza. La capacità degli alberi di abbassare le temperature durante le condizioni climatiche più estreme è un fatto universalmente riconosciuto.
Pertanto, emerge un imperativo per gli architetti: collaborare strettamente con gli ecologisti al fine di affrontare in modo efficace le sfide ambientali. In questa prospettiva, l'architettura può evolvere da una mera forma estetica a un veicolo per il cambiamento positivo, promuovendo la coesistenza tra uomo e natura all'interno dei contesti urbani. Tale sinergia rappresenta una pietra angolare nella realizzazione di città sostenibili e in sintonia con le esigenze dell'ambiente e delle comunità che vi risiedono.
Il nucleo centrale del libro di Michael Pawlyn è focalizzato su come il processo di costruzione e, in senso più ampio, l'architettura in tutte le sue forme debbano nutrire un impegno per un futuro intriso di ispirazione proveniente dal mondo naturale, un futuro orientato alla biomimetica.
Questa opera non si limita a esporre soltanto principi biomimetici, ma assume la forma di un vero e proprio manuale, ricco di esempi e azioni applicabili al ventunesimo secolo. Tale manuale ci induce a riconsiderare il mondo da nuove prospettive, con l'obiettivo di generare contesti urbani che non solo si rigenerino in armonia con la natura, ma che siano altresì inclusivi e prosperi. (Come afferma Dame Elle MacArthur, pagina 13).
Attraverso un'analisi incisiva del mondo costruito e del mondo naturale, il testo parte dalla contrapposizione nell'origine di entrambi: il mondo costruito si caratterizza per strutture monolitiche, mentre il mondo naturale per strutture gerarchiche. Nel mondo costruito, la forma è imposta da influenze esterne, mentre nel mondo naturale prevalgono l'auto-assemblaggio e, soprattutto, la minimizzazione dell'emissione di tossine nell'ambiente.
Quest'ultimo punto risulta fondamentale, poiché la natura non fa uso di elementi tossici, a differenza del mondo artificiale che impiega l'intera tavola periodica degli elementi, compresi quelli tossici. Dame Elle MacArthur riconosce in Michael Pawlyn un erede spirituale di Christopher Alexander e Victor Papanek, entrambi originari di Vienna. Per comprendere l'importanza di questo volume è opportuno esaminare le loro figure nel contesto dell'architettura e del design.
Christopher Alexander è stato un influente architetto e teorico del design, nato il 4 ottobre 1936 a Vienna e deceduto a Sussex il 17 marzo 2022. È noto per aver sviluppato teorie innovative nel campo dell'architettura e del design, con un'enfasi particolare sulla creazione di spazi e ambienti armonici, funzionali e significativi. Alexander è diventato famoso soprattutto per il suo lavoro sulla "Teoria della Forma", espressa in diversi libri tra cui "The Timeless Way of Building" (1979) e "A Pattern Language" (1977). La sua filosofia si basa sulla convinzione che l'architettura debba rispondere alle esigenze delle persone che la abitano, fornendo spazi che siano intuitivi, funzionali e in armonia con l'ambiente circostante.
Uno dei concetti chiave sviluppati da Alexander è quello dei "pattern" (modelli). Egli sosteneva che esistono soluzioni architettoniche ripetibili e riconoscibili che rispondono a bisogni umani universali. Questi pattern sono elementi di design che possono essere applicati in vari contesti, e Alexander ha sviluppato una serie di 253 pattern in "A Pattern Language". Questi pattern spaziano dalla progettazione di singoli spazi a considerazioni urbane più ampie.
La sua influenza si è estesa oltre il mondo accademico e dell'architettura, influenzando anche il campo del design e dell'urbanistica. I suoi concetti di creazione di ambienti abitabili, basati sulla connessione tra forma, funzione e contesto, hanno ispirato architetti, designer e urbanisti in tutto il mondo.
Christopher Alexander ha trascorso gran parte della sua carriera accademica alla University of California, Berkeley, dove ha sviluppato le sue teorie e insegnato architettura. Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo contributo nel campo dell'architettura e del design. La sua eredità continua a influenzare la progettazione di spazi abitativi umani che siano funzionali, esteticamente gradevoli e in sintonia con l'ambiente circostante.
Victor Papanek è stato un designer, teorico e attivista sociale di origine austriaca, nato il 22 novembre 1923 a Vienna e deceduto il 10 gennaio 1998. È stato un pioniere nel campo del design sociale, concentrandosi sull'aspetto etico e responsabile del design e promuovendo un approccio centrato sulle esigenze umane e sulla sostenibilità.
Papanek è noto soprattutto per il suo libro "Design for the Real World: Human Ecology and Social Change" (1971), che è diventato uno dei testi fondamentali nel campo del design sociale. In questo libro, Papanek critica l'approccio tradizionale al design che spesso promuoveva il consumo e lo spreco, sottolineando invece l'importanza di progettare per migliorare la qualità della vita delle persone e dell'ambiente.
