Il mio babbo si chiamava Nitro dei Templari, la mia mamma si chiamava Erta dei Templari ed io Nailù dei Templari.

Non pensate a tempi remoti, al potente ordine medioevale dei Cavalieri Templari, a Goffredo di Buglione, condottiero fiammingo, conosciuto come colui che comandò i cavalieri della prima crociata durante la conquista di Gerusalemme nel 1099.

Sono nata il 28 febbraio 2015. Sono una lupacchiotta o meglio un pastore tedesco con tanto di pedigree, così ho sentito dire da Rosella, titolare dell’allevamento dei Templari, dove sono nata e da qui l’altisonante nome, a certe persone che erano venute e che mi hanno osservato e anche un po’ strapazzato.

Ho avuto subito uno strano sentore: un signore, non giovanissimo ma neanche troppo vecchio, è venuto spesso e mi ha fatto tante feste. Ho pensato, mica vorrà portarmi via? Sono ancora piccola, ho bisogno della mia mamma e del suo latte…. Però aveva una faccia simpatica e sembrava buono.

Sì, non mi sono proprio sbagliata, il 30 aprile del 2015 sono stata presa proprio da quel signore e portata in un luogo sconosciuto.

Incominciò così per me una nuova vita, non più mamma e sorellina, tutto da scoprire e conoscere.

Ho fatto la mia prima passeggiatina nel parco al guinzaglio. Quel signore (l’ho sentito chiamare Pippo e Pippo sia), ho pensato, non vorrà tenermi sempre al guinzaglio! Io sono uno spirito libero. Sono pur sempre un “Deutsche Schaeferhund” e ho bisogno di socializzare con altri cani, animali e persone.

Dopo la prima notte che ho trascorso, direi serenamente, nel nuovo luogo, sono andata in visita da una signora che mi sembrava di aver già visto, perché avevo riconosciuto il suo odore, direi un odore di famiglia. E già, avevo scoperto che era Mariella, la sorella di Pippo, il mio umano.

Mi sono sentita subito coccolata e ammirata. “Oh come è bella, che pelo morbido, come è simpatica” ho sentito dire in continuazione e qualche bacetto mi arrivava, così mi sono sentita meno sola e sconsolata. Però calma, non troppe smancerie…volevo crescere forte e indipendente quanto basta.

Quante cose ho fatto nella mia nuova vita…e quanti incontri! Pippo mi portava sempre a spasso e mi ha fatto conoscere tutta la sua famiglia, i suoi amici e tanti miei simili. Mi ha portato, in macchina (mi sono anche abituata a questo mezzo di traporto), a conoscere Bibo un cagnone di 80 kg, rispetto ai miei 8 Kg mi sono difesa bene dai suoi approcci, non sono per niente una fifona.

Però zampettare e la vita di relazione stanca. Ho amato fare dei bei pisolini e non volevo essere disturbata! Però quando sentivo trafficare in cucina mi svegliavo subito e gironzolavo intorno sperando di ricevere qualche leccornia. Per tempo mi sono toccate solo crocchette e pensavo: “ma mi daranno qualcosa di meglio”, sentendo degli odorini invitanti. Mi sono resa conto che dovevo imparare a farmi capire e soprattutto a capire gli umani.

E sì proprio così, mi hanno portato, sempre in macchina, in un bel posto: tanto verde e un laghetto. Per un po’ l’ho ammirato da lontano, ma poi ho visto un cagnone buttarsi in acqua ed io, che ero senza guinzaglio, l’ho seguito e ho fatto la mia prima nuotatina. Pippo mi ha chiamato subito all’ordine, questo non l’ho capito, stavo così bene in acqua e non avevo per niente paura. Mariella poi mi ha voluto insegnare a seguirla mentre andava in bicicletta, ma non mi è piaciuto molto, ho fatto pochi metri ed ero già un po’ stanchina.

Ma non è tutto, mi hanno anche portato a un vernissage, sarà cosa da cani questa? Ma al solito tutti mi hanno fatto festa e questo mi piaceva.

Quando andavo a spasso con Pippo, e ci sono andata spesso, non riuscivo a fare più di duecento metri, un po’ perché avevo ancora delle zampette corte, ma soprattutto perché tutti mi fermavano. I bimbi poi mi volevano conoscere e accarezzare. Non avevano paura per niente di me, forse perché eravamo pur sempre cuccioli.

Un giorno è successo qualcosa di strano. Pippo è andato e venuto parecchie volte e poi è tornato con un gambone. Ho sentito dire che era un’ingessatura. Poi per tre giorni non l’ho visto più. Ma non ero stata abbandonata: c’era chi mi curava e mi portava a spasso; ma ero un po’ triste senza di lui. Finalmente ho sentito dire che ritornava, meno male. Mi sono messa davanti alla porta ad aspettarlo. È ritornato con un gambone ancora più grande che ho tentato di mordicchiare per capire cosa fosse. E sì, non mi dicevano tutto ed io dovevo cercare di capire.

