Era ormai da un mese che pensavo al fine settimana da trascorrere con Gloria nella casa al mare dei miei genitori. Mi ero occupato dei minimi dettagli. Non volevo che sembrasse un appuntamento rivolto esclusivamente alla sublimazione di un atto fisico. Era necessario capire se avevamo qualcosa in comune, se ci trovavamo bene nel trascorrere del tempo insieme, insomma, se era giunto il momento di fare sul serio. Avevo convinto mia madre che la casa mi serviva per una rimpatriata tra vecchi compagni di scuola. E lei si era tranquillizzata. Aveva creduto alla mia buona fede. Ho fatto la spesa. Non contavo sul fatto che Gloria sapesse cucinare. Mi ci sarei messo io d’impegno. Pregavo, invece, che avesse voglia di bere, che fosse una bevitrice di livello. Ci saremmo sciolti prima, più facilmente, sarebbe stato più semplice vincere l’imbarazzo. Ciò che mi lasciava perplesso, era il fatto che mi stavo affezionando a lei troppo rapidamente. Questo aumentava le mie insicurezze. La mia astinenza con le donne durava da qualche mese. Mettevo regolarmente in discussione le mie capacità di saper gestire le situazioni delicate quando accadeva.
Comunque, era stata una settimana molto intensa, eravamo usciti tutte le sere e avevamo parlato tantissimo, arrivando a conoscerci in fretta e a capire che avevamo voglia di provarci. In casi come questi ci si dovrebbe rilassare e tranquillizzare, ma la verità è che avevo paura di fare fiasco. Non riuscire a confermare le aspettative che si erano create, proprio con lei che avrebbe dovuto rappresentare la mia rivincita nei confronti di tutte le donne che mi avevano rifiutato negli ultimi novanta giorni, sarebbe stato un duro colpo.
Come sempre accadeva prima di allontanarmi dalla città, chiamai tutti i miei amici per avvisarli che sarei rimasto fuori per il week end. Mi ci volle circa mezz’ora, finché arrivai alla coda della lista e composi il numero di Buddy. La sua voce era spenta, smorta fino all'inverosimile, così capii che era tutto nella norma e che tra me ed il fine settimana con Gloria non rimanevano più ostacoli.
«Ehi Buddy, che combini?»
«Niente di che.»
«Di fronte al computer, in casa tutto il giorno?»
«Come sempre.»
«Ma come diavolo fai?»
«Cammino verso il nulla.»
Sistemai accuratamente le casse dello stereo nel portabagagli dell’auto, coprendole con le coperte per evitare che gli urti dovuti alle curve che ci apprestavamo ad affrontare potessero ammaccarle. Occupavano tutto lo spazio. Ogni volta era la stessa storia. Non sapevo dove mettere l’altra roba. La spesa. Le bottiglie. La mia borsa. Sotto casa di Gloria dovetti ricominciare, perché lei aveva una valigia ingombrante ed era necessario riorganizzare gli incastri. Non sapevo quanto pensasse di trattenersi, ma era evidente che tendeva a esagerare, il che mi fece sentire a mio agio, perché era un difetto che avevo anche io quando dovevo spostarmi alla casa al mare. Dopo alcuni minuti, riuscimmo a partire.
Era l’ora di pranzo ed era una splendida giornata, il sole alto irradiava la costa e il sentore di erbe mediterranee ci accompagnava durante il tragitto. Il mare era limpido visto dall’alto, una tavola azzurra rutilante e schiumante che si infrangeva sulle rocce al nostro passaggio. Ci volle più di un’ora per arrivare alla casa al mare, la strada era più trafficata del solito. La mia guida fu, per forza di cose, sonnacchiosa e priva di grinta. I tanti tornanti, però, mi costrinsero a tenere alta l’attenzione. Eravamo silenziosi e pensierosi. Entrambi. Gloria rimuginava su qualcosa. Sentivo i meccanismi dentro la sua testolina lavorare ininterrottamente. Io pensavo alla telefonata della sera prima con Buddy.
