Un anno di grandi successi per l’artista Ergin Cavusoglu, che sta esponendo due enormi installazioni al Solomon R. Guggenheim Museum di New York in quanto parti della mostra But a Storm Is Blowing from Paradise: Contemporary Art of the Middle East and North Africa curata da Sara Raza e visitabile dal 29 aprile fino al 5 ottobre. La mostra include 17 artisti e trae il proprio titolo dall’opera di uno dei partecipanti, Rokni Haerizadeh che cita a sua volta un saggio di Walter Benjamin intitolato Tesi di filosofia della storia (1940). Dopo il suo debutto a New York nel 2017 la mostra si sposterà a Istanbul presso il Pera Museum.
La mostra pone attenzione sull’area dei paesi del Medio Oriente e Nord Africa riflettendo su una scena artistica che sta crescendo molto a livello globale e che è situata in una regione ricca e in agitazione. In questa occasione Cavusoglu presenta due opere recentemente acquisite dal Guggenheim: il film e video-installazione Crystal & Flame del 2010 e l’installazione site-specific Dust Breeding del 2011. Un’opera, quest’ultima, che fa riferimento alla celebre foto Dust Breeding (1920) dell’artista Man Ray. Dapprima particolarmente enigmatica perché sembra una veduta aerea di un paesaggio desertico o brullo la foto mostra di fatto uno strato di polvere depositato in più di un anno sulla superficie dell’opera di Marcel Duchamp The Large Glass nel suo studio di New York.
Muovendosi all’interno di questo contesto concettuale e riferendosi alla storicità Ergin Cavusoglu sviluppa un intricato intreccio tra effimero e liminale oltre a guardare al gesto artistico all’interno di un contesto istituzionale. Con questo pensare l’artista invita i visitatori a camminare su un disegno anamorfico applicato direttamente sul pavimento, sulle finestre e colonne della Thannhauser Gallery al quarto piano del museo. Il disegno è basato su un modello tridimensionale della più grande fabbrica di cemento turca chiamata “Noah”. Registrando i movimenti dei visitatori con un circuito chiuso di telecamere Cavusoglu mostra su un monitor le immagini surreali dei visitatori che sembrano attraversare la scultura/struttura architettonica e in questo modo testimoniano lo stretto legame tra virtuale e reale.
Un mese prima della mostra al Guggenheim Cavusoglu era stato protagonista di un’ambiziosa mostra personale presso la Galleria Rampa di Istanbul che ha dato spazio a tutte le espressioni che compongono la sua pratica artistica. Il titolo della mostra Which sun gazed down on your last dream? (Quale sole ha abbassato lo sguardo sul tuo ultimo sogno?) parafrasava una frase di Baudelaire tratta da Del vino e dell’hashish del 1860 e fa riferimento a quello stato di intossicazione che ci fa sentire fuori dal tempo e dallo spazio, senza un passato e un futuro, senza punti di riferimento come afferma Nicole Dee O’Rourke nel testo che accompagnava la mostra. “Ruota attorno a un 'dove' che è senza spazio, senza nazione, fuori dai confini e che per questo ha una valenza addirittura spirituale” afferma la stessa O’Rourke.
In questa mostra c’erano tutti gli elementi che compongono la pratica concettuale e multi sfaccettata di Cavusoglu che conosciamo: film, videoinstallazioni, sculture, disegni, dipinti, fotografie. Tutto il suo immaginario: luoghi, non-luoghi, mobilità, liminalità, duende cioè l’avere un anima e così via. Quest’ultimo tema è particolarmente evidente nella scultura bronzea Black Tresses (Duende), 2016 dove troviamo due mani che sembrano ricordare l’atto del pregare o del lavarsi le mani e che sono un riferimento diretto a un passaggio del Romancero Gitano del poeta Federico Garcia Lorca: “se mi dovesse capitare di morire ti ordino di legare le mie mani con le tue trecce nere”. L’opera si collega anche a un precedente video di Cavusoglu In the Roses (2014) girato nel paese basco di Guéthary e sempre ispirato all’opera di Garcia Lorca Romancero Gitano che in quell’opera esprime la complessità del mondo andaluso creando un universo dove la figura dello zingaro, selvaggio e ribelle, si scontra spesso con la Guardia Civile espressione dell’ordine e della legalità.
Lo zingaro diventa quindi un simbolo universale dell’umana sofferenza e trepidazione ma anche una riflessione su quei confini “mobili” che sembrano caratterizzare il nomadismo degli zingari non legati a un territorio specifico né tantomeno a uno stato nazione. Ritornando alla mostra di Istanbul, molto particolari anche le opere Percé Rock, 2016, scultura riproducente una roccia della Gaspé Peninsula in Quebec che rappresenta una vera e propria opera d’arte scolpita con “naturale precisione” dalla natura, come osservò André Breton in Arcanum 17 (1945) e i dipinti della serie Spheres of the Firmament-Anthropomorphism, 2016 dove possiamo trovare esempi della produzione di massa con citazioni provenienti dalla storia dell’arte.
Infine, e così arriviamo all’inizio dell’anno in corso, in occasione di The Image Generator II presso il Extra City Kunsthal di Antwerp, Cavusoglu ha presentato il suo ultimo film Desire Lines - Tarot and Chess, 2016. Il video ritrae schemi universali del comportamento umano che l’artista ha realizzato a partire dalle riflessioni che ha avuto modo di fare negli anni a partire dal testo di Italo Calvino Il castello dei destini incrociati. Alcuni viandanti attraverso un bosco raggiungono un castello. Qui si ritrovano a banchettare ma si rendono conto ben presto che il cammino attraverso il bosco gli ha fatto perdere la parola. A fine pasto il castellano, l’unico capace di parlare, poggia sul tavolo un mazzo di tarocchi e invita i commensali a raccontare le proprie storie attraverso la sequenza delle carte. In quelle carte ci sono tutte le storie del mondo, tutti i destini, tutti i protagonisti. Una convergenza quindi di destini e opportunità che va in controtendenza rispetto a tutto ciò che è logico, razionale, sensato.
La prima storia fa riferimento a un cavaliere con una scatola piena di denaro. Tratto in inganno, viene derubato e appeso con la testa all’ingiù. Ma, in fin di vita, è trovato e liberato da una ragazza che non esiterà ad abbandonare senza nemmeno ringraziarla per andare alla ricerca della fortuna perduta. Il giorno del suo matrimonio con una ricca donna verrà raggiunto dalla ragazza e dal figlio che a suo tempo aveva concepito con la stessa nel loro breve incontro. La seconda storia è quella dell’alchimista che volendo trasformare il piombo in oro incontra e scende a patti con il diavolo che gli appare sotto forma di giocoliere. Per tutti sfidare il castellano a scacchi è l’ultima chance a disposizione per cambiare il proprio destino. La nostra esistenza sta tutta qui. Nel cercare il proprio posto tra il tutto ed il nulla, tra passato e futuro, tra il bene e il male, dentro e fuori… Siamo tutti individui diversi, unici, particolari ma nonostante questo possiamo raccontarci utilizzando un mazzo di carte in comune. Se lo vogliamo possiamo ritrovare quegli elementi che ci uniscono anziché dividono. Nonostante tutte le diversità possiamo provare a ritrovare quegli elementi che ci uniscono anziché dividono. L’universalità nonostante tutte le particolarità.