Quello che avevo capito era che per un po’ non mi avrebbe potuto portare a spasso, come avrebbe potuto con il gambone e le stampelle! Si era sfilacciato il tendine d’Achille: gli umani sono un po’ sbadati delle volte!

Le mie orecchie si sono poi addrizzate, non poteva essere diversamente sono di razza pura, ero cresciuta, non ero più una cucciolotta.

Con tutti i miei simili mi piaceva tanto giocare. Un giorno ho incontrato Fidel, un cucciolo di cane di due mesi, in un bellissimo posto pieno di verde e con un laghetto. Abbiamo corso tutto il giorno e alla sera sono crollata letteralmente.

Tutti dicevano come è cresciuta, sarà… ma ancora facevo fatica a fare certe cose, altre le ho imparate velocemente: salire e scendere dalle scale senza troppa paura. Pippo si era tolto il gambone e avrebbe voluto portarmi a spasso, ma con il caldo preferivo starmene a casa, non per niente lì c’era l’aria condizionata! Un salto veloce fuori, una pipì lampo sopra le griglie o qualcosa di più grosso in strada e poi via in casa…mi facevo capire anche se non sapevo parlare. Tante volte però facevano finta di non capirmi; come quando mi mettevo davanti al frigorifero, dove sopra c’era un bel pacchettino di pane secco che avrei voluto tanto rosicchiare. Solo Mariella (come le volevo bene) me ne dava un pochino di nascosto a Pippo. Lui voleva stare attento alla mia dieta, ma io avevo sempre fame, forse era solo gola.

Ah dimenticavo, ho frequentato un corso di comportamento, così ho imparato le buone maniere ed ero per lo più obbediente, per lo più perché avevo il mio caratterino e delle volte ci mettevo un po’ a rispondere ai comandi, magari perché ero impegnata a fare qualcosa.

I giorni sono passati veloci, a maggior ragione perché ero piena di impegni. Io sono stata impegnatissima: mare, monti, campagna e naturalmente città mi hanno visto protagonista di passeggiate, di incontri. Il mare e i fiumi hanno assistito, all’inizio, ai miei tentativi un po’ maldestri di nuoto. Nuotare non era proprio la mia passione. Mi piacevano solo le fontane basse per sguazzare un po’. La neve sì che mi piaceva. Ma soprattutto mi piaceva giocare con i miei simili che incontravo nei parchetti sia a Milano che a Livorno dove andavamo spesso.

Sempre più impegnata e sempre più legata a Pippo, mi sentivo chiamare Ombretta Berti (ero la sua ombra). Ho fatto tante cose ed il tempo è passato. Monti, laghi, mare e parchi cittadini mi hanno visto scorrazzare, nuotare. Sì col tempo mi è piaciuto proprio buttarmi nei torrenti e nel mare; le onde non mi hanno fatto più paura. Mi divertivo a giocare con i miei simili a prendere i bocconcini buoni offerti da qualcuno o qualcuna che mi viziava un po’ ma non voglio fare la spia, il suo nome non lo dico.

Dico la verità, mi piaceva anche stare un po’ sola. Mi mettevo in un cantuccio riparato a pensare alle cose mie e non mi andava di ricevere, per esempio, i grattini. Per fortuna lo capivano e mi lasciavano in pace. Quando poi non volevo uscire a piedi, magari perché era troppo caldo, non c’era verso di spostarmi…Lo ammetto, avevo un bel caratterino. Ad andare in macchina ero invece sempre disponibile perché mi piaceva viaggiare.

A proposito di viaggi, una volta dopo un breve soggiorno al mare, dove avevo fatto delle belle nuotate anche con il mare mosso e un salto in montagna, ho sentito dire che si andava a fare un viaggio in un paese straniero, una certa Bretagna. E così è stato, la gente parlava in modo strano, ma con i miei amici pelosetti non ho avuto problemi di comprensione e abbiamo giocato tanto in quelle spiagge spazzate dal vento.

Al rientro a Milano mi aspettava il corso di ricerca persone che avevo iniziato in primavera. Mi sono impegnata molto e questo potrebbe essere utile; ma spero che non capiti niente che richieda questo mio intervento; comunque ero preparata a mostrare le mie capacità. Così è stato. Con Pippo abbiamo incontrato, al margine di un bosco, una signora in lacrime: aveva smarrito il suo vecchio cane, per giunta cieco. Ho annusato la sua copertina e sono corsa a cercarlo e purtroppo l’ho trovato che era già salito sull’arcobaleno.

