Oggi, lunedì 22 luglio, per ora è il giorno più caldo della storia. L’acqua marina qui nell’Adriatico ha raggiunto i 30 gradi ed è riapparsa la mucillagine (…stanno umiliando il mare…).

Nel Meridione, ma anche in Settentrione e al Centro, come tutti gli anni ci sono incendi, spesso dolosi.

In Sicilia dai rubinetti non scorre più acqua e la siccità è emergenza nazionale.

Però, nonostante il surriscaldamento del Pianeta, e quindi le alluvioni, gli incendi, la siccità, l’innalzamento dei mari, lo scioglimento dei ghiacciai, e, qui a Ravenna, l’abbattimento degli alberi, il rigassificatore, il gasdotto, le polveri sottili e il suolo cementato, risultiamo fortunate perché non siamo in guerra.

Ed ecco un esempio delle mie giornate fortunate.

La mente, nonostante i 41º percepiti, continua a produrre racconti, magari brevi, ma braccio e mano destra non vogliono tradurli in parola scritta. Preferiscono il movimento del nuoto e lì non si risparmierebbero, se non ci fosse la mucillagine simile a escrementi umani.

La frattura tra mente e corpo mi crea molti guai.

Questa mattina esco di casa per andare al mare e mi accorgo di aver dimenticato le chiavi. Rientro, le trovo, le infilo in tasca e parto.

Al ritorno le chiavi sono sparite. Sono con Manlio ed entriamo con le sue.

Rovescio immediatamente il borsone sul tavolo, apro borselli e borsellini, guardo perfino dentro al cappello, ma niente; solo confusione.

Riprovo inutilmente a cercarle nelle tasche. Niente. Sparite.

Togliendomi il vestito, forse, possono essermi cadute a terra in cabina, ma siccome non sono ancora sorda, avrei dovuto sentirne il rumore, però possono essersi infilate dentro le pinne lunghe, come mi è già accaduto con il cellulare.

Angelo, l’amico al quale chiedo aiuto quando il disordine supera di gran lunga la mia umana sopportazione, tempo fa, trovò in garage una piccola borsa con decine di chiavi.

Sono qui in qualche stanza, le cerco e cosa rara, le trovo. Inizio a provarle nelle serrature delle due porte d’ingresso. Niente.

Scendo le scale e continuo la prova nelle due entrate esterne.

Niente.

Esito negativo anche nel cancello grande e nel cancelletto.

È così che la mia vita si complica: io, i 41º percepiti e le chiavi.

Allora prendo quelle di Manlio e vado nel negozio di ferramenta per farle duplicare; acquisto inoltre un portachiavi e a casa inizio anche questa impresa. Ci deve essere un metodo rapido e veloce che non conosco.

Impiego tempo, si compie la lotta tra le mie dita e l’anello a doppia mandata nel quale devo infilare le chiavi, che hanno sempre uno spessore che non riesco a governare -in realtà sono molte le cose e le persone che non riesco a governare.

Adesso che ci penso non riesco a governare neanche me stessa, figuriamoci se riesco a manovrare diversi spessori di metallo.

L’operazione, con qualche accidente, ha termine a sera inoltrata perché nel frattempo ci sono gli impegni familiari.

Martedì 23 luglio: per il gran caldo Manlio non se la sente più di andare al mare tutte le mattine -devo organizzarmi e trovare un o una sostituta che mi porti al mare in giorni alterni- così oggi vado ad acquistare integratori alimentari e frutta e verdura dalle ragazze di via Mazzini.

Butto la catena con il mazzo di chiavi nuovo e il sacchetto della spesa nel cestino della bicicletta. È un caldo insopportabile, sono stanca e chissà a cosa penso. A niente; infatti non ricordo niente. Il vuoto assoluto.

So solo che ritornata a casa le chiavi nuove, anche loro, sono sparite.

Un’amica mi ha consigliato di metterle tutte insieme, in un unico mazzo e quindi nel mazzo perduto non ci sono solo le sei chiavi di accesso a questo condominio e al mio appartamento che ora mi sembra un maniero per fantasmi, ma ce ne sono altre due, quella che apre il lucchetto della porta del garage e quell’altra della catena della bicicletta.

Suono il campanello per almeno un quarto d’ora, perché Manlio che è in casa disteso nel letto in attesa del pranzo, dice di non sentire nulla perché il suono è basso e ricorda un cellulare più che un campanello. Lo chiamo al cellulare; di solito non risponde perché forse gli ricorda il campanello ma oggi finalmente apre.

In questi casi non riesco a sopportarmi, mi abbandono agli eventi, non ho più alcuna responsabilità delle mia azioni. Mi lascio andare via. Semplicemente.

Come un’automa ritorno al negozio di ferramenta. Acquisto anche un lucchetto e una catena dato che se ne sono andate anche le loro chiavi. Il commesso mi guarda con un’espressione un po’ ironica e mi dice “La catena e il lucchetto posso buttarli, tanto non li può più usare senza chiavi” Il mio inconscio dice “che cazzo li hai portati qui, li dovevi tenere a casa nelle mille cose che apparentemente non ti servono più, ma che potrebbero tornarti utili”.

Ma è un lampo.

Alla fine dico “Sì, sì li butti”.

Ritorno a casa e per la seconda volta nel giro di due giorni ricompongo il nuovo mazzo di chiavi.

Mercoledì 24 luglio: per fortuna oggi posso buttarmi in acqua e nuotare nuotare e ancora nuotare. Apparentemente è sparita anche la mucillagine. In acqua compio miracoli; sospesa tra la terra e il cielo, la mente si ricongiunge con il corpo. In acqua divento ragionevole, leggera e soprattutto libera di accessori, a parte gli occhialini.

Ne ho acquistati di tutti i tipi, ma l’acqua entra sempre.

Giovedì 25 luglio: questa mattina ritorno dalle ragazze di via Mazzini e chiedo se hanno trovato un mazzo di chiavi e loro: “ Oh finalmente! Sono le sue. Eccole!”

E avviene la consegna del secondo mazzo di chiavi perduto.

Venerdì 26 luglio: oggi giornata di mare, ma l’auto non parte. Per una disattenzione di Manlio la batteria è scarica.

Penso che Angelo sia ancora impegnato nella Via De La Plata da Siviglia a Santiago di Compostela, facendo inoltre anche il cammino Sanabrese, però lo chiamo ugualmente ed è rientrato da qualche giorno a Ravenna; arriva nel pomeriggio. È magrissimo. Apre gli sportelli, muove i seggiolini, si china, si rialza e dice: “Di chi sono queste chiavi?”.

Ed ecco la consegna del primo mazzo di chiavi perduto dove ci sono anche le chiavi del lucchetto del garage e della catena della bicicletta, buttati via, con il mio consenso, dal commesso del ferramenta.

Ora ho quattro mazzi di chiavi identiche.

Con qualche variante.