Quando scrissi il mio articolo su Silvio Pellico al carcere dello Spielberg tralasciai di parlare di Brno, la città della Moravia (Repubblica Ceca) in cui sorge. E questo, per due motivi. Da una parte, per non andare fuori tema, dall’altra, in solidarietà col povero Silvio che, pur avendoci passato sette anni della sua vita (il tempo della condanna) non mise mai piede in città. Era infatti entrato allo Spielberg in un cellulare chiuso, e ne era uscito dopo la grazia sempre sullo stesso cellulare. E Brno (all’epoca Brünn) l’aveva quindi potuta vedere solo dall’alto, attraverso le feritoie della fortezza. E poiché Brno è una bella città tipicamente mitteleuropea, dalla lunga e stratificata storia, ricca di importanti musei e monumenti, la sua descrizione mi era per così dire “rimasta nella penna” (o nella tastiera del computer). Cerco allora di rifarmi con questo articolo, cominciando col parlare per sommi capi di alcuni dei maggiori edifici e monumenti della città, rappresentativi delle sue varie fasi architettoniche e artistiche.

Fra gli edifici più antichi la cattedrale gotica dei santi Pietro e Paolo che domina la città vecchia dall’alto della collina Petrov. A seguire, in ordine cronologico, l’antico Municipio, la cui torre è abbellita da un portale in stile gotico fiammeggiante. Sotto il portone della torre, il “drago di Brno”, un grande coccodrillo impagliato assurto a simbolo della città, che secondo un’antica leggenda divorava le vergini del posto (in realtà si trattò di un regalo del sultano turco all’imperatore Mattia). Altro luogo emblematico (e impressionante) di Brno, la cripta del convento dei Cappuccini. Sul muro campeggia una grande scritta, “Sic transit gloria mundi” e mai frase fu più appropriata: sul nudo pavimento una serie di mummie annerite, coperte unicamente da perizomi incartapecoriti e simili a grossi insetti schiacciati. Si tratta di generali, aristocratici, vescovi, giudici e nobildonne, ciascuno con la sua bella targhetta d’identificazione.

Il “pezzo forte” è rappresentato dal barone von Trenck, capo della milizia dei Panduri che combatté per Maria Teresa contro i turchi ma finì incarcerato a vita allo Spielberg per malversazioni ed eccessiva crudeltà. Nella piazza principale della città antica, Zelný trh (mercato dei cavoli) la fantasmagorica fontana del Parnaso opera del maggiore architetto del barocco austriaco, Johann Bernhard Fischer von Erlach, vera e propria “montagna” di rocce e statue mitologiche. Nella stessa piazza la Redoute, teatro del XVII secolo in cui si esibì anche Mozart.

Tralascio le varie chiese barocche quali la chiesa dei domenicani, dei gesuiti e dei minoriti, e palazzi nobiliari tardo rinascimentali e barocchi, quali il palazzo Dietrichstein dove ha sede l’importante museo d’antropologia. E a proposito dei molti musei, non si possono non menzionare la galleria morava d’arte, che conserva, tra I tanti capolavori, un’impressionante “Testa di Medusa” del Caravaggio e il museo d’arte applicata, le cui collezioni sono a mio parere superiori e meglio esibite di quelle del MAK, il tanto decantato e omonimo museo di Vienna. Vista la ricchezza delle arti popolari morave (mobili dipinti, ceramiche, camicie ricamate) non va poi tralasciato il ricco museo etnografico.

Per venire a tempi più recenti, Brno conta su un impianto urbanistico di stile viennese, con grandi piazze ed un Ring su cui sorgono il teatro dell’Opera e altri pomposi edifici pubblici in stile storicista, né mancano numerosi esempi dello stile Jugendstil che imperversò nella Mitteleuropa degli inizi del Novecento e che qui assume caratteristiche particolari. Inoltre, la famosa Villa Tugendhat, costruita da Mies van der Rohe nel 1928-30, considerata uno dei prototipi dell’architettura moderna a livello mondiale (anche se tale prototipo, ora ridotto a cliché, non rende la villa troppo diversa da quelle progettate dai geometri del Triveneto…). Infine, quale esempio dell’architettura del periodo socialista l’imponente teatro Janáček (intitolato al compositore, figlio illustre della città) in stile “post-stalinista”.

Un po’ di retroterra storico-culturale

Come sopra accennato, Brno può ritenersi una delle capitali della “Mitteleuropa”. Ma che cos’è esattamente la Mitteleuropa? Per molti versi è come l’araba fenice: “Che vi sia ciascun lo dice, dove [e cosa] sia nessun lo sa!” Mitteleuropa è infatti una parola malleabile, dai significati ambivalenti e talora contraddittori, che si affidano più alla suggestione che a una precisa definizione.

Se la Mitteleuropa coincide grosso modo coi confini dell’impero austro-ungarico, al di là dei criteri geografici, storici e politici la si deve piuttosto intendere come un mosaico plurilingue e pluriculturale attraversato da elementi comuni sottostanti alle diversità nazionali che un tempo componevano quell’impero. E a creare questa civiltà parzialmente comune è stato soprattutto un elemento sovranazionale: la lingua tedesca parlata anche in tutti i paesi non tedeschi di quel mondo (fra cui la Moravia). Mitteleuropa è insomma, più che un luogo geografico o un progetto politico precisi, un'atmosfera cultural-letteraria, una koiné sovrannazionale.

