– Ehi! Chi ha spento la luce?
– Guarda che manca la corrente in tutta la casa, deve esserci un guasto.
– Non c’è più wi-fi, sì ma che palle!
– Nooo, senza connessione io non posso finire il compito per domani.
– Ragazzi, state calmi, è questione di un attimo. Queste cose succedono. Forse è colpa del temporale che sta arrivando.
– Sì, però dai, ma proprio adesso doveva succedere? Stavo scaricando una nuova app.
– Comunque è un guasto generale, guardate là fuori, tutti i lampioni della strada sono spenti.
– Tutto spento, incredibile! Tutte le case fino giù al paese, wow, tutto spento anche laggiù, non ho mai visto nulla di simile... è un vero black out totale della nostra zona.

– Ehi pa’, non avevi detto che era questione di un attimo? Qua è già passata mezz’ora e siamo ancora al buio... perché dici le cose se non le sai?
– Ascolta Peter perché non te ne vai a letto e domani mattina ti svegli fresco e magari anche un po' più simpatico? È tardi, su vai a letto... per una volta segui l’esempio di tua sorella.
– Jenny non sta dormendo, è qua con me. Stiamo cercando di rimettere in funzione il vecchio router, quello collegato al pannello solare. Quello che hai pensato bene di sostituire l’anno scorso, infatti ora siamo nella merda.
– Peter! Approfitta di questa occasione per recuperare un po' di sonno, forza, anche tu Jenny. Domani incomincia la settimana e...
– Ok mamma, però glielo dici tu a papà di non dire stronzate? Svegliatemi se torna la luce.
– Mamma, ma cosa dico domani a scuola che non ho fatto i compiti?
– Figlia mia, dirai che è mancata la luce e che non hai potuto stampare la tua ricerca.
– Vabbè, però la prof s’incazzerà sicuramente, uff, per una volta che faccio tutte le cose bene.
– Dai piccola, vedrai che capirà. Ma ora dormite, forza! Sssst!

– Hans, hai sentito? È la seconda volta che passa l’elicottero, un po' strano a quest’ora della notte, non credi? Deve essere successo qualcosa.
– Non so che dirti, forse c’è stato un incidente. Dubito che sia collegato al black-out.
– Sono passate tre ore, in casa non funziona nulla, siamo tagliati fuori da tutto.
– Ma no dai, non panicare. Vedrai che tutto si aggiusterà, anzi sai cosa, ti dico andiamocene a letto.
– Sì, ma come facciamo, ci sono tutte le cose nel freezer. Ho appena messo dentro la teglia di lasagne di tua madre... c’è la carne... insomma anche il frigorifero non può rimanere spento a lungo.
– Hai sentito che freddo che fa? Dal piano di sotto sta venendo su un gelo, a questo punto suppongo che anche la caldaia si sia fermata.
– Temo di sì.
– Gesù mio, come faremo nei prossimi giorni?
– Amore, ti ho detto, vedrai che domattina quando ci alzeremo tutto sarà a posto. Abbi fiducia.
– Come fai ad esserne certo?
– Non lo sono ma penso anche che un qualsiasi guasto alle linee elettriche possa ragionevolmente essere riparato nel giro di qualche ora. Siamo in Svizzera, mica in un paese del terzo mondo... dai vieni, andiamo a letto. Lì non sentirai freddo.
– Oddio ancora l’elicottero, questa volta è passato ancora più basso... che notte stressante.

– Hans? Sei sveglio?
– Sì.
– Hai provato ad accendere la luce?
– Non oso.
– Ok, provo io.
– No... no... lascia che provi io.
– Niente da fare. Nessun segno di vita.
– Oioi... e se non tornasse mai più? Ho freddo.
– Ma no amore, non è possibile. Dai, vieni tra le mie braccia, proviamo a dormire ancora un po'.
– Hai sentito che silenzio?
– Si, è spettrale.
– Dai, almeno l’elicottero ha smesso di ronzare sopra le nostre teste.

– Papà! Mamma! Ma che freddo fa? Sto gelando!
– Ragazzi, venite giù in cucina che c’è il caffè.
– Mamma, come hai fatto a preparare la colazione senza corrente? Sei magica?
– Venite giù e lo scoprirete!
– Notizie del guasto del secolo?
– Pare di no. Papà è già andato in ufficio, è uscito mezz’ora fa. Prima di andare via ha acceso la stufa in salotto.
– Grande pa’!
– Vi consiglio comunque di vestirvi bene. È possibile che anche a scuola manchi il riscaldamento, non posso immaginare altro.
– Comunque potrebbe trattarsi di una invasione aliena... spesso l’arrivo degli extraterrestri viene anticipato da gravi turbolenze energetiche e...
– Caro il mio alieno, vuoi del latte nel caffè?
– Grazie mamma!
– Jenny, sei pronta?
– Sì, mamma, arrivo.
– Siete sopravvissuti una notte intera senza telefono... come vi sentite?
– Alienati, frustrati, handicappati... vuoi che ti dica altro?
– Chissà, forse si può vivere senza.... che ne dite?
– Io prego che a scuola ci sia la connessione... altrimenti sclero.
– È ora di andare. Ultimo sorso di caffè latte e poi...
– Guardate! È uscito il sole!
– Mamma, le vedi quelle nuvole dense all’orizzonte?
– Spesso è là che si nascondono le astronavi dei marziani. Ci spiano senza essere visti.
– A più tardi Peter! Ciao Jenny, buona giornata!

