In primis si rimane colpiti dal manifesto di questa trentaseiesima edizione del Trieste Film Festival (16-24 gennaio 2025). Riporta un’immagine forte, con pochi colori, di Monika Bulaj, fotografa, reporter, documentarista. Bulaj lavora sui confini delle fedi e dei luoghi sacri condivisi, sulle minoranze e i popoli nomadi a rischio, in Eurasia, Africa, nei Caraibi e nel Sud America.
In sala la foto si anima. La figura arrampicata è la prima scena del trailer di apertura del Festival. Segue dando l’idea della scossa elettrica dal cielo che si è oscurato intorno a lei. Trucco filmico o foto di realtà? Un buon inizio per tutti i film di questo Festival, diretto da Nicoletta Romeo, il primo e principale appuntamento italiano dedicato al cinema dell’Europa centro orientale, nato alla vigilia della caduta del Muro di Berlino, continua a essere un osservatorio privilegiato di nomi interessanti del cinema europeo.
Oltre 130 film sono stati presentati nel corso dei 9 giorni di festival per ricostruire il recente passato dagli anni Novanta nei Paesi balcanici.
Concorso lungometraggi
L’ente selezionatore ha scelto per i Concorsi film dettagliati di seguito.
Concorso lungometraggi. Sette titoli, tutti in anteprima italiana. A partire da Toxic (Lituania-2024), cui l’imperscrutabile giudizio della giuria del Concorso Internazionale di Locarno 2024 ha attribuito il Pardo d’oro. L’argomento, le sevizie inflitte al corpo dalle modelle, per raggiungere il grado di acorporeità che metta in risalto l’abito rispetto a chi lo indossa alle sfilate, è stato trattato estesamente da molti anni. Chi non ricorda le foto di Oliviero Toscani sul tema? Chi non sa che esiste ormai una moda chiamata Curvy? La regista ha detto essere un film autobiografico. È stata premiata anche a questo festival.
Forse quello che ha destato l’interesse della giuria è il sociale, ovvero che nel desolato paese in cui è girato il film, a due giovanissime la scuola per diventare modella rappresenta l’unica possibilità loro offerta di promozione sociale. Alla Bliuvaité per questo film va riconosciuta un’ottima scelta delle due adolescenti, il senso dell’inquadratura e una bella colonna sonora.
Da Locarno arriva anche Fekete pont (Lesson Learned) di Bálint Szimler, Pardo per la migliore interpretazione a Anna Mészöly, Juci, e menzione speciale Concorso Cineasti del presente. Riflessione sul sistema scolastico ungherese oggi in crisi (e girata senza il sostegno del governo di Budapest), un sistema oppressivo sfidato dalla giovane insegnante Juci. Anche a questo festival ha ricevuto un premio. Premi meritati per l’universalità del messaggio. Per i preadolescenti la scuola è fortemente formativa. Insegnanti incapaci e violenti possono fare grandi danni.
Three Kilometres to the end of the world di Emanuel Pârvu (distribuito in Italia da Academy Two), descrive la brutale aggressione subita per strada da Adi, diciassettenne, nel villaggio natale nel Delta del Danubio e, di conseguenza, il cambiamento dell’apparente tranquillità della sua vita.
The Shameless di Konstantin Bojanov, regista di origini bulgare, firma un’opera ambientata in India. Svolge tematiche Lgbtq+, sullo sfondo di grande corruzione politica. Affronta pure il tema della prostituzione, riuscendo a fornire un’immagine del Paese cruda, malgrado i colori vivaci delle scene.
Mord (Our Lovely Pig Slaughter) di Adam Martinec, al suo primo lungometraggio, porta invece nei territori cecoslovacchi, alla festa tradizionale dell’uccisione del maiale in una vecchia fattoria. Ne emerge un ritratto di famiglia studiata nel temperamento, condito di umorismo tagliente.
Di famiglie tratta anche Family Therapy di Sonja Prosenc, candidato sloveno agli Oscar (distribuito in Italia da Emera Film), dove la routine di una famiglia benestante viene sconvolta, rivelandone le crepe e mettendo in luce una vita di distaccata superiorità completamente immotivata.
Infine, dalla sezione Cannes Acid in concorso c’è Kyuka - Before summer’s end di Kostis Charamountanis: viaggio di maturazione di una famiglia di tre persone, un padre single e i suoi due figli gemelli sulla soglia dell’età adulta, che casualmente incontrano in vacanza la madre naturale dei gemelli, da lei abbandonati.
Concorso documentari
Il Concorso Documentari propone 10 titoli in anteprima nazionale che toccano temi dal recupero del passato, a problemi della quotidianità come la precarietà del lavoro, il mutamento del paesaggio,l’atrocità della guerra.
In Limbo di Alina Maksimenko, nominato agli EFA nelle categorie di Miglior film e Miglior documentario, è la storia di una famiglia ucraina nel conflitto con la Russia, che dovrà prendere drammatiche decisioni per sopravvivere.
