La parola mistica, nell’ambito della tradizione giudaica, ha la connotazione di “dottrina del mistero”, il mistero occultato nel testo della Torah e non di rapporto con il divino.

Nella mistica ebraica conoscere l’uomo e conoscere il creato significa onorare il Dio d’Israele, che pervade con il suo spirito ogni parte della creazione, ma significa anche ammettere l’inconoscibilità di Dio (un dio che non può essere definito spazialmente e temporalmente). Altro concetto importante per la mistica ebraica è la corrispondenza tra il mondo del cielo e quello della terra, ciò si riscontra ad esempio nell’importanza data al valore del numero: Dodici tribù d’Israele, dodici costellazioni e dodici ore del giorno e dodici della notte.

Il simbolismo è un altro degli elementi più importanti nella mistica che deve essere interpretato dal neofita e può essere letto da “colui che sa” ossia colui che conosce già le chiavi interpretative.

Un simbolo caratteristico della mistica ebraica è la figura del Golem. Le lettere dell’alfabeto svolgono un ruolo importante anche per quanto riguarda la figura del Golem. La tradizione folklorica ebraica nel corso dei secoli ha trasformato la sembianza del Golem fino a farlo divenire umanoide che fa da servo al suo creatore e che mostra di avere poteri straordinari, talvolta pericolosi e malefici.

Già nell’XI secolo circolavano delle leggende in Italia nelle quali grazie all’uso delle lettere ebraiche e del Nome ineffabile era possibile creare l’apparenza della vita e risuscitare i morti; questo avveniva infilando nel braccio, tramite un taglio, oppure ponendo dentro la bocca del defunto una pergamena recante il Nome del Signore, mentre estraendola lo si restituiva alla morte.

Le leggende che più hanno segnato l’immaginario del Golem sono quelle che parlano del fatto che sulla fronte del Golem veniva tracciata la parola EMET (che significa “verità” e che è “il sigillo del Santissimo”), la quale si scrive con una Alef iniziale: cancellando questa Alef, la parola si trasforma in MET, che significa morto, e il Golem si disintegra immediatamente. Queste leggende sul Golem non hanno fatto altro che colpire la fantasia di letterati e artisti anche al di fuori della cerchia ebraica come, ad esempio, per la letteratura tedesca.

Le prime opere mistiche che parlano del Golem sembrano dapprima riferirsi ad un rito e non ad un essere umanoide. Ad esempio, nel commento allo Sefir Yesirah di El’azar da Worms si parla di un rito a carattere iniziatico in cui si utilizzano vesti bianche (effettuato da almeno due o tre persone), terra vergine da un luogo montagnoso ove nessuno abbia mai scavato che deve essere mescolata con acqua corrente per creare appunto il Golem (creatura che ancora appare come primordiale e informe). La prima figura del Golem è una sagoma umana il cui contorno è indistinto e nella quale gli arti non sono individuabili chiaramente.

Nel Talmud babilonese invece si parla di Golem riferendosi alla seconda fase della creazione, la citazione in riferimento è la seguente: “Il giorno fu di 12 ore: nella prima ora fu raccolta la sua polvere, nella seconda fu fatta Golem, nella terza furono stese le sue membra”.

Il Golem (nella sua forma primordiale) è una creatura che ha in sé il germe della vita, poiché composto da acqua corrente – cioè, viva – e terra vergine – cioè, terra in grado di generare e di alimentare -, ma non ha ancora sviluppato la vita in maniera compiuta, non ha arti e non ha movimento. Il Golem può distendere le membra solo se si imprime un movimento rotatorio alle lettere dell’alfabeto che simboleggiano i diversi arti. Il movimento del Golem corrisponde per il mistico al risveglio di una coscienza interiore.

In un altro commento allo Sefir yesirah del XIII sec. si riferisce del tracciamento di un cerchio intorno alla creatura che viene attivato pronunciando 221 combinazioni alfabetiche tramite movimento rotatorio. L’uso della rotazione, invece, in senso inverso può causare la morte del Golem o una cattiva inclinazione della creatura.

Il moto circolare simboleggia nella mistica quello del sole che attraversa i dodici segni dello zodiaco e che sostiene la vita; al contrario simboleggia la morte, il buio.

Bibliografia

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Ginzberg L., The Legends of the Jews Vol..I-VII, The Jewish Publication Society of America, Philadelphia (U.S.A) 1909.
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