Ho seguito la via che la mia anima ha già raccolto nel suo stato precedente, una scrittura cifrata risulta visibile ovunque. Ali d’uccelli, gusci d’uova, nuvole, neve, dentro i cristalli e negli strati rocciosi, sulle acque nel momento in cui congelano, dentro e fuori dalle montagne, piante, animali, persone, nella luce del cielo, nelle placche di vetro strofinate dal vento, nelle schegge di ferro di una calamita che respinge il nulla per attirare il tutto, nelle misteriose combinazioni del caso. Dovunque la mia scrittura cifrata. Queste curiose figure si sono unite: figura colma sia. L'incomprensibilità tende alla ricerca di ciò che già possiede, e che non può trovare altrove.

La terra e la luna si sono unite nella notte profonda in attesa del fragore di un disco col quale il poeta vuole chiedere perdono all’alba per tutte le volte che l’ha sprecata, il fruscio lucente dei fili d’erba sostiene la crescita dei rampicanti ammassati in uno stato di fascinoso terrore, alcuni alberi consunti ondeggiano per l’eterno stupore sussurrando una voce proveniente da molto lontano, nata forse in una camera fresca con un tremore argenteo. Il poeta sta lì e ascolta, sente minuscole forme proprio di là dalla luna: farfalle stellari, gatti malinconici, fauci di scimmie agitate nello sforzo di rispondere all’appello mattutino, grida di gufo per il sacro omaggio ai rampicanti.

Cos’è la forma?

Una navicella al di là della terra. Il poeta si rende piccolo ed invisibile, diventa gigante e raggiunge le cose più lontane, cambia il corso della natura, si colloca ovunque nello spazio e nel tempo, esaltando i propri sensi come chi scala trova il proprio senso di purezza e di maestosità, quella sensazione di estasi solitaria che si raccoglie sulle grandi vette; il poeta percepisce le immagini inaccessibili per sondare gli eventi di altri mondi, giunge nelle profondità della propria mente. Ho distrutto il tetto, le mura, e ho visto in ogni stanza contemporaneamente. Una stanza, soltanto una, si muove verso l’orizzonte sradicando la mia mente per una visione stupefacente, la casa rimane di vetro e le tende tirate su: l’esistenza reale può cominciare.

Le mie parole selvagge scorrono inesorabili verso la fusione del fuoco e del ghiaccio, rischiano di perdere la loro base concreta diventando sempre più strane, sempre più selvagge, ma ritrovano ancora quella cadenza forte e sicura propria dei poeti. Sperimento le colline, la mia pelle acuisce il miracolo del loro sentiero, i profumi, le esalazioni e i pollini dell’esistenza, questa nerezza scintillante totalmente nuda, totalmente disincantata.

Quale messaggio per me?

L’autoinganno può essere necessario alla mia sopravvivenza e a quella del poeta, quando diventa necessario tenere legate le disperate impressioni di entrambi. Esiste un’uguale attrazione verso l’interno, un ritorno a tutte le cose. L’ora del lupo finirà quando il mondo saprà ricostruirsi con uno sforzo nel buio e il gallo avrà smesso di cantare. Il lupo che vive sotto la roccia mi ha invitato a bere una fresca acqua: in un pozzo in fiamme si abbevera la vergine del ghetto, la quale preserva il fresco miracolo della sorpresa con i suoi occhi liquidi. Strade buie e selvagge conducono a una baracca illuminata da una candela, in cui una maga - profeta femmina, strega - vestita nel passato sta leggendo le stelle, la luna, il passato nella mia mano. La paura è un portico in cui si insinuando i venti del mare, un viso alla finestra diventa una foglia e un’aquila percepisce il proprio disastro continuando a planare con grazia.

Ho creato un buco nel cielo dove si cela una mente che racconta quella storia del fulmine sul campanile di una chiesa abbandonata .Una verità nuova non ha testimonianza in nessuno degli antichi segni o simboli. Io sono io, forse sembra così, come potrei esserlo quando nessun altro ha potuto. La mia scrittura è una bomba per sabotare il mio terreno incolto, prepararlo alla coltura, farne un campo di ricerca, dissodare la mia terra vergine. Chi lo ha detto che nessuno può accedere a sé stesso? Il poeta non cerca questo, cerca in questo, e questo è quello che apre la strada che conduce a quel luogo profondo in cui dimora la vergine che amo.