Violenze, droga, racket, bagarinaggio, omicidi. Fa rabbrividire lo spaccato che esce dall'indagine condotta dalla Procura di Milano, guidata da Marcello Viola, sui traffici delle Curve ultras dello stadio di Milano. 568 pagine di ordinanza, 19 arresti, 40 indagati, coinvolto un politico lombardo, tirati in ballo imprenditori e criminali legati alle cosche della malavita organizzata calabrese stabilizzatasi a Milano.
I vertici del mondo ultras meneghino, quella parte meno corposa ma più potente, era capace di interloquire direttamente con dirigenti, calciatori e addirittura allenatori. Riusciva a gestire i parcheggi e i bar dello stadio, in via diretta o indiretta. Controllava i biglietti messi a disposizione per il tifo organizzato, ottenendo un guadagno attraverso i sovrapprezzi, e imponeva il pizzo anche ai paninari ambulanti nei pressi del Meazza-San Siro.
In due anni si contano anche due omicidi "illustri". Nel 2023 è stato ucciso Vittorio Boiocchi, storico leader ultras della Curva interista uscito di carcere dopo 26 anni e freddato a colpi di pistola dopo che aveva tentato di riprendere il potere sulle grandinate. Pochi mesi prima degli arresti, invece, a morire è stato Antonio Bellocco, membro di spicco del tifo organizzato interista, legato alla 'ndrangheta e ucciso da un altro capo ultras, Andrea Beretta. Sono finiti tutti in manette, sono i vertici delle Curve Nord e Sud. Per loro le accuse sono diverse, la Procura ha ipotizzato un'associazione a delinquere e, nel caso, delle frange interiste, c'è l'aggravante del metodo mafioso per i legami con le cosche calabresi. Per gli inquirenti, insomma, il polipo creato dagli ultras avrebbe avvolto lo stadio e tutto quello che veniva in esso gestito.
E chi si frapponeva tra loro e i guadagni illeciti veniva picchiato o minacciato.
Troppo grosso il bottino, tanto è vero che, secondo la Procura, le due Curve avrebbero deciso di siglare un patto di non belligeranza per trovare terreno fertile comune per guadagnare. E i casi sono davvero tanti, tutti diffusi a stralci dalla stampa nazionale. Come l'episodio in occasione della finale di Champions del 2023. In semifinale le due milanesi sono contro ma nell'ombra gli ultras si organizzano per dividersi i biglietti, in modo che, chiunque vada in finale, ci sia ugualmente un congruo guadagno. In finale ci va l'Inter e scoppia un altro caso. Secondo le intercettazioni, per gli ultras i biglietti messi a disposizione dalla società sono troppo pochi, i vertici ultras ne vogliono di più e arrivano, addirittura, a contattare Simone Inzaghi, allenatore dei nerazzurri. La pressione sulle società è palpabile, non è ormai solo una questione di tifo. Il potere acquisito dalle personalità ultras a Milano è immenso, tanto da arrivare anche a frequentazioni "illustri".
Luca Lucci, capo ultras rossonero, è stato in passato fotografato assieme al politico di spicco Matteo Salvini; Cristian Rosiello, ultras milanista, da anni è bodyguard del cantante Fedez. Sono stati entrambi arrestati, ma nessun VIP citato, a onor del vero, è indagato. E poi ci sono le violenze, singole ai danni degli steward e dei tifosi semplici o di gruppo contro altre frange violente e le forze dell'ordine. Secondo gli inquirenti, addirittura, diversi gruppi ultras stavano allestendo veri e propri arsenali per organizzare futuri scontri e risse.
In Italia non è la prima indagine sul mondo ultras e i rapporti con le mafie per la gestione dei traffici illeciti negli stadi, ma mai prima d'ora si era scoperto un sistema così capillare, spietato e remunerativo. Da quel che esce dalle oltre 500 pagine della Procura, i capi ultras e i loro accoliti frequentavano le gradinate solo per i loro traffici. Una s.p.a. del crimine che ammazzava, giorno dopo giorno, la passione dei tifosi comuni. E le società? Per ora sono parte lese e non risultano dirigenti indagati, ma sia sull'Inter che sul Milan è stato aperto, per la prima volta in Italia, un "procedimento di prevenzione": i due club dovranno migliorare i loro sistemi di sicurezza e organizzazione e saranno anche aiutati da consulenti della Procura.
Parallelamente, anche la Giustizia Sportiva farà il suo corso. Il Codice di Giustizia Sportiva, infatti, attraverso l'articolo 25, decreta che “durante le gare o in situazioni collegate allo svolgimento della loro attività, ai tesserati è fatto divieto di avere interlocuzioni con i sostenitori o di sottostare a manifestazioni e comportamenti degli stessi che costituiscano forme di intimidazione, determinino offesa, denigrazione, insulto per la persona o comunque violino la dignità umana". Per di più, a partire dal 2011, l’Uefa, la massima istituzione calcistica europea, ha previsto che le società calcistiche si dotino di un proprio rappresentante, denominato SLO (Supporter Liaison Officer), che si assicuri di mantenere costante dialogo con i propri tifosi. Il tonfo nel mondo sportivo italiano si è sentito.
Secondo quanto riferito dalla Gazzetta dello Sport, l'indagine della Procura avrebbe di fatto decretato la fine di questi storici gruppi ultras e le Curve dovrebbero ritornare a "vestirsi" degli iconici vecchi striscioni dei singoli gruppi, così come autonoma e individuale ritornerà anche ad essere la vendita dei biglietti. È in atto un processo di drastica "pulizia". Non c'è altra strada per combattere il crimine che sporca lo sport più bello del mondo, che tiene in scacco le società portive e che macchia la passione dei tifosi comuni e degli stessi gruppi organizzati che col crimine nulla hanno a che vedere.