Dušan Vlahović, attaccante serbo classe 2000, arrivò in Italia, ancora minorenne, nell’estate del 2017. La famiglia Della Valle spese, all’incirca, 3 milioni per strapparlo dalla corte del Partizan Belgrado. Non ancora maggiorenne, Dušan Vlahović, firmò un precontratto con la Fiorentina. Il suo acquisto divenne ufficiale definitivamente solo nel 2018. Per alcune questioni burocratiche dovette passare qualche mese, così da iniziare a maturare un po’ di conoscenze riguardanti il calcio italiano, con la Primavera vincendo una Coppa Italia.
Il centravanti giunse in Italia, in punta di piedi, con le più alte aspettative sia per lui che per i tifosi: diventerà un gran calciatore.
È stato veramente così? Facciamo qualche passo indietro.
Quando giocava col Partizan non è mai stato un gran centravanti. Segnava molto poco ma sicuramente dimostrava grandi capacità tecniche. Un vero “talento cristallino” ancora da modellare. Col Partizan vinse un campionato giocando 21 partite segnando due goal. In coppa serba giocò 5 partite segnando due goal. Troppe poche reti. Prima di esordire in Serie A, come dicevamo prima, venne traghettato nella Primavera della Fiorentina, con la quale vinse una Coppa Italia. In totale giocò 22 partite e segnando complessivamente 20 goal. Qui iniziò a farsi notare. Ma tra Primavera e Serie A di mezzo c’è un oceano infinito. Da un universo astratto, si viene traghettati in quel mondo concreto – suddiviso tra inferno e paradiso – in cui il limbo, in realtà, è rappresentato dalla coscienza e dalle capacità mentali. Non doveva farsi mettere sottopressione, dai tifosi e dalla cronaca, e mantenere professionalità e serietà senza lasciarsi trascinare dal peccato del piacere prettamente economico o dalla follia di sentirsi superiori a tutti. (Per non diventare un Cassano o un Balotelli: due campioni che si sono persi lasciandosi trascinare dalla follia e dai soldi).
L’attaccante esordì in Serie A, giocando 6 minuti, nella trasferta a San Siro persa contro l’Inter. I nerazzurri vinsero la partita, 2-1, grazie ai goal di Icardi e D’Ambrosio; per la Fiorentina segnò Chiesa. Non dimentichiamo che, l’allenatore dell’Inter era Luciano Spalletti, campione d’Italia col Napoli nella stagione 2022/2023, mentre sulla panchina viola, invece, sedeva Stefano Pioli, campione d’Italia col Milan nella stagione 2020/2021.
La prima stagione di Vlahović in Italia non fu propriamente emozionante anzi, tutto il contrario. A sua discolpa fu difeso contestando la sua giovane età e la conoscenza di una lega e di uno stile di gioco incentrato molto sulla tattica, a differenza degli altri campionati.
Già nella seconda stagione qualcosina prese a muoversi, il numero 9 iniziò ad uscire fuori dal guscio per cominciare a plasmare un mondo nuovo. In 8 partite segnò 5 goal. Piano piano la sua valutazione si alzò. In questa stagione, 2019/2020, bisogna segnalare il passaggio di proprietà, dai Della Valle a Commisso, che prelevò la Fiorentina per una cifra stimata di 160 milioni.
Nella stagione 2020/2021 mostrò il suo vero potenziale. Quello che era un semplice centravanti, esibisce tutta la sua forza e la sua concretezza davanti alla porta avversaria. (Forse la sua miglior stagione).
Il serbo si riconfermò anche l’anno dopo, sempre con la maglia della Fiorentina, in sole 14 partite segnò 20 goal. Da poco più di 5 milioni, in quel periodo, da quel momento il suo cartellino iniziò a valere molti milioni. Molte big italiane e non solo, si mossero per acquistarlo. La Juve, acerrima nemica della Fiorentina, lo acquistò per 90 milioni.
Da una realtà piccola, calcisticamente parlando, come quella di Firenze, si entra, in quella molto più grande della Juventus.
Questo giovane calciatore, rinchiuso in una caverna sotterranea, al buio, vide spalancarsi davanti ai suoi occhi una porta gigante. Un’occasione che avrebbe potuto cambiare drasticamente la sua carriera. Più che da un fuoco, la caverna s’illuminò grazie al potere dei soldi. Quelle ombre dello stadio, Artemio Franchi, ancora sembrano formarsi tra le mura dei suoi ricordi. Non nella sua mente. Volse sempre lo sguardo verso la luce dei soldi. Uscì fuori dalla caverna e giunse nella società del calcio che conta e dei grandi palcoscenici europei. Non è il primo giocatore della squadra toscana che va alla Juventus. Gli amanti della palla rotonda non dimenticano il tradimento di Roberto Baggio.
Una volta uscito dal Franchi, Vlahović iniziò ad avere qualche problemino. La prima stagione andò, tutto sommato, abbastanza bene, per quanto riguarda la lega italiana. In UEFA Champions League segnò a malapena un goal. Per un giocatore pagato 90 milioni è molto poco. Anzi pochissimo. È lui che deve lasciare il segno e caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti di crisi ma soprattutto nelle grandi notti europee. Ma quest’anno non sta dando i suoi frutti. Quando era ancora un tesserato della Fiorentina, gli allenatori puntavano tutto il gioco e tutto il loro meccanismi tattici su di lui. La squadra era al suo servizio. Alla Juve no! La Juve, sebbene in fase di crisi, ha sempre avuto ottimi giocatori senza impostare uno stile di gioco improntato su un singolo. La squadra verso un singolo giocatore. C’è il gioco di squadra. Un singolo non può annichilire la squadra. È proprio il contrario.
Il superuomo Vlahović deve dimenticare, parte, di quei valori antichi su cui aveva costruito la sua fortuna e plasmare un nuovo universo dove le modalità di gioco sono diverse. Di fatti, come successo nelle ultime partite di campionato, lo si vede lamentarsi spesso con i suoi compagni di squadra per ogni loro errore; per ultimo non dimentichiamo le liti con Chiesa.
In estate si vociferava anche di un interessamento per il giocatore da parte del Bayern Monaco. Tutti i quotidiani torinesi venivano riempiti di articoli in cui gli si tessevano le lodi, pregandolo di non andare via. Considerando la sua poca esperienza e la sua precarietà emotiva per le grandi partite e nelle grandi competizioni, questi decisero voltargli le spalle e puntare su un vero centravanti: Harry Kane.
Nonostante ciò il serbo ha ancora 24 anni e molte cose ancora possono succedere, sia a suo favore, sia a suo discapito, forse, dovrà ancora adattarsi, forse dovrà ancora capire i meccanismi di Allegri. Resta il fatto che, come stiano andando le cose, sta dimostrando molto poco. Per ultimo, come consuetudine calcistica, il prezzo d’ogni giocatore aumenta in modo esponenziale. Vlahović verrà a costare oltre i 100 milioni, quasi sicuramente.
Rimarrà o non rimarrà? Questa è la domanda.