Sono trascorsi novant’anni da quella che viene ricordata come Operazione Colibrì, meglio nota come la Notte dei lunghi coltelli.

Era infatti la notte tra il 30 giugno e il primo luglio 1934 quando, per ordine di Hitler, le SS al comando di Heinrich Himmler e la Gestapo uccisero alcuni esponenti di spicco del partito nazista che avevano manifestato una certa contrarietà al Cancelliere eletto. In modo particolare era da eliminare il nemico numero uno, Ernst Röhm, capo delle SA, alcuni militari e altri personaggi influenti.

Röhm era amico di Adolf Hitler e con lui aveva organizzato il colpo di Stato della birreria una decina di anni prima, nel 1923. A differenza di Hitler, condannato a cinque anni dei quali scontò circa nove mesi, Röhm venne rilasciato dopo poco e continuò ad organizzare le sue camicie brune, che vennero infatti ricostituite nel 1925 al ritiro del bando sancito dal governo.

I dissidi tra Hitler e Röhm erano principalmente causati dal rifiuto di quest’ultimo che le sue SA fossero subalterne al partito e non alle sue sole dipendenze.

Hitler fece creare una guardia personale ariana, le SS, a capo di Himmler dal 1929, e si arrivò allo scontro, con l’assalto di un reparto di SA nella sede del partito nazista a Berlino nel 1931. La forza delle SA, che contavano circa 400mila iscritti, era stata evidente durante le elezioni del 1932, quando si occuparono degli oppositori politici.

Malgrado i forti risultati, ancora una volta il partito nazista non ebbe la maggioranza per costituire il governo, e Hitler continuava ad insistere di non volerne sapere di creare un governo di coalizione. Il suo braccio di ferro portò a varie dimissioni, tanto che il presidente Hindenburg si trovò costretto a nominarlo Cancelliere. Il quale aveva ancora bisogno delle SA, coinvolte certamente nell’incendio del Reichstag del 27 febbraio 1933. Il Cancelliere convinse Hindenburg a conferirgli pieni poteri per far fronte alla minaccia rossa, imputata a torto dell’incendio, allo stesso tempo emanando un decreto di riduzione delle libertà. Il primo maggio vennero soppressi i sindacati, il 14 luglio il partito nazista venne decretato come l’unico del Paese.

In un anno la Germania perse il 40per cento dei disoccupati per la forte ripresa del lavoro, e il consenso verso il partito di governo aumentò. Contravvenendo alle clausole del Trattato di Versailles, il Cancelliere aveva iniziato il riarmo della Germania, e intrapreso una serie di opere pubbliche che diedero impulso all’economia. Venne anche fatto costruire il primo campo di concentramento a Dachau, destinato ai detenuti politici soprattutto comunisti.

Il presidente Hindenburg ebbe modo di congratularsi con Hitler per i favorevoli risultati raggiunti che, a dispetto della mancanza di libertà, sembravano convincere anche la maggioranza della popolazione. Allo stesso tempo, Hitler cominciò a prendere le distanze da chi lo aveva portato al potere con la violenza, asserendo che la rivoluzione non poteva essere permanente. La normalizzazione però non convinceva tutti ed era chiaro che i nemici vicini fossero tanti e forti, forse più di quelli esterni.

Diede mandato pertanto a Hermann Göring e Rudolf Diels di formare la polizia segreta dello Stato, chiamata Gestapo, al cui comando mise Heinrich Himmler e Reinhard Heydrich, cioè la pose sotto il controllo delle SS. Nel frattempo aveva nominato il suo amico Röhm ministro senza portafoglio per i servizi resi al partito, Hermann Göring ministro degli Interni e Joseph Goebbels ministro della Propaganda.

Röhm comunque reclamava più potere per le sue SA, cercando di portarle nelle forze armate delle quali voleva diventare comandante, ma i vertici militari lo negarono.

Di fronte alle parate e alle manifestazioni di forza delle SA, Hindenburg chiese a Hitler di ristabilire un certo ordine, pronto a dichiarare la legge marziale e a dare pieni poteri all’esercito altrimenti. I fedeli di Hitler, intanto, stavano diffondendo l’idea che le SA stessero preparando un colpo di Stato.

La decisione venne presa il 29 giugno: mentre Röhm e altri delle SA erano in vacanza in Baviera a Bad Wiessee, venne ordinata l’operazione contro di loro, sorprendendoli nel sonno, con l’inizio di uccisioni e arresti anche a Berlino. Il pretesto fu il presunto colpo di Stato che le SA stavano tramando. Il Presidente spedì telegrammi a Hitler per ringraziare lui e i suoi per l’azione condotta a difesa dello Stato.

Poco tempo dopo, il 2 agosto, Hindenburg morì e le funzioni di Presidente vennero assunte dal Cancelliere, anche comandante delle forze armate. La scelta venne ratificata dal popolo con quasi il novanta per cento dei voti.

Il 4 settembre 1934 Hitler si proclamò Führer della Germania.