Il Gattopardo è l'unico romanzo scritto da Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Anche i Promessi Sposi è l'unico romanzo di Alessandro Manzoni e lo stesso in fondo possiamo dire, in quanto opera assimilabile a quelle appena citate, per la Divina Commedia di Dante Alighieri. Cuore di Edmondo de Amicis non è l'unica opera dell'autore ligure, anche se, al pari delle collodiane Avventure di Pinocchio, tendiamo a considerarlo l'unico libro: o quantomeno è il solo di cui, eccezion fatta per studiosi e cultori, siamo a conoscenza. Ci sono altri casi. Ma ciò che importa è rendersi conto di questo: alcuni autori hanno scritto uno e un solo libro e hanno avuto fortuna. Altri vengono ricordati per uno e un solo libro, per il quale hanno avuta fortuna, benché in realtà abbiano scritto, e pure parecchio, sia prima che dopo il successo editoriale.

Le avventure di Pinocchio non rappresenta l'unico libro di Carlo Collodi, anche se avendo avuto un impatto così impressionante nella nostra storia letteraria, ha finito per oscurare il resto della produzione collodiana. E tuttavia, il corpus di opere collodiane sussiste, rimane disponibile, e lo si può pertanto consultare, per scorgere in opere antecedenti tracce di quel che sarà Pinocchio. In effetti, se si considera il corpus collodiano nel suo complesso, esiste un antecedente al Pinocchio, e costui è il personaggio rappresentato dal Giannettino.

Giannettino fu pubblicato nel 1877 e fu il primo libro di una serie che si concluse nel 1890. Tredici anni di libri con protagonista Giannettino non son pochi; e la serie peraltro si interruppe con la morte del Collodi, avvenuta appunto nel 1890. La caratteristica fondamentale di questi libri con protagonista Giannettino è di essere pensati per la scuola. Abbiamo Il viaggio per l'Italia di Giannettino, La grammatica di Giannettino, L'abbaco di Giannettino per le scuole elementari… Titoli così. Il proponimento di Collodi era di "insegnare in modo diverso di confrontarsi con la geografia, la storia, e addirittura l'aritmetica, ben sapendo quanto i ragazzi siano restii ad accettare positivamente l'esperienza scolastica". Ora, cosa interessante, è l'elemento innovatore presente nel Giannettino, il quale costituisce, in virtù di tale elemento innovatore, un'anomalia nel panorama italiano di libri per la scuola.

Ecco Collodi come descrive il suo studente, il Giannettino: "La voglia di studiare non la conosceva neppure di vista. I suoi libri e i suoi quaderni erano tutti fioriti di scarabocchi e rabescati dalla prima all'ultima pagina […] Quando la mattina andava a scuola, vi andava con lo stesso piacere e con lo stesso viso allegro col quale sarebbe andato da un dentista a farsi levare un dente davanti". Ed ecco, invece, come Luigi Alessandro Parravicini presenta il suo Giannetto (il più importante libro di testo ottocentesco fino alla svolta collodiana) di cui il Giannettino è del Collodi una risposta critica volta a riportare le cose, rispetto a quanto fatto da Parravicini, ad aderire meglio alla realtà: "Giannetto sentivasi ricompensato per l'oro, che profondeva nella scuola de' mestieri e delle macchine, della certezza ch'egli promovea la felicità degli uomini […] Si videro i buoni effetti delle istituzioni […]; e lo chiamavano il benefattore della patria, il padre de' poveri".

Si veda, dunque, quanto si passi da un modello di studente ideale, voglioso di imparare, e forte nelle istituzioni scolastiche, proposto dal Parravicini, a quello della crisi dei valori risorgimentali collodiano, rappresentato dal suo Giannettino svogliato, pigro, disinteressato all'apprendimento di scuola. Giannettino non ha voglia di studiare.

