Dopo Totti e Del Piero, certo tra i più rappresentativi del calcio d’élite di questi ultimi anni, ora anche De Rossi e Barzagli se ne sono andati dal proscenio del calcio nazionale. E anche per loro peana, lacrime, ricordi, forse rimpianti, non certo nel portafogli personale se saranno stati accorti a gestire il tanto guadagnato in carriere vestite non solo delle rispettive casacche societarie, Roma e Juventus anche in questo caso, ma anche d’azzurro.
Con l’addio del capitano (c’è un solo capitano, hanno a lungo cantato i tifosi della Lupa…) e il ritiro del difensore della Juventus (lungo e commovente l’abbraccio con Allegri: a proposito, ecco un altro addio da registrare…), il massimo campionato italiano rimane quindi - e forse era ora…- senza gli eroi di Berlino. Tredici anni dopo quello storico 9 luglio 2006, quando la Nazionale gestita e condotta da Marcello Lippi (terra di tosca genìa, altro parallelismo che meriterebbe una chiosa…) saliva sul tetto del mondo per la quarta volta, e scalava il Mondiale malgrado Calciopoli, che a tutt’oggi non pare aver chiuso definitivamente le infinite sue querelles, lasciano la Serie A gli ultimi baluardi di quel team eccezionale. L’addio di Daniele De Rossi e il ritiro di Andrea Barzagli segnano la fine di un’epoca, forse un’epoca d’oro del calcio nostrano.
Il Mondiale di De Rossi, nel 2006, sembrava finito già alla seconda giornata: il numero 4 dell'Italia rimediò un’espulsione contro gli Stati Uniti per una gomitata a McBride. Il fallo, e la conseguente espulsione, costò al calciatore quattro turni di squalifica: ma fece in tempo a rientrare per la finale di Berlino contro la Francia, risultando addirittura decisivo per la vittoria finale, sua essendo la firma sul terzo dei calci di rigore. Barzagli, invece, che in Germania collezionò due presenze con Australia e Ucraina, contro l'Atalanta, nell’ultima esibizione al domestico Stadium di Madama, è stato titolare per l’ultima volta. E dopo il commosso abbraccio con Allegri, scarpini al chiodo, come si è soliti dire.
Oltre a De Rossi e Barzagli, sono solo due i superstiti ancora in attività fra i campioni del mondo del 2006: Cristian Zaccardo e Gianluigi Buffon. Il difensore, dopo una parentesi al Milan, ha vestito diverse maglie tra Serie A, Serie B e Malta (ora gioca in una squadra di San Marino). Il portierone di Carrara invece, vero e proprio highlander del calcio italiano, dopo aver lasciato la sua Juventus proprio un anno fa, fra i saluti, gli abbracci e le lacrime dei suoi mille e mille ammiratori, gioca ancora, e gioca nel transalpino Psg.
A proposito di Berlino 2006: cosa fanno gli altri eroi di quell’impresa sportiva? Alcuni sono momentaneamente senza occupazione; altri, come Cannavaro, Gattuso e Nesta, si impegnano con alterne fortune nel ruolo, sempre difficile, di allenatore, rispettivamente al Guangzhou Evergrande, al Milan e al Perugia. Altri ancora hanno intrapreso la carriera dirigenziale, e comunque non siedono su una panchina ma dietro una scrivania, come nel caso di Peruzzi alla Lazio e Totti alla Roma. Camoranesi, Del Piero, Pirlo e Toni hanno infine intrapreso la strada della comunicazione e sono opinionisti in alcune trasmissioni televisive che parlano, e discutono, e discettano, di sport, meglio: di calcio.
Dal Mondiale di allora, all’Europeo prossimo venturo. In attesa del quale (e per il quale il CT Mancini ha chiesto, invano, di anticipare le date del campionato per consentire ai suoi azzurri di rifiatare un po’ prima di giocarsi la competizione continentale) l’Italia calcistica cercherà di intuire attraverso la visione diretta o televisiva del Campionato europeo Under 21 quale potrebbe essere il futuro del nostro sport più popolare. La fase finale dell’importante manifestazione è, infatti, in programma per la prima volta proprio nel nostro Paese e si disputerà, dal 16 dal 30 giugno, in cinque città del nord Italia (Bologna, Reggio Emilia, Trieste, Udine e Cesena) e a San Marino. In tutto verranno giocate 21 partite. L’Italia è presente di diritto in quanto Paese ospitante. Si sono qualificate per la fase finale 11 nazionali: Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Francia, Germania, Polonia, Romania, Serbia e Spagna, oltre all’Italia naturalmente. Il regolamento prevede che le squadre siano divise in tre gironi, le prime di ogni girone più la migliore seconda si qualificheranno per le semifinali, per poi proseguire con gare a eliminazione diretta. La partita inaugurale sarà Italia-Spagna, in programma a Bologna il 16 giugno, la finale si disputerà a Udine il 30 giugno.
L’importanza della manifestazione è scritta nel suo stesso DNA: in particolare in quello dell’Italia che ha vinto il torneo, ora alla 22ma edizione, per ben cinque volte, più di tutte le altre nazionali. Con il passar degli anni, la formula è andata modificandosi, a cominciare proprio dal limite di età che agli inizi e fino al 1976 era under 23: la sua forza è tuttavia rimasta immutata la sua validità essendo ben espressa, del resto, dallo slogan UEFA: “Stars of Today, Superstars of Tomorrow” (stelle oggi, superstelle domani). L’Europeo Under 21, va ricordato, negli anni ha lanciato giocatori come Roberto Mancini, Fabio Cannavaro, Andrea Pirlo, Zinedine Zidane, Rudi Voeller, Davor Šuker, Luís Figo, Raúl González, Frank Lampard, per citarne alcuni. Dal 2007 la manifestazione si gioca negli anni dispari, per evitare sovrapposizioni con Europei UEFA e Mondiali FIFA. Le quattro semifinaliste si qualificheranno automaticamente per il torneo di calcio dei Giochi Olimpici di Tokyo, nel 2020.