Lui continuava a peggiorare e mi preoccupava non poco. Ero convinto che continuando a vivere in casa con i genitori, senza sviluppare una propria esistenza indipendente, avrebbe finito per perdere la propria identità. Se mai ne aveva avuta una. A quasi trent’anni, era disoccupato e passava il suo tempo di fronte al computer, trascurando i vari talenti di cui era dotato e di cui non gli importava minimamente. Il talento ha come conseguenza la responsabilità. Ma ogni volta che discutevamo di questo, si ricreava in me una certa convinzione, e cioè che lui, nonostante si fosse accorto di possederli, questi talenti, facesse finta di niente nel tentativo di evitarli, di dimenticarne l’esistenza.
Forse proprio per allontanare le responsabilità. Era come se avesse paura di scoprire cosa ci fosse dietro le sue capacità, tante esperienze per cui avrebbe dovuto assumersi rischi, ma anche tanta fatica che in ogni caso bisognava avere il coraggio di affrontare, anche solo per riuscire a guardare in faccia la realtà. Diventare uomini. Pensavo che avesse paura di questo, di capire il suo reale valore, di creare dei rapporti con le altre persone.
Gloria teneva i piedi sul cruscotto e cambiava i cd scegliendo la musica. Con la coda dell’occhio percepivo i suoi movimenti. Non stavamo parlando affatto ed era perfetto, o quasi, perché io ero riuscito ad approfittare di quel silenzio tenendo la mente occupata. Lei era completamente a suo agio. Io, dopo che avevo iniziato a pensarci, cercavo degli argomenti utili per cominciare una conversazione. Non volevo che facessimo tutto il viaggio ammutoliti come una coppia che non ha niente da dirsi. Anche se alle coppie veramente affiatate bastano davvero poche parole. Mi voltai e vidi che mi sorrideva. Strinse la mia mano e cambiò canzone. Mi tranquillizzai e continuai a pensare a Buddy.
Cammino verso il nulla. Quel concetto mi faceva orrore. Perché non lo capivo. Quanto controllo bisogna avere per arrivare ad adottare una simile filosofia? Bisogna aver fatto e capito tutto per lasciarsi andare ed arrivare al nulla assoluto. Un’impresa titanica. Affrontai il discorso dalla direzione opposta. Quanto devi essere disperato per arrenderti all’evidenza che la vita è molto più forte di te e che non c’è niente da fare? Perché, se le cose non devono succedere non succedono. Come è vero il contrario. Cioè, che, quando una brutta cosa deve accadere, non c’è santo che tenga, la disgrazia si compie e noi siamo fregati. Affrontai il discorso da un altro punto di vista. Più materiale. Un uomo, arrivato ad una certa età, un’età di maturazione, che ha bisogno di svariate cose.
Una sua casa, un lavoro, una donna. Ha bisogno di trovare il tempo per realizzare i suoi sogni e soddisfare le aspirazioni. Per realizzare tutto questo è necessario compiere per intero, senza particolari traumi, le tappe solite della crescita. Ci sono le scuole, le amicizie, le ragazze, le esperienze, gli errori. Le persone che ottengono risultati senza saper fare niente di particolare. E quelle che non arrivano a nulla di concreto anche se si spaccano la schiena dalla fatica. C’è il passato da tenere alla giusta distanza. E il futuro di cui preoccuparsi nella giusta maniera. E poi c’è il presente. Quello da cui Buddy cercava di sfuggire da tempo. Cosa succede se arrivato ad una certa età, qualunque età, un uomo ha mancato le tappe fondamentali, le esperienze, le persone, senza riuscire a sfruttare ciò che la vita gli propone? Cosa potrebbe succedere se quest’uomo vivesse di inerzia, una vita totalmente inadeguata rispetto alle possibilità che la sorte gli propone? Probabilmente, camminerebbe verso il nulla.
Gloria mi diede uno strattone molto forte e io mi ridestai. Ero fermo. Non so da quanto tempo. Tenevo lo sguardo fisso verso alcuni cespugli selvatici che si trovano sulla salita sterrata che fiancheggia la casa.
«Siamo arrivati» disse Gloria. «Che vuoi fare? Rimanere lì impalato?»
«No, scusa, ero sovrappensiero. Ora scarico la macchina.»
