Il Centro sperimentale d’arte contemporanea PAV - Parco Arte Vivente nasce a Torino presso un’area industriale dismessa, da un’idea di Piero Gilardi sviluppata con l’architetto paesaggista Gianluca Cosmacini. Il Parco, secondo la concezione del suo ideatore, è un territorio verde in continua evoluzione, “un cantiere ininterrotto, un intreccio dialogico di esperienze aperto alle alterità innovative, in omologia con i sistemi viventi della biosfera”.
Ospita differenti installazioni ambientali stabili, come Trèfle dell’artista Dominique Gonzalez-Foerster (2006) e Jardin Mandala progettato dal paesaggista Gilles Clément (2010), più numerosi altri interventi di natura relazionale continuamente in progress. Il PAV si pone dunque come luogo ideale per ospitare mostre e interventi permanenti o temporanei che assecondino le linee guida della ricerca volta alla Bioarte, Biotech art, Arte transgenica e l’Arte cosiddetta ecologica - per le quali l’arte è considerata “un bene comune al pari delle risorse naturali”- secondo un ART PROGRAM diretto da Piero Gilardi e curato da Claudio Cravero.
Lo scorso 13 aprile è stata inaugurata una mostra di scultura intitolata Resilienza Italiana. Punti di partenza. Il Mare visto dal monte. La Resilienza non è tuttavia una semplice mostra bensì un vero e proprio manifesto/movimento artistico culturale, nato dallo scultore Francesco Arecco e dalla curatrice e storica dell’arte Ilaria Bignotti e successivamente sottoscritto da sei scultori italiani: lo stesso Arecco, Valentina De’ Marthà, Alberto Gianfreda, Francesca Pasquali, Laura Renna e Daniele Salvalai. Il Manifesto, costituito da 7 punti, si prefigge di riproporre la scultura italiana, riconnettendola esteticamente, poeticamente e politicamente con la comunità. L’italianità degli artisti è un’esigenza giustificata dalla necessità di valorizzare un patrimonio identitario e non caricaturale e di rivendicare la connotazione territoriale di un Paese in profonda crisi. Il termine Resilienza indica, in ingegneria e psicologia, la proprietà di un “corpo” di resistere e adattarsi positivamente al cambiamento.
Il movimento si pone difatti in maniera propositiva nei confronti delle rivoluzioni e alterazioni ibridanti della contemporaneità, del transculturalismo postmoderno che da decenni genera - nell’arte e non solo – tensioni oscillanti, informi, conducendo spesso a un’autoreferenzialità individualista alla quale gli artisti del Manifesto si oppongono apertamente. Essi rivendicano un’arte condivisa, pubblica senza tuttavia opporsi al mercato dell’arte, sostenendo una condizione d’equilibrio comodo tra dentro e fuori le strutture istituzionali, in un generico – forse ambiguo - “dialogo con il mondo”.
Queste esplicitazioni interamente presenti ne Il Manifesto del Movimento di Resilienza Italiana sottendono opere di fatto resilienti: installate di volta in volta in spazi e dunque in modalità differenti, ‘plastiche’ in virtù di una mutevolezza liquida e casuale che assume i toni del “site specific”. Nel chiostro centrale spiccano gli imponenti Bozzoli di Francesca Pasquali, mentre adagiata sul terreno giace la Fossilia Acquatica di Daniele Salvalai, composta da differenti frammenti d’impronte. All’interno della struttura introduce la sala l’opera Non ti scordar di me di Alberto Gianfreda, elegante, composta, in un prezioso dialogo tra stoffe barocche intarsiate da legno fine; la Forma Altra #02 di Valentina De’ Marthà, il Giovinastro marino di Mirco Marchelli, i Morbidi Cementi di Marco La Rosa, le esili casse lignee di Vento di Mare di Francesco Arecco, il raffinato intreccio floreale Clematis in lana d’acciaio di Laura Renna e per concludere il docile Marazul di Francesca Pasquali e la Siredia di Mario Fallini.
Pur non condividendo la necessità di ostentare una volontà etico/politica della creazione artistica in quanto certa che questa si renda volutamente anarchica o intrinsecamente politica in virtù della sua stessa esistenza e spinta creatrice, l’esposizione, nel complesso, rispetta innegabilmente e fedelmente i propri principi, con un coerente utilizzo di materiali scultorei in pieno dialogo con lo spazio del PAV, generando tra loro un intreccio omogeneo, in una convivenza armonica.
Per maggiori informazioni:
www.resilienzaitaliana.org