Sua maestà la regina Elisabetta d’Inghilterra è una delle donne più di successo del mondo. Giorgio Armani, re dell’asciuttezza, non ridacchia affatto dei cappellini reali tutti piume e volute di rafia o feltro, delle tinte pastello degli abiti che, con impennate nemmeno troppo rare, sconfinano nel rosa shocking e nell’azzurro elettrico, e la giudica di un’eleganza unica. Sir Mick Jagger si è goduto il titolo di baronetto scatenando le ire funeste dell’eterno scapestrato Keith Richards che lo accusò di essersi rammollito (chissà perché, poi, i Rolling Stones non sono stati fatti baronetti in toto come i Beatles…). I fan illustri di Lilibeth sono moltissimi. I non illustri decine di milioni. The Queen conquista con l’anglicità somma che rende naturale qualunque mise e comportamento.
Nell’immagine della stufetta elettrica da poche sterline sistemata in un camino di Buckingham Palace per stemperare in economia la rigidità del clima londinese c’è la quintessenza dello spirito d’Oltremanica. A pochi metri da un Canaletto e da un Gainsborough la stufetta è immortalata mentre la sovrana intrattiene un alto diplomatico australiano e consorte.
Lord George Nassau Clavering Cowper (1738-1789), suddito della corona britannica, visse in un’epoca senza elettricità : sennò non avrebbe certo esitato a dotarsi di una simile stufetta, accostandola con grande disinvoltura a una Madonna di Raffaello. Lord Cowper, arrivato a Firenze nel 1760 e lì rimasto fino alla morte, in anni nei quali un aristocratico inglese non sfuggiva al Grand Tour e alla malìa della bellezza fiorentina, infatti andava matto per i capolavori e li comprava con passione, ma li trattava senza la minima sacralità, un po’ alla stregua dei mobili e delle tappezzerie.
Lo ha scoperto Charles S. Ellis, storico dell’arte statunitense fra Firenze e Chicago, immerso da anni nelle carte che descrivono il dinamismo da ‘interior design’ di Lord Cowper. “La collezione di dipinti degli antichi maestri, di paesaggi del tempo e di stampe, era subordinata all’ambiente e non viceversa - spiega Ellis che nel 2011 ebbe una borsa di studio per esaminare i documenti del nobile britannico conservati nell’archivio Cowper della Contea di Hertfordshire - . Il conte non aveva una galleria d’arte come quelle di altri patrizi : le opere erano pezzi d’arredo”.
Le carte riguardano soprattutto la gestione della casa, Palazzo Baldinucci in via Ghibellina, che Cowper prese in affitto nel 1772 dopo aver abitato per un certo periodo a Villa Palmieri. “Per me le carte più importanti riguardano i fornitori di tutti i servizi: fabbro, corniciaio, tappezziere, venditore di burro e latte. Queste carte sono l’archivio più consistente e meglio conservato di tutto il Grand Tour - continua Ellis - , quelle sulle commissioni di dipinti sono cospicue, quelle d’acquisto delle opere dei vecchi maestri sono pochissime perché chi le vendeva non voleva farlo sapere in giro”.
Rivelazioni notevoli arrivano dalle ricevute del tappezziere fiorentino che lavorò alla ristrutturazione radicale di Palazzo Baldinucci, trasformato da impresa in abitazione, Giovanni Grisostomo Bianchi. Queste fatture sono così dettagliate che si capisce come furono sistemate le sale, specie quelle di rappresentanza, parato per parato, tendaggio per tendaggio come se il tappezziere fosse quasi un arredatore. “La cosa più interessante è la testimonianza dei cambiamenti. Alcuni parati , per esempio, vengono sostituiti dopo appena due anni e, non solo in questo caso ma spessissimo, i dipinti cambiano posizione - continua Ellis -. Lord Cowper non lascia diari, non parla dei suoi gusti artistici. La raccolta è chiaramente vista come una serie di mobili che si spostano”.
E che “mobili”. Nei saloni di casa Cowper c’erano due Madonne di Raffaello oggi alla National Gallery di Washington, una è detta Madonna Cowper, una Sacra Famiglia di Fra’ Bartolommeo al Museo Getty di Los Angeles, tre Pontormo e un Salvator Rosa alla National Gallery di Londra e un altro a Lewes, nel Sussex.
Il nostro George era un uomo di mondo che visse al di sopra dei suoi mezzi e morì con i debiti: gli esecutori testamentari vendettero i mobili a Firenze per non pagare il trasporto in Gran Bretagna mentre fecero una lista dei dipinti al fine di ottenere l’autorizzazione della Reale Galleria per esportarli: “Erano decisi a portare i quadri in Inghilterra convinti del loro grande valore, anche simbolico, e del gusto raffinato di Cowper. Consigliarono, inoltre di metterli sul mercato solo in caso di estremo bisogno”. La dispersione della raccolta avvenne, in effetti, molto tempo dopo, nel 1913, alla morte del settimo conte di Cowper, e nel 1951 fu demolita la dimora inglese della famiglia: Panshanger. L’ultimo Cowper, senza discendenza, lasciò tutto alla nipote Lady Desborough madre di quattro figli, due maschi morti in guerra e due femmine: al nipote di una delle due, ammogliato Gage, arrivò Panshanger della quale purtroppo rimane solo qualche foto.
Illuminista e appassionato di musica, Lord Cowper fece tradurre in italiano il libretto del Convitto di Alessandro di Haendel rappresentata al Giardino di Boboli e a Villa Palmieri, fu in corrispondenza con Alessandro Volta ed ebbe un laboratorio di scienze privato dove invitava gli scienziati a compiere esperimenti. Habituè della corte lorenese chiamò il suo secondogenito Peter Leopold, in onore del Granduca di Toscana Pietro Leopoldo Asburgo Lorena che fu padrino della creatura, tanto che la granduchessa Maria Luisa di Borbone, la madrina, regalò ai Cowper le effigi in miniatura sua e di suo marito: giusto una cosetta con cornici tempestate di diamanti.
I Granduchi non furono accanto al fonte battesimale, dove mandarono loro rappresentanti, ma l’omaggio sontuoso fece notizia sulla Gazzetta Toscana del 13 giugno 1778: “Questa principessa del S.R.I. Mylady Cowper, avendo avuto l’onore di avere per Compare e Comare, i nostri Reali Sovrani, questi le hanno fatto un superbo donativo consistente in un Souvenir o ricordino tutto brillantato con i loro ritratti, e con diversi pezzi di vecchia Lacca della China di somma bellezza”.
Un’amicizia di coppia scintillante, senza dubbio, anche se pare che Hanna Gore, Anna per i fiorentini, la bellissima sposa di Cowper , principessa del Sacro Romano Impero, grazie ai diecimila zecchini d’oro sborsati dal marito per l’acquisto del titolo, fosse ancora più habituée della corte di lui, con una predilezione per l’alcova del Granduca in persona. Solo voci che riecheggiano nei secoli, naturalmente.
Se ci fossero carte a riprova dell’intesa Ellis, pur riservato com’è, certo ce lo direbbe.