Un giorno Pippo mi ha portato al lago e mi ha fatto indossare qualcosa di diverso da quello che di solito mi metteva per andare in macchina e per la ricerca delle persone. Quando ero in acqua mi sono resa conto a cosa servisse: era un salvagente.

Di cose ne ho fatte e me le ha fatte fare Pippo. Anche noi cani non finiamo mai di imparare: ho fatto esercizi di acquaticità, ho ottenuto il brevetto MT per la ricerca dispersi in superficie e l’attestato di ricerca olfattiva. Ho partecipato anche al campionato nazionale Ficss di Discriminazione Olfattiva e Ricerca Oggetti.

Un bel giorno ho sentito Mariella e Pippo che parlavano di andare in un paese non proprio vicino (parlavano di cinquecento chilometri da Milano) per andare a prendere qualcosa o qualcuno, non avevo ben capito. Ho avuto paura che mi lasciassero a casa e sono stata tesa e guardinga per un po’di giorni.

Per fortuna sono partita anch’io. Loro chiacchieravano e io capivo sempre di meno. Pippo si informava e Mariella rispondeva:” Sì, ha tre mesi e ha fatto i vaccini “. “Sei sicura? È un allevamento serio?”. Mariella era agitatissima, chiedeva sempre quanto mancasse a Viterbo, meglio a Vitorchiano perché proprio lì dovevamo andare, nella Tuscia che Mariella diceva che è una zona interessante dal punto di vista paesaggistico, ma anche da quello archeologico e culturale.

Arrivati a Vitorchiano siamo andati in un allevamento di bassotti di amici. C’eravamo già stati una volta. Saluti e baci, ma non è successo niente. La mattina, dopo aver passato la notte dai cugini Elisabetta e Roberto, sì che è successo qualcosa. Giravamo nella campagna di Vitorchiano in cerca di una casa che non si trovava. Infine davanti a un cancello c’era una signora con un peluche in braccio. Mariella è scesa dall’auto e di corsa è andata verso quella signora gridando: “è lei, è lei” …Lei chi? Mi chiedevo. Qualcosa stava succedendo, il peluche si muoveva. Avrà una batteria? Mi chiedevo. Mariella ha incominciato a piangere a fontanella e a dire, Taitù, la mia piccola Taitù.

Ecco chi era il motivo del nostro viaggio, un peluche che muoveva la coda, ma che ha conquistato tutti, tranne me che non capivo tutto quel dire: “Che carina, ma che occhietti, sembrano dei carboncini”. Sono riuscita ad annusarla e ho capito che era vera, non un peluche, una canina vera. Dicevano che era proprio una bella barboncina. Sarà pensavo, ma mica vorrà prendere il mio posto.

Il mio posto non è stato preso da questo esserino vivacissimo dal nome altisonante: Taitù, che apparteneva a Batùl Zehetiopia Berehan, sole e luce di Etiopia, consorte imperatrice del Negus Neghesti Menelik. Però un po’ invadente è stata da subito, specie quando ci siamo trovate a Livorno nella stessa casa. Non potevo stare in giardino tranquilla in quell’angolino da me scelto per riposare che lei tutta festosa mi zampettava addosso con l’intento di giocare con me. Cercavo di farle capire che il gioco non mi interessava, erano altre le cose che mi attiravano e non per niente avevo preso quegli attestati.

Così ridendo e scherzando sono arrivata a compiere i miei otto anni di vita.

Non so perché dicono vita da cane per indicare una vita non bella, la mia mi è sembrata proprio bella e anche per i miei simili mi è sembrato così. Forse si riferiscono a quei poveri cani abbandonati che vivono chiusi in gabbie strette senza carezze. Sono stata contenta, e per niente gelosa, che Pippo ogni tanto andasse al canile a portarne in giro qualcuno di quei pelosetti. Intanto Mariella mi portava in giro intorno al canile. Sentivo i miei simili che erano rinchiusi nelle gabbie e avrei voluto tanto andare a dar loro un’abbaiata di conforto…ma non potevo entrare. Certe regole degli umani delle volte non le capivo proprio.

Ora che incominciava a piacermi anche la barboncina, esserino un po’ schizzato ma tanto dolce, il destino ha preso una brutta piega. Partecipavo sempre volentieri alle esercitazioni, ma mi sentivo sempre più stanca e con una gran voglia di dormire. Alla fine mi sono addormentata serenamente accanto al mio amato umano. Serenamente perché ho avuto una vita piena e soprattutto ho avuto il privilegio di amare e di essere amata, il che costituisce il più bel dono che la vita concede alle sue creature.

(In ricordo di Nailù: 28 febbraio 2015 – 12 marzo 2023)