Il cielo cominciava a rabbuiarsi ed erano solo le due del pomeriggio. Non ci feci caso, ma sembrava alquanto insolito, vista la stagione. Avevamo programmato di passare il pomeriggio al mare e di ritorno mangiare l’insalata di riso preparata da mia madre. Porzioni per dieci ragazzi giovani e affamati, pranzo e cena. L’avrei buttata quasi tutta. Faceva parte della menzogna inventata per avere le chiavi della casa. Gloria era di buon umore. Indossò il costume da bagno. Notai la bretella del pezzo superiore fuoriuscire dalla canottiera.
«Hai una bella casa» disse.
«Non è mia. È dei miei genitori.»
«Un giorno sarà tua.»
«Che vuol dire?»
«Niente»
«Come niente? Che significa un giorno sarà tua?»
«Non significa niente. Era uno scherzo. Che ti prende?»
«Niente, scusa, è tutto a posto. Senti, devo fare una telefonata. Vado un attimo alle cabine.»
«Non hai il cellulare?»
«Non c’è segnale.»
«E quella presa telefonica?»
«Non c’è l'apparecchio»
«Uhm...»
«Ci metto un attimo.»
«Sistemo la roba da mangiare e da bere nel frigo.»
Scesi in strada e corsi alle cabine. Composi il numero. «Buddy?» «Chi? Chi cerca?» «Signora, sono Sam. C’è Buddy?» «Samuel, che piacere sentirti. Te lo passo subito. È al computer, non vorrei disturbarlo.» «Lo disturbi, è urgente.»
(Non penso che stia facendo niente di importante).
«Ciao Sam, che c’è?»
«Che significa cammino verso il nulla?»
«Cosa? Non capisco a cosa ti riferisci.»
«Ieri, quando abbiamo parlato al telefono, ti ho chiesto che facevi e tu mi hai detto cammino verso il nulla»
«Sam, non ci siamo sentiti questa settimana. Ti ho chiamato all’ora di pranzo e tua madre mi ha detto che eri alla casa al mare. C’è rimasta male perché pensava che ci fossi andato con i tuoi amici e mi ha chiesto non ti hanno invitato? Evidentemente no, ho detto io. Ma si trattava di compagni di scuola e io non c’entravo granché, e la telefonata è finita lì. Ma non mi pare che se la sia bevuta. In un primo momento ci sono rimasto male anch’io, perché pensavo che mi aveste abbandonato qui, ma poi ho sentito gli altri e allora ho capito la tresca. Ma ho pensato comunque che fosse tutto un po’ strano, perché di solito quando fai queste cose mi avverti sempre prima.»
«Io ti ho chiamato ieri sera e abbiamo parlato, e tu mi hai detto cammino verso il nulla...»
«No, ti assicuro. Cammino verso il nulla, è proprio come mi sento da un certo periodo a questa parte.»
Buddy rise dall’altra parte della cornetta.
«Da un certo periodo a questa parte, Buddy? Sono cinque anni!»
«Vabbè che c'entra? Mi hai chiamato per questo?»
«Ci sentiamo più tardi, Buddy. Ci sentiamo più tardi.»
Tornai alla casa. Il cielo era molto più scuro ora. Le nuvole stavano diventando nere e si stavano gonfiando sempre di più. Non era neanche pieno pomeriggio e gia eravamo al buio. Gloria era in costume e aveva un asciugamano sul braccio. Le chiesi cosa intendesse fare e mi guardò con insistenza, come se non capisse. Indicai il cielo e lei fece una smorfia di disapprovazione. Disse che si sentiva appiccicata a causa del vento di scirocco. Si fece una doccia nel giardino. Io avevo una fame boia. Dalla sterpaglia condominiale raccolsi piccoli rami secchi e accesi il fuoco nel barbecue. Misi a cuocere la carne, standomene lì, intontito, a fissare i mattoni rossi che si annerivano. Con chi diavolo avevo parlato la sera prima? La voce era la sua, le espressioni erano le sue, quelle tipiche. Uno dei due stava dando i numeri e quello non ero certo io. Sentii il cielo rimbombare e ricordai una battuta di un film o forse di un libro. Non riesco ad abituarmi al fatto che il tuono sia lo scampato pericolo.
Scesi in strada ed arrivai alle cabine.
«Salve signora, sono ancora io. Potrei parlare con Buddy?»