In Trains di Maciej J. Drygas, il regista ricostruisce un ritratto in bianco e nero delle persone del ventesimo secolo esclusivamente con filmati trovati tra i vagoni del treno e le stazioni ferroviarie. Il treno è una metafora dello scorrere del tempo. Il montaggio creativo dei filmati, scelti con grande cura, ci descrive, al di là della storia, la vita umana fatta di gioie e dolori. Trains ha vinto l’IDFA di Amsterdam
Il rumeno Alice on & off di Isabela Tent, girato nell’arco di dieci anni, è la storia della sedicenne Alice, che diventa madre di Aristo, concepito con Dorian, più grande di lei di 35 anni.
Termini, il quindicesimo film della regista lettone Laila Pakalniņa, descrive il continuo movimento di persone che entrano ed escono dal trasporto pubblico.
At the door of the house who will come knocking di Maja Novaković, co-produzione tra Serbia e Bosnia, segue in pazienti riprese un uomo anziano e il suo cavallo, che attraversano solitari il paesaggio bosniaco.
To be continued. Teenhood è fatto dal duo lettone Ivars Seleckis e Armand Začs, che ogni sette anni filmano cinque bambini in diverse parti della Lettonia, dall’inizio della scuola nel 2015, per seguirli nella crescita.
A Year in the Life of a Country di Tomasz Wolski, film che esplora i retroscena degli eventi nella Polonia comunista del 1981 con l’avvento di Solidarność sulla base di filmati esclusivamente di archivio.
Tata dei registi romeni Lina Vdovîi e Radu Ciorniciuc, girato anche in Italia, è il ritratto crudo di una famiglia di lavoratori migranti, in cui si compie violenza domestica.
Infine, The Sky above Zenica è frutto del lavoro della danese Nanna Frank Møller e del bosniaco Zlatko Pranjić che indagano sui malesseri come cancro e diabete infantile nella città di Zenica, sovrastata dalla gigantesca acciaieria.
Lapilli, opera d’esordio della slovacca Paula Ďurinová, affronta l’improvvisa perdita dei nonni. Dal titolo si capisce che i paesaggi giocano un ruolo importante nella ricostruzione dei ricordi.
Concorso cortometraggi
Tre compilation, due da 5 corti e la terza da 6, sono proiettati i tre pomeriggi dal 21 al 23 gennaio. La specialità che fa apprezzare un corto è la sorpresa, e quindi a parlarne c’è il rischio di spoilerare.
L’argomento famiglia
Nel complesso dei film selezionati risulta prevalere l’argomento Famiglia, indagato da diverse angolazioni. Dice al riguardo la direttrice del festival:
Il tema della famiglia e dei legami familiari quest’anno sembra un Leitmotiv trasversale che unisce tanti dei film in programma in questa 36ma edizione del Trieste Film Festival: famiglie disfunzionali, queer, fluide, bigotte, famiglie-prigioni, famiglie come rifugio e famiglie allargate. La famiglia viene messa alla berlina come istituzione, con tutti i meccanismi inceppati di una struttura archetipica potente, che tuttavia non sembra rispondere sempre ai bisogni e ai desideri degli individui che ne fanno parte. Ma a volte è anche l’unico luogo di salvezza nelle società disgregate, ed è sempre davanti alla morte che i legami si rinsaldano, e i vecchi rancori passano in secondo piano.
Un ulteriore esempio ne è Sterben, Lo spartito della vita, uno dei due film di apertura, fuori concorso. Il film segue le vicende della famiglia Lunies. Quando la Morte (sterben) si presenta alla porta di casa, i membri della famiglia, che si sono allontanati da tempo, finalmente si ritrovano.
Un’opera tragicomica sui grandi temi dell’esistenza, tra malattie, amori, rapporti disfunzionali, genitorialità confuse. In anteprima alla Berlinale del 2024, dove ha vinto l’Orso d’argento per la Migliore sceneggiatura, è stato riconosciuto miglior film ai Premi Cinematografici Tedeschi 2024.
La sezione Wild Roses
La sezione Wild Roses, spazio sempre dedicato alle cineaste dell’Europa centro orientale, curato dal regista Stefan Ivančić, quest’anno ha visto protagoniste le registe della Serbia contemporanea.
Festival e Critica: ieri, oggi e domani
L’imponente organizzazione di questo festival proietta anche film per il Premio Corso Salani, oltre a presentare lungometraggi e documentari fuori concorso.
All’interno dei nove giorni si svolgono pure interessanti dibattiti. Sicuramente di grande interesse la giornata di studi Festival e Critica: ieri, oggi e domani. Questa giornata di studi si è posta come principale obiettivo quello di indagare le sfaccettate configurazioni del rapporto fra Festival e Critici, stimolando riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro di questa virtuosa connessione e di approfondire l’incontro interdisciplinare, focalizzando le analisi su singoli casi, su fonti inedite e metodologie di ricerca originali. Evento imperdibile per giornalisti e appassionati.