Il popolo romano voleva espandere i suoi territori su tutta l’Italia centrale e meridionale e durante le campagne per l’espansione si imbatté in un popolo fiero e forte che gli diede del filo da torcere. Erano i Sanniti, contro i quali si ricordano le tre guerre sannitiche, che vennero sconfitti e sottomessi ma rimasero un popolo con tradizioni profonde e al quale veniva riconosciuta una grande personalità.
Questo popolo aveva tradizioni forti, per esempio, l’educazione dei giovani sanniti era incentrata sulla sopportazione della guerra e giuravano fedeltà attraverso riti sanguinosi. Prima allontanati dalle famiglie e lasciati nella foresta poi addestrati all’uso delle armi e infine, per essere chiamati guerrieri, venivano portati sotto una tenda nel campo militare nella quale veniva eretto un altare in onore di Marte Dio della guerra e in cui c’erano i veterani che mostravano le spade e il capo religioso.
Il futuro guerriero, in modo deciso, doveva giurare fedeltà alla sua patria e mostrarsi impavido. Se si fosse mostrato titubante e insicuro questa indecisione poteva costargli la morte. Il vile non veniva visto di buon grado agli occhi dei fieri sanniti e si macchiava di una delle peggiori colpe che potesse essere attribuita ad un guerriero. Sopravvissuto a tale rituale il giovane era un vero e proprio guerriero.
I Sanniti erano soliti dimostrare la loro forza attraverso giochi e combattimenti che avvenivano durante feste e banchetti ma anche durante funerali o importanti commemorazioni. Con l’arrivo dei romani le manifestazioni di forza divennero vere e proprie competizioni. La figura dei gladiatori nasce proprio dai sanniti e dalle lotte e dai combattimenti tra guerrieri, infatti, a Roma i due termini (gladiatore-sannita) sono stati sinonimi per molto tempo.
I gladiatori sanniti avevano come equipaggiamento armi provenienti dalla loro tradizione come il gladius (spada corta) lo scutum (scudo rettangolare) l’ocrea (una gambiera), l’elmo con visiera, cresta e pennacchio, infine, il bracciale di cuoio o di metallo sul braccio destro. L’equipaggiamento del gladiatore samnites era molto pesante e questo lo rendeva molto imponente dandogli un aspetto che incuteva particolare rispetto sia negli spettatori che negli avversari.
I samnites furono i primi ad apparire nelle lotte tra gladiatori ma successivamente possiamo ricordarene diversi tipi di lottatori, ognuno con un caratteristico equipaggiamento. Si ricordano: gli essedarii (combattevano dal carro), hoplomachi (elmo, corazza, spada e schinieri), thraces (pugnale corto, piccolo scudo tondo e schinieri), retiarii (tridente e rete), laqueiraii (laccio che catturava l’avversario con il quale l’atterravano), myrmillones (elmo a forma di pesce) e secutores (elmo e spada).
Inizialmente le lotte tra i Sanniti si svolgevano in recinti fatti di legno ma con l’arrivo dei Romani si trasformarono in vere e proprie costruzioni maestose e con tecnologie avanzate. Gli anfiteatri, edifici di forma ellittica utilizzati per gli spettacoli, nacquero quando gli spettacoli si diffusero in tutto l’impero e al loro interno si potevano svolgere combattimenti di gladiatori ma anche lotte con animali feroci o addirittura delle vere e proprie battaglie navali. Uno dei primi anfiteatri in muratura venne costruito a Pompei, in esso c’era una vera e propria palestra per guerrieri con un quadriportico che nell’epoca neroniana venne chiamata “palestra sannita”. Al suo interno sono state rinvenute la maggior parte delle armature da gladiatore e a causa dell’eruzione del ’78 sono arrivate fino ai nostri giorni.
Anche la città di Benevento era dotata di anfiteatro, all’interno del quale venivano celebrati i giochi dei gladiatori, molto graditi alla popolazione. Lo storico de Nicastro riporta l’aneddoto nel quale l’anfiteatro Beneventano ospitò l’imperatore Nerone. Viene descritto di forma ellittica, con gradinate bianche e che potevano ospitare fono a 30.000 spettatori. Nicastro descrive la tribuna imperiale, che ospitava Nerone, tappezzata da velluto rosso e con al centro un trono d’avorio e presidiata da pretoriani.
Nell’anfiteatro erano presenti scuole di gladiatori in cui si insegnano tecniche di combattimento che permettevano ai guerrieri di perfezionarsi. Benevento conserva altre testimonianze della scuola dei gladiatori come i diversi bassorilievi raffiguranti i gladiatori. Alcuni di questi sono stati utilizzati come elementi di recupero e incastrati nelle murature di opere successive altri sono presenti all’interno del Museo del Sannio.
Il gruppo di bassorilievi raffiguranti i gladiatori dà origine al nome della sala “sala dei gladiatori” in cui sono conservati pezzi unici che mostrano l’armatura dei gladiatori-samnites e le lotte. In uno di questi, chiamato “gladiatore sconfitto”, una viene rappresentato il minuto che precede la morte di un guerriero. Viene mostrato il fallimento di un guerriero che prende la punta della spada del vincitore e la dirige verso la giugulare per essere trafitto e morire in modo repentino. In questa opera si legge la forza di questi uomini consapevoli del fatto che la sconfitta senza onore gli darebbe una vita di miseria e prigionia.
Inizialmente i gladiatori erano schiavi o prigionieri di guerra ma con il crescere dalla fama dei lottatori iniziarono a combattere anche uomini liberi e figli di nobili famiglie cadute in disgrazia e in cerca di popolarità e ricchezza. Durante l’epoca imperiale scesero in arena anche senatori e donne finché i giochi non vennero vietati. Gli scontri tra gladiatori sembravano ormai un’abitudine radicata e impossibile da vietare fino a quando la nuova religione non prese il sopravvento. Il vangelo, che racconta la vita di Gesù di Nazareth, professava il perdono e l’importanza della vita. Nel 404 d.C. un editto di Onorio vietò gli spettacoli dei gladiatori in tutto l’Impero romano.
Bibliografia
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