Del suo talento ci sono le prove, del suo aspetto non abbiamo idea ma, con una concessione alla banalità, ce la immaginiamo bella. La “colpa” è dell’editore veneziano Angelo Gardano che, nel 1582, ricorda “colui che in quella sua poesia meritatamente la chiamò Di questa nostra età Musa e Sirena”. D’abitudine non si sente dire di muse e sirene brutte.

E anche se Isabelle Chabot, docente di Storia medievale all’Università di Padova, specialista in storia delle donne, spiega che “le sirene sono cantanti seduttrici, malvagie e il loro mito ha stigmatizzato le musiciste. E le muse sono gentili, ma passive, tramite fra gli dèi e gli artisti, senza alcuna possibilità di creazione”, vien da pensare che il poeta volesse, comunque, elogiare la compositrice Maddalena (o Madalena) Casulana o, almeno, riconoscerne la fama.

“Può essere che le sue composizioni ispirassero i musicisti del tempo” ipotizza la professoressa Chabot chiamata dall’ensemble L’Homme Armé, fondato 41 anni fa a Firenze da Renato Baldassini e Fabio Lombardo, a fare una conferenza su Maddalena Casulana e le creatrici musicali nel Rinascimento all’ottava edizione di FloReMus “Festival Internazionale Rinascimento Musicale Fiorentino”.

Maddalena Casulana è stata la prima donna a dare alle stampe le proprie composizioni musicali. Di coloro che la precedettero in epoche senza libri, come Ildegarda di Bingen, monaca versatile del XII secolo, abbiamo solo le musiche manoscritte. Liutista e cantante, la Casulana, così è nota, suscita ammirazione e commozione per una profonda consapevolezza del valore femminile e per il coraggio di sostenerlo, doti che tuttora farebbero comodo alla causa della parità dei sessi.

Nella lettera dedicatoria del volume Di Maddalena Casulana il primo libro de madrigali a quattro voci, edito a Venezia da Girolamo Scotto, nel 1568, si rivolge alla sua mecenate e coetanea Isabella dei Medici, figlia di Eleonora di Toledo e Cosimo I:

Conosco veramente, Illustrissima et Eccellentissima Signora, che queste mie primitie per la debolezza loro non possono partorir quell’effetto che io vorrei, che sarebbe oltre il dar qualche testimonio all’Eccellentia Vostra della devotion mia, di mostrar anche al mondo (per quanto mi fosse concesso in questa profession della Musica) il vano error de gl’huomini, che de gli altri doni dell’intelletto tanto si credono patroni, che par loro ch’alle Donne non possono medesimamente esser communi.

Modesta, con genuinità o per diplomazia, definisce le sue produzioni primizie ma, ardimentosa, ha l’ambizione di demolire l’impero maschile fondato sul pregiudizio. Quanto deve averla infastidita, forse ferita, e indispettisce pure noi, il commento di un suo detrattore, il musicista Niccolò Tagliaferro, che esprime livore: “Nella compositione ella si dilettò molto, anzi più di quello che a professione donnesca conviensi”.

Tantissimi, però, gli estimatori: la prima metà del Cinquecento è un periodo di splendore per la creazione femminile, in seguito sacrificata dalla Controriforma che vide troppe donne spedite nei monasteri.

Spiega la professoressa Chabot che, appare evidente, ne subisce il fascino:

Di Maddalena Casulana sappiamo poco. Non sappiamo quando è nata, non sappiamo quando è morta, non sappiamo di dove è. La vediamo piombare nella storia grazie alla pubblicazione dei suoi madrigali, ma non sappiamo da dove sbuchi. Per gli studiosi proviene da Casole d’Elsa, il primo a dirlo è un senese del Seicento, Giulio Piccolomini, in un’opera a gloria della sua città. Mio marito, che è fiorentino, sostiene che i toscani non direbbero Casulana, semmai Casolana. Di Casole, in Italia, ce ne sono tante… Si pensa che sia nata intorno al 1540 perché avrebbe 26, 28 anni al momento in cui pubblica per la prima volta i suoi madrigali. Non ha un patronimico e mi stupisce: normalmente, al tempo, i cognomi non sono ancora molto diffusi e il patronimico serve a identificare le persone. Si è Maddalena di Giovanni o di Matteo. Insospettisce quando non c’è, vuol dire che il padre è ignoto. Ha un soprannome (nel sistema antroponimico medievale chi non aveva un cognome aveva un soprannome), la Casulana, che diventa il suo nome d’arte. Le creatrici, compositrici o pittrici, sono state spesso identificate attraverso il soprannome: Francesca Caccini, la prima donna che avrebbe scritto un’opera nel 1617, è detta la Cecchina.