«Samuel, c’è qualche problema?»
«No, signora. Sono solo distratto. Mi sono scordato di chiedergli una cosa.»
«Dovresti chiamarlo più spesso Buddy. Ultimamente sta sempre chiuso in casa, di fronte al computer. Ogni tanto mi fa preoccupare»
«Beh, se capita come ieri sera…»
«A cosa ti riferisci, Samuel?»
«Non posso spiegarle ora, signora. Posso parlare con Buddy?»
«Un attimo e te lo passo.»
Io lo chiamerei più spesso. È un buon amico. Nonostante tutto. Ma ogni volta che si organizza per uscire devo stare a convincerlo per un pomeriggio intero, e poi non vuole mai andare da nessuna parte e vuole sempre tornare presto la sera. Anche se un amico è un amico, ci sono dei limiti.
«Dimmi, che c’è?» fece Buddy.
«Non riesco a capire con chi diavolo ho parlato ieri sera. È uno scherzo stupido. Era la tua voce, il tuo numero, eri tu.»
«Sam, che c’è che non va? Non ti capisco.»
«Vorrei sapere cosa significa cammino verso il nulla. Tutto qui»
«È una bella frase, ma se devo essere sincero non lo so. Non hai parlato con me ieri sera. Ma se proprio vuoi saperlo, è come se percorressi una strada che non porta da nessuna parte»
«Perché non la cambi allora?»
«Fosse facile. Non ho voglia di rifare questo discorso. Lo abbiamo fatto cento, mille volte. Perché devi essere paranoico? Tanto lo sai. Ci scriverai un racconto e dopo un po’ di tempo ti sarai scordato di tutto. Sei fatto così!»
«Che vuol dire? Che sono una persona superficiale?»
«Io non l’ho detto. Vi state tutti a preoccupare di quello che non faccio e di quello che non dico. Siete tutti presi da voi stessi. E tu in particolar modo.»
Chiudemmo la comunicazione.
Iniziavo a pensare al significato dei silenzi di Buddy. Numerose volte in pubblico, nei locali, aveva trascorso intere serate senza proferire parola. Ordinava la sua birra preferita e ci osservava. Le ragazze di solito venivano da noi per chiederci cosa avesse di strano. Niente. Non gli va di parlare o di fare amicizia. È timido. Boh! Forse...forse non gliene frega niente... forse è solo indifferenza. Ora mi sembrava più chiaro. Ogni istante trascorso insieme. Noi facevamo i buffoni, parlavamo, sproloquiavamo, facevamo gli sbruffoni, le nostre storie, Buddy il nostro amico. Buddy stava zitto e ci giudicava. Sì, proprio così. Era proprio questo. Ci giudicava. E magari pensava, guarda questo qui chi si crede di essere, oppure, bella battuta, ma perché devi sempre mettere in mezzo me per far ridere qualcuno? Oppure, si abbiamo capito, sei il migliore in fatto di donne, ne hai avute più degli altri. Poi se ne usciva fuori con una frase, l’unica pronunciata in tutta la sera, e quasi tutti si accorgevano che era la cosa più intelligente che era stata detta fino a quel momento.
Risalendo alla casa mi sembrava di aver perso qualche certezza. Cominciò a piovere. Gloria stava versando acqua sul barbecue. Aveva un secchio in mano.
«Sei un po’ scemo però...»
«Che succede?»
«La carne si è bruciata. Sei sparito ed è bruciato tutto. Che stavi cercando di fare?»
«Carne…»
«Sam, abbiamo una tonnellata di insalata di riso»
«Già, è vero...il riso»
Mi sentivo distrutto. Andai a sdraiarmi sul letto e Gloria mi diede un bacio affettuoso. Anche la sua sicurezza di uscire con un ragazzo in gamba andava vacillando. Forse, seppure intellettualmente, moralmente e spiritualmente affini, rimanevano le nostre manie ad allontanarci, ma a quel punto cosa avrei dovuto cercare in lei? Cosa avrei ancora dovuto pretendere dalle persone che mi stavano vicine? Mi risvegliai dopo un’ora di sonno tormentato. Sudavo e non riuscivo a respirare. Mi accorsi che la corrente elettrica era andata via. Capitava spesso durante i temporali. Era il lato negativo della casa al mare. Senza corrente e senza cellulari, era dura tenere i contatti con il mondo esterno. A qualcuno questo sarebbe piaciuto. Gloria non era in casa.
