Sono riuscito a conoscere l’Africa grazie a Barbara e alle sue opere. A dire il vero entrando nel suo studio, sembra di trovarsi in una di quelle abitazioni coloniali a ridosso delle zone selvagge che in alcuni film ci raccontano storie di epoche passate, ma ancora attuali; forse sono i soggetti trattati e i colori usati che sembrano ingannare l’occhio e con esso anche la mente, ma guardando i quadri di Barbara mi sembra di sentire gli odori, i suoni e le sensazioni di quei posti lontani, magari anche le voci, poche parole sussurrate con un accento che ai nostri giorni diremmo "etnico", o meglio un chiacchiericcio indefinito che sembra provenire da dietro la tela, come se nascosto vi fosse un mondo. Ci accomodiamo sul divano, una limonata in una brocca rende tutto più reale, e le parole iniziano a volare, io inizio a scrivere sulla mia agendina…
Ciao Barbara, ho visto le tue opere, raccontami chi sei, da dove arrivi?
Mi chiamo Barbara Berardicurti. Nasco in un paese di montagna in Abruzzo. A 6 anni mi trasferisco a Roma con la mia famiglia e tutt’oggi vivo in questa splendida, ma caotica città. Ho viaggiato moltissimo in tutto il mondo, Ripetutamente in Africa, e ho sviluppato nei confronti di questa terra un rapporto molto particolare.
Vedo che hai fatto cose interessanti, raccontami dell’altro, sono molto curioso...
Ho studiato molto le correnti artistiche che si sono avvicendate soprattutto in Europa. Con particolare riguardo alla mia terra nativa: l’Italia, culla di artisti di grande pregio e spessore. Ho fondato insieme ad altri pittori contemporanei varie associazioni culturali e ho esposto in varie parti d’Italia, ma soprattutto a Roma, nelle piazze del centro storico. Ho gestito per 4 anni, sempre con amici artisti, una galleria d’arte in Via Giulia, strada storica di Roma. Nel 2014 ho partecipato alle fiere di Padova e Genova.
Belle esperienze, ma come ti sei avvicinata all’arte?
L’arte mi ha accompagnato da quando ero piccola. Il mio primo quadro ad olio l’ho fatto a 14 anni e rappresenta l’ambiente contadino dell’Abruzzo. Posso dire che l’arte è nata con me e mi ha accompagnato fino ad oggi in un percorso disseminato di colore. Nata come autodidatta, ho maturato poi l’esigenza di affinare alcune tecniche e ho frequentato per 4 anni un atelier di pittura gestito dal maestro Giovanni Crisostomo. Mi sono quindi avvicinata ancor di più a questo mondo studiando il nudo e disegno dal vero. Successivamente ho frequentato l’Istituto Europeo di Design e ho conseguito il diploma di illustratrice, imparando a utilizzare tutte le tecniche, aerografo, acrilico, acquerello, tempera a gouache e sperimentando vari materiali.
Dimmi a cosa ti ispiri quando fai arte?
Come ho già detto, ho viaggiato molto e sono stata folgorata dalla magia dell’Africa, fonte di grande ispirazione anche per i miei dipinti. Ogni artista penso porti con sé, come background, tutto ciò che è stato fatto nel passato, e penso che ognuno di noi quando si esprime con il colore o con il segno o con la materia, realizzi opere che contengono il proprio vissuto, la propria conoscenza sia dell’arte che della letteratura, con un quid in più che viene dalla nostra creatività, dalla tecnologia, dal mondo in continua evoluzione.
Cosa senti quando fai arte?
Sento il pennello che scorre alla ricerca di qualcosa di più che a volte arriva e a volte no. Sento il colore e la materia che prendono forma e sto bene, ma poi quasi subito sono insoddisfatta e penso che si può fare di più.
Ti definisci legata a qualche corrente artistica, a qualche stile contemporaneo, o ad altro?
Come già ho detto, io penso che con il passato di grandi artisti che abbiamo avuto, soprattutto in Italia, il legame ci sia, anche se non palese, e si esprime senza volerlo con le conoscenze che abbiamo ormai impresse nel dna.
Perché sei un’artista?
Essere artista per me è un concetto, e come tale, è di difficile percezione. Cerco di essere soprattutto me stessa e metto molto del mio essere nelle opere che faccio, ma c’è ancora molto da imparare.
Quali sono le tue migliori opere?
1 Il mercato del lunedì a Djenne
2 Il custode della biblioteca a Nouakchott
3 To be free
Parlaci di queste tue creazioni...
1 Il mercato del Lunedì a Djennè
È un quadro grande 1 metro x 2. Rappresenta il mio amore per il colore, l’odore, il sudore, che emana la terra nella quale ci sono le nostre radici, magia, colore, calore. Esplosione di sensazioni irripetibili, che ho cercato di trasferire nel dipinto.
2 Il custode della Biblioteca
Polvere, lume di candela, un uomo vestito di niente, che tutti i giorni si reca in questa splendida, apparentemente povera, ma ricca biblioteca dove sono custoditi libri antichi e pieni di polvere che emanano odori di una cultura passata e diversa. La polvere del deserto che si insinua negli angoli della biblioteca lasciando che il tempo logori quelle pagine antiche ricche di cultura che resta e resiste alle difficoltà oggettive del luogo e che si tramanda di padre in figlio. Il perpetuarsi della vita attraverso la cultura del libro.
3 To be free
La situazione delle donne in alcune parti dell’Africa è ancora oggi tragica. I tempi tecnologici e moderni mi hanno indicato un altro modo di esprimere il mio amore anche attraverso la denuncia. Una ragazza divisa in due che con speranza cerca di gridare la sua voglia di vivere.
La tecnica, i colori, le scelte dei soggetti?
Uso soprattutto olio, i colori sono i colori caldi che da sempre formano la mia tavolozza. I soggetti vengono dai miei viaggi e dalle mie letture.
Dove vorresti arrivare, come vedi il tuo futuro?
Il futuro è al massimo domani. E domani arriva presto. Così ho aggiunto un piccolo tassello in più al puzzle della vita.
Cosa ti piace di te, da artista?
La mia lealtà, autocritica, creatività, curiosità e voglia di imparare.
Cosa non ti piace di te, da artista?
Qualche volta voglio avere ragione a tutti i costi, sono intransigente e rompiscatole, e qualche volta troppo rigida.
Che reazioni ha avuto il pubblico fino ad ora?
Ogni artista ha il suo pubblico che apprezza ciò che fa e che esprime. Quindi se parliamo di questo pubblico sicuramente reazioni positive. Poi c’è una parte di pubblico al quale non piacciono in particolare i soggetti dei miei quadri e questo pubblico anche se può apprezzare la tecnica non apprezza il genere.
Quale è stato il riconoscimento più gratificante?
Tanti anni fa ho partecipato a un concorso dove non conoscevo nessuno, né artisti, né giuria. Sono arrivata quarta su un totale di 100 artisti. Mi ha fatto molto piacere.
Ti ringrazio, sei stata molto disponibile, è stato un piacere conoscerti e conoscere il tuo mondo, la tua arte.
Per maggiori informazioni:
www.barbaraberardicurti.eu