L’Abbazia di Admont è un monastero benedettino e si trova sul fiume Enns nella città di Admont, Austria. E' il più antico monastero rimasto in Stiria e si trova al suo interno la più grande biblioteca monastica del mondo.
L’abbazia è conosciuta per la sua architettura barocca, per l’arte e per i manoscritti. Mentre l’abbazia è stata terminata nel 1074, la biblioteca (tardo barocco) non è stata completata fino al 1776. Venne commissionata dall’abate Matthäus Offner (che ha regnato fra il 1751-1779) e costruita da Josef Hueber (1715-1787). La biblioteca è divisa in tre sezioni e ha una lunghezza complessiva di 70 m, una larghezza di 14 m e 11 m di altezza (12,7 m nella cupola centrale). Adornano i soffitti un numero di sette affreschi di Bartolomeo Altomonte, mentre le sculture della biblioteca sono state realizzate dal maestro scultore barocco Josef Stammel. Particolarmente famoso è I Novissimi, un gruppo di quattro presentazioni di grandi dimensioni della Morte, il Giudizio Universale, l'Inferno e il Paradiso.
Infine, la collezione della biblioteca comprende circa 200.000 volumi. I tesori più preziosi sono gli oltre 1.400 manoscritti (il primo dell’8° secolo) e i 530 incunaboli (libri stampati in anticipo prima del 1500). Un vero piacere visivo per gli appassionati di arte, architettura, storia e libri, infatti poco dopo il suo completamento nel 1776, la biblioteca del monastero benedettino di Admont è stata descritta come "sala particolarmente splendida" e anche chiamata "l'ottava meraviglia del mondo". Da un lato, questa fama invidiabile deriva dalla magnifica decorazione artistica della stanza sotto forma di affreschi del soffitto di Bartolomeo Altomonte, dalle sculture in legno di Josef Stammel e dalle librerie bianche e oro con le numerose associazioni ivi contenute. D'altra parte, l'occhio è affascinato dalla vista spaziale complessiva della struttura della camera stessa di questa biblioteca.
Ma scendiamo nei particolari, descrivendo le eccellenze di questa "meraviglia". Con dimensioni di 70 metri di lunghezza, larga 14 metri e alta circa 13 metri, la biblioteca del monastero di Admont è la più grande sala biblioteca di un monastero nel mondo. Il creatore di questo spazio veramente magnifico fu l'architetto viennese Josef Hueber. Josef Hueber ha preso esempio dalla Biblioteca Imperiale (oggi Biblioteca Nazionale) a Vienna come modello per il suo design, e progettato uno spazio suddiviso in tre sale e coperto da una serie di sette grandi cupole. La sala centrale è coperta da un'unica grande volta, mentre ciascuna delle altre due stanze a Nord e a Sud possiede tre cupole ellittiche.
Questa divisione dello spazio in tre dà proporzioni al lungo il corridoio e un generale aspetto armonioso. Una galleria sorretta da mensole corre lungo le due stanze in lungo, lateralmente, e sottolinea l’effetto di due piani, diminuendo nello stesso tempo la sensazione dell'altezza delle cupole. La parte centrale è trattata in modo diverso: l'architetto ha deliberatamente dato un "accento verticale" attraverso le dodici colonne di marmo che sostengono la volta e non utilizzando la galleria sorretta da mensole. Un'opera d'arte di un tipo molto particolare è il pavimento della biblioteca. Oltre 7.000 lastre di pietra a forma di diamante di marmo bianco, rosso e grigio sono state così abilmente disposte in motivi geometrici che possono essere viste come nastri, linee a zig-zag, cubetti o aree di formazioni passo, a seconda del punto di vista soggettivo di chi guarda.
Il ciclo di affreschi nelle sette volte della cupola è stato creato da Bartolomeo Altomonte (1694-1783). Il pittore aveva 80 anni quando ha intrapreso il lavoro e ha completato l’opera durante i mesi estivi tra gli anni 1775 e 1776. Il tema di base del ciclo di sette parti delle immagini è lo stretto rapporto della religione con le arti e le scienze. Il tema della rivelazione come base della religione cristiana è posto indiscusso nella cupola centrale. La personificazione della Sapienza Divina troneggia al centro di questa immagine. Alla sua sinistra è Mosè come rappresentante del Vecchio Testamento e alla sua destra è una figura femminile che indossa una tiara, una personificazione della Chiesa come rappresentante del Nuovo Testamento. Sotto questo - per così dire il fondamento della dottrina Cristiana - vengono mostrati i quattro Padri della Chiesa latina.
Le cupole confinanti a Nord e Sud contengono rappresentazioni delle varie arti e delle scienze: la prima immagine con l'ingresso sud alla biblioteca è dedicata al tema delle arti e della tecnologia. Apollo è mostrato in centro come il dio della poesia sopra le nove Muse. La scultura, musica e pittura sono ritratte come figure femminili allegoriche. La seconda volta è dedicata alla medicina e alla scienza. La figura principale è un uomo vestito in abito da medico che sta dando una prescrizione a una figura femminile che personifica farmacia. Intorno a questo gruppo principale ci sono le personificazioni delle altre scienze: per esempio, fisica, mineralogia, astronomia, geografia e aritmetica. Il terzo affresco presenta la teologia e la religione. Nella teologia il centro è personificato da una figura femminile con il sole sul petto. Accanto a lei sono la Colomba dello Spirito Santo e una donna che simboleggia la "verità". Sotto - di nuovo come donne - sono le tre virtù divine, Fede, Speranza e Carità. La Rivelazione, come centro e apoteosi di tutto, adorna - come sopra descritto - la volta della cupola centrale. Le due figure allegoriche di diritto canonico e profano nel quinto affresco rappresentano la giurisprudenza. Sopra di loro galleggia un genio con una bilancia, il noto simbolo di giustizia. Nel centro del sesto affresco-cupola, che è inteso come un'allegoria della ricerca storica, si possono trovare un genio alato e una figura femminile che punta a un cesto, che contiene un certo numero di libri disordinati, simboleggiante le numerose fonti di storia. Sotto queste figure Chronos appare come il dio del tempo.
La fine di questo ciclo di immagini, la settima della cupola, onora il risveglio dell'intelletto attraverso la parola e il pensiero. Aurora - la dea dell'alba - si trova al centro del dipinto. Una torcia fiammeggiante viene posta prima di lei per scacciare le tenebre e, quindi, in senso figurato, l'ignoranza. Alla sua destra e sinistra sono le personificazioni della grammatica e dialettica come le discipline di base della padronanza di parola e di attività intellettuale. Descrivere queste opere risulta difficile anche a breve distanza da una visita, bisognerebbe esclusivamente viverle sul momento e regalarsi un interessante momento mistico e culturale.