Un concetto chiave nel pensiero di Papanek è il "design per tutti" (design for all), che sottolinea l'importanza di creare oggetti e ambienti che siano accessibili e utili a tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità o circostanze. Ha anche promosso l'uso di materiali sostenibili e il riciclaggio nel design, molto prima che la sostenibilità diventasse una preoccupazione diffusa.
Papanek è stato un attivo sostenitore del design responsabile e sociale, lavorando per integrare il design nei contesti umanitari, sviluppando progetti che rispondessero alle esigenze dei meno fortunati e delle comunità marginalizzate. Ha anche influenzato l'educazione al design, cercando di introdurre concetti etici e sociali nei programmi di formazione dei designer.
Oltre ai suoi contributi nel campo del design, Papanek è stato coinvolto in iniziative di attivismo sociale e ambientale. Ha lavorato per promuovere l'educazione sulla responsabilità sociale del design e ha cercato di creare un impatto positivo attraverso il suo lavoro.
L'eredità di Victor Papanek è evidente nell'approccio odierno al design sociale e sostenibile. Le sue idee hanno ispirato molti designers e professionisti del settore a considerare le conseguenze sociali e ambientali del loro lavoro, e a impegnarsi per creare un mondo più equo e sostenibile attraverso il design responsabile.
Il ventunesimo secolo si profila come un'epoca di transizione, non solo nell'ambito dell'ambiente costruito, ma nell'economia nel suo complesso. Esaminiamo dunque quali sistemi economici potrebbero guidarci attraverso una transizione illuminata per creare uno spazio sano per una popolazione di 9 miliardi di persone. È essenziale considerare che un cambiamento dall'attuale sistema lineare, profondamente scollegato dalla natura, è ormai imperativo. Emergono come priorità la creazione di nuovi modelli innovativi che ci emancipino dall'asservimento a materiali costosi e inquinanti, nonché dalle sfide legate all'approvvigionamento energetico.
Negli ultimi 20 anni, si sono sviluppate diverse teorie economiche e idee che hanno contribuito a modellare il dibattito economico globale. Alcune di queste teorie includono: Economia comportamentale: Questa teoria si concentra sullo studio del comportamento umano e delle decisioni economiche in situazioni reali. Gli economisti comportamentali hanno evidenziato come le persone spesso agiscano in modo irrazionale e non sempre seguano i modelli economici tradizionali basati sull'assunzione di comportamenti razionali.
Economia dell'innovazione: Questa teoria esplora come l'innovazione tecnologica e il progresso scientifico influenzino la crescita economica. L'attenzione è posta sull'importanza dell'innovazione e della ricerca e sviluppo per stimolare la competitività e il progresso economico. Economia circolare: Questa teoria si concentra sulla sostenibilità ambientale e propone un modello economico che mira a ridurre l'uso delle risorse naturali e il rifiuto, promuovendo il riciclo e il riutilizzo dei materiali. L'obiettivo è quello di creare un'economia più sostenibile ed ecologicamente responsabile.
Teoria della decrescita: Questa teoria critica il modello di crescita economica illimitata e propone di ridurre l'economia per raggiungere un equilibrio con la capacità del pianeta di sostenere la vita umana e gli ecosistemi. Sostiene che la crescita infinita sia insostenibile e che sia necessario concentrarsi sulla qualità della vita, la giustizia sociale e l'equità.
Economia collaborativa: Questa teoria si basa sul concetto di condivisione delle risorse e della collaborazione tra individui e aziende attraverso la tecnologia e la condivisione di informazioni. Piattaforme come Uber, Airbnb e altre aziende peer-to-peer sono esempi di modelli di business basati sull'economia collaborativa. Queste sono solo alcune delle teorie economiche che hanno guadagnato attenzione e rilevanza negli ultimi anni. Il dibattito economico continua a evolversi e ad adattarsi alle sfide e alle opportunità del mondo in rapida trasformazione.
Il libro "Biomimicry in Architecture" valorizzando un tipo di economia circolare, comincia con la distinzione tra biomorfosi e biomimetismo: secondo Michael Pawlyn, la differenza tra biomorfosi e biomimetismo è una distinzione chiave nel processo di trarre ispirazione dalla natura per l'architettura e il design. Il termine "biomimetismo" si riferisce all'atto di trarre ispirazione dai principi e dai modelli della natura per creare soluzioni innovative. Nel contesto dell'architettura, il biomimetismo coinvolge l'analisi di come la natura affronta determinati problemi di progettazione e come tali soluzioni possono essere adattate ed applicate agli edifici. Pawlyn sottolinea che il biomimetismo non si limita a copiare la forma esterna degli organismi naturali, ma cerca di comprendere i principi fondamentali che stanno alla base delle loro funzioni, per poi applicarli in modo creativo all'architettura.
D'altra parte, il termine "biomorfosi" fa riferimento alla riproduzione diretta delle forme e delle strutture trovate nella natura all'interno del design. In questo caso, l'architettura può prendere direttamente ispirazione dalla morfologia degli organismi naturali, incorporando elementi visivi e strutturali nel proprio design. Tuttavia, Pawlyn mette in guardia dall'eccessiva letteralità nell'applicazione della biomorfosi, suggerendo che invece di copiare fedelmente le forme naturali, è importante adattarle in modo funzionale e sostenibile all'ambiente costruito.
