Quanto l’ipersensibilità può influire sulla creatività artistica? È un interrogativo che si sono posti studiosi, psicologi e scienziati. Un quesito che ha trovato varie interpretazioni, tutte plausibili, nessuna risolutiva.

Il caso di Alban Berg, il malinconico e geniale musicista austriaco, nasce da lontano, dalla sua infanzia piuttosto triste che lo ha visto a un passo dal suicidio a 18 anni dopo un fallimento scolastico che lo aveva prostrato. Berg è stato uno dei massimi esponenti della musica dodecafonica. Insieme al suo maestro Arnold SchöZberg e Anton Webern, ha rappresentato quell'avanguardia artistica che si era formata all’inizio del Novecento e denominata seconda scuola di Vienna.

Un gruppo di musicisti, ma forse sarebbe meglio dire, un gruppo di raffinati intellettuali e artisti, che aveva deciso di stravolgere le regole dell’armonia e del contrappunto, componendo secondo i 12 gradi dell’ottava, senza più tenere conto di tonalità, intervalli e coerenza timbrica. Una sorta di rivoluzione sul pentagramma che avrebbe preparato l’avvento della musica contemporanea, nel segno intrepido della musica atonale.

In realtà, il giovane Alban si affaccia agli studi musicali in tarda età, per molto tempo aveva composto esclusivamente per diletto. Fu l’incontro con Arnold Schönberg, agli inizi del Novecento, a decretare un cambio di rotta radicale nella sua vita. II musicista austriaco, infatti, per esigenze famigliari si era impiegato come contabile e mai avrebbe immaginato di diventare quell’artista raffinato e prolifico che poi sarebbe assurto ai massimi livelli della vita musicale del Novecento, diventando uno dei protagonisti della corrente artistica dell’Espressionismo.

Schönberg ebbe il merito di riconoscere in Berg un talento innato e proprio per questo decise di prenderlo come allievo gratuitamente. Dal 1910 il musicista austriaco diventa un artista a tutti gli effetti, abbandona il suo lavoro per dedicarsi anima e corpo alla composizione.

Il metodo di Berg pur ispirandosi alla dodecafonia, allargamento della tonalità fino a pervenire all’atonalità, secondo la critica rappresenta la sponda più conservatrice rispetto a Schönberg e Webern. Tuttavia, il compositore sarà parte della scena artistica viennese, e risentirà del gigantismo orchestrale tardo romantico di Gustav Mahler, così come sarà ispirato dal simbolismo evocativo musicale di Claude Debussy. Ma il distaccarsi dalla tonalità in Berg si manifesta soprattutto nell’utilizzo, prevalente nelle sue composizioni, della dissonanza, che diventa a tutti gli effetti l’elemento principe della scrittura berghiana.

All’alba della Prima Guerra Mondiale, Berg risente dello spirito patriottico e decide di arruolarsi come volontario, nonostante i problemi di salute che lo affliggevano. Fu in quella temperie emotiva che rimase affascinato dall’assistere al dramma teatrale di Georg Buchner “Woyzeck”. L’esperienza del fronte lo sospinse alla composizione del dramma “Wozzeck”. Il soggetto della sua prima opera conobbe una gestazione assai lunga e meditata, dovuta anche allo stallo creativo che conobbe durante gli anni della guerra. Di questo periodo sono anche i suoi “Altenberg-Lieder”, del 1914.

Finalmente dal 1916, Berg inizia a lavorare sul “Wozzeck”, ma sulla musica solo tra il 1918 e il 1921. L’immagine di Wozzeck si alterna nella mente di Berg, forse in un processo di identificazione. Wozzeck nel dramma di Buchner è un uomo sfortunato e sfruttato, appartiene al popolo, è uno di quegli uomini il cui futuro sembra essere già scritto. La sua compagna si chiama Maria, entrambi sono vittime di personaggi altolocati e benestanti che ne carpiscono la fede.

Il dramma nasce da una vicenda di cronaca nera dell’epoca in cui un barbiere, appunto Woyzeck viene giustiziato con la decapitazione a Lipsia per avere ucciso una vedova. Nel dramma espressionista di Buchner coesistono tutti gli elementi espressionisti tipici: la pazzia, l’incubo, l’assassinio. Tutti elementi che Berg riesce a rendere musicalmente grazie a una scrittura polifonica che non dà tregua, alla dissonanza libera e a un divisionismo orchestrale che sostiene tutta l’ampia tessitura vocale con registri lontani e una certa secchezza del timbro orchestrale.

L’opera ebbe un notevole successo anche se ci fu chi, all’epoca, gridò allo scandalo, per i temi trattati: dalle danze triviali al momento culminante in cui Wozzeck annega nello stagno dove cercava di lavarsi dal sangue di Maria.

L’ultimo decennio di Berg fu soprattutto indirizzato al romanticismo-irrazionalista della sua seconda opera teatrale, “Lulu” tratta dal testo di Franz Wedekind che però rimase incompiuta. Il terzo atto fu terminato nel 1979 dal direttore d’orchestra Friederich Cerha. Con l’avvento del nazismo e l’ascesa al potere di Hitler, le opere di Berg vennero messe all’indice come “arte degenerata”.

Il genio, colui che possiamo ammirare immortalato in un quadro di Schönberg, morì nel 1935 a Vienna per setticemia a causa dalla puntura di un insetto. Lasciò dietro di sé alcune delle pagine più interessanti della musica contemporanea.