Esistono luoghi in cui l’acqua ha plasmato la cultura del posto. Altri dove la posizione strategica a confine tra quattro regioni ha determinato la ricchezza del territorio. Le Terre del Po e l’Oltrepò Pavese non sono poi così distanti, sia geograficamente, ma anche culturalmente grazie alla voglia di rinascere e promuoversi che entrambe stanno ampiamente dimostrando. Per conoscere meglio queste realtà, è importante fare un salto indietro nel tempo, per comprenderne il loro carattere attuale.
Le Terre del Po
Una rete di canali e fiumi che hanno determinato il destino di terre che oggi sono il risultato di scontri, battaglie, ma anche di grandi commerci e ricchezze. Sto parlando delle Terre del Po, l’unione di 21 comuni distribuiti tra Oltrepò Mantovano e Oglio Po tra Mantova e Cremona. Il Mincio, l’Oglio e il Po sono i protagonisti del passato, del presente e, si spera, di un futuro dove i corsi d’acqua saranno messi in sicurezza e potranno tornare navigabili. Il territorio come si presenta oggi è il risultato di opere ingegneristiche e di bonifica che hanno regimentato l’acqua rendendo vivibili questi luoghi. E, come spesso accade, l’acqua è il punto di partenza per lo sviluppo delle civiltà.
Lungo questi fiumi e canali si sono così sviluppati centri abitati e comunità che hanno saputo fare dell’acqua un punto di forza. Ne è il perfetto esempio il comune di Viadana con l’impianto idrovoro di San Matteo delle Chiaviche. Un sistema che prevede lo scolo delle acque dei canali Navarolo, Ceriana e Fossola nel fiume Oglio originario del 1920 e opera dell’ingegner Giulio Chiodarelli e dell’architetto Piero Portaluppi, del quale si può vedere lo stile in alcuni dettagli che esulano dal razionalismo dell’intera struttura. Visitare l’impianto fa comprendere quanto sia vitale la presenza dell’acqua, ma al tempo stesso quanto possa essere fatale se mal gestita. Le idrovore di San Matteo sono un vero e proprio museo dove trovare componenti industriali realizzati da realtà storiche come Marelli, Fiat, Riva e Pellizzari che hanno contribuito a rendere Viadana parte del progetto Unesco delle civiltà dell’acqua in Lombardia.
L’Oltrepò Pavese
Incuneato in quel grappolo d’uva tra Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna e Piemonte si trova l’Oltrepò Pavese. Una forma geografica che richiama quella che è la sua vocazione naturale, ossia la produzione di vini di ottima qualità ormai esportati in tutto il mondo. Oltre agli aspetti più conosciuti si nasconde un’identità culturale unica nel suo genere nata proprio dalla presenza di questi confini che sono più burocratici che altro. Ci sono aspetti comuni che legano queste terre, l’Appennino che divide, ma al tempo stesso unisce, la tradizione musicale delle Quattro Province, l’identità gastronomica frutto dei commerci lungo le Vie del Sale.
L’Oltrepò Pavese può vantarsi di paesaggi naturali senza pari dove in pochi minuti si passa dalla pianura ai monti, passando per colline che offrono scorci degni di nota. Una volta in vetta, poi, si potrà vedere il mare, così distante, ma apparentemente a due minuti di cammino. Se Salice Terme è stata per decenni il fulcro di questo territorio, si sta preparando a ritornare più in forma che mai con la riapertura delle terme prevista nei prossimi anni. Il punto tappa che apre le porte della Valle Staffora e che è percorribile anche in bicicletta lungo la Green Way che collega Voghera a Varzi, dove poter respirare la storia degli antichi feudi dei Visconti, Dal Verme, Beccaria e Malaspina.
Un patrimonio storico e gastronomico in comune
Le Terre del Po e l’Oltrepò Pavese condividono nella loro storia il ruolo dell’acqua. Un motivo di sviluppo per entrambi i territori che videro nella navigazione e dello sviluppo di vie commerciali la soluzione economica ideale. Se per i mantovani e i cremonesi i canali e i fiumi rappresentavano le rotte commerciali perfette, i pavesi il mare dovevano raggiungerlo a piedi. Per tale ragione si sono sviluppate le cosiddette Vie del Sale, percorsi che collegavano le pianure al mar ligure scavalcando l’Appennino.
Da qui arrivava in Oltrepò Pavese il merluzzo, oggi protagonista di molte ricette del territorio, mentre nell’Oltrepò Mantovano si era soliti cucinare il luccio con una saporita salsa ai capperi e al vino. La carpa resta parte integrante della cultura gastronomica del cremonese con sformati, marinature e ricchi ripieni. A volte l’acqua separa, ma nel caso di questi territori è sinonimo di unione e sviluppo economico.
La nobiltà a servizio del territorio
Questi due territori hanno visto nel corso della loro storia avvicendarsi famiglie nobili come i Gonzaga e i Malaspina, per citare i più conosciuti. Ancora oggi si ergono sulle vette di colline e monti i castelli dei feudatari, così come le residenze a ridosso dei fiumi. È questo il caso della fortezza di Revere, borgo mantovano ospita una delle sedi amministrative della famiglia Gonzaga. Luca Fancelli si è prodigato nella sua costruzione a partire dal 1444, aggiungendo al castello già esistente il Palazzo Ducale, di proprietà della nobile famiglia sino al 1707. Anche Casalmaggiore, nel cremonese, è stato scelto dal Ducato di Milano e dal Marchesato di Mantova come luogo strategico dove costruire una base commerciale.
La Valle Staffora, invece, ha avuto una famiglia su tutte che l’ha portata alla ribalta nel corso della storia: i Malaspina. Stiamo parlando di una dinastia discendente dagli Obertenghi che in Oltrepò Pavese ha lasciato importanti testimonianze come il castello di Oramala e quello di Varzi. Proprio qui si possono notare le varie stratificazioni con i tre nuclei costruiti in periodi differenti a partire dal XIII secolo, fino alla Torre delle Streghe, dove un tempo erano imprigionati coloro accusati di stregoneria. Oggi il castello appartiene alla famiglia Odetti di Marcorengo che sta recuperando la struttura al fine di renderla fruibile e completamente visitabile. Siamo alla fine di questo viaggio tra le Terre del Po e l’Oltrepò Pavese, o forse solo all’inizio perché il piacere della scoperta spetta soltanto a voi ora.