Fondamentale è allora la figura del Boccadoro. Ossia fondamentale diventa la figura del maestro. Capacità sta nel maestro di appassionare all'apprendimento il fanciullo svogliato, privo di quella "urbanità de' modi, intraprendenza, caritatevole generosità verso i meno fortunati" come il Parravicini descrive il suo Giannetto. E il Boccadoro come riesce a tirar dalla sua il Giannettino? Non mediamente pedagogiche quanto pedanti delucidazioni cattedratiche, bensì attraverso aneddoti e storielline piene d'immaginazione. Il Boccadoro, insomma, nell'insegnargli stimola la fantasia del Giannettino.

Ora, già nella figura del maestro e dell'allievo abbiamo un'ombra di più elevati concetti esoterici: ovvero il Boccadoro quale guida spirituale del Giannettino; ma ancor più interessante è notare da dove peschi il Boccadoro per raccontare al Giannettino aneddoti e storielline. Pesca da un immaginario mitologico. Estrae immagini da un nascosto pantheon, da una tradizione celata, e non ufficiale, disseminando di elementi magico-esoterici i suoi libri scolastici per fanciulli.

Oltre a descrizioni dense d'immagine, come nel libro di geografia dove nel descrivere il popolo napoletano Collodi si dà a scrivere: "gambe intonacate di fango e polvere: calzoni più in su della noce del piede, con toppe e finestre spalancate, giacchetta che ride da tutte le costure: berretto d'una forma pur che sia" o nel descrivere la pizza, in quel tempo alimento ancora innovante: "Vuoi sapere cos'è la pizza? E' una stiacciata di pasta di pane lievitata, e abbrustolita in forno, con sopra una salsa di ogni cosa un po'. Quel nero del pane abbrustolito, quel bianchiccio dell'aglio e dell'alice, quel giallo-verdacchio dell'olio, e dell'erbucce soffritte, e quei pezzetti rossi qua e là, di pomidoro danno alla pizza un'aria di sudiciume complicato". Per arrivare all'esoterismo vero quando nel descrivere Napoli il Boccadoro parla di una Neapoli ossia Città Nuova e una Paleopoli ossia una Città Antica. E i partenopei derivano dalla dea Partenope.

Dunque, tale excursus cosa ci fa capire di Pinocchio? Ci fa capire che Pinocchio è libro per ragazzi incentrato sul tema scolastico. Pinocchio è un ciocco di pino che si anima, ha sei anni e la prima cosa che Geppetto fa è mettergli in mano un abbecedario e farlo filare a scuola. Perché la formazione scolastica è… la sola via per diventare umani. Ma Pinocchio similmente a ogni fanciullo della sua età si dimostra svogliato, come Collodi col Giannettino ci ha già mostrato, ci ha già raccontato, e non essendo preso per mano da un maestro-iniziatore, quale il Boccadoro, ecco Pinocchio perdersi attirato da una musica, e poi preda del Gatto e la Volpe, per finire nelle grinfie di Mangiafuoco. Ma si noti, costante, nel Pinocchio il richiamo all'importanza della scolarità.

Pertanto, consci dell'antecedente del Giannettino, possiamo vedere così la vicenda pinocchiesca: in mancanza di una guida spirituale che ci conduca tappa dopo tappa nel percorso di crescita personale, stimolandoci, educandoci, facendoci apprezzare quanto di bello, di magico e di nascosto ci sia nel crescere, nel maturare e nel diventare consapevoli, in mancanza di tale figura, la figura di un maestro iniziatico, è il percorso a farsi iniziatico. Il percorso ci ammaestra tirandoci continue bacchettate, trattandoci severamente, sballottandoci di qua e di là, ficcandoci in strettoie e vicoli ciechi, fino a quando non troviamo per la via il Grillo Parlante e la Fata Turchina, ovvero finché non scopriamo dentro di noi la voce della coscienza, la quale ci dice cosa sia buono, cosa sia, se vogliamo, pure più conveniente, piuttosto che pigliar calci e finire gambe all'aria ogni due per tre.

Così si riesce, forse, come fa Pinocchio, a ritrovare la retta via, quella dei valori risorgimentali, così riesce a diventare, Pinocchio, da quel collodiano Giannettino che è, fanciullo parraviciniano.