– Hans! Ma che ci fai a casa? Tutto bene?
– Ciao tesoro, io sto bene ma qui intorno a noi la situazione sembra stia precipitando.
– Precipitando? Cosa intendi dire?
– Beh, intanto giù alla rotonda, fuori dal paese, è tutto bloccato. È pieno di poliziotti e ci sono diversi mezzi militari. Ci hanno fatto tornare indietro. Ci hanno detto di tornare a casa.
– Tornare a casa? E perché? Cosa è successo?
– Non ce l’hanno voluto dire ma hanno ripetuto che si tratta di una emergenza nazionale.
– La centrale nucleare di Leibstadt?
– Beh, speriamo proprio di no. Non credo che sia questo il caso, le centrali nucleari nel nostro paese sono tutte sicure... e poi ci fosse stato un incidente ci avrebbero informati, non credi? Comunque la situazione sembra essere grave, sì... il poliziotto con cui ho parlato mi era visibilmente scosso. Ma al tempo stesso è stato inflessibile.
– Emergenza nazionale? Ma cosa vuol dire? Non possono allarmare la gente e poi lasciarla all’oscuro. Non ti hanno detto nulla di più?
– Ha solo aggiunto che le autorità competenti informeranno la popolazione al più presto, nel frattempo mi ha consigliato di stare a casa. Nella notte è previsto il coprifuoco. – Che sia tornata la pandemia?
– Non lo so amore, mi sta montando un’ansia che non puoi immaginare. Il mio telefono è ko, questa mattina dovevamo avere un meeting in ufficio con i nostri soci americani. Non ho potuto avvertirli, non sono raggiungibile... che casino!
– Io invece sono rimasta attaccata alla stufa tutta la mattina. Avrei voluto chiamare mia madre ma.... oh guarda, i ragazzi, stanno tornando. Questo vuol dire che anche a scuola...

– Mamma, mamma...
– Venite dentro, qui in cucina c’è un bel tepore. Ma ditemi, com’è che siete già tornati? Cosa vi hanno detto a scuola?
– Uh, c’era un casino pazzesco, niente riscaldamento, niente luce, i professori hanno faticato a mantenere l’ordine. Prima hanno cercato di organizzare una assemblea generale poi la tensione ha cominciato a montare e... Fortunatamente sono intervenuti dei poliziotti che ci hanno raccontato com’è la situazione.
– Ma si è capito cosa sta succedendo?
– Sembra che ci sia stata una invasione straniera nel sul del paese.
– Un’invasione?
– Sì, una invasione aliena! Ha ha ha
– Ma che stupido che sei, ancora sta storia, ma sì, tu scherzi, almeno così ti diverti.
– Sto reagendo come posso mamma, cos’altro posso fare? In realtà ancora una volta non si capisce un cazzo. È la stessa storia di quando è arrivato il covid. Una sfilza di fake news dappertutto e ansia dilagante. L’unica cosa che sanno fare è minacciare e rinchiuderci. Bastardi!
– E questa volta ci hanno pure lasciato al freddo.
– Ragazzi, è una situazione di emergenza, mi sembra chiaro. Questo punto dico: organizziamoci. Soprattutto cerchiamo di aiutarci, di sostenerci l’un l’altro e per favore non panichiamo. Io credo che sia giusto fidarsi del nostro governo e di tutte le persone che in questo momento stanno lavorando per la nostra sicurezza. Esattamente come durante la pandemia.
– Sì però durante la pandemia il wifi l’avevamo e non abbiamo mai sofferto il freddo.
– Riusciremo a sopravvivere anche senza i nostri telefoni.
– Ma che vita da cavernicoli!
– Esagerato! Pensa a a tutte le volte che sei stato con i tuoi amici in campeggio in montagna. In quei momenti non ti sei certo curato delle scomodità. Ecco, credo che dovremmo immaginare di essere in campeggio, in vacanza.
– In un campeggio recintato dal quale non puoi mai uscire... bella vacanza, bravo pa’.

– Hans, quanto cibo abbiamo in cantina?
– Sono già andato a guardare, abbiamo dieci kg di patate, delle mele, una tolla d’olio d’oliva, varie marmellate e del riso, sì mi sembra ci sia un grande sacco di riso, saranno almeno cinque kg. Ho visto anche della polenta. Ah, abbiamo anche un bel pezzo di speck, quello che ci ha regalato tuo fratello e diverse scatole di sardine. – E qui in casa invece?
– Beh, c’è un bel po' di muesli, farine varie, pasta, biscotti, cioccolata, insomma qualcosa c’è.
– Legna ne abbiamo?
– Non molta. Ma il nostro vicino Stephan ha detto che possiamo usare la sua in caso di necessità.
– Candele! Ci serviranno molte candele, qui alle sei è buio pesto.
– Hans...
– Sì, tesoro.
– Sono angosciata.
– Anch’io lo sono e non sai quanto. Ma vedrai, ce la faremo.
– Ricordi i racconti dei nostri genitori? Ecco, potrebbe essere che per un po' dovremo fare quella vita là... certo non così a lungo, no, i tempi sono cambiati. Non può durare molto questa storia.
– Mah, non so cosa pensare. I nostri genitori erano già abituati alla vita dura, da contadini, per noi è come un salto nel buio.
– A proposito sono in pena per papà, chissà come sta laggiù in Ticino, è così strano non poter comunicare con lui, mi manca già il nostro appuntamento telefonico all’ora di cena.
– Dovrà pur sbloccarsi questo problema delle comunicazioni, è inimmaginabile che mondo si possa fermare così, all’improvviso.

