Una celebrazione sul podio e lo scoppio del tappo di una bottiglia di champagne è stato il limitato tempo durante il quale George Russell ha potuto crogiolarsi al sole di una vittoria sensazionale, prima che la realtà lo riportasse con i piedi per terra. Una gara che lo ha visto partire dalla sesta posizione, con una gestione gomme curata e attenta ai minimi dettagli per riuscire ad arrivare a superare la linea d’arrivo per primo, si conclude con una dura decisione dei commissari sportivi ben due ore dopo la bandiera a scacchi. E così, George Russell e la sua Mercedes W15 vengono squalificati dal Gran Premio del Belgio.

Il finesettimana di gara era già stato caratterizzato da un importante asterisco del sabato di qualifiche: la pole position di Max Verstappen, poi ereditata da Charles Leclerc in seguito ad una penalizzazione di dieci posizioni in griglia per la Red Bull, tolse la vettura dell’attuale campione in carica dall’equazione, spostando i riflettori verso le tre monoposto di Lewis Hamilton, Charles Leclerc e Oscar Piastri. Per il terzo weekend di fila, la Mercedes portava con sé la possibilità di lottare per la vittoria, ma questa volta il britannico Russell si era trovato lontano dal fronte, partendo dalla quarta fila – non si può dire, però, che questo l’abbia fermato.

La gara era stata dettata principalmente da una strategia a due soste, seguita dall’intera griglia, considerata quella ottimale; la paura di non riuscire a portare le gomme fino al traguardo era molto alta nelle singole squadre. Ed è stata proprio questa l’arma utilizzata dal pilota Mercedes contro i suoi avversari, per poterli battere sul tempo di arrivo: “Pensate alla singola fermata” ha dettato Russell al proprio ingegnere di pista, con la percezione dei propri pneumatici che superava di gran lunga le proprie aspettative e, anzi, la cui prestazione migliorava di giro in giro. È stato un tentativo disperato da parte di colui che non aveva nulla da perdere, solo la gloria da guadagnare.

E forse è stato proprio questo a portarlo alla rovina, un Icaro che ha volato troppo vicino al sole, e che ha bruciato via le proprie ali – ma senza mai pentirsene. La vittoria l’ha conquistata alla fine, il trofeo lo ha tenuto tra le mani, ma non per molto a lungo. Ha sfiorato il sole da vicino, e questo ha deciso di punirlo. La vettura numero sessantatré di George Russell è stata trovata sottopeso alla fine della gara: 1,5 chili in meno del peso minimo richiesto dalla Federazione, una condanna certa dettata dall’inchiostro di un regolamento rigido ed un errore di squadra. La squalifica non ha esitato ad arrivare, né tantomeno le parole del team, ammettendo un errore da accettare e dal quale si può solo migliorare.

Ho perso 25 punti, ma nella mia mente, quella è comunque una vittoria” ha affermato il pilota durante la conferenza stampa prima del Gran Premio d’Olanda. “Ho tenuto il mio casco e andrà sul mio comodino con le mie altre due vittorie. Quelle celebrazioni avute con il mio team, nel momento subito dopo la gara, sono state tra le emozioni migliori della mia carriera, perciò prenderò solo i [lati] positivi da ciò che è accaduto.

Sono parole molto forti, ma che non possono che esprimere al meglio come si deve essere sentito. Non accadeva da ben trent’anni che una vettura venisse squalificata da una vittoria, l’ultima volta che gli appassionati di Formula Uno hanno potuto assistere ad uno spettacolo tale fu nel 1994 – ironicamente sullo stesso circuito che ha fatto patire alla Mercedes la stessa fine –, quando il fondo della Benetton di Micheal Schumacher fu trovato usurato di più di 1mm, portando alla sua squalifica. La vittoria al tempo passò a Damon Hill, ora tocca a Lewis Hamilton, il quale avrebbe vinto a priori, avendo mantenuto il comando per la maggior parte della gara prima del “colpo” del compagno di squadra.

Il trofeo non porterà il suo nome, ma sarebbe ingiusto dimenticarsi della performance messa in scena dal britannico: una dimostrazione di intellettualità e coraggio da campione. Le regole sono regole, ed è giusto così, ma George Russell ha saputo dar prova di che pasta è fatto sotto quel sole cocente di fine luglio, in quell’angolo di Olanda. “Abbiamo lasciato tutto in pista, e sono orgoglioso di aver superato il traguardo per primo. Ce ne saranno molti altri.”, scrive il pilota, e noi non possiamo non dargli ragione.