Adele Bloch-Bauer oltre ad essere stata una mecenate viennese insieme a suo marito era protettrice e musa di Gustav Klimt al quale commissionò diversi quadri, per due dei quali si prestò come modella. I più importanti e famosi furono eseguiti, il primo nel 1907 ed è conosciuto come il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I, il secondo il Ritratto di Adele Bloch-Bauer II dipinto 5 anni dopo. Oltre Klimt il salotto di casa Bauer-Bloch era frequentato dai maggiori artisti e uomini di cultura dell’epoca, tra questi: Gustav Mahler, Richard Strauss, Arthur Schnitzler, Johannes Brahms, Arnold Schoenberg, Otto Wagner.
Con l’Anschluss (l’annessione nazista dell’Austria del marzo 1938) le famiglie di religione ebraica furono perseguitate e tra queste i membri della famiglia Bloch-Bauer. Vennero espropriati di tutti i loro beni: la magnifica casa di famiglia, industria zuccherifera e tessile, opere d’arte. Quest’ultime non solo vennero espropriate ma anche ribattezzate. Per esempio, il Ritratto di Adele Bloch-Bauer I ebbe come nuovo titolo: La donna in oro per cancellare ogni riferimento all’origine ebraica della modella poiché “l’ebraismo” era troppo inviso alla teppaglia nazista. I gioielli di Adele e quelli di famiglia entrarono a far parte della collezione di Hermann Göring, compresa la famosa collana del ritratto di Adele; altre tele direttamente in quella di Hitler.
Adele Bloch-Bauer aveva una nipote, Maria a cui era molto legata, e quando Adele morì nel 1925 per la piccola Maria di nove ani fu un trauma poiché la considerava come una seconda mamma. Perché e come entra in questa storia Maria Altmann? Al termine della guerra solo una parte dei beni della famiglia Bloch-Bauer fu recuperata. La casa di famiglia, che era diventata uno dei centri operativi dei nazisti a Vienna, come il castello di famiglia a Praga e le industrie di famiglia “arianizzate” divennero proprietà di privati; gran parte delle opere d’arte di famiglia furono recuperate dal governo austriaco e acquisite dal museo Belvedere Alto e esposte al pubblico.
Nel 1938 Maria Altman con il marito riuscirono a fuggire alla bestiale furia razzista nazista dopo innumerevoli traversie e pericoli si stabilirono a Los Angeles negli Stati Uniti la cui cittadinanza ottenne nel 1945. Alla fine della guerra Maria Altmann iniziò una procedura per rientrare in possesso dei beni di famiglia quale unica erede in vita dalla famiglia Bloch-Bauer.
Nei tentativi precedenti portati avanti dal fratello Leopold per il recupero dell’eredità le autorità austriache fecero orecchie da mercante ed opposero innumerevoli cavilli burocratici al fine di ostacolare con ogni mezzo la consegna dell’eredità artistica di Adele ai nipoti. Leopold lascio alla fine perdere la battaglia, non Maria, la quale invece condusse una strenua lotta per veder riconosciuti i suoi diritti.
Nel 1998 il parlamento austriaco promulgò una legge che introdusse una maggiore trasparenza nei procedimenti di restituzione delle opere d’arte, trafugate dai nazisti e sottratte alle famiglie di religione ebraica. Grazie a questa legge, il giornalista investigativo austriaco Hubertus Czernin scoprì che, contrariamente a quanto era stato affermato dalla autorità, il marito di Adele, non aveva mai donato i dipinti al museo statale e su questi eventi nel 1999 un libro: La contraffazione, Il caso Bloch-Bauer e l’opera di Gustav Klimt.
Venuta a conoscenza di questo libro Maria Altmann, all’età di 83 anni, decise di riprendere la disputa con le autorità austriache, aiutata in questo dal giovane avvocato E. Randol Schönberg, nipote dell’illustre compositore Arnold Schönberg, che, fuggito da Vienna durante l’incalzare del nazismo, aveva trovato riparo negli Stati Uniti. Per dirimere la disputa Maria Altmann propose alle autorità di Vienna un compromesso: lasciare i due ritratti che ritraevano la zia, in cambio degli altri dipinti di Klimt. Nonostante ciò, le autorità austriache si ostinarono in un’ottusa intransigenza e arroganza.
La complessa e lunga vicenda si concluse dopo l’intervento dalla Corte Suprema degli Stati Uniti che nel 2004 (caso Altmann contro Repubblica d’Austria) stabilì che l’Austria in questo caso non poteva appellarsi alle regole internazionali sulla immunità degli stati sovrani. Era quindi possibile un procedimento giudiziario sul suolo degli Stati Uniti. L’avvocato dell’Altmann propose di far dirimere la questione ad un arbitrato da tenersi in Austria, confidando che la notorietà internazionale del caso e il fatto che Maria, ormai ottantottenne, fosse l’unica testimone vivente delle ingiustizie subite dai nazisti e nipote diretta della stessa Adele ritratta nelle tele di Klimt.
Il collegio arbitrale, il 17 gennaio 2006, si espresse per la restituzione dei due ritratti della zia Adele e per la restituzione di tre dei quattro dipinti contesi. La Galleria del Belvedere fu costretta alla loro restituzione. Per volontà della Altman le tele furono esposte al pubblico nel Los Angeles County Museum of Art dal 4 aprile al 30 giugno 2006.
Per l’Austria tutto ciò rappresentò uno smacco considerevole e venne organizzata una squallida campagna contro la restituzione dei dipinti con manifesti per tutta la città di Vienna: “ciao Adele”.
Qualche mese fa il celebre dipinto di Gustav Klimt è tornato a Vienna dopo molti anni per essere restaurato poiché l’unica scuola di restauro dei Klimt è a Vienna. Al termine del restauro la tela è stata esposta finalmente al pubblico in tutto il suo splendore; prima di riprendere il volo e tornare negli Usa ai suoi legittimi proprietari.
Il comportamento delle autorità austriache infine è stato tanto più contradditorio se si considera che il Kunsthistoriches Museum di Vienna espone la più grande collezione al mondo del grande pittore fiammingo Pieter Bruegel - tra le cui tele è esposta la celebre tela La torre di Babele - “acquisita” durante l’occupazione dell’Austria di quelle lontane lande.
Maria Altmann è deceduta nel 2011 e la sua storia è raccontata da un bellissimo film Woman in Gold (2015 – regista Simon Curtis, attori protagonisti: Helen Mirren, Ryan Reynolds e da due film-documentari entrambe incentrati sulla figura, in presenza, di Maria Altman: Stealing Klimt (2007 - regia di Jane Chablami, e Adele's Wish (2008, regia di Terrence Turner).