– Brutte notizie, ho incontrato Stephan, gli ho chiesto della legna, mi ha detto no, che non può più darcela, che deve prima pensare alla sua famiglia. Cominciamo bene.

(due settimane più tardi)

– Abbiamo la casa piena di libri, nello studio c’è la mia chitarra, mi sembra che di cose interessanti da fare ce ne siano. Sii creativo. Non dovrei essere io a dirti cosa puoi fare, dai Peter, alza il culo da quel letto, su!
– Sì ma che palle pà, mi sai solo consigliare cose da vecchi, non hai idea di come ci si possa sentire dopo una interminabile settimana senza telefono, senza tv, senza radio... soprattutto senza amici, lo capisci o no che sto impazzendo? Lo capisci o no, cazzo!?
– Ascolta Peter, mi stai ripetendo lo stesso discorso ogni giorno, io non so perché diavolo ci costringano in questa prigione, non sono diverso da te. Per questo anch’io sono frustrato e pieno di rabbia, come te. Dai, cerchiamo di venirci incontro. Come ti ho detto questa mattina, per sopravvivere nei momenti difficili bisogna inventarsi qualcosa, bisogna immaginare di poter essere diversi, di poter fare altro rispetto all’ordinario. Guarda tua sorella, non ha mai preso una vanga in mano e da qualche giorno zappa la terra insieme alla mamma. Hanno in progetto di creare un piccolo orto nel nostro giardino. Avere delle patate e delle verze il prossimo autunno non sarebbe male, non pensi? Potremmo mettere giù anche anche delle fragole...
– Verze? Oddio pa’, non posso farcela, le verze no. Tu sei qui che mi stai prospettando una vita come questa addirittura tra sei/sette mesi io invece penso solo al concerto di Jay-Z che ci sarà stasera a Zurigo e al biglietto che ho comprato con i miei soldi e che dovrò buttare nel cesso.
– Dubito che ci siano concerti a Zurigo di questi tempi, Peter ma dove vivi? Non hai ancora capito che siamo in piena emergenza nazionale? Non hai visto quante volte i jet dell’aeronautica militare hanno sorvolato il nostro villaggio in questi giorni? Jay-Z ? Io fossi in te comincerei a imparare qualcosa di pratico, di utile. Abbiamo davanti tempi bui, caro figlio. Più bui di quello che io e te possiamo immaginare.
– Hans! Non spaventare nostro figlio, per favore. E tu Peter vieni giù ad aiutarci, abbiamo bisogno di due braccia forti per scaricare il letame dalla carriola.
– Arrivo mamma, dammi cinque minuti, mi devo ancora vestire.
– Bravo Peter, quando scendi c’è del caffè sulla stufa.
– Ok, grazie pa’.

(tre settimane più tardi)

– Mamma, papà, venite presto!
– Che succede Peter?
– È arrivato il nonno!
– Il nonno? Ma no, non è possibile? Non può essere.
– Sì, sì, c’è il nonno vestito in mimetica come Zelensky e ha pure un fucile a tracolla.
– Ci stai prendendo in giro.

– Papà! Ma che gioia vederti!
– Figlia mia! Adorati nipoti! Hans! Che sollievo! Meno male che siete tutti vivi!
– Dove hai parcheggiato la macchina?
– Quale macchina?
– Scusa ma come sei venuto fino qui? E chi è questo ragazzo?
– Siamo venuti a piedi! Non avremmo potuto fare diversamente. Le strade di tutta la Svizzera sono bloccate dai militari.
– Militari?
– Eh già.
– Ma allora... è vero quello che dicono. Ma entra dai, non stare lì fuori al freddo, vieni dentro.. anzi venite dentro.
– Non ci hai presentato.
– Mi chiamo Haoyu, piacere.
– Piacere nostro. Parli la nostra lingua?
– Sì, certo. Abito in Svizzera già da diversi anni.
– Ma sei... sei...
– Cinese! Si, sono cinese.
– Vieni dentro Haoyu, toglietevi le scarpe, Gesù ma come siete conciati tutti e due.
– Veramente l’avete fatta tutta a piedi?
– Sì.
– Dove posso appoggiare il fucile? Oh, che bel tepore, non mi sembra vero. È stata dura ma ce l’abbiamo fatta. Quanto ho aspettato questo momento. Sono così felice!
– Vi faccio subito un caffè, Hans attizzi tu il fuoco nel frattempo?
– Tu bevi caffè Hao... Hao...
– Haoyu! Veramente, preferirei del tè ma non voglio disturbare.
– Peter prova a guardare se abbiamo ancora del tè nel mobile sopra il lavandino.
– Mi sa di no.
– È incredibile quello che avete fatto... ma nonno, cos’è questa storia dei militari?
– Lasciate stare il nonno, dai. Avrete modo di parlare con calma, tanto mi sembra di capire che il tempo per raccontare le nostre storie nei prossimi giorni non ci mancherà.
– Puoi ben dirlo, figlia mia... puoi ben dirlo...
– Piangi, nonno?
– Sì, ma è solo un po' di stanchezza. E la gioia di vedervi in salute. Mi siete mancati così tanto. Ci sono stati giorni in cui ho veramente temuto di non vedervi mai più.
– Ecco qui, c’è del tè caldo. E dei biscotti. Se volete abbiamo anche della zuppa calda. La pentola è sulla stufa, servitevi senza troppe cerimonie, ora siete a casa.
– Anche voi senza riscaldamento eh?
– Eh già.
– Da quanto tempo?
– Dal primo giorno in cui è iniziata questa storia.
– Anche in Ticino c’è la stessa situazione, tutto bloccato. Un vero disastro. Posso avere un po' di zuppa? Sono giorni non mandiamo giù qualcosa di caldo e...
– Ne gradisci un po' anche tu, Haoyu?
– Oh sì, grazie.
– Bene. Ora vi lasciamo stare. Mangiate che poi vi prepariamo un giaciglio per stendervi così potete recuperare un po' di forze.
– Grazie figlia mia, che il cielo ti benedica.