In breve, mentre il biomimetismo si concentra su principi e soluzioni funzionali derivate dalla natura, la biomorfosi riguarda l'incorporazione diretta di forme naturali nei design architettonici. Pawlyn promuove un approccio bilanciato in cui entrambi gli approcci possono coesistere per creare edifici e ambienti che siano sia funzionali che esteticamente piacevoli.
Nel libro vengono esaminati vari esempi di come la natura abbia ispirato soluzioni innovative nell'architettura. Uno dei casi discussi riguarda il sistema di raffreddamento delle termiti e come questo principio possa essere applicato in edifici per ridurre l'uso di energia per il condizionamento dell'aria. Le termiti costruiscono i loro nidi con particolari strutture che consentono il passaggio dell'aria e il controllo della temperatura interna, evitando l'accumulo di calore eccessivo.
Un altro esempio è tratto dalla forma delle ossa, che sono strutture leggere e resistenti. Questo concetto è stato applicato nello sviluppo di una struttura a "guscio" per un edificio, che offre resistenza e stabilità utilizzando una quantità minima di materiale, riducendo così l'impatto ambientale (per esempio nella struttura del guscio del riccio di mare o della spugna di vetro, che cresce nei fondi oceanici resistendo alle forti correnti).
Pawlyn esplora anche come le piante adattate ai climi aridi possano ispirare soluzioni per la raccolta e l'uso efficiente dell'acqua piovana negli edifici. Le foglie delle piante in questi ambienti spesso raccolgono e convogliano l'acqua verso le radici, un principio che può essere applicato per raccogliere e immagazzinare l'acqua piovana per scopi domestici.
Un ulteriore esempio riguarda le caratteristiche di autopulizia delle foglie di loto. Pawlyn analizza come questa proprietà possa essere utilizzata per progettare superfici di edifici che respingano lo sporco e l'umidità, riducendo la necessità di manutenzione e pulizia (esemplare è il lavoro di Neri Oxman al Media Lab del MIT di Boston).
L’autore esplora inoltre il potenziale della stampa 3D nell'ambito dell'architettura e della progettazione sostenibile, considerandola come uno strumento innovativo per applicare principi biomimetici. Pawlyn riflette sulla capacità della natura di autocostruirsi attraverso processi di autoassemblaggio, in cui le parti interagiscono in modo armonioso per formare strutture complesse. Egli suggerisce che la stampa 3D potrebbe emulare questo principio naturale, consentendo la creazione di forme e strutture architettoniche altamente efficienti e sostenibili.
Tuttavia, Pawlyn esprime anche cautela nei confronti dell'uso della stampa 3D, sottolineando che l'approccio dovrebbe essere basato su una comprensione approfondita dei processi naturali. Egli mette in guardia dall'adozione acritica di tecnologie avanzate senza una solida base biologica e morfologica. Egli riconosce che la stampa 3D offre opportunità straordinarie, ma sottolinea l'importanza di mantenere una connessione con i principi fondamentali del mondo naturale.
In conclusione, l'opera di Michael Pawlyn "Biomimicry in Architecture" rappresenta un'illuminante esplorazione dell'intersezione tra la natura e l'architettura, aprendo nuove prospettive per il design e la costruzione sostenibile. Il libro ci guida attraverso un viaggio che va oltre la mera estetica e si addentra nei principi fondamentali su cui si basano gli organismi viventi. Pawlyn ci sfida a superare le convenzioni del design tradizionale, invitandoci a studiare la natura con occhi critici e a riflettere su come possiamo applicare tali scoperte al nostro mondo costruito.
Attraverso una serie di esempi illuminanti e case study dettagliati, l'autore dimostra come i principi biomimetici possano essere integrati in vari aspetti dell'architettura, dall'efficienza energetica alla struttura e alla materialità. La sua visione va oltre la semplice imitazione delle forme naturali, spingendoci a comprendere le profonde connessioni tra l'ambiente costruito e quello naturale.
La distinzione tra biomimetismo e biomorfosi sollevata da Pawlyn ci offre un ulteriore strumento concettuale per affrontare l'interazione tra architettura e natura. L'importanza di adattare i principi biologici e morfologici alla funzionalità dell'architettura è un messaggio centrale che emerge dalla sua analisi. In definitiva, "Biomimicry in Architecture" è un richiamo all'innovazione basata sulla saggezza della natura. Pawlyn ci incoraggia a superare i confini delle convenzioni e ad abbracciare un nuovo paradigma di progettazione che sia in armonia con l'ambiente e che miri a costruire spazi che non solo rispettino il pianeta, ma migliorino anche la qualità della vita delle persone. La sua opera si pone come una risorsa preziosa per coloro che cercano di plasmare il futuro dell'architettura in modo sostenibile, ispirato dalla bellezza e dall'efficienza della natura stessa.
Michael Pawlyn, Biomimétisme et Architecture, tradotto da Elisabeth Lefer e Bruno Lhoste, Editions Rue de l’échiquier, Paris, 2019.