Per la poeta Marina Cvetaeva la creatività umana è un contraccolpo: “Una cosa mi colpisce e io rispondo, contraccambio. Nasce così una terza entità del tutto nuova. …”

Ecco qui la “risposta” della carissima amica Cristina Mazzavillani Muti al mio racconto “La consegna delle chiavi”. Tra noi due esistono e resistono profonde parentele e più che amiche ci sentiamo sorelle. Nelle sue risposte vi è sempre il dono della restituzione e della riconoscenza.

Ora il racconto di Cristina:

Sono qui in un lettuccio del pronto soccorso di Ravenna incatenata a mille tubicini di tutti i tipi. In una farfalla vedo pulsare il mio sangue di un rosso che fa paura!!! Troppo scoagulato…. Pericoloso! Siccome sono svenuta tutto a un tratto questa mattina davanti al bagno Lucciola e ho sbattuto violentemente la testa nello spigolo di un muretto, c’è pericolo, dicono di emorragia cerebrale!

Stesa per terra con le gambe tenute alte da mio marito Riccardo e un enorme sacco di ghiaccio sotto la testa, apro gli occhi! Vedo sulla mia faccia un ombrellone di facce sbalordite! Pina, Paola le mie due sorelle. Roberto, Beppe i miei due cognati. Riccardo mio marito, il bagnino Alberto con Assunta la sua compagna…Mi sono vista sottoterra con i parenti stretti piangenti sulla tomba…e mi son detta: “alè’ sono morta!” Mi sono anche chiesta il perché mio marito mi tenesse i piedi sollevati. mi sono detta :”La fossa è troppo piccola non riescono a spingermi dentro! Cazzo! Nemmeno una tomba seria merito?

Proprio così, buttata in una fossa di terreno ghiaioso dovevo finire? Mentre continuavo a vedere le farfalle mi sono anche chiesta…ma Alberto il bagnino del Lucciola che ci fa al mio funerale? Siccome adoro il teatro dei burattini e le regie di Fellini mi sono detta…funerale di stampo felliniano… Il bagnino con la paletta e il rastrello fa il becchino!!!! Perfetto!!! Non fa una piega! Siamo in Romagna! Chissà perché ho cominciato a ridere come una matta…

Non l’avessi mai fatto! Quell’ombrellone di occhi chini su di me si è riempito di bocche urlanti… chiama l’ambulanza, portiamola in ospedale, è in coma, si è spaccata la testa, ha battuto il cervelletto, è verde come un cadavere, ha l’occhio opaco, può morire da un momento all’altro, povera Cristina proprio qui doveva morire davanti all’ingresso del mio bagno… diceva Alberto! Tenetela giù gridavano al mio primo tentativo di rialzare la testa. e giù una manata sulla fronte mi spinge con forza a battere contro durissimi cubetti di ghiaccio proprio nell’incavo che si era formato nella mia scatola cranica, per la botta!! Un male cane e finalmente capisco tutto!

Pranzo di famiglia al Lucciola dal buon Alberto…. Bevuto tre bicchierotti di buon vino bianco esagerato nel buon cibo condito da un finale di ottimi bocconcini di crema pasticciera fritta accompagnata da un tocco di grappa nel caffè… alzandomi non ho retto e son finita stesa per terra con botta al cranio che a sentire i parenti l’hanno udita fino a San Marino! Ho un bel dire… Sto bene, tranquilli…e mi scappa ancora da ridere a vedere le facce bianche delle mie sorelle gli occhi stralunati di mio marito con i miei piedi in mano, il mio cane maltese lungo e steso lungo il mio corpo, lui si, sembrava morto… nel frattempo…è davvero arrivata l’ambulanza!!!!!

Alto tradimento! Tra me e mio marito c’è un patto atavico… oltre sessant’anni insieme…Niente ospedale! Se c’è da morire si muore sul campo! Non per lui che adora i dottori, gli ospedali, le belle infermiere premurose, gli esami, i ricoveri ecc ecc….

Ma per me che vedo nero al solo pronunciarne la parole!! Vista l’ambulanza ho pensato di fuggire in pineta, di scappare verso il mare, pur sapendo che mi avrebbero presa per la fatica di scavalcare l’alta duna di sabbia già eretta a protezione di eventuali maree invernali. Nel ragionare fra me e me due gentilissimi ragazzi vestiti di rosso e nero mi avevano già caricata come un sacco sgonfio su una barella lunga e stretta, dentro la pancia di un mini ospedale a quattro ruote!

L’ultima cosa che ho visto prima che chiudessero il portellone è stata la lingua rossa del mio cane che ansimando tentava di salire con me! Alé!! Ce l’hanno fatta!Si sono liberati di un pensiero, mi hanno consegnato, non c’è ritorno… quanti anni ha…81 dico a voce ferma come avessi detto 18…quante volte è svenuta…, alla Cresima dico…le fa male il collo? …quando rido… dico.

Le metto la fleboclisi, le misuro la pressione, le faccio l’elettrocardiogramma… tutto bene dice! Io lo guardo col più bello dei miei sguardi implorando….. mi lasci andare! Implacabile il bel giovane mi dà una sentenza di morte… lei prende lo Xarelto che è un forte coagulante… La gran botta data per terra può trasformarsi in emorragia!

Capisce? Ho smesso di parlare e mi son messa in ascolto del mio cervello! Cigolii niente! Brusighii niente! Scivolii niente! Tutta la ginnastica che potevo fare con le ossa del cranio l’ho fatta: strette le mascelle, drizzate le orecchie, sbuzzati gli occhi fuori dalle orbite, strette le labbra fino alle orecchie come nei vecchi salvadanai, corrugate al massimo le sopracciglia fino all’attaccatura dei capelli…

Niente, niente, niente… Qualcosa però avevo provocato! Gli occhi del dottore d emergenza erano di una tale preoccupazione che mi guardavano come dire… questa la porto direttamente in manicomio altro che al pronto soccorso!!! Così mi sono arresa e nel frattempo ero già per le corsie dell’ospedale con le scarpe sulla pancia, il reggiseno sui piedi, la bella camicia bianca tutta sporca di sabbione sotto il sedere… e adesso sono qui in un camerone dove ognuno è solo coi propri guai… tutti attaccati a cavi e cavetti…Monitors pulsanti e suonanti… Siamo in dieci!! Mi sento una intrusa perché sto bene mentre gli altri compagni di viaggio meno.

Cara Mariella ti ringrazio per avermi costretta col tuo bellissimo racconto a scriverne uno anche io magari meno bello ma tutto vero!! E mi hai aiutato a far passare il tempo scrivendo! Come fai tu con tanta bravura. Tua, Cristina.

Ho ricevuto il racconto lunedì tramite whatsapp e come accade in questi messaggi se non rileggi attentamente rimangono errori oppure parole contorte nate proprio da questa macchina che è ancora priva dell’intelligenza artificiale.

Oggi, venerdì, Cristina mi invia questi due messaggi: “Ci sono due o tre errori da correggere. Il bagnino si chiama Alberto e non Roberto!! Accompagnata e non accompagna. Ecc…vedi tu! Perché la testa non era proprio normale!” E ancora: “Ero in un letto alle quattro di notte in ospedale con la testa rotta. Rileggendo adesso mi metto le mani nei capelli…E mi scappa da ridere…”