( bisbiglìo dalla cucina)
– Papà, ma che cazzo ci fa il nonno in giro con un ragazzino cinese?
– Non lo so Peter, glielo potremo chiedere domani, appena si sarà ripreso. In ogni caso mi sembra una persona dai modi garbati, non credo ci sia di che preoccuparsi.

(qualche ora dopo)

– Nonno Enzo, allora cosa mi racconti? Cosa è successo in Ticino?
– Nipote caro, è triste a dirsi ma in Ticino è un vero disastro. È tutto successo così velocemente e...
– Ah, ecco Haoyu.
– Ciao Haoyu, ti sei riposato un po'?
– Sì, grazie.
– Ma voi due come vi siete conosciuti?
– Vuoi raccontarlo tu, Haoyu?
– Sì, con piacere. Dunque, come vi ho già detto, io più che cinese sono ticinese (e ride), perché sono nato a Mendrisio. I miei sono venuti in Svizzera direttamente dalla Manciuria vent’anni fa. Un anno dopo hanno aperto “Il drago di fuoco”, il primo ristorante cinese in canton Ticino. È lì che ho conosciuto il signor Enzo. Lui è stato uno dei nostri clienti storici, direi il più affezionato.
– Nonno, ma da quando mangi cinese?
– Beh ragazzi, dopo una vita di Raclette e Roesti, mancata la nonna, ho sentito il desiderio di spaziare un po'... potete capirmi, vero?
– Sì nonno però, cinese no, dai. Ancora ancora italiano o al limite giapponese, ma ti prego, non cinese. Lo sai che i cinesi mangiano i cani?
– No, non lo sapevo. Visto che abbiamo qui Haoyu glielo possiamo chiedere direttamente... allora Haoyu è vero che i cinesi mangiano i cani?
– In effetti, ci sono delle zone della Cina in cui...
– Hai sentito nonno? Che schifo!
– Però devo dire che nel nostro ristorante piatti a base di carne di cane non li abbiamo mai proposti.
– Ah! Non ci credo! Già mi immagino le vostre grigliate con braciole di Labrador.
– E gli hamburger di Pastore Tedesco. Li avevate nel menu gli hamburger di Pastore Tedesco?
– Peter…
– Né l’uno né l’altro, ti ripeto, carne di cane nel menù non si è mai vista. E sai perché? È molto semplice, perché in Svizzera è vietata. Ma poi, scusate qui da voi non si usa mangiare carne di cavallo o carne di cervo In Italia mangiano addirittura le rane. E in certe regioni del nord ancora oggi i gatti. Ogni paese ha le sue tradizioni. – Non mi interessa, io sono vegetariano, mia sorella anche. I cani non si mangiano. Stop.

(silenzio per qualche minuto)
– Insomma nonno, allora frequentavi sti mangiacani, un bel giorno hai conosciuto Haoyu e quindi...
– Lascialo stare, povero Haoyu. Comunque niente, un giorno che ero da loro a pranzo gli ho proposto di venire a darmi una mano in campagna, sai che da me c’è sempre un sacco di lavoro, c’è la vigna, le api, gli animali...
– Si è subito preso cura dei cani?
– Smettila zanzara che non sei altro.
– Lui è venuto una volta, poi due... insomma dopo un mese l’ho assunto e subito dopo ha deciso di lasciare il ristorante ed è rimasto da me.
– Non ci hai mai raccontato questa storia.
– Infatti si tratta di una cosa recentissima. Tutto è filato liscio fino alla notte in cui hanno cominciato a bombardare oltre confine, in Italia.
– Bombardare? Ma che dici nonno? Chi ha iniziato a bombardare cosa?
– All’inizio nessuno lo sapeva, si vedevano solo dei tremendi bagliori all’orizzonte, verso Chiasso. A volte la terra tremava. Improvvisamente sono saltate tutte le connessioni anche da noi ed è stato istituito il coprifuoco. Ma il tam tam delle notizie è continuato. Sembra si sia trattato di un lancio di missili intercontinentali da parte della Cina, più di mille in una notte. Quale fosse lo scopo di quell’attacco lo abbiamo scoperto pochi giorni dopo quando abbiamo visto sfilare i primi carri armati sull’autostrada verso Lugano, uno shock pazzesco.
– Cinesi in Svizzera, oddio ma allora è guerra!
– Non si capisce. È tutto molto strano. Apparentemente non ci sono stati combattimenti, e questo è un vero mistero, perché anche in Ticino le basi militari non mancano. Eppure non c’è stata alcuna reazione.
– Che cose terribili che ci racconti nonno! E poi, cosa hai fatto?
– Ho fatto la prima cosa che mi è venuta in mente, nascondermi in alpeggio e dopo qualche giorno incamminarmi verso nord col fermo desiderio di raggiungervi.
– E adesso cosa succederà nel nostro paese?
– Credo e spero che la nostra difesa nazionale si attivi e respinga l’invasore. Siamo un paese pacifico e neutrale ma questo non vuol dire che ci lasceremo mettere i piedi in testa dal primo che capita.
– E Haoyu cosa centra in questa storia? E se fosse una spia dei cinesi? Un infiltrato?
– Ma quale spia, ma quale infiltrato! Haoyu ha perduto tutto, ha lasciato pure i genitori. E nel lungo tragitto per venire fino qui mi ha sempre aiutato moltissimo. Non so come avrei fatto senza di lui. Per cui, per cortesia, cercate di rispettarlo.
– Cazzo ma proprio un cinese dovevi portarci in casa?
– Peter! Adesso basta. Vattene su in camera tua e torna da noi quando hai esaurito questa tua vena sarcastica. Sei veramente molesto. A tutto c’è un limite.
– Ok mamma, me ne vado volentieri.
– Ecco, bravo, vai!

