Parthenope di Paolo Sorrentino, una lettera d’amore a Napoli e alla sua mancata giovinezza. Presentata in concorso alla 77ª edizione del festival di Cannes, la pellicola prosegue il viaggio di Sorrentino nella sua città natale e quello lasciato in sospeso ne È stata la mano di Dio.

Erano ben nove anni che il regista napoletano non portava un lungometraggio sulla Croisette. Nel 2015 fu Youth - La giovinezza, ma in precedenza il regista partenopeo era già stato in concorso altre cinque volte, da“Le conseguenze dell’amore (2004) a La grande bellezza (2013), e nel 2008 vincitore del Premio della Giuria con Il divo.

Con l’ultimo film Sorrentino torna a Napoli per raccontare la vita di una donna Pathenope (che prende il nome della città) dalla sua nascita nel 1950 fino ai giorni nostri. La sua storia è costantemente associata alla città partenopea, luogo che la rappresenta in tutta la sua bellezza, ma anche nelle sue contraddizioni, seducente e misteriosa. Un personaggio che ha il volto della spensieratezza, della bellezza classica che seduce ogni uomo che incontra, (anche il fratello Armando, suo primo e indimenticabile amore), ma solo Sandrino (diminutivo che Sorrentino dà ai suoi alter ego), rimane il più devoto amico fin dall’estate in cui lui Parthenope e Armando “sono stati bellissimi e infelici”.

Parthenope (dal greco “vergine”), rievoca il mito della Sirena considerata dalla tradizione napoletana come la vera fondatrice di Neapolis (città nuova). Secondo la versione mitologica, della scrittrice napoletana, Matilde Serao, la Sirena "splendida, giovane e bella, da cinquemila anni, corre ancora sui poggi, erra sulla spiaggia, si affaccia al vulcano, si smarrisce nelle vallate". Anche la protagonista del film di Sorrentino è in linea con le origini del mito di Parthenope, si perde continuamente, girovaga per Napoli, con quella seduttività naturale che porta scompiglio e confusione, riuscendo ad attirare a sé intellettuali, cardinali e perfino boss malavitosi.

Sorprendente per intensità la protagonista Celeste Dalla Porta, ma nel cast tanti volti noti in scena, Dario Aita, Silvia Degrandi, Isabella Ferrari, Lorenzo Gleijeses, Biagio Izzo, Marlon Joubert, Peppe Lanzetta, Nello Mascia, Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Daniele Rienzo, Stefania Sandrelli e Alfonso Santagata.

Il cineasta campano riesce a costruire un personaggio femminile tra leggenda e realismo, ammaliante ma profondo al tempo stesso (studia antropologia), che si trova ad affrontare le aspettative del mondo accademico, alla continua ricerca di un proprio posto nel mondo, ma che purtroppo vedrà disgregare la sua famiglia a causa di un tragico evento che la segnerà per sempre.

Sorrentino gioca forte col simbolismo e dà vita a un prodotto fascinoso, enigmatico e sognante: “Se da un lato La grande bellezza è la storia di un sguardo disincantato sul mondo, Parthenope è invece lo sguardo incantato dal mondo e rappresenta Napoli, in quanto entrambe sono misteriose, indefinibili, soprattutto quando è giovane che scopre gli strumenti per manifestarsi. Quando diventa grande e si stanca di rappresentare sé stessa, è invece, la città che continua la sua eterna recita, e quando ci ritorna dopo 40 anni, la intercetta nei festeggiamenti sommi della vittoria dello scudetto”.

Emozione e nostalgia, la pellicola unisce momenti estremamente vivaci e altri dai toni malinconici e angosciati. Sorrentino riflette sull'età che avanza paragonata a una giovinezza perfetta, ma il suo viaggio esistenziale ha il sapore della grande epica senza eroismi, animato dalla passione inesorabile per la libertà, per Napoli e gli imprevedibili volti dell’amore.

Amori tra donne, amori proibiti e tabù. Lo scorrere veloce del tempo, che lascia indietro la spensieratezza e la brevità della gioventù (il ricordo delle estati a Capri) ci rammenta come la vita possa essere lunghissima e incredibile. E lì in fondo, vicina e lontana, questa città indefinibile, Napoli, che ammalia, incanta, urla, ride e poi sa farti male.

Parthenope è stato girato tra Napoli, Capri, Posillipo (nella splendida Grotta Romana), Megaride e in una villa privata nei pressi di Villa Pavoncelli. A guidare la scenografia è stato Carmine Guarino, mentre l'autrice della fotografia è ancora una volta la pirotecnica Daria D’Antonio, impeccabile nel raccontare una femminilità multiforme, invece al montaggio Cristiano Travaglioli, superbo nel far scorrere ogni incarnazione di Parthenope in quella successiva.

Il film sarà distribuito in Italia nel prossimo autunno dalla neonata casa di distribuzione Piper Film, e subito dopo sbarcherà in esclusiva sulla piattaforma digitale, Netflix.