Parliamo molto spesso del vasto mondo teatrale italiano portato aventi dai professionisti del settore. Giorni fa mi sono soffermato, invece sulla grande passione posta in essere dagli innumerevoli amatori italiani che dedicano tantissimo del loro tempo all’arte teatrale. In Italia esistono diverse federazioni che, con impegno e passione, formano e supportano tantissime compagnie teatrali che offrono, al proprio pubblico, esperienze uniche, affascinanti e, perché no, degne di nota.

Una delle federazioni maggiormente attive in Italia è la FITA. ovvero la Federazione Italiana Teatro Amatori, un vulcanico sodalizio che opera giornalmente in tutto il nostro territorio, rappresentando centinaia e centinaia di associati.

Nel 1947, prima a livello nazionale, la Federazione Italiana Teatro Amatori nacque nell’ambito dell’ENAL, l'Ente Nazionale Assistenza Lavoratori. Come presidenti, il sodalizio ebbe personalità di rilievo del mondo del teatro italiano quali Cesare Guido Viola, Guido Fabbri, Mario Federici e Aldo Nicolaj.

Dopo alcuni anni di non facile convivenza, con la soppressione dell’ENAL nel 1979 la Federazione poté proseguire la propria strada in piena autonomia, riuscendo tra l’altro ad ottenere – grazie alla credibilità raggiunta – un contributo annuale assegnato dal Ministero dello Spettacolo, fino ad allora mai concesso a realtà amatoriali.

In quegli stessi anni, inoltre, strinse significativi rapporti di collaborazione con altre realtà dell’associazionismo, come il Centro Sportivo Aziendale Industriali (CSAIN), l’Associazione Internazionale Teatro Amatori (AITA) della quale fu tra i fondatori, il Comitato Internazionale Teatro Amatori di Cultura Latina (CIFTA) e l’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (AGIS), cui è affiliata.

Dopo Aldo Nicolaj, la presidenza della Federazione è stata affidata a: – Aldo Quaranta (1979-1988); – Enzo Grano (1988-1994), durante la cui presidenza avvenne la trasformazione del Festival Nazionale dei Gruppi, in atto dal 1948, nella Festa del Teatro; nacque il periodico Servoscena e fu istituita la conferenza nazionale dei Quadri Dirigenti; – Fiammetta Fiammeri (1994-2008), con l’istituzione, tra l’altro, dell’Accademia Giovani del Teatro Italiano, della giuria giovani “Leoncino d’Oro”, in collaborazione con la Biennale di Venezia, e del Festival Nazionale di Viterbo, svoltosi dal 1996 al 2015; – Carmelo Pace, eletto nel 2008 e attualmente in carica.

Nel corso di quest’ultimo mandato, in particolare, FITA ha ottenuto il riconoscimento come Ente di Promozione Sociale; ha sottoscritto un innovativo protocollo con il MIUR in materia di Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (P.C.T.O); ha firmato una convenzione con l’Università degli Studi di Palermo per la condivisione di azioni in materia di formazione e tirocini per docenti e studenti dell’Ateneo; si è dotata di un ufficio stampa centrale e di una rete di comunicazione diffusa a livello regionale; ha istituito un apposito ufficio specializzato nel reperimento di finanziamenti a sostegno di progetti elaborati da associazioni affiliate o Comitati della Federazione; ha vinto un bando del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali realizzando in tutte le regioni italiane, tra la fine del 2018 e del 2019, il progetto nazionale “Fondamenta – Una rete di giovani per il sociale”; ha modificato il proprio statuto alla luce della nuova normativa per il Terzo Settore, affiancando i propri iscritti in questo delicato passaggio. Attiva, appunto, dal 1947 come sezione autonoma per lo svolgimento dell’attività culturali all’interno dell’ E.N.A.L. e costituita con atto notarile nel 1978 la FITA è un’organizzazione senza fini di lucro, apartitica e aconfessionale.

Ad essa si iscrivono le Associazioni Artistiche e tutti gli Enti del Terzo Settore. Stimola e sostiene la crescita culturale attraverso ogni espressione dello spettacolo. Promuove la diffusione dell’arte teatrale e dello spettacolo in ogni sua forma, nonché l’utilizzo, la gestione e il recupero di spazi teatrali o teatrabili.

Favorisce e organizza attività di formazione artistico-culturale e sociale. Promuove azioni di formazione e aggiornamento tese ad arricchire e ampliare la professionalità del personale docente della scuola e degli studenti attraverso ricerche, studi, sperimentazioni, corsi di aggiornamento, convegni e seminari, visite, incontri a livello nazionale e internazionale, anche nell’ambito del piano della offerta formativa del MIUR.

Persegue la solidarietà e la promozione sociale e culturale, anche attraverso contatti fra persone, enti e associazioni.

Promuove l’integrale attuazione dei diritti costituzionali concernenti l’uguaglianza e le pari opportunità, ripudiando ogni forma di discriminazione nei confronti dei cittadini che, per causa di età, di deficit psichici, fisici o funzionali o di specifiche condizioni socio economiche, siano in condizione di marginalità sociale.

Quale rete associativa svolge attività di coordinamento, tutela, rappresentanza, promozione, monitoraggio, assistenza, controllo o supporto degli Enti del Terzo Settore ad essa associati e delle loro attività di interesse generale, anche allo scopo di promuoverne e accrescerne la rappresentatività presso i soggetti istituzionali.

Come la sigla stessa dice, la FITA rappresenta il vasto mondo degli amatori. Forse un po' stretto dentro quell'aggettivo "amatoriale" che rende malamente la passione e l'impegno di chi lo fa, il teatro delle compagnie filodrammatiche costituisce una realtà indiscutibilmente viva e dinamica.

