Esiste una saga fantascientifica che si può appassionare più gli storici che non gli scienziati? Esiste, ed è il capolavoro di uno dei grandi guru della fantascienza del Ventesimo secolo: si tratta della Trilogia della Fondazione dello scrittore ebreo russo naturalizzato statunitense Isaac Asimov (1920-1992).
Asimov non è uno scrittore di fantascienza “puro”. Ha spesso mescolato alle sue trame fantascientifiche altri generi: Ad esempio questo è vero per quanto riguarda quei romanzi del Ciclo dei Robot che hanno come protagonisti il detective Elijah Baley e il suo assistente robotico R. Daneel Olivaw, romanzi che mescolano la fantascienza con la più classica delle detective stories.
Ma la Trilogia della Fondazione ha un modello assai più ambizioso. Asimov ha trovato la sua fonte di ispirazione in uno dei capolavori della storiografia del Settecento illuminista inglese ovvero quel Decline and fall Of Roman Empire di Edward Gibbon che esplora le cause della caduta del più grande e importante impero della Storia occidentale. L’illuminista Gibbon e lo scientista Asimov sembrano fatti per intendersi a meraviglia. Il pensatore britannico settecentesco dà alla storia della caduta dell’Impero Romano la più classica delle letture: una disgrazia che apre la porta ai secoli bui del Medioevo. E individua come causa prima di questa sciagura l’affermarsi del Cristianesimo che, da buon illuminista, vede in maniera negativa.
Oggi questa lettura svalutativa del Medioevo è stata largamente resa obsoleta da studiosi del calibro di Marc Bloch, Jacques Le Goff e Regine Pernoud, oltre ai nostri Franco Cardini e Alessandro Barbero, tuttavia questa immagine ha avuto una grande presa su un uomo come Asimov, più scienziato che storico.
L’Impero Galattico, come l’Impero Romano, è la garanzia della civiltà. La lettura è quella classica illuminista, che non tiene conto del fatto che un impero possa opprimere popolazioni magari meno sviluppate ma che hanno certo diritto alla loro libertà. Il grande pericolo è rappresentato dal collasso di questa grande struttura che sostiene la civiltà. A questo serve la Fondazione: a preservare la civiltà da un periodo di barbarie ad un altro. Il periodo di barbarie altro non è che una sorta di “Medioevo” galattico. Asimov porta sul piano della galassia quella che è la semplice storia del pianeta Terra.
La visione di Asimov è rigidamente determinista. Probabilmente anche un fisico quantistico avrebbe respinto la psicostoria di Hari Seldon. Questa disciplina prevede il corso degli eventi storici basandosi su calcoli matematici. Una visione affascinante, di matrice filosofica hegeliana, ma scientificamente impossibile. E anche nell’universo di Asimov questa visione mostra delle crepe.
Seldon, questa sorta di grande filosofo che prevede la Storia in ogni dettaglio, può calcolare i grandi movimenti delle masse, ma non può prevedere le azioni di singoli che possono cambiare la Storia. Ed è a questo punto che nella scena di questo grande teatro interviene il Mulo, una specie di condottiero di ventura che riconquista gran parte della Galassia ricostruendo l’Impero.
Come si inserisce questo personaggio nella visione illuministico-scientifica di Asimov e Gibbon? Nonostante la storiografia di matrice marxista cerchi di negarlo, i singoli possono stravolgere la Storia. E tali singoli sono imprevedibili.
Se prendiamo il periodo storico considerato da Gibbon, l’equivalente del Mulo in era romano-medievale può essere considerato Carlo Magno. Un capo barbaro che guida un popolo fino a poco prima ignoto che ricostruisce in parte l’Impero Romano d’Occidente. E come il Mulo è visto con spavento dagli eredi dell’Impero Galattico, così Carlo era guardato con orrore dagli eredi dell’Impero Romano che stavano a Costantinopoli.
Ma anche Maometto, apparso dai deserti all’improvviso per sconvolgere metà del mondo, rientra come e più di Carlo Magno in tale schema. Da Alessandro Magno a Napoleone per arrivare (forse) a Putin la Storia è piena di simili figure di personaggi “barbarici” emersi dal nulla che sconvolgono lo status quo della Storia per come era stata “pianificata”
Il determinista Asimov ha una fede nella scienza e nel progresso che oggi appare disperatamente invecchiata. Se i suoi racconti sui robot vogliono smentire il pessimismo di autori fantascientifici che preconizzavano la ribellione della macchina, oggi i timori suscitati dall’AI rendono più attuale la fantascienza “pessimista” rispetto a quella ottimista di Asimov. Ma un uomo intelligente come Asimov non poteva non tener conto del “fattore” Mulo” ovvero di quei personaggi singoli che scompaginano il trend degli eventi mandando all’aria ogni determinismo storico.