(due giorni dopo)

– A questo punto mi sembra inutile aspettare. Questa mattina dalla finestra ho visto strani movimenti giù in paese. La nostra vicina, la signora Maurer, mi ha detto che che secondo lei giù in paese hanno cominciato a deportare la gente. Ci sono già molte case vuote e non si sa dove sono finite le persone. Io vi dico, restiamo uniti ma andiamocene da qui. Andiamocene al più presto. L’unico posto dove sento che potremmo sentirci sicuri e la nostra casa a Tarasp. Nessuno verrà a darci noia lassù. E poi in quella casa ci sono viveri a sufficienza per sopravvivere almeno sei mesi. Mi sembra che qua, ogni ora che passa, la situazione diventi sempre più instabile e minacciosa.
– Nonno, ma Tarasp dista oltre 300 km da qui. Come pensi di affrontare una simile distanza a piedi?
– A parte te qui nessuno è allenato. Per non dire del rischio di incappare in qualche posto di blocco o ritrovarsi in balìa di malintenzionati. Il nostro povero paese sembra così degradato e selvaggio in questo momento... se fossi in te non sfiderei la sorte una seconda volta.
– Caro Peter, non mi sembra ci resti altra scelta. Sarà dura, questo è certo. Fortunatamente conosco bene la via alta che collega il nord al sud, l’ho percorsa varie volte nel corso della vita. Potremo contare su molti bivacchi e luoghi riparati dove sostare la notte. Speriamo che il cielo ce la mandi buona. Allora, caro nipote, sei pronto a preparare il tuo zaino e a lasciare tutto il resto alle tue spalle?

Siamo partiti il 28 di giugno e lo abbiamo fatto al buio, in una notte senza luna, per non essere visti. Se qualcuno ci avesse visti ci avrebbe scambiato per una famiglia di profughi, di quelli che incessantemente bussano alle porte dell’Europa sfidando il freddo, la fame, e le angherie della polizia di frontiera. Devo dire che all’inizio l’idea del nonno mi è parsa una follia, prima di tutto perché personalmente odio camminare, secondo perché troppo rischiosa e io, non lo nascondo, sono un tipo pauroso. Tutta questa storia che da settimane ci ha costretti a vivere rintanati come topi mi ha reso ancora più fragile. Cosa mi ha fatto cambiare idea? La disperazione, lo ammetto. Ho pensato: se resto a casa schiodo. Ma non l’ho detto né fatto capire a nessuno. Non sopporto di essere meno di mia sorella che negli ultimi giorni non ha fatto altro che ostentare sicurezza. O di quel burino cinese che si comporta come se fosse a casa sua.

Il primo giorno siamo riusciti a percorrere 10 km, un vero record per me. E abbiamo scampato la pioggia il che non guasta perché camminare è pesante ma camminare sotto la pioggia è una roba insopportabile. Prima notte all’addiaccio nel bosco. Cena con minestrina liofilizzata e pane vecchio, papà che vuole a tutti i costi fare un fuoco e nonno che lo blocca, diventiamo troppo individuabili dice, per precauzione meglio limitarsi ai fornelletti a gas.

Svegliarsi prima dell’alba, almeno per me, una prima assoluta. Ossa rotte e spaesamento. I miei genitori che discutono intorno alla mappa dei sentieri. Il primo selvatico osservato allo stato brado, un giovane cervo: una emozione vera. Oggi abbiamo almeno 20 km di strada davanti a noi, l’obbiettivo è una vecchia miniera di sale abbandonata nei pressi di Pitschna, pare sia un luogo ideale per passare la notte. A me solo l’idea fa venire i brividi, fortunatamente il nonno ha un fucile.

Miniera con entrata murata, abbiamo piegato verso una baracca dove c’erano ancora i vecchi attrezzi degli operai, che esperienza! Prima di addormentarmi (sdraiato sopra ad un vecchio tavolo) ho a lungo guardato le stelle attraverso i buchi del tetto. Sono a pezzi e non so come farò ad andare avanti.

Oggi pioggia battente, decidiamo di aspettare e restiamo nella baracca. Cerchiamo di sostenerci a vicenda, cantando ma c’è anche chi racconta storie e chi fa scherzi. Nel tempo in cui invece si resta in silenzio tutto diventa improvvisamente pesante e quasi non riusciamo a guardarci in faccia. Prima sono sfrecciati nel cielo due jet militari causando un frastuono terrificante e aumentando a dismisura l’ansia già diffusa tra noi. Giornata dura.

Mi ero ripromesso di tenere regolarmente un piccolo diario di viaggio ma mi accorgo già di aver saltato dei giorni. Ieri nonno ha improvvisamente deciso di procurarsi della carne e ha sparato a una lepre incautamente sbucata in mezzo a una radura. Le operazioni di spellamento e scarnificazione che ne sono seguite non sono state accolte con entusiasmo dal resto del gruppo. Meno male che ci sono alternative e il bosco offre anche bacche e funghi. Quel demone di Haoyu – che si muove nella natura come un animale selvatico – mi ha fatto scoprire radici e piante commestibili a me completamente sconosciute. Che mi debba già ricredere su sti cinesi?

