Paolo Wilhelm, giornalista radiofonico di R.101, ci racconta il suo lavoro.
Come hai iniziato questo mestiere?
Per caso. Finita l'Università di lettere moderne potevo fare tutto o niente. Ovviamente non avevo la più vaga idea di cosa volessi fare. C'era il test d'ingresso all'IFG di Milano, la scuola di giornalismo: sono entrato nei 40 e ora eccomi qui.
Giornalista del web, della carta stampata, della tv, della radio. Quali sono le differenze?
Enormi. Impossibile stare qui a cercare di elencarle, va da sé che ogni ambito ha le sue prerogative. Però ci sono tratti comuni: la serietà e la credibilità. O almeno dovrebbe essere sempre così.
Quali caratteristiche deve avere un giornalista radiofonico, oltre a una bella voce e una buona dizione, immagino?
Beh, sulla bella voce si potrebbe discutere, però è vero che oggi uno come Sandro Ciotti probabilmente non troverebbe spazio, specialmente nelle radio nazionali che da questo punto di vista sono un po' uniformate. Chi lavora in radio deve essere probabilmente piuttosto "veloce" di testa. E avere una buona agenda, è fondamentale.
Sei esperto di musica. Come ti prepari ad intervistare un cantante famoso?
Beh, leggi, ti informi, ascolti quello che ha prodotto. In realtà i cantanti famosi non presentano grandi problemi, te la cavi sempre con loro. Poi dipende molto dal tempo che hai a disposizione: avere 2 minuti o averne 20 cambia tutto.
Quali sono le interviste che ti sono rimaste più impresse?
Positivamente una con Gianluca Grignani, personaggio da molti considerato scorbutico e un po' naif. Non so, forse con me si è creato un buon feeling, non ne ho idea, ma alla fine mi ha detto che lo avevo messo a suo agio ed era molto rilassato. E che non gli capitava quasi mai.
Lavorare in radio rende famosi al grande pubblico o no?
Mah, dipende. Rendere famosi direi di no, a meno di non chiamarsi Linus o essere personaggi televisivi "prestati" alla radio. Però a volte riconoscono il nome, quello sì: "ma tu sei quello che fa i notiziari eccetera eccetera... E puntualmente ti dicono che dal vivo la voce è un po' diversa.
Che tipo di stress si subisce in questo ambito giornalistico?
E' difficile dirlo, dipende tantissimo dal carattere di ognuno. C'è chi pur lavorando in radio ha il terrore di andare in diretta, sembra impossibile ma è così. D'altronde quando si accende la luce rossa del microfono non vorresti sbagliare nemmeno una sillaba. Ed è meno semplice di quello che si potrebbe immaginare. A me comunque stressa la routine, che però è inevitabile.
Raccontaci la tua giornata tipo.
Lavoriamo a turni, non esiste una giornata-tipo. Abbiamo i notiziari che scandiscono la giornata lavorativa, però ognuna fa storia a sé, dipende da quello che succede là fuori.
Come vedi l’idea di Linus e Savino di portare la radio in tv con DeeJay Tv?
Intanto è una cosa che non possono fare tutti e non si può fare con tutte le trasmissioni. Loro sono bravi, magari può non piacerti quello che fanno ma sono oggettivamente bravi. Tanto poi lo fanno gli ospiti: se chi hai in studio non è brillante, fai molta fatica in più. Ad ogni modo a me piace l'idea che la radio sia fatta di voci e non di volti.
Per lavorare in radio ci vuole orecchio?
Beh, diciamo che aiuta.
Che musica prediligi? E quali sono gli artisti più in voga al momento?
A me piace roba che le radio mediamente non passano. Anzi, che non passano mai. Tipo i Wilco, giusto per fare un nome. Gli artisti in voga? Beh, i soliti. Vasco Rossi, Ligabue, U2, Madonna, Coldplay... Gente così. Funzionano sempre, a prescindere dal prodotto che viene proposto. Ora c'è una specie di ondata di produzioni e artisti francesi, vedremo quanto durerà.
Conoscere l’inglese è importante per questo lavoro?
Aiuta parecchio.
Non hai mai pensato di lavorare in tv ad esempio come vj?
No, è una cosa che non sento mia per niente.
Oltre alla musica, curi anche notiziari e approfondimenti. Raccontaci qualche aneddoto o curiosità.
Interviste concordate e saltate all'ultimo per un capriccio o motivazioni discutibili. Gente che ha serissimi problemi con l'italiano. Una volta ho intervistato un personaggio molto conosciuto che non finiva una frase che fosse una e a metà ne iniziava un'altra che mal si agganciava con quella precedente. Un giornalista della carta stampata può intervenire e sistemare, in radio invece è molto più complicato. Ad ogni modo niente nomi.
C’è molta competizione tra le radio nazionali? Come ci si differenzia?
Ce n'è molta ovviamente, e differenziarsi non è semplice: se vuoi fare grandi numeri devi essere in grado di accontentare un po' tutti. Le radio devono avere una identità, ma non è facile darsela o avere il tempo per crearsela.
Che tipo di soddisfazione ti dà questo lavoro? Se non avessi fatto il giornalista radiofonico, cosa avresti scelto?
Non ne ho la più pallida idea.
La colonna sonora della tua vita? Te lo chiedo, perché sei molto bravo ad abbinare brani a momenti, dunque ora è il tuo turno!
Della mia vita non lo so. Come dicevi ogni momento ha la sua canzone, la sua musica. Al momento sto ascoltando un casino gli Afterhours, cosa piuttosto ricorrente per me.