E in questo senso, Brno vi rientra appieno. A parte l’epoca di un mitico regno slavo della grande Moravia nel IX secolo e il successivo dominio della dinastia slava dei Premyslid su Moravia e Boemia fino al XIII secolo, Brno e la sua regione furono infatti dominate dagli Asburgo. Non c'è dubbio che sia stata la migrazione tedesca verso l’Est Europa medievale a costituire la base storica della Mitteleuropa. Nel complesso, tale migrazione rappresentò un cambiamento demografico, economico e sociale, l'introduzione di tecniche agricole e modelli di urbanizzazione, istituzioni e sistemi giuridici. Naturalmente le popolazioni di lingua tedesca non arrivavano in un deserto, ma incontravano le popolazioni slave già insediate e vi si mescolavano in un processo di consolidamento amministrativo e militare, di omogeneizzazione culturale e linguistica. E Brünn/Brno come molte altre città della Moravia e della Boemia divenne un’isola germanofona circondata da una campagna popolata da genti slave.

In tale contesto, ai tedeschi erano riservate le professioni liberali, il commercio, l’amministrazione e le funzioni dirigenti mentre i moravi di lingua ceca erano contadini, artigiani, servitori.

Nel 1848, come nel resto dell’Europa centrale, si ebbe un risveglio del sentimento nazionale ceco. Ne fu primo promotore lo storico moravo Frantisek Palacky, soprannominato “Padre della Nazione”, storico del XIX secolo che ricreò la storia ceca come scienza e contribuì quasi da solo a restituire a moravi e boemi la loro identità nazionale e il rispetto per se stessi. Ma pur nella loro ritrovata fiducia nazionale, la maggior parte dei cechi rimasero convinti sostenitori dell'Impero asburgico. Fu proprio Palacky a coniare il concetto di “Mitteleuropa” - come territorio situato tra la Germania e la Russia, abitato da piccole nazioni, indifese se non unite da un forte impero multinazionale. Fu il cosiddetto “austro-slavismo”, contrapposto al “panslavismo” promosso dalla Russia. Tale pacifica convivenza fra le due component etnico-linguistiche portò al maggiore sviluppo di Brünn/Brno nella seconda metà dell’Ottocento.

La città divenne il principale centro industriale dell’impero, stando a Vienna, la capitale politica e amministrativa, un po’ come Milano sta oggi a Roma. Ed il fervore culturale della città e della sua regione espresse figure-faro della civiltà di lingua tedesca del centro Europa quali Gregor Mendel, pioniere della genetica, Sigmund Freud, l’architetto Adolf Loos ed il fondatore della fenomenologia Edmund Husserl.

Com’è noto, tale situazione cambiò radicalmente con la prima Guerra Mondiale e la fine dell’impero degli Asburgo. Nel XX secolo, le successive configurazioni dello spazio ceco sono state una più disastrosa dell’altra: dalla costituzione artificiale di una Cecoslovacchia minata dalle rivalità interetniche, all’occupazione da parte della Germania nazista, all’incorporazione forzata nel blocco dell’Europa orientale dominato dall’Unione Sovietica al termine della Seconda Guerra Mondiale.

Nel 1945-46 vi fu l’espulsione di 2,8 milioni di tedeschi etnici dalla loro patria ceca verso l’Austria e la Germania, a prescindere dal fatto che fossero effettivamente stati nazisti, simpatizzanti del nazismo o anche solo nazionalisti tedeschi. Anche Brünn perse la sua intera popolazione di lingua tedesca e si trasformò definitivamente in Brno. Ma non per questo abbandonò il suo grande retaggio culturale. Non a caso, i due maggiori (e maggiormente conosciuti in Occidente) scrittori cechi moderni, Bohumil Hrabal e Milan Kundera sono entrambi di Brno.

In esilio in Francia al tempo del regime socialista Kundera aveva scritto che Boemia e Moravia non erano mai state parte dell’Europa orientale, bensì di quella centrale, fino a quando l'Armata Rossa non le aveva “rapite” nel 1945. Dopo la caduta del comunismo nel 1989, i cechi sono tornati definitivamente nel grembo dell’occidente a cui sono in realtà sempre appartenuti.

Oggi i moravi rappresentano circa un terzo della popolazione della Repubblica Ceca - circa 3,5 milioni contro 6,5 milioni di boemi - Brno è la città più importante del paese dopo Praga e la Moravia è del 25% più industrializzata della Boemia. Non a caso i moravi si sentono diversi e considerano i cechi boemi nettamente inferiori in tutto. E se i boemi sono grandi bevitori di birra, i moravi, per sottolineare la propria diversità preferiscono gli ottimi vini che essi stessi producono.

Per concludere

Sono stato più volte a Praga, anche in epoca socialista, quando l’atmosfera era carica di nera caligine e i palazzi fatiscenti venivano puntellati per non crollare. L’ultima volta ci sono stato nel 2019 e l’ho trovata molto cambiata, in peggio. Non è più la città “magica”, evocata da Angelo Maria Ripellino, Leo Perutz o Jaroslav Seifert. Praga è ormai letteralmente soffocata dai turisti, sul ponte Carlo si sta pigiati come sardine, e musei e monumenti sono pressoché inaccessibili a causa delle code chilometriche. Abbondano i locali di massaggi thailandesi e bande di giovani debosciati provenienti da tutta Europa, del tutto ignari e disinteressati alla storia della città, arrivano al seguito del DJ del momento per fare clubbing. Anche Vienna è affetta da overtourism, e i suoi antichi ed eleganti negozi sono stati via via sostituiti da orrendi rivenditori di souvernirs made in China e da locali di fast food fusion.

Allora, se sarete stati invogliati mio articolo e se volete ancora respirare l’aria della Miteleuropa potreste decidere di andare, anzichè a Vienna o Praga, a Brno, non ancora rovinata dal cancro della modernità consumista.