È già più di una settimana che camminiamo e per il momento tutto sembra procedere bene a parte due fiacche così sui talloni che però Haoyu mi aiuta a curare con erbe che solo lui conosce. Abbiamo trovato un bel ritmo nel nostro gruppo e per ora non siamo incappati in nessun blocco della polizia. Ora ci troviamo poco distanti da Lucerna, che appare spettrale senza luci, ovviamente by-passeremo la città, questo non è un problema perché il nonno conosce diversi percorsi alternativi. Ieri abbiamo avuto un incontro assurdo, ci siamo improvvisamente trovati di fronte a un gruppo di africani – sì proprio di africani – vestiti con giacche mimetiche e armati fino ai denti. La vista di questo curioso corteo è stata preceduta da un canto e bisogna dire grazie a questo canto se ci siamo salvati perché il nonno, intuendo qualcosa di strano, ci ha subito intimato di sdraiarci e fare silenzio. Cantavano “Das Wandern ist des Muellers Lust”, una canzone molto popolare dalle nostre parti. Cosa ci facessero là quei neri era un mistero, ancor di più il fatto che intonassero una canzone svizzera.

Poi, al termine della fila, è apparsa lei, Frau Amsler, la nostra maestra di musica, completamente nuda, incaprettata mani e piedi ad un legno e trasportata a mo’ di preda da due aitanti figuri. Quale orrore! Mamma si è subito ricordata di quando aveva sconsigliato Frau Amsler di insistere con quel suo progetto di coro per rifugiati. Vedendola così in pericolo avrebbe voluto intervenire per salvarla, fortunatamente anche quella occasione la saggezza del nonno è stata provvidenziale. Sono troppi – ha detto - rischiamo anche noi di finire appesi come quella poverina. Così non abbiamo potuto fare altro che osservare la scena e vederla sfilare con le sue forme cadenti e bianchicce, una nota grottesca che si aggiungeva alla scena già di per sé cruda. Nel suo volto trasfigurato dalla sofferenza, ci è parso a un tratto di cogliere una sua espressione tipica, di quando eravamo noi i suoi coristi e cantando l’ultima strofa di “Das Wandern ist des Muellers Lust” due tonalità più alta, lei strabuzzava gli occhi e si arrabbiava. Povera Frau Amsler.

Hi..hi..ho finalmente scovato il quaderno segreto del mio fratellone, non posso resistere alla tentazione di scrivere anch’io qualcosa. Credevo di essere appagata, di avere una vita speciale con le mie amiche di Tik Tok, la palestra e la scuola, invece ora, qui nel bosco, mi sembra di toccare con mano la vera felicità. Non ho niente ma svegliandomi alla mattina accanto ai miei cari compagni di viaggio sento di essere la più ricca del mondo. La precarietà fa paura ma il futuro affrontato da temerari, da acrobati senza rete, come noi in questi giorni è qualcosa che mi fa sentire viva e che ha già cambiato la mia vita.

– Jenny! Ma come ti permetti? Non fare un’altra volta quello che hai appena fatto. Scordati di poter scrivere ancora una singola lettera su queste pagine. Ho già trovato un nascondiglio e questa volta non lo scoprirai.

Se dovessi dare un nome o un titolo a questo giorno lo chiamerei il giorno dei cani. Ne abbiamo incontrati in numero spropositato, solitari, a coppie o come poche ore fa in branco, ma non tre o quattro, decine, tutti assieme. Credo di averne contati più di cinquanta, tutti in fila: impressionante. E la cosa strana è che sembravano ipnotizzati, non si curavano per niente di noi che li osservavamo a breve distanza. Solo un grosso esemplare di Bovaro Bernese si è girato quando l’ho chiamato Buck e mio padre mi ha subito chiesto perché mai conoscessi quel nome e io gli ho risposto che avevo letto i suoi libri, compreso il mitico Jack London, al che si è avvicinato e mi ha abbracciato. Ho chiesto a nonno che cosa ne pensasse di tutti quei cani e lui all’inizio mi è parso perplesso. È vero che gli animali tendono a fiutare in anticipo il pericolo cercando di mettersi in salvo – mi ha detto - ma quei cani avevano la determinazione di profughi in fuga da una guerra e quella scena non prometteva nulla di buono.