È un Teatro fatto da persone che paese per paese, sera dopo sera, oltre il lavoro e gli impegni familiari, portano avanti, in maniera spesso assolutamente gratuita e volontaristica, il proprio amore per il Teatro, contribuendo alla crescita culturale e sociale della comunità in cui vivono e diffondendo l'amore e la conoscenza delle arti sceniche.

Nei teatri parrocchiali, nelle sale di comunità, le compagnie teatrali amatoriali, con il loro radicamento sul territorio, favoriscono il rinsaldarsi delle comunità e rappresentano per molti il primo approccio alle scene, una vera e propria palestra artistica capace di offrire un'insostituibile opportunità formativa, culturale e aggregativa.

Il Teatro, per una nazione storicamente attiva nell’ambito dello sviluppo e divulgazione della cultura e delle arti sceniche in generale, riveste un ruolo sociale di fondamentale importanza. Il Teatro italiano, a differenza di quanto avvenuto nelle altre nazioni europee, a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento si è affermato come un teatro di giro, ovvero nomade. Le Compagnie erano dirette da un Capocomico (l’attuale figura del Regista) e non avevano stabilità di rappresentazione, dunque “giravano” per i Teatri a loro più consoni portando in scena il loro spettacolo.

Sulla scia di quanto successo a Broadway e in altri luoghi del pianeta, in Italia, negli ultimi 50 anni, si è insediato il concetto di Teatro Stabile, ovvero Compagnie che si insediano in un Teatro, inteso come struttura fisica, e lì provano e mettono in scena i loro spettacoli. Si è dunque passati dalle Compagnie alle Produzioni.

Oggi è sempre più frequente sentir parlare di Produzione e non di Compagnia. Il Teatro Amatoriale nasce da quell’idea di Teatro Nomade, dal vero significato di Compagnia. Un gruppo di persone che fa parte di un’unica entità, che lavora sinergicamente per raggiungere un obiettivo. Un gruppo in cui sentirsi quasi di famiglia. Oggi, anche le Compagnie Amatoriali, cercano di emulare il professionismo: parlano di produzioni e non di messinscena, cercano di portare sempre più in alto il livello a discapito delle nuove leve che non hanno più modo di crescere e svilupparsi, cercano di espandersi capillarmente per ottenere quanto più successo possibile.

Ma bisogna tenere conto di una cosa: il Teatro Amatoriale e il Teatro Professionistico, seppur strettamente collegati, sono due cose completamente diverse.

Il Teatro Amatoriale, come detto in premessa, dovrebbe ricoprire un ruolo sociale e territoriale. Dovrebbe, quindi, fare in modo di diffondere la Cultura Teatrale sul territorio in cui opera la Compagnia, lasciare dei messaggi, inglobare e dare possibilità a neofiti con voglia di imparare, far credere che tutti possano solcare il palco, se non altro per un percorso quasi “psicoterapeutico” per una crescita personale persistente.

Chi parla con disprezzo dell’Amatoriale non ha capito davvero nulla. Personalmente ho visto spettacoli fatti a costo zero molto più interessanti e coinvolgenti di grandi e grosse produzioni che mettono in scena talenti mondiali e scenografie da urlo.

Secondo me, il Teatro Amatoriale ha dei punti di forza che quello Professionale (al di là dei soldi e della popolarità) non ha.

A differenza del Teatro Professionistico, quello Amatoriale ha delle armi a suo vantaggio degne di nota. Per iniziare, ha dei costi di gestione nettamente inferiori e meno aspettative sulle spalle. Questo binomio si traduce in maggiori possibilità d’azione, di sperimentazione, di creazione di nuovi linguaggi. Mentre il Teatro Professionistico deve, spesso, sottostare ai diktat di riempire costantemente le sale, spesso a discapito della stessa qualità (pensiamo a quando si sceglie un attore solo perché è famoso a livello nazionale e non perché abbia le Phisique du Role), il Teatro Amatoriale, normalmente, non ha molte aspettative e quindi può seguire una propria linea comunicativa e artistica.

Da qui si intuisce l’importanza del Teatro Amatoriale che, in un momento di crisi come questo, potrebbe e dovrebbe rivestire un punto cardine per riportare il Teatro al vecchio concetto di rappresentazione, spostandolo dall’attuale proposito di introiti e guadagni. Solo così si potrà tornare a far apprezzare il Teatro anche ai giovani, che lo sconoscono quasi del tutto.

Diceva Grotowsky, regista polacco, maggiore esponente del “teatro povero”:

Da dove può venire il rinnovamento? Da gente scontenta della situazione del teatro normale e che si assuma il compito di creare teatri poveri con pochi attori, “compagnie da camera” […] oppure da dilettanti che lavorando al margine del teatro professionista, da autodidatti siano arrivati ad uno standard tecnico di gran lunga superiore a quello richiesto nel teatro dominante; in una parola, pochi matti che non abbiano niente da perdere e che non temano di lavorare sodo.

Dunque, incentivare e supportare attivamente le Compagnie Teatrali Amatoriali può essere il vero fulcro per il rilancio e la ricostruzione di un sistema teatrale professionale ormai logoro, privo di idee e contenuti, che basa tutto sulla spettacolarità più che sul sentimento. Dopotutto l’emozione si racchiude in una sola parola, non sono importanti scenografie imponenti, costumi eccezionali e orchestre sinfoniche: serve cuore, tanto cuore e quella spontaneità che sembra essersi persa nella vana ricerca del successo.