Sappiamo poco di lei, ma si capisce che la Casulana è di successo. Nel 1566 quattro suoi madrigali, su liriche di Jacopo Sannazaro, appaiono all’interno del Primo libro de diversi Eccellentissimi Autori a quattro voci intitolato Il Desiderio pubblicato a Venezia, da Girolamo Scotto. Nell’antologia, Maddalena è in compagnia, fra l’altro, di Cipriano de Rore e Orlando di Lasso, il fiammingo più famoso, maestro di cappella del duca di Baviera, che al principio del 1568 le commissiona un mottetto a cinque voci (smarrito) per eseguirlo al banchetto di nozze di Guglielmo VI e Renata di Lorena. Indubbio attestato di stima.

Nel 1567 un altro suo madrigale a quattro voci, Amorosetto fiore, è edito nel terzo libro della raccolta Il Desiderio. Ancora l’editore Scotto, nel 1568, pubblica il primo volume interamente a nome di Maddalena, quello con la succitata dedica “femminista” a Isabella. Ai cinque madrigali già comparsi la Casulana ne aggiunge altri venti. Morir non può il mio cuore è il più celebre e L’Homme Armé Consort l’ha eseguito in due concerti di FloReMus 2024.

L’artista è giovane, ma già maestra e nel 1568 la troviamo a dare lezioni di composizione a un settantenne veneziano, un tipo eclettico che, nella dedica del volume I dilettevoli madrigali a quattro voce di Messer Antonio Molino, gronda riconoscenza per lei. Si ritiene vecchissimo per apprendere la composizione:

ma considerando che dalla virtù vostra, atta ad accendere ogni fredda mente a disiderio di gloria sono stati in me sparsi li primi ammaestramenti di questa scientia, io mi son felicemente persuaso che da così felice seme (quantunque il terreno arido sia) possa ancora esser nato qualche buon frutto.

Dalla corte fiorentina a Venezia, per un soggiorno breve, ed ecco che la troviamo a Vicenza dove sembra radicarsi un po’, dato che Gian Battista Maganza detto il Magagnò scrive una canzona in lingua volgare destinata alla signora Maddalena Casulana vicentina. Nel testo singolare, a tratti osceno, l’autore aspira a trasformarsi in un’ape per restarle vicino.

Il suo secondo libro di madrigali a quattro voci, che pubblica sempre con Girolamo Scotto, nel 1570 è dedicato ad Antonio Londonio, cioè, don Antonio de Londoño, figura autorevole della Milano spagnola. Nel 1581 è attestata a Perugia la “Casulana famosa” che canta a un banchetto.

Nel 1582 è la dedicataria dei madrigali a tre voci di Filippo de Monteil e diventa Madalena Casulana dei Mezarii. Nel 1583 pubblica la sua terza raccolta, questa volta i madrigali sono a cinque voci, a firma Maddalena Mezari detta Casulana vicentina. Nel 1586 ci saluta con una composizione inclusa nell’antologia, Il Gaudio in cui figurano anche Andrea Gabrieli e Claudio Merulo.

In un catalogo pubblicato nel 1591 dall'editore veneziano Giacomo Vincenti compaiono due raccolte di madrigali a quattro voci Casulana, spirituali primo & secondo che, però, potrebbero non esistere, dato che nessun’altra fonte cita opere sacre della musicista.

La professoressa Chabot è avvinta dal mistero di Maddalena e annuncia che approfondirà, anche perché indignata da quella che definisce l’invisibilizzazione totale delle artiste a causa del preconcetto che colpisce la donna:

Per dieci anni la perdo di vista. Si è sposata? Per le creatrici il matrimonio è la tomba della creazione. Compare nelle cronache segnalate come virtuosissima cantante all’Accademia Olimpica di Vicenza e poi nel 1583 pubblica sotto il nome di Maddalena Mezari detta Casulana vicentina. Mezari è il nome del marito? Non abbiamo notizie di figli. Nell’86 sparisce, forse è morta. Nel Rinascimento, a cinquant’anni si era già vecchi.

All’inizio del Seicento la fama della Casulana non è sfumata: nei Trastulli della villa Adriano Banchieri, musicista, scrittore e poeta sostiene che, se alle donne fosse permesso lo studio delle arti liberali:

si vedrebbono ingegno di grandissima speculativa... habbiamo... inteso dire per relazione verace che nella pittura, musica e poesia vi sono state tre donne insieme: nella pittura Lavinia Fontana Bolognese, nella musica Maddalena Casulana e nella poesia Laura Taraz- zina.

Si legga Laura Terracina.

La formazione è cruciale se vogliamo interrogarci sulle creatrici, soprattutto nell’ambito della musica - si appassiona la professoressa Chabot - . Dove si era formata Maddalena Casulana? È una liutista e una cantante molto apprezzata e rinomata. Da qualche parte ha imparato a suonare il liuto, niente di straordinario perché lo strumento era diffuso, ma certo non c’erano liuti in tutte le case. A Firenze ha vissuto, la dedica a Isabella dei Medici lo testimonia. È forse stata istruita a corte perché ci è arrivata giovane? Da indagare.

Vagh'amorosi augelli, visto che vi ha musicato, svelateci voi la vita di Maddalena (o Madalena) Casulana.