Stanotte ho fatto un sogno terribile: eravamo caduti in una imboscata di soldati cinesi. Haoyu si rivelava essere una loro spia. Nel sogno avevo la conferma dei miei sospetti ma si trattava di una magra consolazione. C’era anche un ufficiale, lo si capiva perché aveva più stelle rosse sul bavero della giacca e ha subito iniziato a urlare nella nostra direzione: prendeteli! E indicando il nonno...
– E lei nonnino, metta giù il suo archibugio. Collaborate e nessuno vi farà del male.
– Ma chi siete? Che razza di divise sono mai queste? – Ha chiesto mio padre con un filo di voce.
– Sono il Maggiore Ming-Li dell’esercito cinese. Comando un plotone di incursori specializzati in combattimenti nella giungla. Abbiamo l’ordine di neutralizzare le ultime sacche di resistenza.
– Cacchio, ma allora è vero? È in atto una vera e propria invasione.
– Diciamo una annessione.
– L’esercito svizzero non permetterà che questo succeda! - ha urlato a quel punto il nonno, spogliato del suo fucile. – Il nostro è uno degli eserciti meglio addestrati al mondo e tecnologicamente possiamo contare su...
– Non sprechi il suo fiato, la prego. È bastata l’opera di un paio di hacker per neutralizzare il vostro scudo di difesa, i quattro jet in croce che avete non sono riusciti a decollare e le truppe, in mancanza di comunicazioni, sono rimaste inerti di fronte al nostro attacco lampo.
– Lei sta facendo propaganda. La Svizzera ha un sacco di basi sotterranee segrete e missili con testate nucleari a media e lunga gittata. E poi qui è pieno di montagne, se fossi in lei ci penserei due volte prima di sfidare le nostre valorose truppe addestrate ai combattimenti in quota.
– Lasci stare. Non si scaldi inutilmente. Il 90% dei vostri militari si è già arreso e quasi tutti hanno dimostrato di voler collaborare. Vuole sapere una cosa bella?
– A questo punto non sono sicuro di volerla sapere... ma sì, me la dica... tanto ormai qui sembrano tutti impazziti.

– La bella notizia è che non c’è stato alcun spargimento di sangue. Tutto si è svolto in modo pulito e veloce, secondo i piani dei nostri comandanti e ovviamente di Mr. Chang.
– Mr. Chang? E chi diavolo sarebbe sto Mr. Chang?
– Mr. Chang è l’uomo più potente della Cina. È un imprenditore illuminato che in pochi anni ha dato lustro al nostro paese con il suo genio. In più possiede le più avanzate strutture di comunicazione spaziale, il più moderno know-how sulla robotica, comanda più dei politici ma da buon patriota si è sempre messo al servizio del paese. È sua l’idea di annettere la Svizzera e...
– Ma chi è sto pazzo furioso? D’altronde come biasimarlo? Siamo un paese ricco, le nostre banche sono stipate di denaro e poi abbiamo una industria bellica che è fortissima. Per non dire dei nostri orologi: come li facciamo noi non li fa nessun altro al mondo... insomma, in effetti siamo una preda appetitosa.
– Lei mi fa tenerezza con il suo orgoglio nazionalista (sorridendo), mi spiace deluderla, non c’è nulla di vero nelle sue parole. Presto la vostra valuta sarà carta straccia e i vostri cannoni sono già da tempo stati superati dalle nostre armi al laser. Per quanto riguarda gli orologi, noi in Cina con il materiale di uno dei vostri ne produciamo cento. Il mondo è proprio cambiato.
– E allora perché...?
– Per la cioccolata, caro signor..signor..?
– Bernasconi, Enzo Bernasconi. Lei mi sta prendendo in giro, vero? Non si invade un paese per la cioccolata... suvvia.
– Invece è così. Mr. Chang è golosissimo di cioccolata. Lo è sempre stato, fin da piccolo. Ha provato anche a produrla in Cina ma mancava sempre qualcosa... allora gli è venuta in mente l’idea di diventare proprietario del paese che la sa fare meglio di chiunque altro.
– Ma no, non ci credo..è ridicolo! È folle!
– Il progetto di Mr. Chang è grandioso, come tutte le sue idee d’altronde. Primo step procedere con l’annessione della Svizzera, subito dopo organizzare il trasferimento di un contingente di soldati, diciamo dieci milioni di uomini, per cominciare... e poi...
– Dieci milioni? Ma sono più di tutti gli svizzeri messi assieme.
– Dimenticavo, ci sarà anche qualche migliaio di tibetani, così alleggeriamo il nostro paese e ci liberiamo di un po' di quella feccia. Un mese fa abbiamo bonificato tutto la zona del nord Italia, ora siamo pronti per creare uno spazio strategico per i nostri container, così la logistica del traffico mare/terra sarà ottimale. Insomma, tutto procede secondo i piani.

– Ma è mostruoso... come avete potuto fare una cosa così crudele? E gli italiani che abitavano in quelle zone? Non si sono opposti? Che ne è stato di loro?
– Beh, li abbiamo avvisati prima di bombardare, quindi deduco che si siano spostati. Mr. Chang sa fare, soprattutto vede lontano. Qui in Svizzera, passata l’emergenza verrà indetto un referendum così potrete scegliere se restare o andarvene. Mr. Chang è una persona veramente magnanima.
– Ma brutta razza di un cinese merdoso, come ti permetti di dire queste cose, questa è la terra dei nostri padri... io ti...
– Soldati! Immobilizzate quest’uomo!
– Papà! Papà! Non fategli del male! È anziano!
– Ascolti signor Bernasconi, se ne faccia una ragione. Oppure se ne vada. La sua amata Svizzera nel giro di 4 o 5 anni sarà un’unica grande fabbrica di cioccolata capace di produrre cioccolata per il resto del mondo ma soprattutto per la Cina. Soprattutto per il nostro caro Mr. Chang. Su, si senta un po' orgoglioso di poter partecipare ad un simile progetto.
– Ma come può pensare che uno come me...? Sono certo che i patrioti non vi permetteranno di realizzare i vostri piani deliranti. Vi cacceremo.
– Si sforzi lei e cominci ad essere realista, glielo ripeto, il mondo sta cambiando caro Bernasconi. Non dimentichi i vantaggi: chi vorrà potrà contare su di un lavoro sicuro in fabbrica. La sopravvivenza non sarà più motivo di preoccupazione.
– Ma potremo riavere internet? (nel sogno si sente la mia voce fuori campo)
– Ah ecco che il suo ragazzo comincia a drizzare le antenne. Ma certo. E tutta la telefonia potrà sfruttare la connessione wireless 12G, potentissima e imbattibile.
– 12G? Ma noi qui in Svizzera abbiamo la 5G. Wow! E io che credevo che quella fosse il massimo.
– Lo vedi, nonnino? Le nuove generazioni sono già pronte ad abbracciare il futuro.
– Maledetti! Non so più cosa dire.. .mi sento il mondo crollare addosso.
– Direi che ai nostri prigionieri forse è ora di dare qualcosa di caldo da mangiare, così si rilassano un po'. Capitano Wang-zu, conduca queste persone nel compound cucine e dia a tutti noodles e tè verde. – Brutti musi gialli... mi sembra di vivere un incubo... ditemi che non è vero.
– Nonno, vedrai, le cose si aggiusteranno. Questi cinesi non sembrano aggressivi. E forse la realtà che ci prospettano non è così terribile come sembra.
– Non lo so, non lo so... a me sembra di vivere un incubo.