Erano le cinque e fuori l’assenza di luce contrastava con la temperatura ancora estiva. Questi temporali stagionali portano il fresco e refrigerano l’ambiente. Certe volte sono una manna, altre volte sono solo una rottura di palle. Scesi in spiaggia, alquanto perplesso. Mi ero dimenticato di mangiare e avevo una fame da lupi. Gloria era in acqua, nuotava. Ogni tanto qualche goccia cadeva solitaria. Lei galleggiava del tutto indifferente. Aveva portato a termine i suoi programmi pomeridiani, nel bene e nel male, convinta del suo, più decisa che mai. Sembravano sapere tutti ciò che volevano, persino Buddy, che percorreva il suo sentiero tortuoso e coraggioso. E mi pareva ormai chiaro che, per quanto insensato a occhi estranei, compresi i miei, vi era una ragione precisa in ciò che non decideva, una ragione precisa che non mi riguardava, che non riguardava la mia vita e il mio modo di fare le cose, incerto e traballante. Asciugai Gloria e la strinsi forte, e prima di salire mi promise che quella notte sarebbe stata indimenticabile.
Disse anche una cosa curiosa.
«Faceva parte del tuo piano. Portarmi qui, mangiare, bere, farmi diventare brilla. Chissà quante volte avrai seguito questo rituale. Comunque, rilassati. Stanotte sarà indimenticabile, così anche tu per una volta potrai dire di aver portato a termine qualcosa che hai iniziato, senza sentirti incerto e traballante. Tu e il tuo amico Buddy.»
Era come se mi avesse letto nel pensiero. Come se la mia testa non riuscisse a trattenere dentro le elucubrazioni insensate e le matasse arzigogolate di cui il mondo, a quanto pare, poteva avere libero accesso.
Durante il ritorno alla casa mi fermai alle cabine e chiamai Buddy.
«Signora devo chiederle veramente scusa, ma ho bisogno di parlare con Buddy.»
«Scemo di guerra, sono io.»
«Senti, cosa volevi dire con quella storia che sarei troppo preso da me stesso.»
«Sam, sei paranoico. Te ne rendi conto?»
«Sì.»
«Non ti stai divertendo, vero? Com’è questa Gloria?»
«Intelligente . »
«Strano. Le ragazze che frequenti di solito non sono molto sveglie.»
«Vedi cosa intendevo? Tu giudichi.»
«Perché, tu non lo fai?»
«Si, ma è una cosa risaputa. Tu giudichi, mentre te ne stai in silenzio e tutti pensano che sei strano. Così è subdolo.»
«Allora? Anche gli altri giudicano. Ed è subdolo comunque. E se lo fanno gli altri perché non potrei farlo io?»
«Allora lo fai?»
«No. Non lo faccio. Quindi è intelligente questa Gloria? Potrebbe piacermi?»
«Sì. Ed è anche carina. E stanotte sarà indimenticabile.»
«Sempre il solito fortunato. Beh, era quello che volevi. Perché stai perdendo tempo con me?»
«Sei sicuro che vada tutto bene?»
«Sì. Vai tranquillo.»
«Ci sentiamo lunedì.»
«Tanto non mi chiamerai. Non mi chiami mai per un sacco di tempo quando cominci a frequentare una nuova ragazza.»
Era la verità. Smettevo sempre di farmi sentire e di farmi vedere quando frequentavo qualcuna. Qualche ragazza nuova che non era del giro. Ricominciò a piovere. Tornai velocemente alla casa. Oggi, se devo dirla tutta, mi sento cambiato. Mi sento diverso, più sincero e cristallino, meno ossessionato da me stesso e con una minore paura di parlare delle mie emozioni. Soprattutto grazie a Gloria. Sento più spesso anche Buddy, che continua il suo cammino verso il nulla, che forse sembra essere meno irrazionale e più rassicurante rispetto al passato. Ed è per questo motivo che ora, sulle nostre vite, ha cominciato a piovere un po’ di meno.