Credo che l’unico vero incubo alla fine l’abbia vissuto io. Torno al diario tre giorni dopo quella terribile notte e faccio molta fatica a separare la realtà dalla fantasia. Potete immaginare come io guardi ora in cagnesco il cinese di famiglia e sì, perché quello lì ora si è pure messo a flirtare con mia sorella e non mi sembra che da parte dei miei genitori ci siano obiezioni di sorta. Odioso! Quando mai al nonno è venuto in mente di entrare in quel ristorante luganese! L’unica buona notizia è che manca poco alla meta agognata. Ieri notte abbiamo dormito in una baita - ora abbandonata – dove un tempo facevano il formaggio e abbiamo anche trovato due bei pezzi di Sbrinz stagionato, che bontà!

Tarasp! L’alpeggio di Tarasp! Finalmente a casa!
La vecchia costruzione in legno e pietra ci ha accolti con la sua atmosfera famigliare. Ce l’abbiamo fatta. Siamo salvi!
Quante estati abbiamo trascorso qui da piccoli! È tutto così intatto e sempre uguale qui, non dobbiamo preoccuparci di nulla in questo posto, la legnaia è super piena e nella stanzetta dispensa al piano terra i vasetti di marmellata di lamponi e mirtilli, allineati come soldati, danno un senso di stabilità e sicurezza.
Che ne sarà di noi in futuro? A nessuno importa più. L’ansia che ci ha perseguitati per giorni sembra essersi dissolta.

Appena è calato il sole papà ha acceso le due stufe della casa senza risparmio di legna mentre mamma ha già tirato fuori la grande pentola di ghisa per fare la Fondue. Due grosse candele sono sufficienti per illuminare il grande tavolo dove ci mettiamo tutti a tagliare a pezzetti il formaggio rimasto, un rito che abbiamo rinnovato ogni estate nella nostra famiglia. Quanto abbiamo atteso quel momento! L’euforia unita al crollo di ogni tensione ci rende tutti loquaci e spiritosi. Qualcuno ha aperto una bottiglia di vino, c’è voglia di festeggiare, ripetute risate coprono il tintinnio dei calici. È stato durante uno di quei momenti che ci siamo accorti che nonno non c’era più, o meglio pareva che fosse stato lì fino a poco prima per poi assentarsi un attimo. Allora l’abbiamo chiamato un paio di volte e non avendo risposta ci siamo tutti allarmati.

Allora Haoyu è corso su in camera e dopo pochi minuti ci ha urlato qualcosa e in quell’attimo abbiamo capito che era successo qualcosa di brutto, infatti siamo saliti e abbiamo trovato il nonno accasciato sul pavimento, al buio. Era già rantolante. Mamma è corsa a prendere dell’acqua, Jenny ha portato su le candele, io e papà l’abbiamo preso di peso e messo sul letto. Teneva gli occhi socchiusi, pareva sempre un po' sorridere. A un certo punto ha cominciato a bisbigliare e tutti noi ci siamo messi in ascolto e abbiamo potute udire le sue ultime parole: missione compiuta...missione compiuta. Quelle sono state le sue ultime parole.
Dopo qualche minuto di silenzio irreale ci siamo guardati e abbiamo cominciato a piangere e a ridere allo stesso tempo, abbracciandoci l’un l’altro. Subito dopo, a turno, siamo tornati giù in cucina ma solo per prendere il necessario e tornare su dal nonno per continuare la festa con lui.

Al mattino successivo siamo stati svegliati dal suono della campanella appesa alla porta.
Sono corso io ad aprire e con mia grande sorpresa mi sono trovato di fronte a un gruppo di cinesi, tutti sorridenti che mi porgevano dei cestini colmi di qualcosa di simile alle frittelle. Alle loro spalle c’erano altre persone, moltissime altre persone, tutto il prato sotto casa era pieno di gente. Poi sono arrivati mamma e papà e sono stati loro a farmi notare che non solo davanti a casa c’era gente ma anche oltre, l’intero alpeggio ne era letteralmente stipato. Allora abbiamo provato ad aprire la porta ma non ci hanno lasciato passare. Ho alzato gli occhi al cielo e visto bellissimi aquiloni a forma di dragone, di pesce, di serpente mentre in basso era tutto uno sventolare di bandiere rosse. E non erano svizzere.

Sono tutti cinesi! Ha esclamato Haoyu presentandosi alla porta.
E noi che pensavamo fosse la nostra festa abbiamo capito. Quello che avevamo davanti ai nostri occhi era Storia, il nuovo mondo.
La nostra vita.